Gabriella Gentile - Poesie e Racconti

ALTROVE

 

Sguardo posato sulla finestra mentre l’ultimo raggio a tramontar s’appresta

colline di piume morbide al tocco e trama di nuvole sotto un cielo barocco:

non ci sono per nessuno, sono fuori, sono oltre

 e la sigaretta avvampa all’arrivo della notte;

 

Non ci sono per nessuno,

solco venti col pensiero e mi addormento quando piove,

non ci sono per nessuno, la mia mente è in ogni dove:

 e voi urlate, urlate ancora e io sorrido…

sono altrove…


ARIANNA

 

Arianna si guarda, allo specchio distratta

La metro l’aspetta e rapida di trucco s’imbratta

 

Si siede paziente, assonnata e scontrosa

Lesta e inattesa  la malinconia giunge chiassosa

 

La luce del mattino dietro le nubi s’attarda

e presa da sé ignora il mondo che celato la guarda

 

Occhi stanchi e rossetto rosso sfoggia, 

una candida sciarpa sulle sue spalle s’appoggia

stivali alti e capelli raccolti

e accanto viandanti nei loro paltò avvolti

 

Rammenta il suo viso, i silenzi e la stanza

Non può cambiare il suo amore 

Eppur  la cinge un’effimera speranza

Di anelli scambiati e promesse rimpiante

Di abbracci negati e una storia alienante

 

Il tempo scandito da sciocche chiamate

Di inviti presunti , notti insonni e agitate

 

Il rancore la stritola e poi l’abbandona

Son diradate le nubi e il sole sul suo viso rifulge ancora


 

Disincanto

 

Emozioni di carta  ingiallite

Come un foglio sgualcito a cui han tolto le righe

Un mosaico di spazi riempiti da noi..

i sorrisi gli sguardi ,il tenersi e poi…

quel che resta è un sogno vissuto a  metà

nato in fretta senza chiedere e frantumato alla realtà:

Ti guarderò di spalle , voltarti e sbiadire

 come un fiore lontano che fatica a fiorire.

Ti rammenterò guardarmi e il mio viso arrossire, 

tra la spuma del mare nei nostri incontri a fuggire.

 

I nostri baci rubati, celati, e noi accanto,

 mani fugaci e il sapore del vino amaranto

 

tra le pareti di quella segreta stanza 

ove lenzuola avvolsero i sensi 

e il ricordo diviene mancanza.

 

Ricorderai la mia mano sotto la  gamba

guidando fuori dal mondo quando insieme eravamo abbastanza,

penserai ai mei occhi, distratti da tutto e mai  da te :

sorriderai forse e non saprai perché.

La tua traccia mi carezza come aria e percuote come vento

Perdo il tuo sorriso e non quello che sento

 Immobile, Disarmata , col cuore affranto..

Null’altro tra le dita se non il  disincanto


FRATELLO E SORELLA

 

GIULIA: OCCHI INTENSI, CAPELLI ARRUFFATI, ESUBERANTE E VIVACE;
CANTA, ESULTA, GIOISCE.

ALESSIO: TENERO, DOLCE, ALLEGRO LA SEGUE, RUBA UN BISCOTTO E DIETRO LA TENDA SVANISCE.

GIULIA LO RINCORRE, CHIAMA E RITROVA;

ALESSIO LE SORRIDE, SCOPERTO, NEL SUO NASCONDIGLIO DI GIOIA…

SORRISI DI CUORE, OCCHI SINCERI, I VOSTRI GESTI FANCIULLI NON SARANNO MAI PIÙ VERI;

L’ETÀ DELL’ARCOBALENO CHE CATTURA I COLORI, UN MONDO INCANTATO DI LUPI, FATE E FIORI.

SOGNATE PER SEMPRE, NON È VOSTRA LA FRETTA;

GIRO GIROTONDO, MANO PER MANO, LA VITA VI ASPETTA!!!


IL VECCHIO

 

DONDOLA CANUTO SOTTO UN PORTICO DI LEGNO

IN UNA MANO STRINGE UN LIBRO E NELL’ALTRA IL SUO SOSTEGNO:

UN BASTONE MALRIDOTTO E GLI OCCHIALI STRETTI IN GREMBO

FIACCATO DAI RICORDI E DAL FREDDO DELL’INVERNO.

SULLE GAMBE UNA COPERTA TROPPO CORTA E SCOLORITA

AI SUOI PIEDI IL FIDO AMICO CHE SCODINZOLA ALLA VITA.

