PRIMAVERA
Lo sguardo lontano,un bove,un aratro
al lavoro,mani sapienti dell’uomo alla guida
Zolle fumanti,riverse al sole,sapore di Madre terra,
ovunque diffondi il tuo richiamo,preghiera antica
che ti rinnovi in concerto e a tutti annunci primavera!
Laggiù,destati da sonno profondo,
mandorli in fiore,profumo dolce,intenso,
come il desiderio di farti rapire da questo tiepido
vento,che in libertà ora ti solleva e ti culla,
poi ti porta lontano nel mondo fra sogni e
speranze.Tu,stupito,incredulo ne chiedi ragione
mentre una voce imperiosa ammonisce: stolto
non fare domande,assapora profonda la gioia
che dà primavera!
Tutto rinasce, primule e mammole adornano
i prati,gemme nuove rivestono gli alberi,in cielo
regine,le rondini intrecciano voli,profumo di muschio
che invade il paese ,risveglio di folletti e fatine nei boschi.
Cuore di mamma che porge il seno al bambino.
Lode al creato,sete mai sazia di pace e giustizia,
ma ovunque lo sguardo si posi ,gioiscine appieno:
è primavera!
Giacomo quaglia 21 marzo 2018
LE SOLITUDINI
Come serpe velenosa,ovunque
strisciante procedi in cerca di fragili vittime,
sempre pronta a colpire e celare nell’oblio
del tuo veleno,sentimenti e passioni sogni,speranze.
Impietosa,tendi trappole ed esche,insinuando paure
come agli occhi profondi di un vecchio che incontro,
non è il color delle vesti,ma la luce dello sguardo
a rivelar se c’è solitudine.
O la donna ferita nel cuore,ha perso
il compagno,l’amico,ora è sola avanti al destino.
Saranno sguardo, sorriso,altro ancora a
rivelar se c’è solitudine.
Madre sciagurata,rifiutare il frutto di
un amore,abbandonarlo all’ignoto..
Saranno i suoi occhi domani a
rivelar se c’è solitudine..
giacomo quaglia
IMMAGINI
Ciottoli di strada.
Ora umidi di pioggia,ora arsi dal sole
ma sempre luccicanti,consunti da umane fatiche,
vibrano sotto le ruote incerte del carro,greve di peso,
che li percorre.
Non un gemito,non un lamento che si innalzi pietoso.
Anche tu umile bove che dividi la vita tra stalla e giogo
avanzi lento e ansimante.Solo il tuo sguardo,
solo i tuoi occhi granndi,dolci,tradiscono un bisogno
di pietà,mentre si riflettono nei miei.
Figure di case,testimoni di un paese antico,ricco di storia,
con una torre di guardia,dipinta su tela di nuvole,per
gloria dei potenti.Più bassa la campanaria,a scandire
tempi e momenti di vita degli umili.Case a specchio
l’un l’altra,lungo la strada con respiri di luce e di spazi.
Qua e launa piccola piazza,dei vicoli,tanti cortili.
Ogni porta,ogni finestra,tutte storie,tutte vite,tutti sogni
e passioni.Si,vissute.D’incanto finite nell’oblio vorace
del tempo,che tutto avvolge e nasconde nell’eternità.
Giacomo quaglia
COSI, PER SEMPRE
Bimbo, che ti affacci alla vita,
con anima pura,cristallina
come acqua di fonte,
coltiva con forza i tuoi sogni,
scevri da incertezze e paure.
Madre che hai donato la vita,
col dolore, raccogli ora briciole
di felicità, coltivando
speranze, solo quelle,
salendole, imploranti
per la tua creatura.
Uomo,impavido,tenace, eroe
delle illusioni,fermati ,
rifletti sui mostri che stai disegnando.
Non ha futuro quello che appoggia
su nuvole,alimenta incertezze.
Tempo, giudice senza appello,
di sogni,speranze,illusioni,
ruota implacabile,
tutto triti,lasciando al destino
le decisioni,avvolgendo la ragione
in un canto di sirene,mentre l’oblio
della notte,prepara il posto al nuovo
giorno che verrà.E così…….per sempre.!
