Irene Abis

Poesie


In gondola* sul Nilo

Appoggiati al davanzale
d’una notte egizia,
implumi dentro il nido
d’un terrazzo d’albergo,
bisbigliamo azzime parole lievitate
dal silenzio, marea
che ci solleva alla cima della palma,
che ostende nella sera
una luna gravida
di calma.
L’ascensione che ci attrae
al magnifico portale
cesellato di crateri,
ci avvicina ai fili d’oro
delle rotazioni, alla danza
regolata che sostiene
ogni singolo elemento, il piccolo,
il grande, il rapido, il lento.

Risucchiati nel mistero
della lampada che dorme
accesa fra le sete della notte,
al lato suo ch’è in ombra
viriamo:
per scoprire che la pietra, anche lei,
ha un volto umano.

(*gondola: termine che indica il cesto della mongolfiera)

 


 

Orizzonti verticali

Dentro le costole
del lungo inverno di Auschwitz
un pendolo d’ossa balla nell’aria:
la vena pian piano si svuota
di tutta la sua sostanza
la gamella
batte nel petto
– acqua e bucce
rimescolate nel sangue –

siamo numeri stretti
dentro un pugno
di fango

Qui si chiudono gli occhi
senza spargere sangue
il fumo dei nostri corpi
addolcisce l’aria invernale.
Il nostro destino è leggero
e spoglio di tutto
il passaggio di là
è breve: dentro il camino
mettiamo le ali
azzurre dita del cielo
ci sollevano
– anima e corpo mutati
nella stessa sostanza –

Sulla Terra rimane
un’atmosfera lunare:
cumuli di denti e capelli,
dune di occhiali
e pendii di valigie
cariche d’aria:
sono per voi
che restate

Quassù ogni pezzo
si ricompone,
una brezza leggera pronuncia
il nostro nome:
dentro il Santo dei Santi
finalmente riposo
e riconciliazione.

 


 

Infusione

È tornata la Sposa
impastata di terra e di vino,
cinta di rosso
appassito

In festa
è lo Sposo,
con ali purpuree
e carni d’azzurro

Imperfetto
il mio Cantico,
con piume d’angelo
e di Eva tradita
la polpa,
a Te si ricongiunge,
Re e Uomo,
amante
paziente