Laura Soro - Poesie

Orme nella pioggia

Orme si perdono nel crepitio della pioggia
che smembra e brucia dolori e ricordi,
mentre consegno il mio spirito
alla leggerezza dell’acqua che scorre.
Semi di cristallo mi inondano il viso
e dissetano la voglia di pace che
bussa ostinata al mio cuore.
Fluisce nelle vene, impetuosa,
questa freschezza liquida che mi intride
e schiude le mie mani colmandole di trasparenza.
I miei occhi sono lagune colme di gioia
che trafiggono il sipario di umide catene,
scrutando, indiscreti, un orizzonte confuso.
Pesanti ciocche afferrano, tenaci, come dita
le mie spalle, per non piegarsi alla gravità
che le vorrebbe sciogliersi in un informe fascio.
Sussurro a miriadi di gocce che fagocitano le mie parole
dissolvendole in rivoli di versi,
e mentre avanzo, lenta, slegandomi dallo stillicidio celeste,
imprimo i miei pensieri laddove i passi sono già dispersi.
Laura Soro
(18/12/2018)


 

L’albero delle lacrime

Anime di umani germogli dissolte tra fango e diamanti.
Fuggono le foglie dall’approdo sicuro dei tuoi rami,
dove il silenzio urla e sanguina e scivola tra i fendenti
che rubano la linfa dal tuo corpo esausto.
Il volto delle tue radici si perde tra teneri occhi
intrisi di un diletto irraggiungibile, mentre i tuoi frutti,
ormai dissolti in lacrime di sangue,
accusano e lavano la vergogna del mondo
che dileggia, violenta e brucia i semi del suo futuro
e frantuma i sorrisi ignari della speranza.
Laura Soro
(29/06/2018)


 

A mia madre

L’attimo si ferma, sulla tua testa china
e corro verso te, in un altro tempo…bambina,
quel tempo che tanto, forse troppo, ha tolto
ha marcato, impietoso, tanti sogni sul tuo volto.
Sogni di una donna e di una madre guerriera,
figlia di sorte avversa, che ti ha reso forte e fiera,
sogni mai avverati ed altri assai vissuti,
tra corse, abbracci e pianti e tra momenti muti.
Dolci i tuoi sorrisi che di ricordi ora mi inondano,
tra i capelli le tue mani e le tue nenie ancora affondano,
sicura, nel tuo abbraccio, mi lascio ancor cullare,
mamma…rimani qui, ti prego…non andare.
Ora i miei versi ignoti e i tuoi sussurri volano
qui, nell’aria candida, si inseguono e si immolano,
innanzi al sacro tempio di amore infinito e vero,
anima e sangue scorrono, come un fiume immenso e altero.
Mamma, madre mia, i nostri giorni avanzano
e gli occhi tuoi stellati sul mio viso ora si innalzano,
ringrazio questa vita che di te mi ha reso figlia,
suvvia…vieni con me, in questa eterna meraviglia.
Frammenti di ricordi a passi incerti affiorano,
come scintille fievoli, che la memoria sfiorano,
il tuo lieve sorriso sgorga in un dolce pianto
e le parole intonano il mio struggente canto.
Laura Soro
(05/07/2018)


 

A mio padre

“Laurina bella va in sul mercà…” mi cantavi
mentre sulle ginocchia mi ninnavi,
piccola e ignara del mio futuro
crebbi ascoltando il tuo tono sicuro.
Quanto timore tu spesso incutevi
mentre il buon padre in scena mettevi,
i tuoi racconti di mari lontani
rapita ascoltavo giungendo le mani.
Ed il fragore delle onde in tempesta
mi sembrava sentire nella mia testa,
giacché la nave facevi virare
come un autentico lupo di mare.
Un gran maestro ai miei occhi apparivi
se frasi in latino mi recitavi
e mi dicevi che Volontà e Sapienza
sono essenziali in ogni esistenza.
Ma quando donna man mano divenni
tu lesti sentisti correre gli anni,
con cipiglio accentuato e muso duro
pilotare volevi anche il mio futuro.
Che triste lottare con amarezza
contro chi credevi una fortezza,
e non voleva per troppo timore
lasciarti vivere un grande amore.
Umiltà fu il tuo nemico più duro
mentre con tutti ergevi un gran muro,
solo il ricordo di una madre nel cuore
fece sgorgare lacrime d’amore.
E quando Morte sfiorò tuo figlio
ancora insistetti col tuo orgoglio,
d’esser una roccia sino alla fine,
roccia di sabbia alla lotta incline.
Poi nei tuoi occhi il male smorzò
la fiamma vitale che sempre ti accompagnò,
sorella Morte baciò la tua fredda fronte
promettendoti luce immensa all’orizzonte
e tu sorrisi al quel bambino ormai lontano
adagiando sul lenzuolo la tua stanca mano.
Laura Soro
(18/08/2010)


 

Ferma l’attimo

Guarda le tue mani
protese verso l’inafferrabile
attimo, inseguendo un
momento già passato.
Non disperar per il tuo
celato voler restare nelle
braccia di un istante che
vorresti fosse l’eternità;
annulleresti la legge del
reale, che già ti fa più ricco
di gioie, dolori e respiri,
sebbene il tuo agognare
è quello di fermare il tempo
intero in un solo attimo della
tua esistenza.
Laura Soro
(02/04/1990)


