James Giunta - Poesie

Una donna, una poesia

 

Una donna non è forse poesia?

 

Dove sono le parole magiche,

Dove sono le pagine sfogliate,

Dove sono i versi compiaciuti,

Intrecciati entro le strofe separate,

Dove sono le consonanti,

E soprattutto,

Dove son le Vocali?

 

Nelle sue vellutate gambe d’avorio

Nei suoi capelli mossi dalla sua piccola mano

Nel suo sorriso illuminato dalla luce della luna

Nelle sue dolci orecchie (ancora sorrido di questo particolare)

Nel suo seno, anche se non prosperoso, ma profumato dal mio bacio

Nei suoi occhi, che passano dalla gioia al dolore, in un battito d’ali

Nella sua bocca insaporita dal luppolo amaro

Nel suo corpo…

 

Una donna non è forse poesia?

No! è molto di più

 

Ma chiedo dov’è il significato di quelle vocali

Dov’è il senso e l’amore e l’odio e la critica feroce

Nascoste tra un verso e l’altro

Dove sono le allusive quanto provocanti idee dietro le pagine sottili

Dov’è la Musica?

 

Nel suono della sua voce soave

Nel ricordo di giornate estive passate a vagabondare

Nel rinfrescante sorso del vino fresco

Bevuto in caldi Agosti

Nelle lunghe confessioni che ci univano e ci consolidavano

Nel profumo della sua pelle chiara

 

In lei.

Nella poesia più profonda in cui mi son mai imbattuto,

 

Una donna non è solo poesia

Una donna è la prima poetica poesia!


Ci sto provando

 

Ci sto provando veramente

La mia infanzia torna

Così come la mia turbolenta

adolescenza

Ma io le respingo

Seriamente, lo posso giurare

 

Quando sorvolo i meravigliosi

luoghi della mia memoria,

La tentazione è tanta

A volte troppa

Ma continuo a perdurare

 

E lo faccio per Te

 

Me lo hanno insegnato le tue gesta, le

tue grida

Le tue lacrime

Lacrime spese forse non invano

Lo spero con tutto me

 

Sogno che hai trovato la tua pace.

La fuga che avevi tanto agognata,

forse tu l’hai intrapresa?

La libertà del tuo animo,

Che sempre gridava di disperata

claustrofobia,

l’hai raggiunta?

 

Oh mi inquieta aver una parte di

colpa in tutto ciò

Ti prego

Rivelami il mio merito

 

Ed ad un tratto

Sei tornata e mi mostri come son le

cose veramente

 

Mi dà a pensare il paradossale

ossimoro che è la vita

E posso giurare che ci sto provando

veramente a capir

Lo posso giurare


 

Ricordo di Poesia n°2

 

Ricordo le grida delle nostre madri il giorno in cui nascemmo

in quel lontano e caldo agosto

e così, condividendo

il nostro primo pianto,

il nostro primo sorriso

e il nostro primo bacio materno,

ebbe inizio.

 

Ma adesso, a tanti anni di distanza, tutto è finito e destinato a non ritornare.

 

Ricordo l’innocenza della nostra infanzia

passata a correre e giocare su verdi prati

in quel lontano e caldo agosto

e così, ridendo

dei nostri scherzi,

delle nostre pazzie,

dei nostri amori

cominciammo a maturare.

 

Ma adesso, a tanti anni di distanza, tutto è finito e destinato a non ritornare.

 

Ricordo il periodo in cui ballavi nella notte stellata

in quel lontano e caldo agosto

e così, guardando i tuo capelli volare nel cielo

compresi che,

le nostre risate,

i nostri pianti,

le nostre gioie,

sarebbero durate per sempre.

 

Ma adesso, a tanti anni di distanza, tutto è finito e destinato a non ritornare.

 

Ricordo il giorno della nostra laurea e come eri vestita

in quel lontano e caldo agosto

e cosi, guardandomi ridere

dei nostri abiti,

delle nostre capigliature,

dei nostri sogni,

ti innamorasti di me.

 

Ma adesso, a tanti anni di distanza, tutto è finito e destinato a non ritornare.