CREPUSCOLI
Quando il sole si declina sull’orizzonte
delle cime,spegnendo la luce ai tuoi occhi e
il calore alle tue membra ,per un attimo cuore e ragione
si fermano,stritolati da paure ancestrali
ed il tuo desiderio,legittimo di capire
sapere cosa ti sta capitando rimane nel vuoto.
Che sia un crepuscolo?
Quando le paure,le ansie lentamente
prendono il posto delle tue certezze,
insinuandoti il tarlo dell’insicurezza
e giù giù, dalle viscere profonde
della terra senti il prorompente salire
di un tuono a squassare l’effimera torre
d’avorio su cu ingiustamente sei seduto.
E’ l’inizio del crepuscolo
Quando ti accorgi che gli affetti più cari
da sempre a te più vicini,pronti a
rispondere ad ogni bisogna,si sono
avviati verso un loro cammino,lo sai,
lo capisci,ma lo stesso ti rode.Una
lacrima solca il volto di un vecchio egoista.
E’ il crepuscolo.
Giacomo Quaglia
ANCORA TU
A te che hai imbrigliato anzitempo
il mio cuore,e con i tuoi occhi ed il
tuo sorriso hai acceso l’amore,
a te che che hai guidato discreta i miei passi,
a te che hai dato senso alla mia vita,
dedico queste fragili parole.
La nostra strada,un tempo facile ,invitante,
sta facendo posto ad un ripido sentiero,
presagio di traguardo prima o poi vicino.
Tante sono le cose che ti vorrei dire,
ancor più i ricordi che con me vorrei portare.
Ma alla fine so,che per spiccar l’ultimo mio volo,
il miglior viatico sei tu,accanto a me,
mano nella mano,ancora tu.
AMO IL RUMORE DELL’ACQUA
Amo il rumore sottile
invitante dell’acqua sorgiva,
che a fiotti saltella fra i sassi,ora
in danza gentile,poi più decisa
E sorride alla luce del sole,
mentre forma lucenti rigagnoli,
che iniziano a entrare in discesa,,
fra rocce sconnesse e prati fioriti..
Amo il rumore dell’acqua nella corsa
a valle,quando l’incontro di tanti
rigagnoli la trasformano in torrente
impetuoso.Nulla teme,fa la sua strada,
formando anse,laghetti e cascate.,sollevando
alti spruzzi,che il sole attraversa in
tenero abbraccio di arcobaleni
iridescenti
Amo il rumore dell’acqua,
mentre va incontro al suo destino.,
percorrendo gole sinuose,prati
pianeggianti,tortuosi pendii.Sempre,
ovunque è un’occasione per intonare
i suoi canti,mentre i monti vicini,
rinforzano il coro.
. Amo il rumore dell’acqua anche quando
scende di tono,la tua cavalcata è
finita in un lago ,con acque chete,.
Imbrigliate dall’uomo.
Giacomo Quaglia
Un piccolo angolo di paese raccontato in dialetto
A PIASSETTA : SAN ROCCU
Tantu t’è pininn-a , raccolta,tantu t’è bella.
Da na porte a stro,dall’otra casette antighe it fan da curun-a
propriu cun tutti i riguordi chis deva a na stella.
Forse in stisin schiva, ma ti serca id fo a faccia bunn-a.
In fundu,non tutte i pean vantò
in passò nobile,antigu e riccu de storia
i sun pù grosse?T’in te la devi piò
cuntinua ad esse umile.Tegni luntan-a a boria.
T ‘id ricordi,feste ,parote e quanti curtei
geinte cun e bandee,cavali,cavalieri e principesse
i passovan da chi cun caruvane pinn-e id trufei
e-i purtovan au signurottu per aumentoghe e so ricchesse.
Pianin e purtun du burgu u vegniva avertu
pesante, id feru,u duveiva fo da guordia,cuntra i nemisi,
u curteu u introva in de dreintu in te in cuncertu
id fanfore ,trumbe,fiue dai barcun-i e canti amisi.
