Irene Petroni
Poesie
Otto e Wiscky – storia di un’amicizia
Otto è un piccolo gattino randagio, la sua è una storia come ce ne sono tante. La famiglia che
che lo aveva accolto non avendo più la possibilità di tenerlo, lo ha riportato in strada. Un gatto
particolare Otto, ha il pelo corto ma il colore rosa, è la sua particolarità.
Vaga spesso per i vicoli della città in cerca di qualcosa da mangiare e anche in cerca di
nuovi amici, si sente molto solo e desideroso di compagnia. Le giornata trascorrono
tranquille, gioca salendo sugli alberi che si trovano nel parchetto adiacente una piccola
chiesa. Il parroco a volte gli apre qualche scatoletta e gli lascia una ciotolina
d’acqua, Otto è molto amato dai bambini dell’oratorio, lo accarezzano ogni volta che
il gatto è nei paraggi, lui figuratevi, si scioglie come neve al sole dalla contentezza.
Le notti trova riparo presso gli antichi monumenti della città, in qualche insenatura.
Ma nonostante a volte piova o faccia tanto freddo, non si lamenta mai, vive sereno Otto
nel suo mondo fatto di semplicità.
Subito dopo il tramonto sale sopra i tetti e si rilassa guardando il cielo stellato, è un
sognatore, viaggia con la fantasia ed è fermamente convinto che se guarda a lungo una stella, il
suo desiderio si avvererà.
Giunta la primavera, il gatto corre felice sul prato si rotola beato tra i fiori, vede
un uccellino dai molti colori che cinguetta tranquillo sul ramo di una grande quercia, Otto
pensa che sarebbe una buona giornata di caccia se riuscisse a mettere le zampe su
quell’uccello. Ma il gatto ha paura di salire sugli alberi, paura dovuta al fatto che anni prima
aveva vissuto un’esperienza per lui traumatica. Era riuscito a salire fino in cima ad
un albero molto alto, ma non era riuscito a scendere giù. Per prendere l’uccellino prova a
spiccare dei salti, ma i rami sono irraggiungibili, pensa di prendere più rincorsa, indietreggia
fino alla strada ma una macchina, che corre troppo, non lo vede e lo investe. Fa un gran balzo
poi ricade sull’erba, l’autista non si ferma e prosegue la sua corsa.
Otto privo di sensi giace stordito sull’erba del parco.
Wisky è uno spinone polacco, anche lui è un randagio (da 7 generazioni) che vive di quello che
la strada gli offre, è un solitario non ama molto avere rapporti con le persone e nemmeno
con gli altri animali. Ma quando vede il gatto in terra quasi senza vita non può fare a meno
di avvicinarsi, prova a scuoterlo ma invano, abbaia ma ancora una volta non succede niente,
allora decide di andare a chiedere aiuto a qualcuno, una bella prova per lui che con gli esseri
umani non aveva mai avuto nulla a che fare, trova una signora con le buste della spesa ed
inizia tutta una serie di avvicinamenti, piccoli mugolii poi abbaia e abbaia sempre più forte
indicando il luogo dove si trova Otto. La signora a quel punto capisce e chiama i soccorsi.
Dopo una breve degenza in un gattile della città, Otto torna alla sua vita ma ancora un
pò convalescente. Wisky si prende cura di lui, lo accudisce, gli porta il cibo, gli fa
compagnia, iniziano a giocare insieme, sono complici nei furti alla bancarella di Nando,
un ragazzo napoletano che porta il pesce al mercato del quartiere, Otto lo distrae
mentre Wisky ruba il merluzzo, sa quanto Otto ne va matto. La stessa cosa vale per la
macelleria della signora Nina, un pò più difficile ma Nuvola riesce sempre a portare via
le animelle per Wisky.
Sono sempre più uniti, praticamente inseparabili. Dividono la stessa coperta, dormono
abbracciati l’uno all’altro che sia estate o inverno, praticamente amici.
Otto ricorda molto bene il desiderio espresso sul tetto, mentre osservava con tutto se stesso
una stella, desiderava un’amico. Il suo sogno si è avverato.
Una sera Otto vuole far conoscere al suo amico un posto speciale, vanno sui tetti al calar
del sole, una vista meravigliosa, è come se il tempo si fermasse ed il frastuono della città
divenisse sempre più distante, ci sono solo loro e le vecchie tegole. Otto guarda in alto
in cerca della sua stella, la vede, è contento, piano piano sussurra “Grazie, amica mia”.
Non vuole farsi sentire dal suo amico, Wisky lo prenderebbe in giro, gli direbbe che è stupido
credere in queste cose, ma non sa che, se ha incontrato Otto e se si vogliono tanto bene è
proprio grazie ad una stella e ad un gatto che crede nell’impossibile.
Ritorno da me
I giorni e le notti sono sempre uguali per Mihas, un senza tetto rumeno di 55 anni arrivato a Roma
un pò per gioco un pò per errore. Conduceva una bella vita nel suo paese, aveva una bellissima
casa, un lavoro importante, una famiglia e tanti amici.
