Articolo: Io come il lago 03/07/2019
Ho paura delle cose che se ne vanno, della perdita, dell’abbandono. Di chi non resta per lo meno abbastanza a lungo da poter costruire un’intimità, una conoscenza profonda; chi è solo di passaggio non da modo di condividere il profondo, il segreto.
Temo chi fugge e chi mi sfugge…
Ho sempre sognato una casa sul lago, perché il lago giace ed è sempre lui ed io rimirando la sua acqua dalle mie finestre vederei sempre la stessa acqua: torbida ma fedele, conosciuta; il lago si fa conoscere, con il tempo puoi scoprire tutte le sue profondità e lui le tue; è uno scambio alla pari. I miei fondali sono gli stessi del lago, i miei segreti sono i suoi.
Il fiume è diverso, un’altra storia. Il fiume non ha tempo per gli altri, non lo puoi possedere, ti attraversa e scorre via lontano, troppo, troppo lontano; non ti da tutte le sue attenzioni ed io non lo posso sopportare. Le sue acque limpide e veloci sono anche per altri, i suoi freddi segreti non li saprò mai e lui non ha mai troppo tempo per ascoltarmi.
Di mestizie e di ricordi 08/04/2017 h.00:36
Un giorno ho lavato tutte le mie camice
le ho lavate nei pozzi ad Ovest
in quei pozzi silenziosi le ho lavate.
Ho incontrato uomini e donne, che conoscevo da ragazzo
Stavano in fila con i loro
-stracci malconci-
Mi sorridevano ma non hanno parlato mai.
Ho lavato le mie camice nei pozzi silenziosi, quando le ho tratte dall’acqua
le ho esposte al vento della terra,
lo stesso vento che ha spremuto i miei occhi
colmi di pianto.
Così, ho lavato il mio volto con acqua di limone,
ma non so dir se il vento
-profumo di cedro antico-
abbia in qualche modo comperato le mie intenzioni.
Io ho steso tutto con grande cura
– come faceva mia madre-
e ho guardato le camice, battute dall’aria bianca di cui si enfiano gli Olmi secolari.
Me lo ricordo bene quel giorno, la ad Ovest,
perché ho lavato il mio volto con acqua di limone
e ogni mio pensiero si è sciolto
e tutti i miei occhi sono diventati tutte le mie lacrime.
Quel giorno ho lavato tutte le mie camice,
le ho lavate nei pozzi silenziosi,
in quei pozzi silenziosi
la ad Ovest.
Riposo 04/09/2016
Che la terra mi divori.
Quando dentro la mia mente
cade ostinata pioggia,
che le fronde selvagge mi
inghiottiscano e gli arbusti
avvolgenti
decretino la loro legge su ogni mio limite.
Il mio cadavere si
compiace
della beata anima di gelsomino,
il mio sonno si mesce alle
gemme dai colori salati
e dalle voci di Paradiso.
Il mio temperamento giace
sulla salvia tranquilla,
con gran potenza
mi effondo sulla natura
tutta,
e mi unisco alla radice
allo stelo, alla campanula
stendardo di morte
e accolgo il disfacimento di un tempo
che pure muore in me…
Con tremito sacerdotale,
rendo la mia salma
in un’ orchestra di mute
entità
che in pace mi divorano.
Maelstrom 08/02/2017 h.13:46
Sono un subacqueo dell’universo
e non mi stanco
di spezzarmi la schiena
sotto chili di corallo prezioso.
Queste gemme purissime, sono i consensi delle altre persone.
Ogni mia lacrima è come
-un morto-
che mi sfugge tra le dita;
ma se uso il secchio fedele e arrugginito
della mia speranza,
posso salvare il contenuto che mi si offre dagli altri.
Ora il mio spirito
è un vento di bonaccia,
ora è un mare
usurpato da branchi di delfini;
ora è un’attesa della tua parola
che non c’è.
Ma sul fondo, sotto tutto questo fango,
io t’ho già perdonata.
Prendi i miei occhi
Parigi, h.21:32 01/10/2018
Prendi i miei occhi
e buttali nel baratro delle tue menzogne,
mescili insieme ai fumi e ai veleni
della gente e delle loro maschere.
Sei stata niente, sei stata tutto
sei stata le mie parole
ed il mio coraggio..sei stata la verità della mia voce;
sei stata il marmo delle mie speranze
ed ora
sparsa in frantumi nell’universo,
mi guardi dai bagliori del tempo
ed io
non so più riconoscere
la tua luce.
Meravigliosa promessa
Parigi 09/09/2018
Mi meraviglio spesso all’alba,
mi meraviglia il miracolo della tua schiena
e le tue morbide carni,
mi meraviglia il fatto che la vita,
arcana strega ridente, con i suoi occhi da lupa, un po’ bifolca,
mi abbia infine condotto a te.
