REDENZIONE A PONENTE
DELICATA ESSENZA
Resta il mio respiro impigliato nella brezza,
intrappolato
Dove sei?
L’angoscia sale al tramonto,
che la macaja ottunde e nasconde.
È già sera,
in un istante notte,
le strida dei gabbiani
la loro pazzia di ombre
vorticanti nel cielo spogliato di stelle.
La piazza grande gremita di ragazzi,
io che inciampo
frammentandomi nei carruggi,
come un fantasma.
Dove sei?
È il cuore pulsante del mondo
l’odore salmastro della battigia
il mio deambulare sgangherato,
che inciampa ancora nella notte,
il suo respiro, il mio respiro,
il tuo respiro.
Sei la madre dei miei sogni,
quel dialogo ininterrotto coi nostri pensieri,
con le nostre profondità,
con la profondità del mare,
che sta lì e mi guarda.
Lui guarda me
e io guardo te.
Delicata essenza
(Finale Ligure, 23 maggio 2020)
INCONTRO
Un impasto di luce,
un gioco delicatissimo di colori rubati al pomeriggio d’agosto.
Un gabbiano nella sua altezza,
nella sua solitudine, nel suo grido.
Il molo sbattuto dal vento.
La scatolina di ansiolev, l’accendino verde mela,
il lungomare di Alassio.
L’amico e le sue donne, e io che sono io.
Senza fronzoli, senza preamboli,
senza retro pensieri.
Vogliamoci bene, vogliatemi bene.
Figli di un agosto quasi terminato,
trangugiato a sorsi ampi quasi sino all’ultima goccia.
La moleskine e la tua penna,
il vociare dei ragazzi, un posacenere di vetro strabordante,
le signore coi copricostume sculettano austere.
Il bar di Hemingway, il suo whisky,
o era bourbon?
Poi un bar messicano, l’ombra,
il sole che sbuca da sopra i tetti,
tra nuvole stiracchiate di sfumature striate.
Noi che fumiamo,
il vento che cambia ogni dieci minuti.
Il futuro è un’orma nella sabbia, un vuoto nello stomaco,
una scintilla nel cervello.
Il cuore vuoto e sazio,
sgombro e sterminato.
L’immensità della contraddizione.
Il mare che ricopre tutto.
Un arcobaleno, che danza sopra l’orizzonte.
Lo vedo solo io.
A volte non so chi sono.
(Alassio, 28 agosto 2020)
RIMANE SETTEMBRE
Rimane la sera,
fresca nel suo silenzio immobile,
lontani gli schiamazzi,
lontani, lontano.
Come tutto quanto, del resto.
Rimani immobile,
appoggiata ad un muretto di passaggio.
Una chiesetta di passaggio,
la strada che taglia in due il respiro,
il mondo intero.
Rimane settembre,
la sua aria raccolta,
il suo misticismo di ritorno.
Rimango lì anch’io,
a fumare seminascosto,
nell’ombra di un’ombra.
La luna dominante, la sua scia sul mare,
lo sberluccichio, la risacca,
ancora il silenzio.
Un silenzio un poco ubriaco,
senza aver bevuto.
Lontano, lontano.
(Finale Ligure, 2 settembre 2020)
TUTTO QUESTO
Sono lo struggimento
Sono il mare in burrasca
Sono il vento
Sono tutto questo
Sono le piroette e le strida dei gabbiani,
congiunte nel cielo cangiante,
lungo invisibili corridoi d’aria,
attraverso correnti di bellezza
il litorale e i suoi lineamenti,
l’entroterra e i suoi colori,
di ottobre gli odori,
la Caprazoppa,
il promontorio che scivola nel mare,
e io resto lì,
con le mani intrappolate dentro il cuore.
Sono lo struggimento,
la malinconia, l’autunno,
sono la luce di ottobre,
la sua voce,
sono tutto questo.
(Loano 29 settembre 2020)
CI SEI, NON CI SEI, NON LO SAI
Bagliori sul mare,
i principi del cielo a mimetizzarsi tra i primi scrosci,
ci sei, non ci sei, non lo sai,
i lastricati dei carruggi a lucidarsi,
passanti, radi, sempre di fretta,
a scivolarci sopra, disattenti,
un mondo intero, crudelmente disattento,
volta la testa altrove.
