Giambattista Colella - Poesie

Gli aquiloni

 

Mi troverai al solito bar,

Dove non vado mai,

Col mio bicchiere,

Colmo di aquiloni rotti.

Ricordi?

Eravamo bambini, da adulti

E facevamo a gara

A chi si spingeva più in alto.

Ma tu fissi ancora i miei aquiloni rotti,

O i fili che pendono, inutili ormai,

Dalle tue mani?


 

Tramonto

 

Dalla tua terrazza,

Si gode una magnifica vista sul tramonto!

Anche la mia finestra

Volge a Ponente,

Ma il maledetto muro della mia ignoranza

Mi occlude il panorama.

Vorrei fermarmi a cena da te.

E non è che mi manchi il tempo,

Ma so che il vino del tuo narcisismo

Trarrebbe da me quella verità,

Che è meglio conservi

Nel cassetto dell’ipocrisia!


 

Per Alex Rocco

Sarà musica e suonerà forte la tua voce.

Sarà battaglia ogni passo, ogni lembo che calpesterai.

Sarà nuovi sguardi, mani da stringere e piccole conquiste.

Sarà falò in spiaggia e stelle di desideri e sogni che cadono.

Sarà onde che inseguono tramonti infuocati.

Sarà pioggia che bussa a notti insonni.

Sarà il calore di un bacio che vorresti non finisse mai e

Lacrime fredde che sembrano non aver fine.

Sarà un abbraccio e mille addì

E mille abbracci per un addio solo.

Sarà fiducia e tradimento.

Sarà il tempo di guardare indietro, domani,

E sarà già ieri.


 

Un ultimo ciao

 

Poi che la morte

Ebbe spento in gola

Le ultime parole,

Di te rimase solo un sussurro

Sospeso tra i frondosi rami del ciliegio,

Prodigo di consigli mai ascoltati,

Fertile d’amore

Che l’arsura del silenzio

Non inaridirà.


 

Dio mio

 

Nella tua luce

Si perderà il mio sguardo,

Per non trovare più

La via del ritorno,

Fermandosi, abbagliato e stanco,

Sul tuo seno,

Senza timore o vergogna,

Senza tremare,

Finalmente felice.


 

Braccia tese

 

Mi inerpicai,

Ebbro di anni a venire,

A catturare quel fascio di luce

Tra le foglie.

Ascoltai il vento

Ed il tempo che passava.

Il mio sguardo, ora,

Cerca le stelle che,

Ossute e fragili,

Indicano

Le tue braccia tese,

Non più capaci

Di produrre suono

E sventolare frutto.


 

Spielberg

 

 

Un paio di libri e di occhiali:

è tutto ciò che rimane.

Il controllo è passato presto, stamane,

srotolando parole strane.

Sonnecchiando con occhi aperti e stanchi,

cerco l’acqua per sciacquarmi.

Che strano sentire di occhi puntati,

di sguardi severi e distanti.

Piovono le foglie nel cortile,

tristezza amara di aria uggiosa e depressa,

e cercano riposo sulla polvere bagnata,

sfidano il vento e muoiono.

Giornata triste, lunga, monotona,

quadri di sole tra nuvole,

unica vista da questo balcone,

tra le fila di uniformi bianche.


 

Simona

 

Ti aspettavo:
aspettavo che arrivassi,

che giungesse il tempo

di conoscere il mio futuro,

che si fugassero le nubi sul mio capo,

che tornasse il sereno.

Ti ho immaginato: piccolo, fragile essere,

gigante d’amore.

Mi sembrava, a momenti,

di toccarti,

di essere dentro di te.

Altri  eri lontano, irraggiungibile, irreale:

eri la vita stessa,

poi il nulla e poi la vita.

E finalmente tu,

così come sei ora, come diventerai.

Diverso da come avevo immaginato,

ma tu, reale: proiezione del mio amore,

speranza di una nuova vita.

Sei tutto: il passato, il presente, il futuro.

Sei mia figlia!


 

Sara

 

Figlia mia,

senza passato che non sia quello

che io ho vissuto, avrai le mie mani,

accanto alle tue

per aprire i cancelli della vita,

il mio corpo a fare strada

ai tuoi passi.

E poi…

la nebbia, cortina tra il presente

a celarti il futuro

e tu sorpresa a scrutare di là

ad individuarne i contorni

ad indovinarne i frutti.

Ed io, sereno o rassegnato,

senza futuro che non sia il vostro,

lo vivrò!


 

Davide

 

L’amore poté!

Là, dove il buio

inghiottiva le menti

ed il pensiero sconvolto

cercava la strada,

si aprì un varco

da nessuno già tracciato,

si sollevò il silenzioso

urlo della vita

che, sconfitta la notte,

si affermava.

Tremante, mi chinai

sotto il peso della mia inutilità

a contemplare

la forza dell’uomo che nasce,

aprendo la porta

di un nuovo futuro.