Poi come accade a moltissime persone, un’investimento sbagliato cambia
totalmente la sua vita. In un attimo tutte le sue sicurezze vanno in frantumi. Fa una scommessa
con se stesso, allontanarsi dalla sua terra e riuscire a cavarsela da solo, non per molto,
qualche mese e poi tornare. Una sfida. Prende però, per una sua distrazione, il treno sbagliato
che lo condurrà in un’altro paese, l’Italia, precisamente nella città di Roma.
L’inizio non fu dei migliori, sbancare il lunario si rivelò piuttosto impegnativo, così come
riuscire a trovare un riparo per la notte, in una città a lui sconosciuta.
Mihas però non si dà per vinto, si chiede “Quanto potrà essere difficile vivere per strada?”.
Passano i giorni, l’estate sta per lasciare posto all’autunno e di conseguenza anche al tempo
rigido e freddo.
Non può tornare in Romania perchè non ha più i soldi per farlo, ed è costretto a restare lì.
Oramai è a tutti gli effetti un senza tetto, conosce altri che, come lui, vivono le sue stesse
condizioni. Tra questi c’è anche chi tenta di rubare i suoi effetti personali quando dorme.
Mille insidie oltre alla mancanza di cibo e di coperte calde.
Trascorre così le sue giornate e giorno dopo giorno passano gli anni. Mihas è molto credente, la
sua fede non ha mai vacillato neanche durante i momenti più grigi, lui sa che da qualche parte
c’è il suo Signore a vegliare su di lui, questo gli dà forza e coraggio per andare avanti.
Lui e la sua catenina con il crocifisso , non se ne separa mai e se qualcuno gli
chiede che senso abbia per lui la vita, risponde, toccando il corpo di Gesù, che è Lui il senso della
sua vita.
Molte persone lo vedono e si girano dall’altra parte, uno come lui rovina le strade della città
con i suoi vestiti logori ed i suoi capelli lunghi e trasandati.
La sua presenza offende i buoni cittadini.
Ma c’è chi invece si ferma e gli offre del cibo ed intrattiene con lui una chiacchierata, queste
persone comprendono che è sì un senza tetto, un “barbone”, ma è anche una persona profonda con
la quale si può parlare di tante cose, conosce 3 lingue Mihas, ha 2 lauree, e soprattutto ha
una dignità fuori dal comune.
Vive così, di tanto e di niente, ai margini della vita e della società. Le sue giornate
potrebbero sembrare tutte uguali, ma ogni nuovo giorno per lui è un ringraziamento, è una gioia.
Si reca sulla spiaggia del litorale romano
a godersi il suono del mare, le onde che si susseguono come in una danza, nel cielo le nuvole
assumono le più svariate forme, trova sempre chi gli dona ora una coperta, ora un maglione e del
cibo. Sono molte le persone che vogliono bene a Mihas. Ma il suo grande amico, quello dal
quale non si separa mai è il suo gatto, pò anomalo, perché solitamente con i senza tetto
c’è sempre un cane, ma lui una sera ha trovato Pepe abbandonato vicino ad un cassonetto
dell’immondizia, era un cucciolo spaventato ed infreddolito, lo ha subito preso con se e da quel
momento sono sempre insieme.
Passeggiano tra i sentieri boscosi di una pineta adiacente al mare, appena può si leva
le scarpe per sentire l’erba sotto i suoi piedi, un contatto che lo rilassa.
Legge molto, in particolare ama la letteratura russa, ormai nella biblioteca lo conoscono tutti,
può prendere ogni libro che vuole, anche se lui preferisce leggeli lì, seduto tranquillo.
Scrive e dipinge Mihas e dona le sue opere a chiunque desidera riceverle.
Prima di andare a letto, infila Pepe nella sua giacca per tenerlo al caldo, fa le sue preghiere
e pensa che la sua vita non poteva essere più bella di così. Non rimpiange nulla del suo passato.
Si sono tutti allontanati da lui dopo il suo tracollo finanziario. Ma per lui i soldi non sono
altro che carta, sa bene che bisogna guardare altrove per avere una vita ricca. Ma la cosa più
importante è che Mihas aveva finalmente ritrovato Mihas ed è stato il più bell’incontro d’amore.
Un padre e una figlia
Papà se tu potessi ascoltarmi, vedermi
Forse non approveresti nessuna delle mie scelte
Ma vedi papà è giusto commettere i propri “errori”
Sto sperimentando, crescendo
Tutti i doni che mi hai trasmesso
Saranno con me per sempre
Sei il tesoro custodito nel prezioso scrigno
Ricordo con dolcezza i nostri momenti
Ogni tuo sorriso è stata un’impronta sul cuore
Eri di poche parole ma toccanti
Ci siamo amati e scontrati
Diversi e uguali
Tu sei “le mie radici”
Ti dico oggi quel Ti Amo
Rimasto inespresso troppo a lungo
Grazie per l’amore
Che con difficoltà riuscivi a donarmi
Grazie per essere stato mio padre!