Tu sorridi.
Il vento ti scompiglia la frangia,
piangi e ridi.
Il sole rispunta tra le nubi.
Quella pioggia mi bagna il viso,
mentre il sole lo asciuga.
Ci sei, non ci sei, non lo so.
L’estratto di un’assenza,
la tua presenza,
i miei anelli e i miei bracciali poggiati all’ingresso,
ci sono, non ci sono, non lo sai.
Come ombre in fuga,
come demoni cacciati dentro la realtà,
angeli obbligati dentro il recinto di un sogno,
banditi senza taglia.
L’odore di iodio, così forte, ti riscuote,
ti risveglia e ti sospinge
a volar via, ancora,
in un cielo graffiato.
(Pietra Ligure, 1 ottobre 2020)
FERIA D’AGOSTO
Non c’è tempo
Nel tempo pare non esserci tempo
Le sue parentesi sghembe, d’agosto
Le sue pareti sgangherate
Un canovaccio di maschere sotto le mascherine
A pascolare lungomare
Atteggiamenti convenzionali strascicati e infradito
Una stanchezza da decadenza
Un mondo ripieno di limiti, zuppo di confini, infarcito di pregiudizi
Fontanelle contaminate disseminate
Lungo i vostri percorsi
Come fottute stazioni di una via Crucis,
orlata di sorprese e di dolore
Una bolla nel tempo
Una meteora nel tramonto
Una lacrima nel mare
Un tronco nel torrente
Una candelina nella notte
L’amnesia del prossimo autunno
(Finale Ligure, 9 agosto 2020)
IL GIORNO DEI VIVI
Lieve è questa luce d’inizio novembre
e la sua pioggia nelle gocce invisibili
nel silenzio, che abita l’aria e strugge il mondo.
Lieve e sottile la sua prima alba.
Il mondo che si è rinchiuso in sé stesso,
dentro le mura, dentro le case.
È l’inizio della fine,
l’autunno nel suo decadere,
di foglie e di pensieri,
tu che cammini e provi a respirarli,
i pensieri,
mentre la prima nebbia s’intrude misteriosa
e ti porta via tutto.
Io scivolo nel mare,
enigma a me stesso,
che lascio e ritorno continuamente,
a me stesso.
È tutto grigio.
Immensamente grigio.
Al giorno sfugge persino il tramonto.
Se lo ruba la notte con un golpe muto.
È il giorno dei vivi,
che si muore continuamente
e si rinasce.
(Finale Ligure, 1 novembre 2020.)
L’AMICO
Rimbomba
rimbomba, possente come un grido,
vivida come un’allucinazione
rimbomba la mia voce nella tua nel telefono
rimbombano i nostri cuori di emozioni, di ricordi
di giorni vissuti, disperati indimenticabili,
sei l’amico che eri
la vita che eravamo
che siamo tuttora
marchiati a fuoco di una follia primigenia
l’istanza di stare al mondo a modo nostro
rimbomba
la libertà, il suo urlo,
il suo slang, il suo scheletro variopinto,
o quel che ne resta,
dentro l’animo,
lungo strade, piene di polvere,
ripiene di luce, farcite di notte,
notte da mangiare, notte da bere,
notte da non dormire,
sei l’amico insonne, come me.
Dopo una vita.
Una vita intera,
a correre, ad inseguire, ad essere inseguiti.
Sei l’amico, che eri.
(Finale Ligure, 12 ottobre 2020)
LA MIA ALBA
La mia alba è un incendio sempre diverso,
una meraviglia d’intenti
un groviglio di colori assurdi
La mia alba è una cartolina
strappata alla nascita del giorno,
una pagina di moleskine appallottolata,
buttata lì ai tuoi piedi, tra le zampe dei gatti.
E’ una poesia urlata al rallentatore,
nel silenzio di un’invocazione, una preghiera di onde,
parole sussurrate alla brezza,
masticate, sputate tra i denti, fuori dalle labbra,
le tue labbra un’aurora,
un altro cielo infuocato
un infarto di mattino presto
tra le strida dei gabbiani
Sono ancora in piedi
mentre viene giù tutto
(Loano, 20 ottobre 2020)