Io non voglio sprecare un solo istante ad essere preciso o cauto
o maledettamente ragionevole…
Conobbi una donna che nelle veglie solitarie della sua gioventù
veniva colta dallo spirito dell’arte
e “lasciava tutto” per andare a dipingere
-sott’acqua, vergognosa e muta-
Così anch’io lascio tutti i conformismi e mi precipito
nel vortice della tua vita:
perché tu sei la mia promessa
la mia dolce sposa,
sei un incanto disegnato e così come
mia madre
fa già parte della mia anima anche tu, fiorente poesia,
sei il più bel canto che potessi immaginare.
Torre di San Giacomo
Parigi, 08/08/2018
Che terrore per me
quando mi accosto alle fonti sconosciute della poesia.
Le mie sono solo buone intenzioni,
ma gli spiriti eccelsi -dal temperamento vulcanico-
spesso voltano le spalle ai nuovi scrittori sprovveduti.
Adesso però, io mi levo le scarpe ed entro in contatto
con la sacra terra
dei giardini della torre di San Giacomo
ove ho perso tutti i miei lavori.
Sotto le ombre placide mi lascio traversare dalle ore rapaci
e scarico a terra, in questa secolare terra di viandanti,
di folli innamorati,
di superbi, di cantanti,
tutte le mie visioni di profeta.
Civita che muore
Civita di Bagnoregio, 20/08/2017 h.15:22
Mi scorre per il sangue un’ acqua mistica di pace
se mi tuffo fiducioso tra le pietre derelitte.
Da lontano il tuo profilo mi parlava di
romanze e antiche tresche, come fosse balia calorosa
al capezzale di una culla.
Sei un maniero irraggiungibile, tu, civitas immobile e silente
tra le braccia della morte.
Amare sponde 25/09/2016 ore 19.06
Per queste amare sponde
geme il fianco mio
e faccio capo ai
liquidi versi
di un caldo, recente passato.
Misuro labbra di potere,
manate di velluto
e detesto le dicerie
immonde
dei bugiardi con la testa e
la bocca e gli
occhi pieni di rumori
che mi segnano
il cuore -incredulo-
La mia anima è sparuta.
Non l’avrei detto mai
che un Bacco festoso
potesse, di punto in bianco,
abbandonar le mie mense.
E allora sputo a terra
e vado a far visita
a Venere, a Cleopatra
e le amo
e le rinnego
poiché son solo
un uomo.
Pappagalli verdi
Roma, 15/02/2017 h.11:52
Mi annuncio alle folle trepidanti.
Sarò pieno di nozioni e capace.
Come lo spirito, avrò la velocità della parola
e compirò voli pindarici
con la mente e coi colori.
Pieno di arguzia mostrerò il mio genio e
nulla
mi ostacolerà.
Sarò prevaricante su tutto
la natura, la sorte, la magia dei mondi.
Mangerò a piene mani le piccole creature, che passeranno indolenti sotto il mio sguardo di pietra.
Sarò inaccessibile
-poiché l’uomo tende sempre a ciò che è bello, quando non lo fa è perchè la corruzione è entrata nel suo cuore-
Ebbene, ora che mi accingo ad indossare la veste purpurea, ora che mi affaccio al balcone del dominio
proprio ora,
che il pallido mondo viene sfiorato dalla luminescenza delle mie mani
-ora-
accade che un volo fulmineo cattura la mia attenzione.
La palla del mio occhio
-dorato verde-
rotola di lato, furiosa, seguendo un movimento improvviso.
Qualcuno
-le sue ali-
è sfuggito al mio impero,
non me lo aspettavo.
La sua indifferenza lo porta lontano dalla mia idea quanto basta
affinché io non lo incenerisca di volontà.
E mi scosto dalla mia vita, il tempo
si ferma, il clamore cessa
perché mi ritiro
-lentamente-
verso il giardino interno, dove questa piccola creatura
desolata
si unisce ora ad altri simili.
Sono dei minuti
-pappagalli verdi-
e abitano un luogo di nessuno.
E’ il giardino nascosto del mio palazzo
ed essi sono sparsi nei mesti sentieri,
alcuni appollaiati sui rami dei meli
-dei cachi-
altri indugiano davanti allo zampillo della lieta fontana;
ve n’è uno che atterra davanti ai miei piedi
ora ignudi
e mi accoglie in quello spazio
come un Caronte dal manto smeraldino e l’incedere patetico.
Ora sono nel silenzio,
un attimo fa ero in preda alla follia,
ad un passo dal precipizio, nel pieno fulgore della mia gloria
e proprio quando la mia mano
-stava per serrarsi-
sulla brace ardente della superba vita
la trappola è scattata
e un angelo impiumato è sceso a misericordia della mia vergogna.
Ora sono nella morte
e rido di leggerezza mentre copiosi lacrimoni
rotolano lungo le mie gote
fino alla terra verde che calpesto.
Ora sono nel pensiero,
ascolto le parole di questi salvifici uccelli
che hanno fatto
-della fine-
la mia salvezza.
Ora sono tra i loro canti e le loro pinte ali,
ora sono tra i loro innumerevoli complimenti;
ora sono nella pace dei miei sogni infranti.