Capodanno 2016
Te Deum ancora nel cuore
in attesa del Capodanno
il cielo
da un freddo vento spazzato
la nebbia pesante è dissolta
al nuovo anno in discesa
un cuore frizzante nel gelo
nell’aria tersa sospesa
l’eco di un canto lontano
siamo ancora bambini
in attesa.
Donna dell’alba
Tra architettonici diamanti
e memorie
suggestione fremente, la tua assenza
degustando formaggi e mostarde
nel sole settembrino clemente
seduti al tavolino.
Ancora la tua voce mi ferisce.
Non temo ammissione di evidenza,
ove per te il sogno prevaleva
sulla realtà, mentre per me l’inverso.
A piedi nudi e i capelli scompigliati
ti ricordo, amato mio buongiorno,
le labbra assetate di baci, le mani
a cercarmi inquiete come brezza.
Donna dell’alba, del tramonto e della notte
di ogni istante essenza,
respiro e sogno, carezza
sulla pelle nuda, un tempo presenza.
Frammenti
Scivolo ancora nel fango della vita
l’acqua del mare mi ripulirà
quando alla terra questa carne
sarà infine restituita…
Anelo ancora all’immortalità
del cuore
il mio silenzio è ricerca interiore
e attesa di Te
tra le mie braccia
sporcandomi senza pensieri,
senza più dignità.
I morti
E’anche oggi giorno di ricordi
aria mesta di novembre
giorno del tempo andato
nostalgico e freddo
doloroso ancora, malato
giorno dei morti.
Dimenticare non posso
custodisco un tesoro
tempo e volti perduti,
avvolta in una patina gialla
antica, pare più vera
l’ immagine che viene a galla
è solo riflesso nell’acqua.
Nei legami familiari
si conservano le parole
i riti di un tempo passato
impressi nella memoria
indelebili.
Il tempo del viaggio
Vento sulla mia pelle nuda
molle carezza delle tue mani
respiro fresco delle parole
refolo arcano di piacere
ricordo sfumato di capriole.
Mi piego, ma non mi spiego
come un vento possa inebriarmi
ora trascinandomi a lato
stordito da odori e colori
che un tempo mi hanno cullato…
Un’ avventura la vita anche ora
in viaggio senza remore
sospinto dall’onda lucente
incontro all’orizzonte
vestito di attese e di niente.
Mi piego, ma non mi spiego
come possa accadere ancora
e forse un motivo non c’è.
Pudore di non volerlo spiegare
quell’odore di vento e di tè
speranza di accarezzarle con mano
quelle lacrime che sanno d’amore
e terra bagnata e sudore.
Ora davvero è tempo di salpare.
Ritiro d’Avvento
Grembo materno palazzo Ghini
quale scopo mi spinge o movente
per essere con desiderio immutato
ancora presente? Schubert
sonata per pianoforte nel silenzio
che satura l’aria tremula
in un dinamico rapporto
col Mistero.
Anch’io lebbroso guarito e ingrato
gioisco della ritrovata salute
teso in corsa cieca all’inseguimento
delle troppe cose da fare.
Ora i volti amici risplendono
nella sala gremita, germogli
che aprono gli occhi al presente.
Domenica d’Avvento, non a caso.
Rosengarten
Nel giardino incantato in cammino
lievi, il mio respiro affannato
e gli occhi abbagliati al tramonto
lontano, mentre con mani tremanti
ti accarezzo i capelli e già
il rifugio si riempie.
Profumo di caffè, alcol e spezie
come incensi di pagana preghiera
vorresti dirmi ancora, ma la voce
non esce ed è tempo di andare.
Scendendo a valle l’Enrosadira
rosso acceso come l’arcano amore
covato e a lungo atteso, senti? Spira
il vento e libera nos da ogni peso.