TRAVOLTO DAL PASSATO,  È UN RAGAZZO, POI UN SOLDATO,

RIPENSA AGLI OCCHI DELLA DONNA, AMORE PERSO E RITROVATO.

UNA VITA DI LAVORO, FATICA E SACRIFICI, RIVEDE IL VOLTO DEI SUOI FIGLI

E IL TRADIMENTO DEGLI AMICI.

NELLA TASCA DELLA GIACCA LA SUA AMATA PIPA GRIGIA

OTTANTASETTE ANNI DI STORIA CHIUSI DENTRO UNA VALIGIA.

ALLA LUCE DELLA LUNA SI COMMUOVE, ORMAI È SERA

A CAPO CHINO E MANI TREMULE SUSSURRA UNA PREGHIERA.


Non rispondo..

 

Vorrei guardarti com’è concesso solo a chi s’ama…

Far dei sogni la mia lirica e scriverne la trama

Vorrei esser padrona del domani e non serva del presente

ciò che voce non professa eppur l’anima la sente..

Da me sfugge l’orizzonte, l’eternità è assente

Resta finchè vuoi, resto finchè posso

Distante dal tuo vivere e da ciò che non conosco

Respiro tra gli abbracci e mani che si toccano

Ringrazio per averti tra le ore che rintoccano…

La ragione mi sostiene e sfida il mio profondo:

Se mi chiedi cosa sei… ti guardo e non rispondo…


PROVA AD IMMAGINARE

 

PROVA AD IMMAGINARE DI ESSERE LIBERA,

SENZA ALCUN DOLORE E DI NON COPRIRE I LIVIDI;

PROVA AD IMMAGINARE DI CORRERE IN UN PRATO DI SOGNI 

SOTTO UN CIELO DI PIOGGIA SENZA SENTIRE I BRIVIDI.

PROVA AD IMMAGINARE A NON INCIAMPARE SU UNA FUNE DI VIOLENZA, 

 MA ESSERE UN’EQUILIBRISTA 

 PASSO DOPO PASSO, SENZA PERDERTI DI VISTA.

PROVA AD IMMAGINARE PLAUSI PER IL TUO ESSERE MADRE E MOGLIE

E CHE I SUOI CALCI SIANO BACI, LE SUE INGIURIE CAREZZE

 E AMORE LE SUE BRUTALI VOGLIE.

 PROVA AD IMMAGINARE LA COPERTA SOTTO CUI TI NASCONDI UN TAPPETO DI     ROSA 

NON VOLTARTI MAI, SEI TROPPO PREZIOSA,

PROVA AD IMMAGINARE DI APRIRE LA PORTA.. 

 SCRIVI LA TUA NUOVA VITA: 

C’ERA UNA VOLTA..


SENZA UNA RAGIONE

 

Ti amo senza una ragione

E per tutte le ragioni del mondo.

Ti amo quando sei allegro o nostalgico,

Quando mi guardi o mi ignori,

Quando ti aspetto e non arrivi.

Ti amo quando prometti e non mantieni

Quando mi chiami e mi accarezzi,

mentre racconti, quando fumi e sorridi.

Ti amo mentre gli occhi distogli e rabbuiandoti sospiri.

E  in segreto ti amo.

Ti amo perché ti conosco e ti riconosco.

E non esiste tempesta che possa spazzare il mio amore,

E non esiste notte che possa cancellare le tracce,

E non esiste lacrima o raziocinio che mi faccia rinvenire

Perché per me non c’è pace, né sonno, né desiderio alcuno

 se non quello di stringerti ancora e ancora

 e tu…

 Distante da questo tempo e spazio mi lasci sola…


Ti sento

 

Ti porto con me mentre respiro,

Ti sento, ti avverto.

Ti porto dove non siamo mai stati,

Ti prendo le mani e bacio le ciglia.

Ti regalo quello che avrei voluto darti,

ti stringo e il ricordo al tuo nome bisbiglia:

Esisti come l’aria;

Vivi come l’anima; 

 Sfumi come un’ombra.


LE MONACHE

 

Nel silenzio delle mura

Un convento tra gli abeti ed una storia di clausura

 

12 sorelle scure e labili come la notte 

I rosari tra le mani e la foschia del chiostro che le inghiotte

 

Cantano preghiere, lodi e sermoni

Dietro la grata dell’oblio scordando i loro nomi

 

Curano l’orto, effigiano sacre immagini

Scegliendo Dio su tutto e lasciando il mondo agli argini

 

Si odono parole ed i passi dei fedeli

Attraverso la finestra eclissate dai bui veli

 

Anime solitarie, coraggiose e devote

Riecheggia una campana che stride

 amare note