 

Ricordo il giorno del nostro matrimonio e della felicità dipinta sul tuo volto

in quel lontano e caldo agosto

e così, pensai

alle nostre ore passate insieme,

ai nostri litigi, furiosi e vendicativi,

alle nostre dolci riappacificazioni,

e credetti che sarebbe durata per sempre.

Ma adesso, a tanti anni di distanza, tutto è finito e destinato a non ritornare.

 

Ricordo i primi anni della nostra convivenza nella vecchia casa sull’angolo

in quel lontano e caldo agosto

e così, mentre ballavi

le nostre canzoni,

i nostri amori,

le nostre passioni,

cominciai a scrivere solamente di te.

 

Ma adesso, a tanti anni di distanza, tutto è finito e destinato a non ritornare.

 

Ricordo il nostro primo bambino ed il giorno della sua nascita

in quel lontano e caldo agosto

e così, mentre piangeva, ricordai

le grida delle nostre madri, simili alle tue

le emozioni  della nostra crescita, viste con i loro occhi,

i nostri sogni, che sarebbero diventati i suoi,

e piansi, lacrime sincere di amore.

 

Ma adesso, a tanti anni di distanza, tutto è finito e destinato a non ritornare.

 

E ieri mi sono ritrovato a ricordare tutto questo e tanto altro

di quei lontani e caldi agosti

e mentre ti leggevo un passo dal mio libro e te mi guardavi sorridente

capii che tutto era finito e che non sarebbe mai più tornato.

E nei tuoi occhi vidi che anche te ricordavi la nostra vita passata e aspiravi a rivivere quei meravigliosi attimi, ormai trascorsi via nel inarrestabile flusso del tempo.

 

Ma adesso, passati tanti anni, comprendo che altri ce ne saranno e son felice dei ricordi di una vita passata, della nostra vita passata.


 

L’equilibrio travolto

 

Scomparso in un buio di inconsapevolezza

Divorato da un’emotività mal gestita

Immerso in un profondo quanto terribile buio

 

Sento il tonfo della caduta di

un equilibrio

Per il quale ho tanto lottato

 

Distrutto da un’emozione amichevole

Dilaniato dal ricordo gioioso

Sfregiato nell’anima come nel volto

 

E soffro

E tremo

Ed il cuore si ferma solo per un attimo

E, chiusi gli occhi, vedo una luce spegnersi

 

Ma qualcosa continua a muoversi

in me

Ricordo che ciò è solo forma

Ricerco il contenuto

Riagguanto l’equilibrio tra essi

 

Sento il tonfo della caduta

E

Mi rialzo

Stanco e demotivato

Ma continuo a camminare in questo mondo

E la mia mano stringe la tua

Sempre più forte

Con la speranza di aver ritrovato la verità

 

Ma son ancora in bilico tra il buio e

la luce

Chiedendomi

Perché?


 

La ragazza francese

 

Arrivai nel paese della Cultura

Artista da un paese glaciale

Bianca neve sotto il sole di Firenze

Beata giovinezza nell’Antica Italia

Candore di un’estate d’amore

Canzone di una canzone ispirata ad una notte stellata

Di molte parole non ero, al seguito

Della prima volta in cui lo vedetti

E la differenza era troppa

Estremo il confine che ci separava

Forse la sua faccia era interessante?

Fantasioso, per esser cordiale, il suo vestiario

Glaciale il suo sguardo

Grazioso il suo sorriso

Ho forse interesse in lui?

Ha forse interesse in me?

Irrazionale è il suo inglese

Impossibile stabilire la sua nazionalità

La sua gentilezza mi sorprese

Levai la maschera di pretese

Maschera di riservatezza

Misi la mia fragilità nelle sue mani

Nei suoi occhi vidi tenerezza

Nella sua semplicità, sicurezza

O era il vino?

Oh come gira la testa

Piena di insicurezze nel ricordo dell’amore

Paterno, che tanto mi è mancato

Quanto lo odio…

Questo solo io lo so, ma mi

Ricorderò di te, giovane amico

Rimarrai nella mia memoria a lungo

Sentirò il vento ed il ricordo tornerà alla nostra cena

Sarai il mio ricordo fiorentino

Te, città e uomo

Tutto in una serata inattesa e magnifica

Uguale a quella notte non sarà mai più

Unica sarà nella mia memoria

Verrai insieme a me nel mio

Viaggiar tra adolescenza e maturità

Zitto… finisce qua. A

Zara ci rivedremo ma sarà un viaggio che non si rivivrà.


