Lorenzo Castaldo - Poesie

CRUDELTA’ DEL TEMPO

 

Meticolosa infierisce succhiando guarigione dalle stridenti ferite azzurre,
e contro la sua inquietante egemonia,gli eroi belligeranti sorti sulla terra,mai a squarciagola canteranno trionfali inni dedicati alle salme di sangue inanimato.

Costei è la crudeltà del tempo che sfibra esistenza degli anni imprendibili,
avanza minacciosa come eserciti dei quattro venti tuonanti,ed è inequivocabile il crepitio della disperazione che lincia volto esausto.

Io non conosco l’infinito sole dei miei anni,
non sono capace di ricordare gioco d’infanzia,
nessuna scintilla sfreccia da un arco di fuoco per penetrare nei lampi della memoria offuscata…
presente è invece la crudeltà del tempo…
E’ così tristemente breve la vita che il putiferio della morte mi stringe in petto come inseparabile amica,
indimenticabilmente consolanti restano braccia di mare che abbracciano le mie rocce secche,
puro come l’avorio è l’invito ad amare solo i tuoi occhi di luna perlata,
sono io l’uomo che sposò l’irrangiungibile ed innominabile sogno dei tuoi sogni,
nessun altro mai rese nuda la vergine di te stessa,nessuno battendosi orgoglioso il petto gridò il tuo nome di fiore vetusto con eterna voce.


 

DANZA INCANTATRICE…DANZA

 

Danza tu danza,
giovane incantatrice di rotoante bellezza…prendi nome dall’estate fruttata di gustosa abbondanza.

Danza prezioso gioiello indossato dalla mia febbre che impazzita sbalza tra il caldo e il freddo,
danza felice e spensierata con l’oro nella nudità dei piedi,
danza con ardore su grappoli d’autunno sibillando foglie gialle dal tuo vento suadente d’un tratto rinvigorite.

Saltellano festanti fra luce di lor riflessi i tuoi capelli d’onde morate,tanto da ingolosire ingordizia dei sensi accesi come un fuoco su coltre di aliti freddi,
sono un perenne ballonzolare i doni della natura che adornano la tua pelle tinteggiata dall’uva spremuta per dar vivacità al solleticare del vino silvestre,
ed io combatto col pudore che tenta di ostacolarmi sorgendo dal ventre dell’anima.

Mantide innamorata di null’altro che me,edera rampicante su astrattezze di pensieri in velluto,segretamente schiavizzi le mie forze di deboli risorse che prestanti ti lasciano condurre accattivanti giochi d’amor proibito,
non oso reagire ribellandomi alla tua scultorea bellezza,sono debole come fremito della mia carne d’uomo che fantastica disperso nel galoppare di scosse ubriacanti,trascinato dall’ondata liscia dei tuoi occhi distratti dal sole d’autunno rattristato.


 

DEVI SAPERE…DEVO SAPERE

 

Dovrai e devi sapere,terra d’esilio senza stagione nella quale essenza nacque il mio chiaro amore per i tuoi occhi dal colore unico ai mortali,che non fu la distratta ed improvvisa casualità a far si che io conoscessi la delicata passione che circonda la corona del tuo viso di cristallo,ma fosti tu stessa dall’illibato rifugio delle tue parole in misericordia vera,a scrivere sulla terra bagnata la notte che si frammentò sul sapore delle labbra.

Devi sapere e sai che ti scelsi fra mille appariscenti bellezze e fiori streganti,
ti marchiai sulle inguaribili ferite del petto spalancato come finestra consumata di una casa vuota e senza eco di canto con le gocce cascanti del tuo sangue,e da quegli inconfondibili istanti che composero fin oggi la mia vita,ti dedicai tutte le gloriose armonie che son fedeli viaggiatrici del cuore diviso e combattuto fra richiami di bene e mormorii del male.

