Gianmarco Iero - Poesie

BORDI

 

Ai confini delle mura

Noi…

Che siamo nati qua.

Come i nostri

Che siamo cresciuti qua.

Come i nostri.

Che moriamo qua.

Ogni giorno…

Come i nostri

Che ci vedi ridere.

Perché questo abbiamo

Che ci guardan male.

Perché ridiamo

Che ci emozioniamo.

Con queste parole

Che siamo impassibili.

Davanti a certe cose.

Leggimi ora lettore.

Ascoltami tu che sai ascoltare.

Non essere mai come noi siamo.

Senza scelta.

Agli angoli coi pugni chiusi…

Come i nostri.


 

ZOAHIR

Stringi i pugni all’ angolo

Non può che vincere…

Se non hai neanche lacrime per piangere

 

Per questo guarda l’orizzonte certe cose non le vedi

Ma puoi sentirle.

 

E’ là lontano il posto

Dove ricominciare a vivere,

Non è mai facile per Zoe

 

Una barca vuota

In una barca piena.

 

Alla deriva,

Il padre di Zoe è il vento

Sua madre un’onda.

 

E certe notti ancora ricorda

L’ ultima alba sulle spiagge marocchine.

 

Lasciare ciò che sei.

Per ciò che sarai.

 

Zoe non sa l’italiano ma è l’unico che può capire.



CENERE

 

Brucia il sale,

Sai sulle ferite metticelo

Che menti lo so

Strozza il dolore,

Col cuscino però

Poi dormici su, si

Dormici su

 

Che a bruciarsi lo sai

Si è più leggero,

Come cenere e poi.

Leggerò tremila versi

Farò altrettanti passi

Per spargere le ceneri

Dei nostri cuori pazzi

 

Piansi, adesso rido

Possa avere parsimonia

Perchè ad amarsi,

Non ho voglia,

Preferisco amarmi.

Ingoia la mia storia

Piangi se ti taglia la bocca.

 

Capisci, assapora.

Perchè nonostante tutto,

Io sto qua.



ALBA

 

La polvere sul parquet

Il sole tra le serrande,

Hanno fatto pace,

Danzano un lento.

 

E riparte

Il mio cuore lento

O forse si è spento

Scusa, non bado mai

Ai particolari

Le parole sul foglio,

Fanno l’ amore

Sopra letti di strofe

Ma sono mentite spoglie.

 

Ho scelto un mio ricordo,

Stamattina mi scordo

Di quello, si

Proprio di quello.

 

E scusa se non parlo,

Ma tu aspetti il decollo.

Io mi aspetto di meglio,

Precipito o atterro.



SALINE

 

Da bambino mi fermavo

Ad ammirare, le onde

Del mare, tra le montagne

E le nuvole nere.

 

Sembravano gridare,

Pungere il cielo,

e farsi male, come

I miei piedi si, sopra

Le pietre.

 

Adesso che non so più,

Se amare non lo so più,

Ci infrangiamo sul litorale,

Lettere per suturare

Le nostre bocche, pronte per gridare.

 

Ritorno sulla stessa

Spiaggia.

 

Le onde lottano ancora noi

Non più.



CELEBRAZIONE

 

Ho più vesti di una serpe,

Sono più vero di una guerra.

Voglio fare l’artista,

Anche se non lo sono resti

Qui a bocca aperta.

 

Che mi basterebbe un pò

Di impegno

Per essere nella lista,

Di quelli che ce l hanno fatta

 

Ma a me piace cambiare forma,

Io sono di un altra sponda.

Un pò genio,

Un pò lavoratore

 

Un pò servo,

Un pò datore

Un pò serio,

Un pò pagliaccio.

 

Sostanza e forma,

Ho vissuto tre vite,

Per avere la mia età.

Ho vissuto tre vite,

Per averne un altra qua.



BASTARSI

 

Ho spaccato tutte le vetrine

Della mia città,

Non cercherai di certo

Una motivazione logica?

 

E a cosa serve la tristezza

Che io adesso provo?

Chi mi ha donato questo

Sapeva che avevo solo

Una penna e un foglio vuoto

 

Tu sei andata via

E con te anche il mio scopo,

Ciò che ho tra le labbra

Adesso è il mio unico sfogo.

 

Forse non volevi

O non lo volevan gli altri,

Ma infondo ho fatto bene

A smettere di amarti.

Adesso basto io anche se sono solo.

 

E no non torno indietro,

Perchè ormai ho preso il volo.

E non voglio fermarmi.



RESA

 

Abbiamo distrutto,

Scavato la roccia,

Con le unghie e i calcagni,

Per trovare l’acqua che scorre più giù.

 

Distrutto le sedie,

I letti e serrande,

Fino a non amarci più.

 

Spaccato il mondo,

Pestato i diamanti.

 

Bevuto il mare,

Mangiato il fuoco,

Guardato il sole per giornate intere.

 

E ignorando il male ci siamo amati…

Adesso al mattino un raggio ti sveglia

Dalla serranda che ho rotto per te.

 

E io ti guardo dall’ altro lato del letto.

Ci siamo odiati tanto,

Per amarci per l’ eternita.


 

DIO C’è.

 

Dio anche se,

Non sono stato il migliore

Ne ho mai avuto timore

Di te o dell’ aldilà.

 

Ascolta le mie parole

Almeno stanotte,

Perchè la forza di alzarmi domani

Non so chi me la darà.

 

Io non voglio il perdono,

Non chiedo pietà

È mia la responsabilità.

 

Mi avessi voluto diverso,

Mi avessi voluto perfetto…

Non mi avresti dato questa vita quà.

 

Ma ti prego almeno tu stanotte

Non mi abbandonare,

Non mi è mai importato di stare solo,

Solo ci sò stare.

 

Mi hai dato gli amici,

La famiglia,

La testa per pensare.

 

Ma adesso se sto male

Tu fammi da papà.

 

Perchè sto perdendo tutto,

Ma non ho scelto nulla,

Che sbaglio ho fatto? Dimmelo tu,

Tuo figlio Gesù io non l’ ho messo in croce.

 

Se questa è la tua punizione

Qui ti sbagli tu.

Padre aggiustami la vita,

Padre mostrami la via.

 

Padre sei quello che mi resta,

Io ti darei il cuore,

Ma dimmi come fare

Perchè lo sento meno.

 

Tu provalo ad aggiustare,

Ti ricompenserò.



ANNA

 

Lei era l’ acqua del mare,

Che ti lascia il sale sui capelli.

 

Anna era la neve che cade forte,

Nelle tormente della Taiga.

 

Era il coltello che ti taglia,

Il limone che disinfetta.

 

Il ramo di una quercia vecchia,

Il frutto di un albero di aprile.

 

Era il deserto,

Era l’Eufrate.

 

Anna ti faceva girare come le stelle di Van Gogh,

Ti faceva fuori come il suo orecchio.

 

Ti scolpiva come Polidoro,

E ti scoppiava dentro come una guerra.

Anna era tutto ma per lei era l’ opposto.

Anna non si sentiva mai al suo posto…

Per lei era Anna.