Chiudere quella porta
Mi piacerebbe chiudere quella porta
stretta allo stipite,
altrove, lontana da me.
Mi piacerebbe chiudere quella porta
così inflessibile,
così indomabile.
E in quella stanza lasciare
i pensieri
nell’aria.
Un profumo di lavanda
che li plachi
che li tenga lontani.
Mi piacerebbe chiudere gli occhi
come si chiude una porta.
Calciare al meglio che la debole forza mi conceda
quel pallone.
Lontano.
Mi piacerebbe chiudere quella porta
e spegnere la luce
la mente vuota nel buio silenzioso.
Mi piacerebbe uscire dall’incertezza
dal gravoso tormento, dall’inutile speranza…
Quanta speranza vana…
Mi piacerebbe chiudere quella porta
magari…
essere un’altra.
Coraggio
Coraggio,
qual gran parola
tormento e afflizione, il coraggio.
Attraverso il vetro
nei tuoi occhi
vedo il coraggio.
Certezza di fallire
speranza di fallir bene.
Un sì a labbra serrate,
un grido nel cuore.
Un battito d’ali mancato,
uno slancio di forza e umiltà.
Lo sento nelle membra…
più penetrante di un fulmine,
sconvolgente emozione.
Una carezza dolce
di amara virtù.
Il dolore
del desiderio di esprimere sé.
L’incerta sicurezza
dell’esser veri.
L’abbraccio della sera
Sera.
Non ci si stanca mai.
Perdersi nelle stelle, volare.
Ci accarezza, ci avvolge in un tenue vortice.
Tutto è leggero,
tutto irreale,
senso e immaginazione.
Noi, la sera,
un sogno di libertà.
La sera.
Non fuggire!
Ascolta
dolci rumori,
perdizione e libertà.
Solo un soffio,
un abbraccio,
un nido…
Battiti folli al consolarsi dell’anima.
Non fuggire!
Ammira lo spettacolo
del silenzio,
tranquillo scorre l’attimo.
La leggerezza della sera, cala una notte amica.
Ma ancora fiori di luce,
poesia della sera,
libertà.
Immobile
Immobile
come la pietra levigata
da fiumi di parole.
Immobile
come una goccia d’acqua,
trattenuta e mai lasciata libera:
avvolta nella fragilità…
non sa cadere.
Immobile
come un respiro senza voce
senza vento d’anima,
un respiro sordo d’acutezza.
Immobile ed impenetrabile lei
costretta dal tempo
nell’incapacità di scegliere.
Le note si rincorrevano, volavano
ma lei, estranea al turbine di emozione, resisteva
immobile.
Sullo scoglio
osservava il vuoto, nel mare il tutto,
il niente in lei.
Nel cuore alcun battito,
la pazzia come unico impulso di vita.
Gli occhi serrati
verso una luce incerta.
Sulla via dell’indecisione
lei, immobile, restava senza fiato.
Tormento
Mi rigiro in questo letto
di ruvide lenzuola: il lino è migrato lontano.
Lontane mete dei miei pensieri
mente vana, persa nel deserto della pazzia.
Impazzire sì… il mio desiderio più grande
desiderio unico, incontrastato
mancante di realtà.
Il fuoco mi arde
in questo letto abbandonato: fiamme sole
si estinguono nella notte buia
fiamme di ghiaccio.
Vorrei sognare ancora
ma l’incubo non sa soccombere
ogni singola ora di questa notte
mi respinge.
E mi rigiro in questo letto di freddezza
impenetrabile. Silenzio… solo voci dell’anima…
è iniziato il conflitto.
Quanta incertezza,
quanto nulla mi avvolge.
Quanto tormento
nella cara solitudine
Seguimi nell’ombra,
nel vortice di ciò che non è.
Avvolgimi nel lino più dolce,
portami nel sogno della serenità.
Sola con me
Sola per una strada
sola
tra i pensieri.
Sola tra folla e follia,
sola nel buio più tenebroso.
Luna calante…
ceneri di buio.
Sono sola,
sola.
E le immagini scorrono davanti ai miei occhi,
mi si ripropongono
i momenti più importanti
ma qui
sono sola,
sola nel mio silenzio d’anima.
Il presente colmo solo di vuoto,
il passato lontano,
il futuro sconcerto.
Ci sono, ti vedo
Sole, dov’è il sole?
dove non lo posso vedere
dove lo vedi tu
lo vedi in me…
Io no
non vedo il sole
non sono più lì.
Ho raggiunto quella meta lontana
in anticipo
primo treno,
primo premio.
E ti guardo
ti guardo mentre volgi i tuoi occhi al sole
mi osservi, mi vedi
più di prima.
È una nuova stagione…
Ed io ci sono
sempre
anche da qui
in questa nuova stagione,
su questo nuovo treno che sotto il sole
continua a viaggiare.
Ed io non vedo il sole
ma lo sento, sento i suoi raggi, il suo calore.
Io vivo con te, spiega le tue ali.
L’aquila d’oro londinese
Quell’oro
nascosto dall’intrecciarsi dei rami spogli
con la grigia atmosfera.
Quell’oro che è vita
con le sue ali pronte
a spiccare il volo.
Quell’oro di cui solo chi sa guardare
alto e lontano
potrà godere.
Il Tamigi e le sue acque scure
il riflesso dell’oro si scompone
si perde,
vola.
Una foto,
un momento
un’aquila d’oro
nel grigio londinese.
Esseri umani
Siamo esseri umani
senso e cuore
mente ed istinto…
Siamo esseri vivi.
Siamo esseri umani
destini in collisione,
stelle dalle nuvole offuscate…
Ma le stelle continuano a brillare.
Siamo esseri umani
con ali spiegate
tra le sbarre,
rondini falsamente libere.
Siamo esseri umani
pensiero, pensieri.
Sgorgano insignificanti parole,
parole vere.
Siamo esseri umani,
solo umano essere.
Guerra Universale
Una bomba… sogni infranti…
Meticolosi piani di terrore
per far clamore
per colpire nell’anima più profonda.
Cuori che lottano
una guerra universale.
Ad ogni botta un battito…
Occhi chiusi, pugni serrati.
Fiamme toccano il cielo,
un vento di cenere porta con sé
ricordi e desideri di serenità…
Nessun vincitore.
Clemenza, aiuto, perdono…
il grido del mondo sconfitto.
Raggi di speranza illuminano
un’umanità ferita dalla distruzione.
Ali di fenice sullo sfondo di un’immagine
sfocata di un grigio fumo,
briciole di vita
in cerca di sorrisi.