Visione
Scorre sopra i campi la vita,
vedo la freccia del Sud la gloria
toccare con l’abito della solitudine.
Vive sul molo la speranza,
un fiore di fiume che brividi di luce
depone sull’argenteo specchio.
Riposa sull’erba tenera il fanciullo,
l’estremo lascito di Lucina che preghiere
innalza sotto l’egida notturna.
Lamento dei giorni perduti
Campi marroni di desolazione
antichi frutti di solitudine
producono.
Gusci riempiti di errori
davanti a me
si schiudono.
Ore di sconforto
legami indissolubili con la persona
creano.
Borse piene di materia
sulla mia mente impressionabile
cadono.
Soli Occidentali
Sogno distese
di blu Velluto ricoperte,
agli occhi miei si schiude
l’Angolo del Paradiso.
Risvegli,
la suora dal velo lungo
la mia fronte stanca bacia,
solitudine nei Soli Occidentali.
Ululati di materia
le Visioni tormentano.
Gli strepiti dell’Oca
in mezzo ai cigni io sono.
Deserto intorno
Feramatori ubriachi
sognavano in bianco e in nero
smascherando treni
in arrivo.
Soffrivano pudici
la mancata sincronia
delle coincidenze.
L’intero armamento piange scintille
battuto dal treno
come lo spirito del mondo
al tempo degli schiavi neri
su oscuri campi di cupe piantagioni.
È pronta un’altra partenza,
fredda è l’azione,
inesorabile è diventato
il cammino
e opaco rimane
il paesaggio.
Mortali cenni di vita
Un’altra vita di uomo
è passata,
il Sole il mio capo
battezza.
La penna scava dentro
e i contorni del cuore tiepidi
pulsano di vita,
moniti di aiuto innalzano
emettendo isolati cenni
di scintille.
Tutto per ora è arrivato,
nulla è ancora accaduto.
Umidi colli
Fu quel giorno che mi insegnasti a piangere,
in un mattino colto da rigidi colpi.
Una pelle nuova
l’abito mio ricostituiva.
Così temprato alle insidie del mare,
una moltitudine di stendardi celesti
andavo cercando.
Ho trovato solo Blocchi luminosi
sacri al Tempio
e ho composto un freddo tremito
d’Addio.
Blues
Questo è il mio blues,
abbattuti figli della Visione.
Questo è il lamento
contro il Moloch camminante
al buio.
Portami nei sogni,
Signor Sax,
perché questo è il mio Blues.
Portami negli Elisi,
Signor Sax.
Voglio vedere le verdi campagne
e i campi brulli,
Signor Sax.
Rendimi la più bella immagine
Da me mai contemplata,
Signor Sax.
Questo è il mio Blues.
Mani femminili
La mano di donna
affusolata si muove
sul mio capo.
È femmineo il movimento,
delicata epifania di armonica
bellezza.
È vita sottile
la mano di donna,
flautata ed esile forma
di generosità.
La mano di donna
affannosa languisce
col naufrago.
È rivelatrice la cadenza
dello Spirito del mondo,
di forza, fatica, furore.
Sotto il segno dell’identità
la mano di donna
rinvigorisce, non annienta,
non fallisce, trova.
Canto della follia
Io venero la mia follia,
è presente nei freddi minareti
del passato.
Io venero la mia follia,
è energia pulsante
di giochi.
Io venero la mia follia,
è itinerario vibrante
di identità.
Io venero la mia follia,
è l’onesta simmetria
del disordine.
Io amo la mia follia
perché odio la normalità.
Io amo la mia follia
perché odio i travestimenti.
Io amo la mia follia
perché rifuggo dai mascheramenti.
Io amo la mia follia
perché rifuggo dalla sicurezza.
Io amo la mia follia
perché è grandezza.
Io amo la mia follia
perché ha confini.
Io adoro la mia follia
perché è cura.
Io adoro la mia follia
perché è mia.
I Telegrafi
Non ti cerco Pulsione
nel giorno presuntuoso
di essenza e di storia.
Ti cerco nei pali
di cavi elettrici e telefonici.
Ti cerco nei telegrafi
tra i plumbei cieli delle festività.
Ti cerco nel rigonfiamento
della busta al vento.
Ti cerco Pulsione
nelle vibranti attese.