Liliana Paisa - Poesie

VIAGGI

 

Ho scritto sulla pelle

 i viaggi della notte,

dei suoi deliri

davanti all’anima errante.

Ho scritto tutto

sulle mappe segrete 

di questi movimenti evasi.

Nessuno sapeva.

Tu eri lì ad aspettare

l’arrivo delle maree.

Sei rimasto

senza comprendere il vento,

la tempesta e tutto ciò che ero.


 

I SOGNI SCADUTI

 

Il tempo dei sogni scaduti,

delle notti rimaste in vendita.

Il tempo senza orgogli

dei piccoli gesti,

il caos dell’identità 

rimasta fuori casa.

Il tempo di questo abisso 

porta il nostro nome

e  lascia una manciata di attimi

sulla pelle rovente.


QUALCUNO CERCA

 

Abbiamo battezzato

ogni pensiero

ed i giorni non rispondono a nessun nome.

Abbiamo cambiato l’indirizzo

dei nostri inverni e continuiamo

a vivere abusivamente 

nella stessa estate.

Qualcuno cerca il suo cane, qualcun altro la sua ombra

 e  nella successione delle idee  rimaniamo forme nude.


 

L’INGANNO

 

Abito nei tuoi risvegli

senza comprenderli.

Gli attimi si sgretolano

come le paure rimaste nel gelo.

La mia pelle copre la tua

e non sappiamo

di chi sono le ferite.

La casa non ha più memoria,

la sua materia cade sulla nostra.

Nei meccanismi fini 

la menzogna del tempo

diventa legge.

Continuiamo ad abitare

uno nelle rinunce dell’altra.

I nostri gesti si confondono.



I MORTI ABITANO SOPRA

 

Mio padre annaffia l’erba

nelle ossa.

Comprende la natura

della solitudine

e appende nelle crepe del cielo

una luna piena.

Di notte esce dalla sua terra,

canta con i grilli,

attacca i nomi dei figli alle foglie

e pensa ancora di ritrovarli.

Gira mio padre nel suo orto. 

I cespugli del rosmarino

lo riconoscono e fioriscono.

E’ già alba e lui sa

che deve ritornare nella rugiada.


 

IL BUCATO 

 

La signora del primo piano stendeva i panni e la solitudine.

C’era tanto vento nel suo tacere.

Lei badava all’ombra appesa ai fili.

La signora del primo piano raccoglieva i suoi panni asciutti insieme ai sogni.

Chiudeva la porta sui pensieri

e si metteva a rifare il bucato.



LA SECONDA PELLE

 

Il mio tempo

non comprendeva se stesso.

Le lancette giravano

intorno ai sogni, ai silenzi.

Spiava un gesto appena svegliato,

le guerre, i trattati di pace

di un corpo e di quell’anima.

Aveva le ferite e sapeva usarle

come seconda pelle.


 

LE PARETI

 

Le pareti dormono in piedi

e quando lo fanno

smettono di respirare.

Le cornici cadono, 

i ritratti prendono forma

del silenzio.

Il tempo si squaglia

come i serpenti immaginari

sulla stessa linea

della nostra gravità. 

Lì, nella casa diventata giardino.



SENZA FERITE

 

Lo spazio cambia pelle

e me rimasta nelle sue pieghe.

Ho ancora sulle palpebre

i ritratti remoti dell’ultima parola, del silenzio messo all’asta.

Senza ferite

il movimento delle molecole,

senza nome il corpo di paglia.

Lo spazio ingoia se stesso e me

fuggita dall’ultima utopia.


 

I FANTASMI DEI PENSIERI

 

Non trovo più i pensieri al risveglio.

Giro il cuscino.

Esso perde i sensi.

Forse i miei pensieri

sono dei fantasmi che dormono nelle piume.

Di notte vanno su e giù

 nella mia testa.

Si mettono di traverso, urlano, danzano.

Battono i tamburi sulle tempie.

Forse loro lasciano la rugiada

sulle palpebre.


PESCI  ROSSI SULLA LUNA

 

Ho lasciato l’anima ambrata nella soffitta

e me ne sono andata a guardare senza gravità,

la luna.

I suoi pesci rossi cercavano le torbide acque

della mia carne.

La guardavo come lei guardava me nel sonno.

Mi sono svegliata prima di comprenderla.

L’anima si staccava dalla soffitta

e cercava un posto dove stare.

Ero ancora lì, nell’alta marea.


SENZA FERITE

 

Lo spazio cambia pelle

e me rimasta nelle sue pieghe.

Ho ancora sulle palpebre i ritratti remoti

dell’ultima parola, del silenzio messo all’asta.

Senza ferite il movimento delle molecole,

senza nome il corpo di paglia.

Lo spazio ingoia se stesso e me

fuggita dall’ultima utopia.


QUEL GIORNO

 

Quel giorno le anime erano appese al cielo.

Forse qualche Dio ha fatto il bucato.

Le sue lunghe camicie, i calzoni,

 coprivano le nostre facce girate insù,

le nostre bocche rimaste aperte nello stupore dell’accaduto.

