Kevin Cirillo - Racconti e Poesie

Bloccato nei ricordi

 

Inconsciamente rivolgo la mia attenzione a quel cielo che tanto mi attrae.

Uno strano silenzio sovrasta tutt’intorno.

Un ricordo straziante si fa strada lungo le vie dell’anima.

Le palpebre si chiudono.

La vedo.

Si allontana.

Scompare nell’ombra di una realtà amara senza nemmeno il tempo di un saluto.

Sospiro profondo.

Il vento porta via le lacrime, il dolore persiste.

Non posso lasciarla andare, abita il mio cuore e si nutre dei miei pensieri.

Immaginare è l’unica cosa che mi rimane.

Immagino i suoi occhi color del mare che si meravigliano di poco.

Il cuore si ferma, così come il tempo, sospeso, tra due carezze e qualche sogno. Resto aggrappato ai ricordi che ancora mi restano, senza permettere alle onde di cancellarli, mentre, in silenzio, la guardo volare in quel cielo infinito.



Ossessione

 

Dalla finestra vedo ancora quel lampione. Non potevo immaginare che sarebbe successo, diventare prima carnefice e poi vittima nella stessa frazione di istante. La colpa era del suo sguardo, mi aveva armato di desideri. Desideravo sapere come tanta grazia rendesse il suo essere migliore del mio, come il suo silenzio rendesse le mie parole vuote ed inutili. L’ostinazione rendeva banali le sfumature dell’amore tanto che non distinguevo l’azzurro del mare né l’oro del grano. Supponevo di essere io quello racchiuso in un riflesso d’acqua ma non ne avevo certezza. Percepivo i sentimenti ma non li provavo davvero, come fossi annebbiato, come fossero estranei all’anima. La presunzione di cambiarla finì per cambiarmi. Sapevo che il frastuono della valigia sull’asfalto ruvido l’avrebbe condotta in qualche realtà lontana, migliore della mia.

Non mi importava.

La gelosia mi consumava un sorso alla volta mentre un oblio di sofferenza circondava tutt’intorno. Inevitabile è la luce in fondo alla galleria così l’idea che plasmò la mia concezione quasi inevitabilmente.

Non ho mai amato me stesso.

Non bruciava più. Presentava la medesima consistenza del buio.

Questo mio dolore si propaga per le strade, si rispecchia nello sguardo della gente, si riversa tra la polvere dei ricordi.

Mi sbagliavo.

Mi importava.

Dalla finestra vedo ancora quella valigia sotto la luce fioca del lampione.

La città è crollata.

L’amore perso tra le macerie.

Rimane la gelosia.

Mia unica consigliera.


 

Desiderio

 

( L’uomo è cosciente che presto morirà e ciò lo rattrista anche se non lo spaventa. Ordina un ennesimo drink e la barista non può fare a meno di notare qualcosa di strano in lui. )

 

Antonio se ne sta seduto con un gomito appoggiato sul bancone mentre tiene in una mano il bicchiere ormai vuoto e l’osserva. La barista asciuga frettolosamente altri bicchieri con uno straccio mentre di tanto in tanto,con la coda dell’occhio, spia lo strano comportamento. Antonio posa improvvisamente il bicchiere…

 

Antonio: ( sospira ) Un altro perfavore. ( Lo sguardo rivolto al bicchiere vuoto ma stavolta con entrambi i gomiti sul bancone ).

 

Patrizia: ( Arriva con il bicchiere pieno e lo posa a fianco di quello vuoto ). Ultimamente sei strano, cosa ti succede?

 

Antonio: ( Osservando entrambi i bicchieri ). Vedi…quando siamo giovani, siamo così…pieni ( indica bicchiere pieno ). E allora continuiamo per la nostra strada con la stupida consapevolezza che lo saremo per sempre.Corriamo contro il tempo e lo facciamo veloce senza fermarci nemmeno un istante, mentre la vita ci prosciuga un sorso alla volta ( scende con il dito fino al fondo del bicchiere ). Alla fine cosa ci rimane?

