INIZI A VIVERE
Un catoblepismo il nostro.
Ossa arrugginite che stridono,
pensieri annebbiati.
Dispensavamo scottature e macchie nere,
ma di lasciarci non eravam capaci.
Odio e amore
contrasto perenne e inevitabile,
indispensabili entrambi
per creare bellezza.
Arrampicati su quei rami di secondi felici,
vivevamo quella vita malsana
che i cuori ci avvelenò.
Non guarisci mai del tutto poi,
e ti sembra di morire,
ma è a vivere che inizi.
MANCANZA
Ti rivedo in tutti quegli sguardi
assenti
persi
profondi oceani.
Ti rivedo in tutte quelle labbra
secche
rigate
aridi deserti.
Ti sento in ogni tocco
distratto
freddo
ghiaccianti menti.
Sento la mancanza
della tua, mai stata, presenza.
ESSERE
Eri
l’odore del bucato,
dell’erba bagnata,
brividi lungo il collo…
Io ero
acqua fredda,
il profumo della primavera,
lacrime sul viso…
Siamo stati
il sole dopo la tempesta,
un fiore nel cemento,
il sorriso di un bambino.
La senti?
Era felicità quella.
Ma di noi rimane
polvere al vento,
una strada deserta,
lenzuola gelide.
La senti?
Ora è tristezza.
PICCOLEZZA INCANTEVOLE
Occhi non vi temo più.
Intrisi di maliziosa innocenza,
nulla mi lasciaste
dell’ingannevole felicità che fu.
Paura di quella tristezza familiare
che affiorava al sorgere del sole
e tramontava con l’affiorare della notte.
Lei era incubi e sogni a perdi fiato.
Fuori da quella confortevole solitudine
non un vuoto, ma incolmabile pienezza
di codesta, ardua, emozione.
Se era amore non saprei dirvi
ma lei, piccolezza incantevole,
cuore ed anima, consapevolmente, mi rubò.
CIECA
Non una parola su te
che muta osservi
l’inciso vuoto prepagatosi
dinanzi ad un muro bianco sporco.
Non una parola su te
ma mille emozioni grigie
stese su righe spente
di ormai morta vita.
Quell’obesità di amore
che farebbe fiorir pietra,
il tuo pensiero non turba.
E seppur cieca
il sol non vedi,
da lontano il cuor ti scalderà.
TRAMONTO
Correvano i treni chissà dove
e quel frastuono di velocità
stonava con le silenziose scie chimiche
che vibravano alte nel cielo.
Nel tiepido rossore
della quasi sera
scorgevi sfumature di colore
che mai più uguali vedrai.
Si adiravano le onde
col tramontare del sole,
risucchiavano i tuoi pensieri
rigettando mille e altre verità.
Andava nascondendosi
quel mondo vivo
portato via dalla notte.
Il freddo, bruciava.
POVERO CUORE MIO
L’aria odorava
d’uva appena raccolta
e di terra bagnata,
il sole era ritiratosi da tempo
e fuori era notte nera
senza stelle.
Dal telefono uscivano
le più belle note
di un pianoforte sconosciuto.
Gli occhi bruciavano per il fumo
e le mani per il freddo.
La mia testa ballava
ubriaca d’amore e dolci pensieri
ma il cuore
-povero cuore mio-
fremeva di dolore.
INUTILMENTE
Solo parole vuote,
note discordi,
menzogne di vita
sparse sotto ad un tavolo,
sigarette e caffè
a soddisfare voglie.
E voi
gente di poca fede,
con spiccioli di speranze nelle tasche
che vi accontentate di ricordi sfumati,
non siete morti
ma inutilmente vivi.
OCCHI TUOI
Nella fattezza degli occhi tuoi,
privi di ogni realtà
vissi senza mai morire,
con astio risentito
e amore logorato,
col cuore spento
e la mente deturpata.
STANCHI E PERSI
Avremo l’aria stanca
di chi ama invano,
di chi passa le giornate
in pigiama sul divano.
Saremo avidi sognatori
usurpatori di emozioni.
Saremo persi
e mai più capaci di ritrovarci.