Intantu e populu id Carea,u stova a miò cun a bucca averta
un l’è ancu ceu se per ammirasiun o meraviglia,
o speransa id ciapò quarcosa e metilu in berta,
a-a faccia di ricchi chi beveivan e mangiavan a gossuviglia.
Anni e seculi i sun passè quante ti n’è viste avanti e indrè
lanzichenecchi,lungubordi.franseisi,americann-i e tedeschi
(bunn-i isssi per a pianna)e tanti otri,giustu per no stò inderè.
A tutti ,cumpreise e bestie,l’egua de-e Barchì per tegnili freschi.
E u ghea n’avvisu bein grossu in se na ca,aua un gh’è più
propriu in sima a butega dell’Erminia,a ricordu di n ‘eveintu,
bruttu,id settant’ani fa ,ma cosa a vrei c’a digga,e mundu u va su e zù.
Perdun si, a deinti strecci,memoria all’erta perchè semu me cu va e veintu.
Coa piassetta ti che te facciu cumpagnia a -a ture e a tanti arquateisi
ti che t’è vistu passò intreghe generasiun-i ,e vegiu e u neuvu
i t’an ciamò San Roccu,prutettu di povri e d’indifeisi
grossu impegnu,va za bein che nu t’è sula.in can ti gl’è seimpre a preuvu.
giacomo quaglia 6 ottobre 2017
TRADUZIONE
Tanto sei piccola,raccolta,tanto sei bella.
Da una parte la strada,dall’altra antiche casette ti fanno corona
proprio con tutti i riguardi che si devono ad una stella.
Forse un po timida,ma tu cerca di fare la disinvolta.
In fondo,non tutti possono vantare
trascorsi nobili e ricchi di storia
sono piu grandi?Non te la devi prendere
continua ad essere umile,tieni lontana l’arroganza.
Ti ricordi,feste ,parate e quanti cortei
gente con bandiere,cavalli,cavalieri e principesse
passavano di qua con carovane colme di trofei
e li portavano al signorotto per aumentarne la ricchezza.
Lentamente, il portone del borgo veniva aperto,
pesante,di ferro,doveva fare la guardi a ai nemici,
il corteo entrava nella via interiore in un concerto
di fanfare,trombe,fiori giù dai balconi,e canti amichevoli.
Intanto la gente di via carrara,stava a guardare a bocca aperta,
non è sicuro se per ammirazione o per stupore,
o speranza di prendere qualcosa da portare via,
alla faccia dei ricchi che gozzovigliavano.
Anni secoli sono trascorsi,quante ne hai viste passare,
lanzichenecchi,longobardi,americani e tedeschi
(te li raccomando questi) e molti altri, per non farsi mancare niente.
A tutti bestie comprese ,l’acqua del Barchì per tenerli freschi
C’era un monito scritto su una casa,ora non cè più,
proprio sopra il negozio dell’Erminia,a ricordo di un evento
brutto,di settant’anni fa,ma cosa volete,il mondo va su e giù.
Perdono a denti stretti,memoria vigile,
perchè sappiamo come cambia il vento.
Cara piazzetta che hai fatto compagnia alla torre e agli arquatesi,
tu che hai visto passare intere generazioni,il vecchio e il nuovo
ti hanno dato il nome di san Rocco,protettore di poveri e indifesi,
grande impegno, ma non sei sola,un cane ce ‘hai sempre dietro.
Giacomo Quaglia
N o n n i
Gioia ed orgoglio si leggono in viso
è arrivato un bimbo ad annunciare nuova vita,
la felicità,vi apre un paradiso,
di speranze, fino a toccare il cielo con le dita.
Finalmente a casa,e già vi prodigate
in mille cure ed attenzioni,
state in guardia,non esagerate
anche il bimbo sembra dica:fate i buoni.
Arriva il giorno del nome,quante proposte
il papà sbotta:”ma cos cl’è,na fea,
discussioni a non finire,e anche toste ,
mamma e papà,lo chiameremo Andrea.
