La sera
Poi giunse il tempo
senza domani
quando vivere era rivivere
sognare
era immaginare
quello che avrebbe potuto essere
e non era stato
Allora
furono finalmente chiare
frasi pronunciate invano
risposte mai ascoltate
colloqui silenziosi nella memoria
rifugio solitario
dalle grida assordanti
della gente sconosciuta
Come eravamo
Venuti alla luce
una seconda volta
dopo le tenebre del conflitto
abbagliati dalla certezza
di un progresso
illimitato
democrazia e libertà conquistate
per sempre
ma la luna colta prematuramente
parve spegnere più che realizzare
l’illusione infantile
di un fantastico avvenire
mentre altrui rivoluzioni
si susseguivano incomprensibili
con la risacca di nuove generazioni
senza passato
noi seguivamo il nostro destino
in un tempo immobile
rinchiusi nel bozzolo atavico
di una morale confessionale
pur religiosamente atei
ma osservanti della consuetudine
indissolubilmente fedeli
anche per rassegnazione
ostinatamente onesti
anche per elitario orgoglio
testimoni ormai solitari
di un inarrestabile tramonto
Novantanni
Rivivere eventi lontani
ricoperti da lustri di polvere
e trasalire notando
che già allora
eravamo vecchi
Sentirsi estranei al Futuro
silenziosi testimoni di un Passato
ormai dimenticato
inascoltati oracoli
dell’inesorabile ripetersi della Storia
Approdati ad un solitario arenile
sospinti della risacca del tempo
interrogare ignote costellazioni
cercando invano
punti cardinali
Cancellare sogni e desideri
cedendo all’eterna legge delle Stagioni
“come d’Autunno
Le foglie sugli alberi”
Nausicaa, Nausicaa
eri tu allora
l’ultimo sogno?
La luce nera
I ricordi
rutilanti di luci variopinte
si perdono in oscure lacune
ove la memoria si è smarrita
o non è mai entrata
i sogni
come lampi di luce
squarciano per un attimo
le nubi della tempesta
ormai incombente
tu tuttavia
come un vecchio guitto
ripeti stancamente la tua parte
sul palcoscenico della vita
attore solitario
a luci spente
Il silenzio
Tu parli parli
le tue parole risuonano monotone
come gocce tambureggianti
di una pioggia ostinata
io annuisco distrattamente
ma non ascolto
dentro di me risuonano ancora
le tue promesse
mai mantenute
le tue bugie
sempre scoperte
ti guardo come ad un ritratto
ingiallito dal tempo
ormai fra noi
c’è solo silenzio
La strada
tutta la vita
ho camminato
per strade tortuose
sempre più lontano
dal mio focolare
ora in terre straniere
sotto cieli sconosciuti
la nostalgia ha fermato
il mio andare
e cerco invano
la via del ritorno
che la polvere del tempo
ha cancellato
Ombre
Siamo ombre
sulle mura cadenti
del nostro tempo
animati da ricordi
di un remoto passato
eppure ancora vivi
condividiamo
paure e speranze
soffriamo insieme
con doloroso stupore
un presente tanto diverso
dai nostri orizzonti
quando la luce
si spegnerà
svaniremo per sempre
senza lasciare alcun segno
senza rimpianti
testimoni muti
di una storia
già dimenticata
Mississipi blues
Come il tempo
scorre lento
il grande fiume
pigramente placando
l’effimero roteare
dei gorghi improvvisi
che per un attimo
si aprono
nella superficie melmosa
trascinando nel profondo
ogni fronda strappata
alle interminabili rive.
Come il fiume
scorre ineluttabilmente
il nostro amore
verso la foce stagnante
dell’indifferenza
nel silenzioso presagio
di un commiato
tacitamente accettato,
con la malinconia
di un momento vissuto
come già fosse
infinitamente lontano.
Come il tempo
insensibilmente scorre
il grande fiume della vita
al ritmo uniforme
di un Destino già scritto
inesorabilmente cancellando
l’illusione di un eterno presente
mutando i sogni in nostalgia
nel lento fluire dell’esistenza
verso la foce misteriosa
che si apre improvvisa
nell’oceano infinito
del silenzio.
Vivere morendo
Non soffrire
per la mia morte
è come rivedere
una vecchia amica
testimone di tanti incontri:
quando un morbo improvviso
recise il verde ramo
di freschi germogli
quando un lampo inatteso
rivelò verità dolorose
celate dalla nebbia
della fiducia malriposta
quando l’altrui indifferenza
cancellò traguardi raggiunti
con la fatica di una vita
quando mi innamorai
di chi non dovevo
quando tutto mutò
d’incanto
i miei sogni in rimpianti
quando infine la invocai
perduto per sempre
nel vasto oceano
della solitudine
Ottobre a Stintino
L’estate fiammeggiante
tramontava
dietro eterne cattedrali
di roccia
Le ombre calanti celavano l’orizzonte
all’infinito mare di cobalto
trapunto da una miriade
di bianchi sussulti spumosi
annunzio del prossimo
possente Maestrale
Le bianche corsie
L’arcipelago della sanità
comprende anche
lagune stagnanti
notti interminabili
senza speranza
di nuove aurore
eppure note melodiose
possono levarsi anche
da carrozzine avviate
ad improbabili riabilitazioni
occhi sognanti
ricordi giù spezzati
ciocche bianche di capelli
su scialli multicolori
accordi dispersi
di un’armonia eterna
ciò che si è vissuto
vivrà con noi
per sempre
“la vie en rose”
Poesie tratte dalla raccolta: Senilità poetica
Scrivere
Scrivere per me
a volte
è come salutare volti sconosciuti
dal ponte di una nave
che lenta lascia la riva
oppure
gettare un sasso
nello specchio di uno stagno
ed indugiare rimirando
i cerchi silenziosi
che si disperdono nel canneto
con un fremito di luce
Estate
La vita scorreva silenziosa
anche quando appariva immobile
come l’ombra dell’antico campanile
incisa sulla piazza assolata
Nell’indolente Domenica d’Agosto
solo l’attesa sembrava dividere
i sogni dalla realtà
ma nulla accadeva
ad interrompere con un ricordo
il film senza tempo
della fantasia
Nostalgia
Ricordare un amore
appena sbocciato
ma subito sfiorito
eppure sofferto
poi riposto nella memoria
come se il tempo potesse cancellare
il sentore amaro
delle delusioni
Riascoltare un vecchio motivo
e trasalire a quei passi leggeri
cercando invano la sua immagine
quasi che il Destino
potesse d’incanto concedere
una seconda volta
Ritrovare nella propria solitudine
l’intimo tepore della nostalgia
che tenacemente tiene accesa
la tremula fiammella
di un amore
ormai perduto
Un incontro
Incontrarsi una mattina
nel tram sonnolento della vita
ridestarsi alla luce di uno sguardo
poi disperdersi fra la folla
come d’Autunno le foglie
portate dal vento
Autostrada
Nella notte
l’auto naviga in un deserto senza volto
seguendo vaghe costellazioni di neon
tu sei qui accanto a me
il tuo profumo scioglie il gelo della solitudine
e non mi importa di capire se sono io
a portarti via dall’oscurità che ci insegue
oppure tu a condurmi nel tunnel abbagliante delle luci
Uniti come naufraghi in questa capsula di lamiera
vaghiamo in silenzio senza meta
collegati al passato
dal suono nostalgico della radio
che rievoca amori
ormai dimenticati