Dovrò sapere e sò che la mia poesia esplorò la profondità nascosta della tua alcova,
incrementò sorrisi quando tu dall’alto limpido dispensasti dalle festose mani i versi profumati che la composero.

Dovrò e dovrai sapere che di me prendesti ogni cosa,
ogni mio faticoso respiro,ogni mio debole battito,ogni mia povertà,ogni mia ricchezza,ogni mia folle e sava emozione,
di me prendesti semplicemente le verità,che come note ubriacanti, vivono l’interminabile musica delle mia vita.
31/05/2013


 

IL CANTO INDIMENTICABILE

Nel maledetto scoccare dell’ora austera tacciono i cantici dei raggi gialli, e percosse da un lampo di vento, si plasmano le sfere del tramonto.

Crescono come dimenticanza i calici dei tulipani inchinati alla tua bocca violacea…
attraverso l’astinente lontananza s’intravedono chimere,s’innalzano fredde chimere.

Il paradiso accoglie l’acuto volo degli angeli,
gli angeli accolgono la tua stupefacenza con applausi inarrivabili ai mortali.

Quando d’improvviso sò dal fondo delle inquietanti grida che nascondi ormai la tua esistenza per non saper più esister nel mezzo riprorevole dei tradimenti,la terra del cielo si sgretola sotto il denso peso dei piedi come ossa bruciate ed incenerite dal fuoco del tempo,
viene a mancare il conforto alle mie già misere credenze come il seno di una mamma per la bocca di un suo innocente figlio in lacrime purificate,
magro e pallido al tuo cospetto ti chiedo del perchè i tuoi occhi serrati soffrono di vita fredda,
raccolgo la tua mano spenta come fiore d’addio e la dipingo di caldi baci per animare sangue impietrito,
ti omaggio di allori e poso sulla tua luce morta ceste variopinte di ricchezze venute dal cuore affranto,e delicatezze destinate ad abbellire la natura ricoprono lo spirare di respiri tristi.


 

ODE AL MARINAIO

 

Il mare renderebbe al mio spirito il libero immenso,se mai un giorno riuscissi ad essere suo dimorante omaggiandomi nel vivere l’arcano che lo incorona come un Dio di innominabile preghiera…
ma un marinaio non possiede le solennità di tale gloria,s’accontenta di contemplarlo da quella nave che lo strappa dal suo voler amare e che sembra una viandante solitaria dedita a fendere le serafiche ed irose creste del mare.

Un marinaio tramuta la sua esistenza in quella che una suadente donna chiama avventura,
sogna la sua terra pur amando il mare che lo eleva su di esso come un principe su di un trono d’acqua…
Sono un marinaio che tra lanci di luce del sole e il caduco tramontare,si consola con spumose scie di fervida poesia…
e quel bastimento va,viaggiando spedito verso la lontananza da raggiungere,incurante delle afflizioni del suo principe scorre veloce come scorre il sangue di un marinaio,come scorre il mio sangue che in mancanza di flussi celeri,raggela al sol ignoto sentore…

E’ giunta l’ora di riporre il mio diario che mi diletta fedele della sua compagnia, e custodirlo come un tesoro circonfuso di luci astrali,
ecco che dall’aria giungono frustate di vento che investono il mio coraggio che col timore battaglia,
si solleva l’odore della tempesta che aggredisce il naviglio governato dalla ciurma,
gli occhi si spalancano,riconoscono scenari di antica lotta tra volti severi e tirannia del mare,i pensieri divengono indomabili come creature selvagge e s’attorccigliano intorno a catene di preghiere che recitano versi citati da anime in disgrazia…
tutto questo per me che sono un marinaio,
per me ferito dall’oceano che invoca la burrasca usurpatrice del mio ritorno non mai dimenticato da chi m’attende lontana come son lontane le stelle smorzate dall’incessante lacrimare del cielo,
per me che sono un marinaio navigante per mari immaginati,scorge la sua terra da una nave desiderando di baciarla inginocchiandosi al suo inoppugnabile volere.