Ecco la scuola ,quante emozioni
con tanti nonni che fanno da scorta,
qualche lacrima bagna gli occhioni,
di bimbo e nonni,giunti alla porta.
Il tempo vola,passano gli anni,
il bimbo è diventato un giovanotto,
l’amore dei nonni pur fra tanti affanni
e cresciuto a dismisura,un terno al lotto.
Andrea ,sei uomo,la vita si ripete ancora
sempre dal cielo ti sapranno accompagnare
i tuoi nonni,giorno notte qualsivoglia ora
con te sono invecchiati,si,ma sanno bene cosa fare
giacomo quaglia 5 aprile 2018
CONTROCORRENTE
FILASTROCCA
Questa filastrocca,scritta in tono ironico,scherzoso con aggiunta di alcune briciole di satira,non vuole essere in alcun modo irrispettosa verso l’ultimo degli appuntamenti a cui tutti quanti gli esseri viventi,prima o poi,sono inesorabilmente chiamati.
Il grande TOTO, con la sua LIVELLA,lo aveva definito come unico atto di giustizia egualitario, proprio perche riguarda tutti,indipendentemente dallo stato sociale,,dalla ricchezza accumulata,da tutto quello che puo significare differenza.
La filastrocca non fa altro che mettere a confronto due atteggiamenti diversi,nel momento fatidico,dove nonostante tutto persiste ancora un estremo tentativo di fare la differenza.
Un lavoro un po diverso,totalmente al di fuori dal mio stile tradizionale.Un tentativo di versi in rima alternata, molto scorrevoli.Se non va………la spacca.
CONTROCORRENTE
Voglio il vestito buono dopo morto,
non già per dar luogo a frivolezze
presentarsi al Padre,malvestito,sarebbe un torto
alla decenza,credetemi,di quel che dico ne ho certezze.
Signori miei,anche la camicia,sia stirata per benino,
nel viaggio,non si può sapere chi si può incontrare,
poniamo il caso che ti incontri un soggetto col nasino,
ecco prestato il fianco per farsi criticare.
Per il colore,blu,non concedo discussione.
Dai non fate faccia di chi cade dalla LUNA,
ne ho visto una,per caso,in fondo al cassettone,
se non ha buchi,per me va bene,a tutti buona fortuna!
Scusate,quasi dimenticavo,ma e importante,
non allacciate il bottone sottogola,potrebbero sorger guai,
intanto,la cravatta coprirà il difetto in un istante
e per me……..un po di aria in più,non si sa mai.
Anche per le calze ho una ambizione,niente male
nere no!Sembra un lutto esposto alla bandiera,
sarei per un rosso vivo,intenso,quasi cardinale,
a chiusura di un dipinto che sa di primavera.
Pure i calzoni,non vi meravigliate,
dovranno avere stile ed eleganza,
pieghe dritte,a piombo,ben allineate,
come se si dovesse prendere parte ad una paranza.
Un tocco di classe per finire,
calzar le scarpe per decenza,
non lo fa nessuno?Ma che vuol dire,
prima o poi qualcuno dovrà ben invertire la tendenza.
Tutto finito?Ecco puntuale arrivare la smentita
come in Parlamento dai banchi dell’opposizione
ma bravo,in questa guisa vuoi vincere la partita,?
Non è proprio cosi,dovrai cambiar copione.
E’ cosa nota e risaputa,a grande diffusione,
che da questa parte siamo tutti uguali
ricchi,poveri,nobili,plebei,e colori della pelle di ogni condizione,
proteste,e grida nel posto delle cose inutili e banali.
Dunque amico caro,fattene una ragione,
tutte le cose prima o poi debbono finire,
vedi di trovarti un posto per la notte in buona posizione,
per chi è rimasto,buona fortuna,cosa d’altro potrei dire?
Giacomo Quaglia 20 giugno 2018
CANTI DI SIRENE
FILASTROCCA
Capita sovente di sentirmi pizzicare,
da fatti ,eventi,storie e altro ancora,
di solito mi taccio,ma stavolta, alla buon’ora
anche se il silenzio è d’oro,la devo raccontare.!