( passa al bicchiere vuoto) Un vuoto incolmabile da cui non si può scappare. La finestra del passato si appanna, sospiro dopo sospiro, mentre i ricordi sbiadiscono insieme al mio riflesso. E quando ti accorgi di aver corso troppo veloce, quando capisci cosa significhi avere dei limiti…hai già perso la gara e la tua pelle è cambiata.

 

Patrizia: Stai morendo?

 

Antonio: Sussurra un sì

 

Patrizia: E hai paura?

 

Antonio: ( sorride ) Non ricordo nemmeno che sapore abbia la paura. ( Squote la testa ) La morte, in fondo, non è altro che una misera bugia che siamo costretti a dire per fuggire da questa realtà…da questo corpo, per poi apparire in un altro e ricominciare a correre.

 

Solo a questo punto, per la prima volta, Antonio alza lo sguardo e nota che il locale è vuoto e le luci sono spente. La barista non c’è, forse non c’è mai stata. Davanti a sé, uno specchio. Allibito e compiaciuto si tocca il volto, nel riflesso vi è un ragazzo giovane. L’ultimo desiderio. L’inquadratura si sposta lentamente verso il bancone dove è rimasto solo il bicchiere vuoto.



Figlio della guerra

 

Sento la paura gelarsi tra le vene.

Non riesco a parlare.

Il respiro si affanna, qualche gemito nell’aria.

Un brivido percorre la schiena, così seguono gli altri.

Non posso muovermi.

In cuore batte forte.

Mi esplode in petto.

Ennesimo sparo, stessa sorte.

Grida strazianti squarciano la notte, poi quiete dolorosa.

Silenzio.

Quello prima della fine, quello che ti uccide dentro.

Ti termina fuori.

Un proiettile mi sfiora una guancia come fosse una carezza colma di rimorso.

Il tempo si ferma.

Riconosco attraverso una lacrima qualche divisa coperta dal fango e soffocata dal sangue.

L’anima è stata compromessa da scopi privi di un senso e ideali futili.

Pensieri si accavallano confusi, lo sguardo attonito, l’attimo prima della fine.

Qualcosa di caldo oltrepassa il profondo del mio corpo.

Sento la vita scivolarmi dalle mani.

Divengo cenere.

Divengo terra bruciata.

Divengo germogli di luce.



Errore

 

Una volta una persona ha detto che essere pessimisti è più saggio.

Come dargli torto.

Questa sensazione si è addentrata nella mia mente ancora prima di dilagare nel corpo, lentamente, come una malattia che si manifesta all’improvviso e ti prosciuga piano. Da quel momento la negazione ha tessuto un filo su entrambe le spalle e ha condotto il mio essere tra le delusioni intricate della vita.

Si è sviluppato a poco a poco, dolcemente nel cuore, come occhi meravigliati alla visione di una bolla di sapone che leggera vaga tra pezzi di cielo ignara che verrà trascinata dal vento fino a sparire nel vuoto.

Così ci si sente.

Trascinati dall’odio e dal disprezzo di non aver vissuto fino in fondo.

Troviamo dimora nell’ombra, avvolti e compiaciuti dalle tenebre, rimembriamo in silenzio rimorsi che compongono ricordi indelebili.

Rimane una traccia.

Aver preferito quel velo di paura, quell’attimo oscuro all’amore per l’immnesità di tutti gli attimi che costituiscono quello che ci circonda.

Ricoperti dal gelo, rinchiusi in una prigione con le sbarre composte da indignazione ed una piccola finestra che riflette indifferenza al quale prestiamo servigi e conviviamo finchè qualche raggio non ci tocca personalmente.

Non vorrei essere freinteso, ho conosciuto l’ottimismo.

Le nostre strade si sono incrociate un paio di volte.

Porta un capello stravagante con una sorta di corona di fiori ricamata sulla parte anteriore, posteriormente sporge una piuma al quanto bizzarra.

In questo momento risalta alla mente quel suo vestito rosso fuoco vertiginosamente corto con al fondo una parte quasi trasparente in pizzo, quasi non esistesse.  