20/06/2015


 

ODE ALL’ INVERNO

 

Come giunge al tramontar eterno un inverno se non è sospinto da una sapiente estate ?
Versare trasparente sabbia dagli occhi serve al non molto se prima ti sei ferito ma senza sanguinare, se sei rimasto fra spine senza ombre di rose ad ammirarti nel sonno che non dorme.

Un inverno di ogni sorta e colore arriva anche se lo si odia senza aver mai estratto e mescolato la sua natura con la tua, si copre delle sue folli bandiere,trascorre come per i lunghi secoli e secoli, si spegne poi per aver lasciato il freddo che lo ha maledettamente creato.

Un inverno si dimentica con il muto inganno, sospinto da una mite forza che si leva al cielo con l’inarrestabile avvento di marzo…è un inverno,e il suo arrivo è il volere di una vita che nuda lo invoca.

Non è struggente un inverno se tale non lo si vede,non s’accoglie con l’astio che contamina espressioni della faccia,è si nostalgico come un poeta che da sempre ama quel che mai ha reso al suo piangente cuore.

Un inverno si comprende come uomo o donna mai fecondato dall’amore,perchè anch’esso è oppresso dal suo passato rigido ed è vulnerabile come cuore senza scudo di ragione.

Un inverno è persino indimenticabile se di notte imprecando contro la maniacale e complessa ragione,hai avuto il coraggio sprezzante di amarlo uccidendo sul nascere i futuri tuoi giorni.

02/04/2015


 

RESTA LA TERRA

 

Resta la terra,l’illusiva terra,
spettatrice infausta di soprusi e di giustizia insignificante,
per tempi obliati resta la terra,
deforme è la sua faccia,ereditiera di impronte di piedi,oltraggiata da passi pesanti seminanti male ,vendicata dalle rivoluzioni travolgenti come travolgente si proclama l’amore.

Resta la terra,l’invisibile terra,per occhi che temono il tormento della verità bugiarda,
resta la terra per ogni trionfo miracoloso dell’alba,per ogni pensiero mitico che non tradisce l’occhio d’oro del tramonto,per ogni sogno riluttante o leggendario della notte.

Resta la terra,l’inestimabile terra,
resta il suo donarsi senza mai esimersi,
per lagune di ricordi,per vite estinte,per mari scoperti e navigati,per miraggi di sabbia cocente manchevole del raro sollievo di fresca acqua,
resta la terra,la maestosa terra.

Resta la terra,non restano gli uomini,i suoi uomini,
li vedo cadere come soldati uccisi al fronte,sbarcati sulle spiagge di una guerra che trasuda consapevole morte,
dormono abbandonandosi al non risveglio e si sottraggono al respiro che mai più gonfia il petto come le vele di una barca in naufragio…
Dimmi mio Dio quanti ancor su letti di morte dovrà la mia esistenza onorare prima che io avverta il rintocco spietato che precede la mia fine enigmatica persino al mio destino.

Resta la terra,l’inarrivabile terra,
per me che non la rimpiango guardandola da un universo che mi strappa dallo scoramento dei miei simili afflitti come la speranza che non rifulge del suo vitale verde…
e dopo ogni fine resta la terra,
la mia preziosa terra,
che m’invita ma non m’implora di riverirla e riamarla adesso maledicendo ciò che di più ottenebra il mio ostinato spiegar di ali sanguinanti.