Tutti sanno di Ulisse,le sirene e i loro canti di nostalgia
dei suoi viaggi e del suo peregrinare,
che prima di toccare terra volle provare
l’effetto ammaliatore di cotanta sinfonia.
Ma il prode,che, oltre ad esser greco era anche volpone,
ai marinai tappò le orecchie con la cera,
poi alla nave si fece incatenare,è storia vera,
quindi transitò per quell’Eden,inebriato e colmo d’emozione.
Sono passati anni e anni a non finire,
di canti e di sirene il mondo è pieno,
di ogni specie e guisa, senza alcun freno
di maghi e incantatori ne abbiamo a iosa,niente da dire.
Prima,solo gente da fiere e da mercati
“”comprate,non c’è trucco non c’è inganno””
per chi ci cadeva,pazienza ,solo un po’ di affanno
finiva li con buona pace dei fregati.
Oggi il fenomeno è dilagato
pure i politici promettono mari e cmonti
e che dobbiamo proprio noi fare da tonti,
Eh,la gente ha memoria corta,in un baleno ha dimenticato.
Scalda e riscalda la minestra,
cambia pure strumenti e suonatori,
maestri,spartiti e direttori,
la musica non cambia,o senti quella,o…..salti la finestra.
Giacomo Quaglia 29 luglio 2018
Riccioli d’oro
riccioli doro accarezzati
dal vento, riccioli d’oro
baciati dal sole,riccioli d’oro
lucenti d’amore.
Occhi splendenti in cerca
del nuovo,
sorriso,proteso alla
cattura del mondo.
Mentre il sole si
prepara al serale
declino,luna e stelle
ti fanno l’occhiolino.
Gentile e un po
malizioso .Sale
intenso il profumo del
mare,si mesce alla brezza
ponentina,portando a pace
ogni cuore, e,sbarazzina
stavolta,creando scompiglio
fra i tuoi riccioli d’oro.
Giacomo Quaglia 23 agosto 2018
QUANDO SARA’
Quando sarà,
vorrei fosse con te accanto
la tua mano stretta nella mia,
i tuoi occhi posati su di me
Poter gioire appieno ancora di te,
saziare la mia sete fino
all”ultima tua goccia d’acqua,
poter entrare nei tuoi pensieri ,
tu nei miei ,ancora amarci.
In silenzio,finchè dei nostri due cuori
ne pulserà uno soltanto.
Giacomo Quaglia 16 settembre 2018
IL VUOTO PIU’ GRANDE
Una stanza vuota ,poca luce per
guidare i miei passi.Il letto
al suo posto come allora
I pochi mobili,tanta polvere,si ,ma
tutto come allora.
Un quadro dal sapore antico,
fatto di semplicità,come semplici
sono gli oggetti che vi hanno
accompagnto per una vita intera.
Sale l’emozione nel vedervi
insieme,in quella vecchia foto,
sento le guance inumidirsi
,mi siedo sul bordo del letto,
come facevo allora voi siete
li,pronti ad scoltare i miei
crucci e le mie pene..
L a stanza ora non mi sembra più
cosi buia,il mio cuore si scalda
e si apre ai ricordi,cari mamma
e papà. E fra le tante stelle
che vedo brillare a soffitto
c’è anche la mia,segno di amore,
anche se a volte penso che
.. nell’inceder lento del nostro cammino
passo dopo passo,lungo i sentieri
della vita, in cerca di sogni,
progetti ed illusioni,solo ora
mi accorgo del vuoto che avete
lasciato,dell’amore che avete donato, ………………..ora che è tardi
per potervelo dire!!!
Questo è il vuoto più grande…………………!!!!
Giacomo Quaglia 31 ottobre 2018
LA NOTTE
Lieve il camminare nel buio profondo
della notte,insonne,sia pur con il peso di pensieri e paure.
Le tue, le mie,non ha importanza.Fardelli dell’animo,
attenti custodi d’infelicità.
Rivedere le stesse ombre,gli stessi fantasmi giovanili,
trascinati per una vita intera,vinto dalla paura,ogni volta
nel doverli affrontare,ancor più stremato per la mancanza di coraggio.