L’accompagno con lo sguardo.

Dentro me qualcosa arde come un incendio e divampa fino a farmi mancare il respiro.

Le mani tremano.

Sento scorrere energia tra le dita.

Strana sensazione.

Inconsciamente sorrido, un profumo di vitalità mi pervade assistito da quella bellezza collaterale che inebria di semplicità tutte le cose.

Ho disprezzato l’ottimismo.

Un giorno, ci siamo incontrati.

Le nostre strade sono divenute una sola.

Portava un cappello stravagante.

La mia mano nella sua.

Una volta una persona ha detto che essere pessimisti è più saggio.

Si sbagliava.



Elogio a te

 

Ci credete se vi dico che mi segue ovunque?

È insopportabile.

All’inizio non ci fai molto caso, soprattutto se hai altro per la testa.

Non mi sembra di chiedere molto.

Un po’ di privacy, insomma!

Ho provato persino a scappare, una o due volte, ma è veloce quanto me.

Niente da fare.

Ma poi, dico io, perchè proprio me?

Tra tutte le persone perchè proprio io?!

È inutile scaldarsi tanto, non è nemmeno molto socievole.

A dire la verità, non ha mai spiccicato parola e mi va bene essere timidi eh…ma così tanto è strano.

Magari è muta.

Ehi, sei muta? …Come sospettavo.

Magari è sorda.

Ehi, sei sorda? …Come sospettavo.

Delle volte la spio con la coda dell’occhio.

È molto inquietante!

Non le ho mai distinto il volto dato che si nasconde nell’oscurità.

Chissà di che colore sono i suoi occhi.

Non è mai andata via.

Se non altro, nonostante le tempeste e la paura, è sempre pronta a tenermi compagnia.

D’altronde è la mia ombra!



Pensieri di viaggio

 

Ho pensato all’inzio di un nuovo viaggio.

Pensiero complesso che termina con sorriso.

Non esiste un nuovo viaggio, nessuno di questi è mai definitivo.

Di certo il nascere della vita coincide con quell’attimo che prende forma da uno scomparto dell’anima, sale lentamente attraverso lo spazio indefinito che detta il ritmo temporale e si conclude nell’immensità di quei mondi fantastici che tanto vorresti esplorare.

Il dito scivola sulla finestra appannata da un nuovo inverno mimando uno scricchiolio.

L’ambiente al di fuori sta cambiando.

Cambia.

E ancora.

Fantasia e realtà sono due viaggi anch’essi che molto raramente coincidono.

Quando ciò accade nasce la magia.

Un’esplosione di colori colma le vibrazioni del mondo passo dopo passo, anno dopo anno.

Zone di passaggio nelle mie attese, il vento cambia e le ali del cuore iniziano a planare tra i luoghi che ho visto senza toccare e su quelli che ho toccato, per un istante, senza aver visto.

Il suono armonioso della penna che compone parole si confonde alle descrizioni di quei paesaggi che anche solo per sbaglio, fanno parte di me.

Tra tutte queste identità, viaggio veloce tra i margini di questo foglio, attraverso l’irrealtà dei ricordi e la lontananza dei pensieri.

Ho pensato all’inzio di un viaggio.

Ho capito che coincide con la vita, né più né meno.



Nostra casa

 

L’energia racchiusa in un brivido mi percorre la schiena.

Non è il freddo, è la mia fragilità che si confonde con i colori accesi del tramonto, con la città di cartapesta che colma lo spazio e contraccambia lo sguardo.

Laggiù, nel dimenticatoio, dove tempo e paesaggio di dipingono di solitudine, sorge la nostra casa.

L’aria esce sotto forma di fumo dalle bocche dei bambini che corrono, instancabili, intorno ad una fontana che segnata dal tempo, lentamente si frantuma. In questo deserto di vita, solo qualche pensiero plana libero tra i tetti spioventi e le mura che si sgretolano pezzo dopo pezzo, ricordo dopo ricordo.