13/06/2015


 

SEI…

 

Sei la sola strada di chiara luce e provvidenza sulla quale i miei incerti passi trovan cammino rincuorante,
sei l’imperitura vita che armato d’ostinato coraggio io oso viver,
sei l’implacabile amor che in noi amanti inseparabili di un romanzo,s’accende e mai più si spegne nella passione che d’esister non cessa,
sei quegli inarrivabili occhi di dea luna dai quali io vedo quel che nel fu vidi e nel sarà vedrò,
sei la fresca aria inebriante inalata come un fiore dalla mia bocca per raggiunger l’attimo di un tuo solo respiro,
sei l’inesorabile ossessione che ad ogni a me mitico calar del tramonto di sabbia arancio,cristalli di solitudine ricoprono e acciecano gli occhi miti ammalando il mio esser,
sei il sogno verosimile che in tutte le bianche notti con dolcezza scuote i miei pensieri adagiandosi giulivo sulle pene del rosso organo mio debole…
sei il sole d’agosto,la luna di bosco,
sei il mattino fresco,e il suo fausto giorno,
sei la sera dei giovani amori e la sua notte che li incorona,
sei il cielo misericordioso,la terra consacrata,le stelle di mare santo,la natura del mio minimo e sconfinato mondo imperfetto,
sei…
ahi…sei l’amor che il mio cuore ancor non sà di conoscer,ma che più di ogni altra cosa vorrebbe al suo fianco.


 

SONO STANCO

 

Mio amore,
sono stanco.

Stanco della tolleranza che assale la quiete sbocciata nel fiore dello stento,
sono stanco d’issar il capo in orgoglio e schiantarmi contro muri d’arroganza infrangibile,
sono stanco della disperazione che lacera e uccide dignità dell’anima,dell’ingiustizia vittoriosa da sempre nell’infinito.
Sono stanco della raccapricciante incoerenza dell’uomo traballante,stanco del perdono estraneo all’uomo cocciuto,
sono stanco del tradire costante ed incontrastato del mondo,delle sue sceneggiature di spettacoli sconcertanti,
del suo giocar sporco col padre sole e madre luna,stanco di questo mondo che sa girarsi solo intorno.

Sono stanco di ciò che siam diventati noi uomini,burattini senza vita come il legno che ci regge in piedi,bambole di vanità da dover disperatamente modellare fino all’invecchare,
sono stanco di quest’aria che si lascia respirare,contaminata dal fumo tentatore dell’inferno,
sono stanco della morte che abbranca il giovane futuro ancor prima d’esser vissuto,
sono stanco mio amore…

Stanco del sole protettore che non mi sorride,della luna vegliante che non m’ispira,del mar nero che non ha più vita azzurra.


 

TI RACCONTO E TI RACCONTERO’ BAGNANDOMI NEL MARE

 

Lo racconto baciando assoluta grazia dell’acqua,
disteso sulla trasparente pelle del mare,
e il rimpianto è distante e somigliante a quell’onda che s’innalza nel vuoto che nel vuoto s’immagina.

Ribelle come il burrascoso vento dei venti è il mio orgoglio libero in gabbia di ceneri,ma si genuflette in mistero scontrandosi con l’energico penetrare dei tuoi riflessi neri.

Non mi odia il tuo amore,come potrebbe provar per me,tua luce,tale non sentimento,
la sua missione è amarmi oltre l’inestimabile dono della vita.

Da tempo conosco inviolati i tuoi occhi che piangono pietre di sale e al tramonto assetato mi trafigge l’antico mare…
sulla mia bocca senza voce torna a riposare il tanto agognato silenzio,
mi ritrovo a vagare su nubi di terra,a respirare rocce d’aria,ma non a dominare il tuo pensiero che mi pensa in assoluto segreto.

Lascia che io mi asciughi come questa acqua di mare al sole,
lascia che io dorma mai invaso dalla paura sul tuo bianco seno,
lascia che ti annunci alle montagne e i suoi abeti come notte annunciata dalla luna,
lascia che i tuoi segreti parlino alla sensibilità del mio spirito come la mia poesia al florido effluvio delle tue ortensie…
oh amore sei la mia sete e grazia dell’acqua che sà dissetarla.

Sei la disperata sete che vive i regnanti oceani,
ed io ti racconto e ti racconterò bagnandomi nel mare.
10/05/2014