Mi accompagnano in questo mio girovagare per strade deserte,
fra mura di case,vecchie quanto i miei pensieri,con
porte e finestre sbarrate,quanto il mio cuore in questo istante,.
Solo un lampione,con la sua luce fioca,ed il suo
dondolio, provocato dal vento,sembra dettare i ritmi
del tempo che pare non finire mai.Questa notte!!
Quante volte mi sono detto forse è solo un brutto sogno,
ma cocente la risposta puntuale,sei in cerca di un segno di verità.
Lo sconforto che mi assale è pari almeno alla speranza che pur non lascio mai.
Laggiù dai vicoli, il latrato dei cani,è un saluto al nuovo giorno,
la notte non fa più paura,anche l’aria è più mite. Un senso di dolcezza
mi assale,affretto il cammino,mentre il rumore dei miei passi si
confonde con il rombo dei miei pensieri.
Giacomo Quaglia 14 luglio 2018
M A I R A (il fiume)
Rieccoti! Dunque che dire,stupirsi,
liberare infine quella lacrima appesa,
che non scende spontanea,sol perchè
un falso pudore la trattiene.
Si,meglio un volto intriso da ricordi
sinceri,un cuore ,scrigno di volti amati,
di tempo passato,giochi gioiosi ,
accanto alla tua frescura.
Son tornato,e in quest’oasi dove
libero sgorghi,i miei pensieri si
mettono in volo,sfiorando ora nuvole
bianche,poi cime di abeti,mentre sornione
marmotte,distratte,danno il via a fischi di all’erta.
Poi tornano!Sono sempre gli stessi,ma hanno
respirato la purezza dell’aria,hanno riconosciuto
la tua voce,son più leggeri,possono aprirsi.
Una finestra,un bimbo che gioca con te,
con le sue piccole dita cerca di imbrigliare
il tuo fiotto zampillante che esce da terra,
a tratti più dolce,a tratti più poderoso,
rendendo vani i tentativi del bimbo.Non
domo,si alza e si cimenta con ogni zampillo
che vede,,con stupore dapprima,con rabbia poi.
E corre,corre si come corre,per trovare un fiotto
amico,che si lasci domare.Ma i tuoi zampilli,
la purezza dell’acqua,il gelo pungente al contatto
son prove troppo grandi per un piccolo bimbo,
costretto alla resa dalle dita ghiacciate.
Tempo inclemente e vorace,ti sei preso
ormai,quasi tutto di me,Sfida perenne fra l’uomo
e il suo destino,hai vinto sul colore dei miei
capelli,non sui miei ricordi.Quel bimbo sono io.
Sono cresciuto un po ,ogni estate fra questi
monti, ascoltando..
Qui ho anche un po di radici.
Qui ho imparato il giusto rapporto con il fiume
Ti ammalia,ti incanta e ti seduce,da zampillo
a rivolo,poi a timido ruscello,finchè
natura e altro lo trasformano in torrente,impetuoso.
Tutto travolgi,tutto quello che incontri porti via.
Ma sai essere anche buono,se oggi da nonno,riesco
a essere felice,nell’osservare i miei nipoti giocare,
dopo tanti anni con i tuoi zampilli,e nello stesso istante gioire
del superbo tramonto sull’alta valle MAIRA.
Giacomo quaglia 30 agosto 2018
I DISEGNI DELE NUVOLE
Occhi rivolti al cielo,cuore pregno
di emozioni,ad osservare nuvole
dipinte in una magica tela di
azzurro,muoversi sospinte dal
vento
Formare figure a me ca re e
familiari :
ecco un gatto che dorme sornione
diventare un cane che si rincorre
la coda.Ma guarda lassù quella
nuvola,sembra un cavallo dalla
folta criniera.
Dolci figure fugaci che durano
quanto il tempo che passa tra il
tuono ed il bagliore del lampo..