 

 Paranoia

(a L. C.)

 

Credevamo di esser migliori

pensavamo di saper e conoscer

sapevamo che eravamo distanti dagli altri

ma

non era così

 

Ci chiese aiuto

Ci pregò con grida disperate,

discorsi allucinati

 

La sua paura deve esser ricordata

 

Mi chiedo cosa sto facendo.

So che devo farlo

Perché ciò non succeda più

 

La colpa deve esser ricordata

 

I suoi occhi terrorizzati tornano nei mie sogni

La sua timida paranoica riservatezza

torna

in occhi terrorizzati d’altri,

torna

in me.

 

E deve essere ricordata

 

Ricordo il dolore e le lacrime

Ricordo la morte

Ricordo il suicidio

Ricordo che una storia è finita troppo presto

Ricordo la responsabilità

Ricordo la consapevolezza

Ricordo la tua, la mia, la loro

Colpa

 

Devo ricordare

Voglio ricordare

Per lui…

 

Deve esser ricordato,

Non deve più succedere.

 

Noi siam sopravvissuti…


 

 Bukowski

 

Qui, tutti intorno a me, dicono che son

impazzito.

Io continuo a leggere “Sei incancellabile tu”

e so di averla scritta io.

Così come i testi di quelle vecchie canzoni,

ormai lontane decadi da ciò che siamo

adesso,

son cantati dalla mia voce e son nati nella

mia testa per esserti raccontati.

Cosa sei, mio angelo caro? Cosa ricerchi

in questo mondo? E perchè continui a

fuggire? Sai che non c’è posto al mondo

dove ti potrai trovar sicura, se non tra le

mie braccia.

Ti amo. Ma non di quell’amore sporco di

bugie e solitudine. No, quello lo lascio a chi

non vuole sentire. Chi non vuole sapere.

Chi non vuole dire. Ma io sento, so e dico.

Ed è perché vedo te ed amo te.

Te mio specchio. Specchio di molti.

Specchio di Bukowski. Specchio dell’amore.

Specchio della mia anima.

Sei un’immagine per  me. Una dea arcaica

che canta soavemente e risveglia la vita in

  1. Perchè continui ad aver paura della

pioggia? Perché non canti più e cominci ad

ascoltare? Perché non splendi in quel sole

che irradiava i tuoi capelli. Immagine mia.

Immagine sacra. Sei questo per me adesso.

Sei lontana.

Ma in fondo è stato solo un sogno. Di quella

notte d’estate. Passato a guardar il cielo ed

a sentrsi parte di qualcosa.

Lo sentivi battere nel tuo petto? Era il cielo

e la terra che si univano. Era il frutto che

ormai era germogliato.

Si solo un sogno, per risvegliarsi nella

realtà buia e fredda, dove la pioggia

ti bagna le tue nuove scarpe. Una nuova

vita ci aspetta sotto questa pioggia, mentre

nelle pozzanghere sarà riflesso il sogno

ormai spento da quegli sporchi scarponi

di…

Un’altra volta finirò.


 

Luce nel buio

 

Le scelte che comportarono

Quelle tue grandi responsabilità

Quelle tue grandi conseguenze

Vennero dalla prigione

Che costruisti

Intorno alla tua anima

 

La chiudesti in una gabbia

Di belle immagini

Di profetiche

Visioni

E poi

Fuggisti

Nel buio della realtà

Che tanto non comprendevi

 

Una casa, una serie di fotografie

Una bellezza, sempre giovanile

 

Vivo il tuo dolore

Ma non la tua gioia

 

Mi hai rispedito nel sottosuolo

Mi hai chiuso là dentro,

Ed io

Combatto, costantemente

Per poterne uscire

 

Ma necessito della tua mano

Della tua piccola e fragile mano

Che mi carezzava

Che mi toccava

Che mi amava

Che ora è solo un sogno

 

Ma vivo di sogni

Sogni di un futuro gioioso

Di un futuro libero

Da questo greve peso

Che mi son caricato sulle spalle.

