Ilaria Grifasi - Poesie

INIZI A VIVERE

 

Un catoblepismo il nostro.

Ossa arrugginite che stridono,

pensieri annebbiati.

Dispensavamo scottature e macchie nere,

ma di lasciarci non eravam capaci.

Odio e amore

contrasto perenne e inevitabile,

indispensabili entrambi

per creare bellezza.

Arrampicati su quei rami di secondi felici,

vivevamo quella vita malsana

che i cuori ci avvelenò.

Non guarisci mai del tutto poi,

e ti sembra di morire,

ma è a vivere che inizi.

 


 

 MANCANZA

 

Ti rivedo in tutti quegli sguardi

assenti

persi

profondi oceani.

Ti rivedo in tutte quelle labbra

secche

rigate

aridi deserti.

Ti sento in ogni tocco

distratto

freddo

ghiaccianti menti.

 

Sento la mancanza

della tua, mai stata, presenza.

 


 

 ESSERE

 

Eri

l’odore del bucato,

dell’erba bagnata,

brividi lungo il collo…

Io ero

acqua fredda,

il profumo della primavera,

lacrime sul viso…

Siamo stati

il sole dopo la tempesta,

un fiore nel cemento,

il sorriso di un bambino.

La senti?

Era felicità quella.

Ma di noi rimane

polvere al vento,

una strada deserta,

lenzuola gelide.

La senti?

Ora è tristezza.

 


 

 PICCOLEZZA INCANTEVOLE

 

Occhi non vi temo più.

Intrisi di maliziosa innocenza,

nulla mi lasciaste

dell’ingannevole felicità che fu.

 

Paura di quella tristezza familiare

che affiorava al sorgere del sole

e tramontava con l’affiorare della notte.

Lei era incubi e sogni a perdi fiato.

 

Fuori da quella confortevole solitudine

non un vuoto, ma incolmabile pienezza

di codesta, ardua, emozione.

 

Se era amore non saprei dirvi

ma lei, piccolezza incantevole,

cuore ed anima, consapevolmente, mi rubò.

 


 

CIECA

 

Non una parola su te

che muta osservi

l’inciso vuoto prepagatosi

dinanzi ad un muro bianco sporco.

 

Non una parola su te

ma mille emozioni grigie

stese su righe spente

di ormai morta vita.

 

Quell’obesità di amore

che farebbe fiorir pietra,

il tuo pensiero non turba.

 

E seppur cieca

il sol non vedi,

da lontano il cuor ti scalderà.

 


 

 TRAMONTO

 

Correvano i treni chissà dove

e quel frastuono di velocità

stonava con le silenziose scie chimiche

che vibravano alte nel cielo.

 

Nel tiepido rossore

della quasi sera

scorgevi sfumature di colore

che mai più uguali vedrai.

 

Si adiravano le onde

col tramontare del sole,

risucchiavano i tuoi pensieri

rigettando mille e altre verità.

 

Andava nascondendosi

quel mondo vivo

portato via dalla notte.

Il freddo, bruciava.

 


 

 POVERO CUORE MIO

 

L’aria odorava

d’uva appena raccolta

e di terra bagnata,

il sole era ritiratosi da tempo

e fuori era notte nera

senza stelle.

Dal telefono uscivano

le più belle note

di un pianoforte sconosciuto.

Gli occhi bruciavano per il fumo

e le mani per il freddo.

La mia testa ballava

ubriaca d’amore e dolci pensieri

ma il cuore

-povero cuore mio-

fremeva di dolore.

 


 

 INUTILMENTE

 

Solo parole vuote,

note discordi,

menzogne di vita

sparse sotto ad un tavolo,

sigarette e caffè

a soddisfare voglie.

E voi

gente di poca fede,

con spiccioli di speranze nelle tasche

che vi accontentate di ricordi sfumati,

non siete morti

ma inutilmente vivi.

 


 

 OCCHI TUOI

 

Nella fattezza degli occhi tuoi,

privi di ogni realtà

vissi senza mai morire,

con astio risentito

e amore logorato,

col cuore spento

e la mente deturpata.

 


 

 STANCHI E PERSI

 

Avremo l’aria stanca

di chi ama invano,

di chi passa le giornate

in pigiama sul divano.

Saremo avidi sognatori

usurpatori di emozioni.

Saremo persi

e mai più capaci di ritrovarci.