Cosi nella vita,sogni e progetti
si rincorron ll’un dopo l’altro,er
infrangersi come mare su scogli
e dissolversi come i disegni delle
nuvole! . Giacomo Quaglia 1 novembre 2018
IL TUO VISO
Incontrare il tuo sguardo
il tuo sorriso,il tuo viso;farti capire
in silenzio di parole,quanto ti ho amata
e quanto ti amo ancora a dispetto del
tempo impietoso.
Sei troppo importante per me.
Nonostante a volte tu dica:””non è vero,
non ci casco più nei tuoi tranelli,il tuo
comportamento non lo dimostra.Anzi.
Vorrei allora poter arrivare ai piedi
del tuo cuore,stringerlo fra le mani,
sussurrargli tutte quelle cose
utili a rassicurarti.
-
Solo così ,vedrai,quando incontrerò
di nuovo i tuoi occhi e il tuo sorriso
potrò capire se il tuo amore è tornato
grande quanto il mio!
Bello sarài trovar rifugio all’ombra dek
tuo viso.
Giacomo Quaglia
N U V O L E
E,tutto avviene sotto gli occhi
impettiti di una pianta di zucca, che per essere
uscita dal coro.si crede diversa,importante,
con foglie giganti pronte a ricoprire tutto quello
che al di sotto,è fardello dell’uomo,lasciando scoperto
solo quel poco che resta,
forse si crede regina di un regno che non c’è.
Cosi , anche per voi,nuvole dei cieli,dipinte
dai grandi,cantate da sommi apparite ai miei occhi
per quello che siete,testimoni del mio tempo,
che fugge,lasciandomi solo,smarrito.
Si,anche se goffo,mi appare ,il gesto di lasciarmi
cullare,cercando un oblio fra braccia effimere,
sapendo che al primo soffio di vento,la porta
della verità,si aprirà con impeto travolgente.
A quel punto non sarai solo tu, o tempo, ad
essermi sfuggito,non sarà il rimpianto per le cose
non fatte,non sarà la nostalgia di amori,di sogni svaniti,
dal mio profondo,un sussulto mai avvertito:
è la mia vita che se ne va!!!!!
Sgomento, atterrito,sento di correre su prati e pendii,
accarezzando le nuvole,entrandoci con tutto me stesso,
nella speranza di coglier sollievo,ora scaldato dai
raggi del sole,ora sferzato da gelido vento.Questo
dunque è il vostro compito,nuvole?
Coprire la verità come le foglie di zucca?
Il buio,la notte mi avvolgono in un breve sonno,poi la
verità,ti inseguivo per farti capire,mi sfuggivi per la paura.
Paura di varcare la soglia,di esser delusi,
o di non esserli affatto,perche dopo la soglia c’è il nulla,
sicchè con l’ultimo respiro,vengano cancellati
di botto,il sorriso dei bimbi,l’amore di mamma,,
un bacio fra innamorati,le fatiche di un uomo.
Non può esistere!! Il“”soffio”” che ti ha accompagnato
per la vita intera,ti ha aiutato,ti ha sorretto nelle difficoltà,
un solo corpo e anima,possa tradirti,nel momento più
importante.Spalanco la finestra,trovo una notte amica,
le stelle gettan luce,diradano le ombre,
le nuvole si rincorono e giocano
alla bianca luce della luna.Da sempre.
I miei dubbi,le mie angosce sono ancora li.
Meno voraci,meno pressanti.
Non ho fermato il tempo!Non lo misuro più,a cosa mi
gioverebbe? Vivrò l’ultimo mio tempo,
nel segno della speranza,e nei valori per cui mi sono
speso per una vita intera.
Le prime luci,i primi odori,di forno e di sapori,
richiamano la vita di tutti i giorni,voci in lontananza,
il canto del gallo,il cigolio delle ruote di un carro
nella strada sottostante,l’idioma che intercorre fra l’animale
ed il conducente,sconosciuto a tutti ma comprensibile
agli interlocutori.Segnali di vita e di speranza. Spontanei
occhi rivolti al cielo,vedono nuvole di ogni forma,
bianche di neve,nere di pioggia,
ma in qualunque caso sempre , solo semplici nuvole……….!
giacomo quaglia 21 agosto 2018