 

È il tuo peso

Che non mi lasci trasportare

Che mi impedisci di vivere

 

Torna, mia dolce amata

Torna, mia dolce anima

 

Nella mia casa, puoi costruire

Tutte le reti che vuoi

Puoi tessere

Un amore che aiuterà

La mia scalata

 

Una scalata verso il destino

Che ci ha sempre legati

 

Ci siamo toccati e ciò non si può fuggire


 

 

Risveglio

 

Mi son risvegliato

Dopo lunghe ore di sonno

E la veglia è terribile

Perché penso solamente a te

 

Te e solamente te

 

Non desidero più nessun altra

Non desidero più nessun corpo

Né cerco di averlo

 

Voglio te e solamente te

Perché finalmente ho compreso

 

Avevi paura

Paura dell’ignoto

Paura del nostro futuro buio

Non credevi che potessi esser lì per te

E la ragione

Era che io fingevo

Fingevo di esser qualcun’altro

Fingevo di desiderarti

Su quel letto,

nuda e bellissima

 

Ma adesso, in questo preciso momento

In questo meraviglioso istante

Comprendo.

Metto insieme i pezzi del puzzle,

E comprendo

 

Non ti desidero più,

Non ti voglio più,

Non ti toccherò mai più

 

Ma so che saremo sempre amanti

Poiché è il nostro destino

Un meraviglioso sogno futuro

Che si sta avverando

 

Ti ho sognata

 

In una casa vuota

Vuota d’amore

Che piangevi

E che sognavi

Sperando di poter tornare su questa terra

Sognando di poter rivedere il cielo

Un cielo fatto di nuvole e di gioia

 

Segui quel sogno, mia amata

Io non ambisco più al tuo corpo

Né Desidero sentir

La tua dolce voce

 

Sei la mia terra

Ed io il tuo cielo

Tra noi si distende un’oscurità ignota

Che ci separa

E che chiamano umanità

 

Ma dentro,

Lo sappiamo

Che saremo sempre amanti.

 

Segui la tua gioia, la tua dolce

beatitudine.

È quello il tuo destino.

 

Vedo i nostri figli,

Correre su quei prati

Da te tanto amati

 

Vedo il nostro amore

Scalare un albero secolare

E noi due

Che lo fissiamo

Con occhi lucidi

 

Adesso lo vedo.

E questo mi permette di lasciarti andare

Solo così potrò averti

Averti per sempre

Non solo per questa breve ed insensata

vita

 

Eravamo due anime libere

Che furon costrette

Ed incatenate

In un nido chiuso

 

Ma adesso, in questo momento,

In questo preciso istante

Vedo me stesso

E te sei lì accanto,

Accanto a me

Dove sei sempre stata

 

Ed insieme voliamo

Nel cielo, dove nuvole e pioggia

Son ormai scomparsi


 

 

Tu che tutto sai

 

Tu che tutto sai

Protettrice di tutti gli uomini

Hai dovuto aspettare troppo

In un cielo d’ombra

 

Sperando di poter salire

E trovare il sole

Che è assenza di tenebra

 

Tu che tutto sai

Ammaliatrice di anime

Sei stata invocata un’altra volta

ancora;

Ed il cielo si fa più sereno

 

La tristezza, continua a pervadermi

E mi immergo un’altra volta

E nel trovarti, ti vedo

Accucciata sulla riva

Di un fiume,

Che si è ormai fatto oscuro e tenebroso

 

La respingo, un’altra volta

E ti chiamo da lontano

Sperando che la mia voce

Si sia ormai espansa

Tanto da giungerti

 

E torno nei miei sogni

Sogni di un prigioniero

Che scelse di viver in un mondo

Nel quale ti poteva raggiungere

O semplicemente veder

Da lontano

 

Nella confusione, torno

Nel disordine quotidiano

Di tenebre disperate

La mia fiamma,

Si fa sempre più ardente

E brucia da dentro

Più d’ogni altra cosa

 

Aprendo gli occhi, mi immergo

ancora ed ancora

Nel mio sogno