Degrada la fisicità nell’aspetto ma non nell’anima perchè per l’anima non occorre manutenzione ma solo armonia. La luna risplende tutte quelle idee schiave di fantasie incomplete, come un grandioso castello di sabbia lasciato incustodito tra le brame della marea che cancellerà ogni singola traccia. Tra la schiuma rimaniamo noi giovani sognatori.

La nostra casa sta morendo.

Il tempo si è fermato e il paesaggio divenuto irriconoscibile.

Rimane in attesa, segregata in un cassetto che non sappiamo di avere.

Le immagini scorrono istantanee nella mente, poi nulla.

Nessuna fotografia, vuote le pagine e le giornate.

Se guardiamo con attenzione però, rimane una traccia sottile, appena percettibile, di quel castello sulla riva. Così nel petto soggiorna indelebile la sua presenza, unica testimonianza di umanità che neanche il mare cancella.

Per pochi istanti, si siede al mio fianco, sulla fontana rovinosa.

Silenziosa e impassibile, condivide la sua memoria.

Fu parte integrande del mio essere.

Parla di amori, follie e insidie.

Profuma di vita.

L’opera d’arte è impeccabile.



Non importa

 

“Lo stato ci governa!”

Hai esclamato per strade desolate.

Abbiamo eserciti muniti di coscienza pulita che esercitano la buona educazione, per questo sparano a salve.

Qualche secondo, allo spezzar della lacetta, non vi sarà ora nei minuti ne cielo nelle nuvole.

Desidereremo il fondo mica la superficie.

Ecco l’oro tra la polvere che rincarna il desiderio ma non soddisfa gli animi, i soldi non si possono mangiare.

Abbiamo consumato la vita.

Prosciugato i pozzi a morsi.

Ingoiato l’odio a sorsi.

Troviamo il cielo sotto alle suole dove tra le pozzanghere nevica e il giorno muore.

Quando è inverno piove spesso sul nostro viso, rigano le tue labbra fino a diventare un sorriso.

“Lo stato ci governa!”

Hai detto in lontananza.

“Me ne infisco!”



Addio

 

Mi ricordo ancora quelle parole sussurrate sottovoce.

Ci siamo persi tra gli spiragli di un nuovo giorno.

Non posso perdere quelle sensazioni, nessuno ha mai sfiorato questo velo di fragilità che mi copre il volto.

Eppure tra l’immensità di queste storie che si intrecciano e formano poesie, non dimentico quelle parole.

Impresse nell’anima come tracce sulla sabbia.

La paura non gli appartiene, corrono più veloci della marea.

La mia pelle completa la tua.

Ci sono molte cose che vorrei dirti.

Rimango zitto.

Nei tuoi occhi sono impressi i miei passi, i miei sbagli così simili ai tuoi rimproveri.

Metti le tue dita contro le mie e guarda con quanta facilità si incastrano, qualcosa di raro, qualcosa di indivisibile.

Siamo sempre stati complici.

Anche prima del delitto.

Anche prima di rubarci l’anima.


 Treni

 

Quel momento in cui due treni
si incontrano
due vite parallele
si sfiorano
senza mai toccarsi


Perdersi

 

Mi fai venire voglia
di perdermi da qualche parte
che conosco bene
ma che con te
conoscerei meglio


Mamma

 

Quando mi dimentico
di me
mi specchio
nel tuo viso


Ti desidero

 

Quanto è dura
perderti
senza averti mai
avuto


Giorni

 

Ci sono giorni
in cui vorrei spaccare
il mondo
giorni
in cui vorrei
riaggiustarlo


Sogni

 

Perchè negli occhi tuoi
prendono forma
i sogni miei


Sei la prima-vera

 

E quando ti ho vista
ho capito
che non tutte
le foglie hanno
lo stesso peso


A volte

 

A volte
non vedo
la luce
a volte
ti vedo


Tu

 

Tu sei
l’amore incondizionato
che mi fa
mancare l’aria


Ho scritto

 

Ho scritto
del nostro amore
ho lasciato
il foglio in bianco