 Dio nudo camminava su di noi

come fossimo  acque.

Quel giorno le anime rimanevano appese al cielo,

spezzate dalla pioggia.

Dio era lì, lavava i piedi e la parola caduta

insieme a noi.

LILIANA PAISA


SENTI?

 

La neve

sulle ali del mondo,

sulle ferite.

Stanco,

dormiente sulla polvere

il mondo cambia,

sposta i segreti

nello sgretolare dei giorni.

Guarda appena le ali rimaste nell’aria,

quest’aria ambrata nei voli lontani.


VIAGGI

 

Ho scritto sulla pelle i viaggi della notte,

dei suoi deliri davanti all’anima errante.

Ho scritto tutto sulle mappe segrete

di questi movimenti evasi.

Nessuno sapeva.

Tu eri lì ad aspettare l’arrivo delle maree..

Sei rimasto senza comprendere il vento,

la tempesta e tutto ciò che ero…


INVITO

 

Ho invitato la bellezza a prendere il thè.

Lei mi ha guardato e se ne è andata sorridendo.

Alle cinque di pomeriggio qualcuno suona alla porta.

La porta diventa umile, arrossisce

e si mette da una parte del muro.

La bellezza era arrivata per il thè ma,

io avevo dimenticato di mettere sul tavolino

la seconda tazza, il secondo cubetto di zucchero

e  la seconda sedia.

Oh, no, adesso come si fa, dissi io guardando la bellezza.

Lei fluttuava nell’aria.

Non ti preoccupare, mi sussurrò,

assaggerò un sorso dalla solitaria tazza.

La fragranza del thè rimase sulla pelle

di tutte queste bastarde ore.

Cinque, sette, ancora cinque ma,

io non bevo mai il thè freddo.


FUORI DAI RECINTI

 

I padri coltivano l’orto

e anche Paradiso.

L’aria profuma di fresco e di fresco

anche il bucato delle madri.

Fuori dai recinti l’erba copre le ombre.

Lo sanno i padri e le madri.

Loro si addormentano

con l’immagine dei figli cresciuta

sulle palpebre.


 

       LUNATICHE

 

           Il silenzio incontra se stesso

           tra prima luna e ultima collina.

           Sapeva che nulla era da fare

           per le lunatiche ombre che portavano via

           le parole.

           Tra i sogni aspettavano il ritorno dell’uomo

           e della sua arte astratta.

           


 

       LA FUGA DI CASA

 

           La fuga di casa ci rende invisibili,

           la nostra presenza rimane nelle macchie

           cancellabile prima di essere viste.

           Si impara ad abitare ogni molecola

           di quest’aria,

           di questa pioggia.

           Si diventa poi l’inquilino che non paga l’affitto

           alla sua terra, l’inquilino che non cambierà mai

           l’ultima serratura.


 

       LA RAGAZZA DEI SOGNI BLU

 

           La ragazza dei sogni blu vive

           nei disegni degli amanti,

           nell’immemore confine di una carezza.

           Conosce l’indelebile storia dei loro gesti

           e dei segreti rimasti negli specchi.

           I disegni si sciolgono sulla pelle

           della ragazza dei sogni blu.


 

 

        TROPPO VICINI

 

           Siamo la natura oscura dei sogni,

           le tempeste tra le particelle d’amore

           e quando siamo vicini

           rimaniamo senza gravità.


 

           LA TERRA

 

           La terra strappa se stessa

           dal fuoco

           e rimane sopra le macerie,

           nella preghiera

           gridata ai figli.


     

    SU UNA SEDIA

 

    Un uomo su una sedia  guarda se stesso

    tra le imbrigliate albe e lune.

    Fiorisce il suo castagno, il suo prato

    e qualche ricordo nascosto nella credenza.

    Un’ombra su una sedia aspetta l’uomo

    e guarda tra le cicatrici di una finestra

    la fioritura dei papaveri.

 

   LILIANA PAISA


 SU UNA SEDIA

 

  Un uomo su una sedia  guarda se stesso

  tra le imbrigliate albe e lune.

  Fiorisce il suo castagno, il suo prato

  e qualche ricordo nascosto nella credenza.

 Un’ombra su una sedia aspetta l’uomo

  e guarda tra le cicatrici di una finestra

  la fioritura dei papaveri.


 

  ILLECITO

 

  La notte fa scambi illeciti di nebbia

  e scrive sui diari i segreti della gente.

 Si confondono le storie

 di chi dimentica la porta aperta

 o di chi dorme nel parco.

 La notte sorseggia il caffè caldo e jazz

contando i gatti che passeggiano.

 La notte appoggia la testa sull’ultima pubblicità:

“la città non dorme mai e fate bene a non dormire

 neanche voi”.


 

  FUORI DALLA PORTA

 

 Ho girato gli specchi.

 Ero stanca delle loro legende.

 Ho pensato che mi bastassero i tuoi occhi

 per vedermi, ma tu lasciavi le palpebre cadere.

 Io non sapevo disegnare su di loro

 la mia anima.

 Ho taciuto e fuori dalla porta

 ho messo il mio nome.

LILIANA PAISA