 

 

Le fiamme d’autunno

Fermati per un attimo
e osserva la delicata perfezione
di quei caldi colori aggrappati
ai rami flessuosi e contorti, che,
nel soffiare del vento d’autunno,
rassegnano la propria veste al
volere di una legge assoluta.
Sembra di assistere al cambio
di guardia delle stagioni, che in
una staffetta immortale mutano
e dirigono col loro istinto l’aria,
il cielo.
Le foglie fiammanti tagliano il
vento cristallino d’autunno quasi
a voler vendicare il loro appassire
prima di sfiorare il suolo che le
vedrà dissolversi.
Esse bruciano con un ultimo
bagliore il riflesso del sole,
dono di un grande fratello che
onora, con la sua luce, le fiamme d’autunno.
Laura Soro
(10/09/1989)


 

Notte

Il giorno si eclissò nella totalità del buio,
ma io vidi più di quel che la luce mi aveva
sino allora concesso.
Le tenebre, avvinghiandomi nella loro
morsa fatale, mi liberarono dal vestito di
un’altra vita, cullandomi in un mistero
sconvolgente.
E in una notte parlai con le mie angosce
e la mia solitudine, con le mie gioie e le mie
paure, contemplando il suono di un mare
che non vedevo, ma di cui sentivo il richiamo.
E il vento mi portò con sé in un viaggio
indescrivibile , laddove il buio si dissolve,
e ritrovai quella pace interiore smarrita lungo
il sentieri della vita e che mi indusse
a riconciliarmi con essa.
E in una notte percepii il senso del tutto,
quel tutto che la luce del giorno occulta,
ma che emerge nell’eclissi notturna del sole.
E in una notte ormai rarefatta, scrutai
le luci del mondo che si svegliava dal suo
sonno indolente e mi abbandonai
nell’astratta concretezza della mia quotidianità,
ignara di aver varcato, nell’inconsapevolezza
del buio, i limiti dell’immaginario.
Laura Soro
(26/05/1989)


 

Vuoto

In un momento di vuoto sento di precipitare
in una spirale che porta al nulla.
Tento di risalire, afferrando l’aria in cui scivolo,
ma precipito sempre più nel fondo di questo inarrestabile vortice.
Grido, nel mio ultimo tentativo di salvarmi,
ma la mia vita si perde in un’eco che non riesco a fermare.
Sento l’assenza di un sostegno sicuro….
Continuo a cadere in un vuoto senza fine e,
per non dissolvermi nell’inesistenza che mi circonda,
chiudo gli occhi e mi rifugio in un angolo sicuro della mia
mente, in un’indistruttibile blocco di materialità che ancor
mi lega al vero.
Ad un tratto mi sveglio da quell’incubo,
che sapeva tanto di reale, ma che era un puro e semplice
perdersi dell’anima in una libertà priva di vincoli col
presente.
Il tempo riprende a passare veloce
nel momento in cui ritrovo la consapevolezza del mio esistere
e quell’armonia dell’anima che in un momento di fuga
travolgente prese per mano i miei desideri sconosciuti,
conducendomi nell’immensità del vuoto.
Laura Soro
(10/05/1989)


 

 

Io ti invoco

La candela si consuma,
ma non finisce mai d’essere
ed una disperata rassegnazione
mi pervade e logora ciò che di me
ora rimane.
Sento di dover pregare
e le mie parole si piegano a Dio
in un’invocazione alla morte.
Le finestre della mia stanza
incorniciano le stagioni che
passano nelle loro tipiche essenze e
il ticchettio impaziente dei passi, marca
la fretta del mondo che resta fuori,
indifferente.
Per me tale moto non esiste,
il tempo si è fermato col mio corpo,
ma la mia mente va verso un traguardo
irraggiungibile e le lacrime iniziano a
scorrere sul mio vivo passato.
Ogni ora che scorre è simbolo
dell’inutilità che io sono ed il silenzio mi
uccide più del dolore che provo.
Prego ancora e maledico il giorno in cui
vidi la luce della vita, ormai mutata in
un alone di agonia.
Lo specchio di me stesso riflette un’immagine
diversa da quella che mi anima e che mi vuole
morto, ma quelle catene che ancora mi legano
al respiro non si spezzano mai.
Con il fiato corto corro e in un ultimo, disperato
scatto mi slancio verso l’epilogo delle mie sofferenze,
dei miei attimi, di ciò che un tempo fui,
capitolo finale che segna l’inizio di una nuova esistenza,
in una dimensione a me ancora sconosciuta.
Osservo un’ultima volta la candela
ormai al limite della scomparsa e mentre
l’ultimo guizzo di fuoco si dissolve in un
struggente abbraccio con la cera fusa
i miei occhi si chiudono in un pianto silenzioso.
Laura Soro
(01/05/1989)


 

La luna

Lucevano le stelle al calar del sole
e un umile chiarore discese sulla terra.
Era la luna, chiara e bella,
sembrava una stella.
In quel cielo oscuro brillava
e alcuni bambini essa destava,
ma subito, in un sonno profondo,
essi cadevano.
Domina la notte o docile luna
e preparati a dormire quando il sole
dovrà venire.
Laura Soro
(La mia prima poesia, 1977)