Guendalina Sammarco - Poesie

Invisibile

 

Io non sono nulla

non ho mai colmato

la vostra culla.

Io non sono nessuno

ho soltanto infranto

i sogni di qualcuno.

Io non sono niente

mi trascino

invisibile tra la gente.

Io non faccio rumore

eppure avrei voluto

solo un po’ d’amore.

Io non dico più una parola

con voi è come

se parlassi sola.


La luna alla finestra

 

Che giornata faticosa

tra la scuola, lo studio e la palestra

chi riposa?

Ma la sera dopo una buona minestra,

faccio sempre un caldo bagno,

ripensando alle parole della maestra,

sguazzo in vasca come fossi in uno stagno.

Arrivato nel mio lettino,

posata la testa sul cuscino,

fantastico su mondi immaginari,

inventando sempre diversi scenari.

Guardo davanti:

ho la luna che bussa alla finestra,

con tutt’intorno le stelle brillanti,

che spettacolo!

Vorrei innalzarmi in volo…

Per avvicinarmi piano

e sfiorarla con la mano.

Vedendo la luna così vicina

anche la mia stanza buia e silenziosa

conserva una fievole lucina,

rendendo la notte serena e gioiosa.

Fissando la luna così bella e travolgente,

penso: come il mondo, sarà abitata da tanta gente,

così mentre accarezzo un sogno che mi allieta,

mi dico: che stupendo mistero il nostro pianeta.


Ipermercato

 

Un posto nuovo, enorme e pieno di gente,

che sballo passarci la domenica

quando in casa non si ha da fare niente,

ma quello che ogni volta noto, non mi piace mica…

Tra i diversi corridoi tante famiglie con bambini

che non sono come prima allegri e attratti da giochini.

Ci sono i più piccini

che sbattono i piedini…

Urlano, piangono e si disperano

perché sanno che mamma e papà prima o poi cedono,

figli avvezzi a non esser contraddetti,

piccoli tiranni,

pieni di rabbia e vizietti,

che li caratterizzano già dai primi anni.

Bambini un po’ più grandi, di 7 o 8 anni

che non ridono, non giocano, ma avanzano distratti,

come se ai videogiochi fossero vincolati da contratti,

non si rincorrono quasi mai,

restano lì seduti sulle panche in galleria,

ipnotizzati da tablet, computer, cellulari,

non capiscono che la tecnologia,

usata a sproposito porta anche guai,

che dai loro piccoli sguardi succhiano l’incanto e l’allegria.

Non conoscono le fiabe, la fantasia, il gioco

e in cose favolose non credono neanche un poco,

bimbi disillusi, smaliziati, viziati,

questo si vede in quegli ipermercati.

Di Babbo Natale e della sua magia

hanno perso la mania,

e se i bambini son confusi e non credono più a nulla

dipende da noi e da come li cresciamo fin da quando sono nella culla.


Sogni

 

Tanti capricci per andare a letto,

ma alla fine tutte le sere i bimbi crollano

e con l’orsetto stretto al petto

dormono profondamente e con la mente vanno lontano.

Si ritrovano ogni volta in sogni diversi

popolati da unicorni, principi, fate

a volte si sentono persi

ma poi si sollevano su ali dorate

oppure si tuffano in mare e in mondi sommersi

abitati da balene, gamberi e sirenette

che fanno concerti in coro

e muovono le allegre codette.

Poi piombano in boschi con alberi d’oro

con fiumi di latte e cioccolato

e cespugli di zucchero filato.

Ad un tratto diventano più piccini

e si ritrovano in case di gioiosi gnomini

che per salutarsi strofinano i nasini,

si accomodano su divani di marzapane

e assaggiano caramelle e torte di ogni dimensione.

Ma come sempre giunge il nuovo giorno

e la luce si diffonde tutt’intorno,

sussurrando la mamma con la sua vocina

dice: “Svegliati è già mattina”.


San Martino

 

Un giovane soldato

un giorno a cavallo galoppava

dal suo ampio mantello riscaldato

anche l’autunno intorno avanzava.

L’atmosfera era grigia e brutale

presto arrivò un temporale

non si udiva un’anima parlare

ognuno era in casa vicina al focolare.

Mentre il ragazzo proseguiva

scorse in un angolo un mendicante

solo uno straccio il suo corpo copriva,

così lo salutò affettuosamente

e strappò in due il suo ampio mantello

coprendo quell’uomo sfortunato

quello reagì come se gli avesse donato un gioiello

e lo salutò con fare accorato.

