Gaia Bossi - Poesie

Chiudere quella porta

 

Mi piacerebbe chiudere quella porta
stretta allo stipite,
altrove, lontana da me.

Mi piacerebbe chiudere quella porta
così inflessibile,
così indomabile.

E in quella stanza lasciare
i pensieri
nell’aria.
Un profumo di lavanda
che li plachi
che li tenga lontani.

Mi piacerebbe chiudere gli occhi
come si chiude una porta.
Calciare al meglio che la debole forza mi conceda
quel pallone.
Lontano.

Mi piacerebbe chiudere quella porta
e spegnere la luce
la mente vuota nel buio silenzioso.

Mi piacerebbe uscire dall’incertezza
dal gravoso tormento, dall’inutile speranza…
Quanta speranza vana…

Mi piacerebbe chiudere quella porta
magari…
essere un’altra.


Coraggio

 

Coraggio,

qual gran parola

tormento e afflizione, il coraggio.

Attraverso il vetro

nei tuoi occhi

vedo il coraggio.

Certezza di fallire

speranza di fallir bene.

Un sì a labbra serrate,

un grido nel cuore.

Un battito d’ali mancato,

uno slancio di forza e umiltà.

Lo sento nelle membra…

più penetrante di un fulmine,

sconvolgente emozione.

Una carezza dolce

di amara virtù.

Il dolore

del desiderio di esprimere sé.

L’incerta sicurezza

dell’esser veri.


L’abbraccio della sera

 

Sera.

Non ci si stanca mai.

Perdersi nelle stelle, volare.

Ci accarezza, ci avvolge in un tenue vortice.

Tutto è leggero,

tutto irreale,

senso e immaginazione.

Noi, la sera,

un sogno di libertà.

La sera.

Non fuggire!

Ascolta

dolci rumori,

perdizione e libertà.

Solo un soffio,

un abbraccio,

un nido…

Battiti folli al consolarsi dell’anima.

Non fuggire!

Ammira lo spettacolo

del silenzio,

tranquillo scorre l’attimo.

La leggerezza della sera, cala una notte amica.

Ma ancora fiori di luce,

poesia della sera,

libertà.


Immobile

 

Immobile

come la pietra levigata

da fiumi di parole.

Immobile

come una goccia d’acqua,

trattenuta e mai lasciata libera:

avvolta nella fragilità…

non sa cadere.

Immobile

come un respiro senza voce

senza vento d’anima,

un respiro sordo d’acutezza.

Immobile ed impenetrabile lei

costretta dal tempo

nell’incapacità di scegliere.

Le note si rincorrevano, volavano

ma lei, estranea al turbine di emozione, resisteva

immobile.

Sullo scoglio

osservava il vuoto, nel mare il tutto,

il niente in lei.

Nel cuore alcun battito,

la pazzia come unico impulso di vita.

Gli occhi serrati

verso una luce incerta.

Sulla via dell’indecisione

lei, immobile, restava senza fiato.


Tormento

 

Mi rigiro in questo letto
di ruvide lenzuola: il lino è migrato lontano.

Lontane mete dei miei pensieri
mente vana, persa nel deserto della pazzia.

Impazzire sì… il mio desiderio più grande
desiderio unico, incontrastato
mancante di realtà.

Il fuoco mi arde
in questo letto abbandonato: fiamme sole
si estinguono nella notte buia
fiamme di ghiaccio.

Vorrei sognare ancora
ma l’incubo non sa soccombere
ogni singola ora di questa notte
mi respinge.

E mi rigiro in questo letto di freddezza
impenetrabile. Silenzio… solo voci dell’anima…
è iniziato il conflitto.

Quanta incertezza,
quanto nulla mi avvolge.

Quanto tormento
nella cara solitudine

Seguimi nell’ombra,
nel vortice di ciò che non è.

Avvolgimi nel lino più dolce,
portami nel sogno della serenità.


Sola con me

 

Sola per una strada

sola

tra i pensieri.

Sola tra folla e follia,

sola nel buio più tenebroso.

Luna calante…

ceneri di buio.

Sono sola,

sola.

E le immagini scorrono davanti ai miei occhi,

mi si ripropongono

i momenti più importanti

ma qui

sono sola,

sola nel mio silenzio d’anima.

Il presente colmo solo di vuoto,

il passato lontano,

il futuro sconcerto.


Ci sono, ti vedo

 

Sole, dov’è il sole?

dove non lo posso vedere

dove lo vedi tu

lo vedi in me…

Io no

non vedo il sole

non sono più lì.

Ho raggiunto quella meta lontana

in anticipo

primo treno,

primo premio.

E ti guardo

ti guardo mentre volgi i tuoi occhi al sole

mi osservi, mi vedi

più di prima.

È una nuova stagione…

Ed io ci sono

sempre

anche da qui

in questa nuova stagione,

su questo nuovo treno che sotto il sole

continua a viaggiare.

Ed io non vedo il sole

ma lo sento, sento i suoi raggi, il suo calore.

Io vivo con te, spiega le tue ali.


L’aquila d’oro londinese

 

Quell’oro
nascosto dall’intrecciarsi dei rami spogli
con la grigia atmosfera.

Quell’oro che è vita
con le sue ali pronte
a spiccare il volo.

Quell’oro di cui solo chi sa guardare
alto e lontano
potrà godere.

Il Tamigi e le sue acque scure
il riflesso dell’oro si scompone
si perde,
vola.

Una foto,
un momento
un’aquila d’oro
nel grigio londinese. 


Esseri umani

 

Siamo esseri umani

senso e cuore

mente ed istinto…

Siamo esseri vivi.

Siamo esseri umani

destini in collisione,

stelle dalle nuvole offuscate…

Ma le stelle continuano a brillare.

 

Siamo esseri umani

con ali spiegate

tra le sbarre,

rondini falsamente libere.

Siamo esseri umani

pensiero, pensieri.

Sgorgano insignificanti parole,

parole vere.

Siamo esseri umani,

solo umano essere.


Guerra Universale

 

Una bomba… sogni infranti…

Meticolosi piani di terrore

per far clamore

per colpire nell’anima più profonda.

Cuori che lottano

una guerra universale.

Ad ogni botta un battito…

Occhi chiusi, pugni serrati.

Fiamme toccano il cielo,

un vento di cenere porta con sé

ricordi e desideri di serenità…

Nessun vincitore.

Clemenza, aiuto, perdono…

il grido del mondo sconfitto.

Raggi di speranza illuminano

un’umanità ferita dalla distruzione.

 

Ali di fenice sullo sfondo di un’immagine

sfocata di un grigio fumo,

briciole di vita

in cerca di sorrisi.