Scarabeo
Accarezzarti ancora
come fosse l’ultima
come fosse la prima,
la prima volta di sempre
perché sei unica,
l’unica dei miei pensieri
come unica è l’emozione
che mi dai:
solo tu sei
solo tu puoi
solo tu vuoi,
solo per una come te
me ne andrei,
ma poi tornerei
per non restare solo,
perché non vivrei
nel volo di un sogno:
evanescente e fragile
con gli occhi chiusi labile
per un’altra che non c’è,
perché non vivrei
negli altri giorni miei
senza una come te,
senza il tuo sorriso
che entra dentro me,
che poi si spande
che poi riaccende
la mia voglia di te.
Accarezzami ancora
rivoglio le tue mani,
accarezzami ora
prima che sia domani,
prima che sia tardi
riempimi di sguardi,
anche solo col pensiero
perché così sarà vero.
Cantine
Cantine buie
come il mio cuore
senza energie,
senza calore.
Muffe ed odori
trasformati dal tempo,
ricordi e sapori
di un giovane corpo.
Quel vino racchiuso
zittito dal vetro,
uscirà poi spumoso
per l’amore che ha dentro.
Rosse conserve
frutti bolliti,
ombre ricurve
degli appesi insaccati.
Ovunque battiti
fra tele sbavate;
echi smorzati
di viti, ora assopite.
Passa (il tempo)
Viene da lontano, dal buio della notte
nasce, senza prenderlo per mano
passa in volo, come fosse un aeroplano
attraverso crune come un filo sottile,
e vaga su dune con le sue vele
in mari e deserti, passa
sui cieli aperti fra nubi e tempeste
dei nostri ricordi, passa
sui nostri amori
senza altre fermate
lasciando ferite nei cuori,
ma poi passa ancora
con l’alba e l’aurora,
nei silenzi o nelle voci gridate
delle storie volute, passa
con le stelle cadute
negli assordanti rumori
di desideri mai avverati:
passa il tempo con te
o senza di te, ancora una volta.
Viene qui vicino, anche oggi
nella luce del mattino
passa, cavalcando aquiloni
guardando fuori l’aprirsi dei fiori,
passa dentro campane di vetro
fra parole ovattate di frasi ripetute,
passa fra colori diversi di stagioni
oppure in quelli uguali di prigioni,
passa sulle pelli lasciando rughe
di tremolanti carezze
sempre più dimenticate,
come quelle certezze
ormai sparse e sbriciolate;
passa nei sogni o nei bisogni
nel buio della notte,
passa fino a domani
o forse oltre le tue mani
lasciate prima delle mie cadute:
passa il tempo per te
o per me, ancora una volta.
Ho liberato un angelo
Ho liberato un angelo:
Duky voleva andare, ma non tirava
il guinzaglio;
voleva ancora soffrire
con noi,
ma io la tenevo più forte
per la paura
di avere dolore lasciandola,
e facevo finta di niente
per quelle ossa troppo visibili,
ma che si muovevano
sotto quegli occhi spenti,
ma che brillavano
ogni volta che la guardavo;
di quel cibo cercato
fra mille sapori,
ma che mangiava
solo per farmi felice;
con quel respiro affannoso
più grande di ogni rumore
fra quei viaggi di illusione,
fino al mio solo ritorno…
Sai Bimba,
ma quanto amore ci hai dato!
Guardiana dei nostri sogni,
micio color biscottino
vai a fare ninnì
lontana dai nostri occhi,
ma non dai nostri
più dolci ricordi.
Vai Bimba!
Non ti posso più tenere,
ti faccio troppo male,
vai!
Ora puoi andare,
di nuovo a giocare
con gli altri angeli
nel grande cielo
del nostro cuore.
Sei rimasta in un sogno
Chissà se ci sarà
in un’altra vita, forse
una nuova gioia verrà,
fra quelle perse.
Sei rimasta in un sogno
per quello che sei:
una figlia nel disegno
per tutti gli anni miei.
Desiderio mai avverato
di vederti ogni giorno crescere,
dopo averti con amore cullato
e insegnato, per farti volare.
Ti guardo negli occhi,
mentre nascono emozioni
uguali come fossero specchi,
ascoltando le tue canzoni.
Le lucciole
Il sole si è nascosto
dietro il monte al tramonto,
lasciando posto alla luna,
che ora splende
nella notte stellata.
Il profumo del tiglio
mi inebria
come quello di rose,
ora richiuse
nei loro boccioli
a dormire.
Ti penso,
seduto sui miei anni
senza affanni,
guardandomi intorno,
e ora vedo nel buio
quelle piccole luci
spostarsi e spegnersi
con ali invisibili.
Non so,
quando sono nate,
da dove siano venute,
di quali energie
si siano riempite,
ma so
che Chiunque le abbia create
ci può dare una speranza.
Ricordi di scuola
Echi di campanelle
smorzati da vento.
Grembiuli neri
dai colli candidi,
come i nostri visi
di timidezze accennati.
Seduti ad ascoltare,
incuriositi o annoiati.
In piedi interrogati,
a guardare occhi di aiuto
per risposte sillabate.
E i pomeriggi a giocare,
sempre prima dei compiti
e dello studiare.
E i nuovi compagni di banco,
per dividere tutto.
E le vacanze d’estate
con nuove amicizie…
Tanto è rimasto
dentro il cuore,
fuori da quel cancello
ormai chiuso dal tempo!
Oltre la montagna
Oltre la fatica, il sorriso.
Oltre la forza, l’abilità.
Oltre la solitudine, un’altra mano.
Oltre gli occhi, il cielo.
Oltre l’aria pura, il vento.
Oltre sé stessi, la natura.
Sempre oltre,
ma con rispetto e umiltà!
Oltre il ponte
Nascosto da querce
attraversare da un mondo nell’altro,
poi come nuovo sipario
andare oltre l’inimmaginabile scena.
Trascorsi gli anni, con meno ombre
per i rinsecchiti senza più frutti,
giacciono fra i ricordi di credenze
mentre ora saranno arsi a riscaldare.
Oltre il ponte, percorrendo sentiero
che divide erbe e frumenti,
fino alla casa ove partono vigne
mentre dietro riposano equini.
E poi i silenzi e i profumi:
quiete di anime e primavere di tigli,
fra animali tranquilli, e noi riconoscenti
per aver già vissuto almeno questo paradiso.
E scorre il fiume
Umori di terra
fecondata da piogge,
racchiusi e sgorgati
fino ad esser sorgente.
Acque limpide dal cuore pulsante
che saranno altra vita,
perché nate e nutrite
dal ventre riparato di roccia.
Rio fino ad esser torrente
per gli anni passati,
trascorsi fra vertigini e certezza
ora di un letto sicuro.
E scorre il fiume,
portandosi qualcosa da lasciare
e affluenti non considerati,
sfociando mite nel nostro mare.