Rimontò a cavallo e continuava a camminare

anche la pioggia seguitava a scrosciare,

s’imbattè in un nuovo poveretto

e lo osservò sempre più afflitto,

si spogliò dell’altra metà del mantello

e lo porse al vecchierello.

Rammaricato davanti a tanta indigenza

riprese il cammino

e di pregare Dio sentì l’esigenza

sentendosi impotente come un burattino.

Dopo un po’ avvenne una cosa prodigiosa

il tempo cambiò all’improvviso

il sole irradiò ogni cosa

e illuminò Martino in viso.

Apparve un variopinto arcobaleno

e volarono stormi di uccelli nel cielo sereno.

Dio aveva apprezzato

quei gesti spinti da un altruismo smisurato.

Quel bel tempo era un segnale

sembrava un giorno di primavera

il suo nome sarebbe stato immortale

questa di San Martino è la storia vera.


4 Stagioni

 

Son curiose le stagioni

alcune sembrano sparite

e dai sandaletti e i racchettoni

si passa spesso alle coperte imbottite.

C’era una volta l’autunno

con il suo leggero venticello

strappava le foglie di ogni alberello

accogliendo la fine dell’anno.

Dopo l’inverno veniva,

che con la sua festosa aria natalizia

case e paesi con luce abbelliva

e allontanava l’iniziale pigrizia.

Il freddo poi cedeva il passo alla primavera

coi campi fioriti e profumati

il sole riluceva da mattina a sera

e avevamo voglia di vestiti colorati.

In fine c’era lei: l’estate,

con le vacanze i libri faceva accantonare

parchi ripopolati e spiagge affollate,

fino a sera tardi ci faceva giocare.

Ora si parla di riscaldamento globale

non delle case ma del mondo

e se ci rifletto ci resto un po’male

perché di alcune stagioni è rimasto solo il ricordo.


Verso il mare

 

Lo sguardo volto al mare

e l’anima prende a galleggiare…

Lì distesa sulla sabbia

stempero ogni rabbia…

Mi fingo isole lontane

dove non si odono voci umane,

solo un suono che torna dal mare

dal quale mi sento abbracciare…

Suono di onde

che lambiscono le sponde…

Suono di gabbiani

che annullano aeroplani…

Mi lascio cullare,

mi sento volteggiare,

libera come una piuma

mi poso sulla schiuma

schiuma di un’onda

che mi avvolge gioconda,

che col suo fresco getto

mi desta con diletto.


Speranza

 

Dischiusa in un angolo del cuore

s’attenua ma non muore.

Quando la vita ci affligge

e come un pugnale trafigge

bisogna cercarla

e trattenerla.

La speranza dà sicurezza

indica la via per l’allegrezza.

Nella malattia tienilo a mente

la speranza aiuta ogni paziente.

Nella disgrazia e la sfortuna

rischiara quanto la luna.

Non cedere allo scoramento

bramala ogni momento,

e come le nuvole fuga il vento

manda via qualunque tormento.

Aggrappati dunque alla speranza

e sarai forte abbastanza.


Grande città

 

Immagino di camminare in una grande città

avanzo tranquilla in libertà

mi fermo, osservo, ascolto i rumori

frastuono di clacson

stridio dei tram.

Avanzo e procedo come mi va

sconosciuta in mezzo alla folla

anonima e chiusa nella mia bolla.

Nessuno ti chiama

ti scruta, ti giudica.

Nessuno sa nulla di quello che sei

di dove vivi

di ciò che fai.

I piccoli paesi a volte son stretti

la grande città è il posto per me

che sono aperta, libera e solitaria,

solitaria anche in questo caos

dove sorrido solo a chi mi va…

Dove non importa chi sono, ero o sarò…


Meglio tacere

 

È tentativo vano cercare persone

con cui aver uno scambio di opinione

ne deriverebbe una vuota discussione.

Tutti saggi, sapienti e saccenti

verso le idee degli altri indifferenti.

Li vedi intenti a volerti correggere

per accontentarli non sii disposto a cedere.

Meglio tacere

e in un angolo rimanere.

Saranno i primi ad inseguire la massa

avvezzi ad accodarsi a testa bassa.

Sembravano granitici caratterialmente

ma è malleabile la loro mente.

Meglio tacere

e il pensiero trattenere

e controcorrente

marciare assai distante.