India Iammancini
Poesie
Agonia
Non ti ho mai chiesto di restare, mi sembrava quasi nulla la tua presenza di fronte all’assenza di quelle anime che avrebbero dovuto popolare la stanza. Può sembrare arrogante, quasi crudele, me ne rendo conto, ma la verità è che eri solo una linea parallela a me, sei sempre rimasto a guardarmi ad una distanza dovuta, non hai mai avuto il coraggio di rompere le leggi matematiche ed imbatterti nella mia strada come una linea incidentale. Si, penso sia questa la colpa che ti attribuisco. Io per te invece avevo stravolto la mia quotidianità e messo il mio tempo a tua disposizione, ma immagino che non te ne sia mai accorto. Il problema però sono io giusto? Perché ho avuto la forza di aprire gli occhi, quando ormai non era rimasto più nessuno ad animare i miei fine settimana, quando ormai avevi allontanato ogni fonte di benessere da me. È ovvio che il problema sono io, perché ho permesso che quel nastro di seta che teneva legati i nostri polsi fosse sciolto, anzi sono stata io proprio l’artefice. Il nastro di seta…si me lo ricordo, quando era così semplice, ogni tanto incollavamo qualche brillantino o ci divertivamo a colorarlo. Non so spiegare quando quel nastro sia diventato una corda, ed ero destinata a non accorgermene finché non è diventata una catena che stringeva i polsi, e mi circondava il cuore opprimendolo. Ma anche in quel caso non me ne sono accorta, no perché la verità è che il cuore è un muscolo che non fa male finché non è troppo tardi, ho realizzato cosa mi stavi facendo quando la catena ha iniziato a bloccarmi le vie respiratorie e impotente, non riuscivo a fare altro se non supplicarti di allentare la presa. Non so bene spiegare come sono riuscita ad uscire da quella situazione, ma posso dire che anche il seguito non è stato semplice. Perché a quel punto ero davvero sola, eri riuscito a sbarazzarti di tutti quelli che mi amavano, anzi ero stata io a farlo perché tu mi avevi convinto che fosse la cosa giusta da fare. Però non mi importa, ormai tu non puoi più impedirmi di respirare.
Coscienza
Guardai quella figura occulta da una nube, vestita con una sottile veste di malinconia, la vedevo impaurita, non osavo avvicinarmi per imbarazzo ma non potevo lasciarla vagare ancora in quel luogo ignoto.
Non sapevo neanche come fossi giunta lì, ricordo di aver seguito un sogno, un sogno che forse non avrei dovuto tentare di avverare, sarebbe forse stato meglio abbandonarlo in un angolo del cervello lontano da me?
Mi era stato detto di lasciar perdere ma ho voluto tentare e sono caduta, non credo di pentirmi della mia scelta avrei solo voluto prepararmi meglio, portare delle bende, un po’ di acqua ossigenata e maggiore consapevolezza riguardo le difficoltà di rialzarsi.
Ormai però non posso tornare indietro, non ho motivo di crogiolarmi nelle mie decisioni, giuste o sbagliate che siano, dovrei pensare a come proseguire perché ormai sono in piedi e sono qui, in un luogo sconosciuto, circondata dal nulla tranne che per questa figura che si erge davanti a me con apparente terrore. Dovrei forse andare a parlarle? No, sarebbe inutile, rimarrei a fissarla come un’ebete nel tentativo di dire qualcosa che la aiuterebbe. Sembra che ora mi fissi, come se sapesse chi sono e perché sono qui. Non lo so, magari sa davvero chi sono ed è venuta ad aiutarmi, perché io ho bisogno di aiuto vero?
No, non sarà così, le persone non ti aiutano mai solo per l’atto in sé,
forse dovrei avvicinarmi per capire chi è, ha un portamento familiare…
Ma forse non dovrei perché se veramente fosse qui per me, si sarebbe avvicinata lei. In fondo però sono già arrivata al punto più basso, non ho motivo di temere una caduta più rovinosa.
Ho deciso: vado da lei, mi trovo proprio in prossimità del suo volto ma non riesco a vederlo a causa di quest’aura scura che la circonda, mi accorgo però che lentamente dal colore nero passa al bianco e finalmente volge il suo sguardo verso di me. Lei è me, ha i miei occhi, il mio naso, la mia bocca, come fosse il mio destino, venuta qui per ricordarmi di proseguire anche se la strada sembra tortuosa perché quel tragitto finirà e il paesaggio sarà imperdibile.
Coraggio
Non so come appare,
Se è davvero così travolgente,
Dovrei aspettarlo timidamente, soffocando ogni impulso,
Forse dovrei affrontarlo,
Magari lasciare che mi trascini in un’odissea di novità.
Aspetto un dissesto, non uno di quelli dolorosi, qualcosa che ti sorprende e ti trascina alla scoperta di ciò che fino ad allora hai avuto solo il coraggio di immaginare.
Non so in che modo mi raggiungerà,
Se in maniera totalmente casuale,
Magari mi è già passato vicino ma ero così preoccupata che tutto fosse perfetto da non accorgermene.
La verità è che non so com’è fatto l’amore , né come agisce
Ma spero che abbia il tuo volto.