Luisella Gini - Poesie

Casa Materna

 

dedicato ai miei nonni

Ritrovare per qualche attimo ancora..

l’odore  di casa mia

d’intima fiducia e dell’infanzia

da cui la vita ti strappa a forza…

il profumo antico delle travi di legno

sentirsi arrivati al sicuro riparo

e perdersi  nei ricordi di quando eri bambina

in quel tempo che più non è

riscoprire  angoli sperduti e magici

segreti rifugi  in cui si giocava

fino a quando le madri chiamavano

accarezzare le grosse calde coperte di lana

dall’odore di canfora e alloro

respirare l’umido delle cantine

dove invecchiano vini e formaggi

sorseggiare il vino travasato dalle botti

con le focacce calde di griglia

s’intristisce l’anima di nostalgia

e mi spinge altrove

nelle lunghe estati calde

dove l’afa s’accompagnava al chiasso delle cicale

il sole filtrava fra le foglie dei ciliegi

e mendicar mi ritrovo  a vagare

fra antichi ricordi


Vigilia di Natale

 

Scende la neve al tramonto

e tutto decora e tutto ammanta

lentamente cade e si sfracella al suolo

e disperde il suo candore

la città è avvolta dalla bruma

si smorza ogni rumore

il cielo si veste di luci a  nastri rosa e d’argento

mentre il sole pigramente muore

scende la neve che tutto imbianca

gli adulti si rintanano nelle case

altri si stringono dentro ai grossi cappotti

e frettolosi camminano per le strade

i bimbi festosi si riversano nei cortili

e gioiosi si rincorrono

dalle finestre gli anziani li osservano

sui loro visi un mesto sorriso

ripercorrono vecchi ricordi

di una gioventù ormai perduta

scende la neve

svogliata e  mesta

scende la neve

e Natale s’appresta


Epilessia notturna

 

Eppure so di non essere sveglia,

che quello che vedo non può  esser vero,

ma sento ogni odore

percepisco le consistenze

i miei incubi sono così reali

come ogni graffio, ogni dolore…

e l’angoscia mi paralizza

mi strangola il cuore

vorrei ma non riesco a svegliarmi…

perchè credo di dormire…

ma se non dormo …. dove sono?

Poi tutto si spegne e non sono più niente

ed è il nulla, il vuoto… l’assenza…scosse….

sento delle voci piene di paura… esterne

rientro in me, dal mio viaggio…

non riesco a muovere un muscolo…

non ho il controllo di me…

tutto si è fatto così talmente pesante…

sono qui, dentro questo corpo, non mi sentite?

Cosa faccio….mi assale il panico

poi….riesco ad aprire gl’occhi

lentamente affiorano le immagini

scorgo il tuo viso preoccupato…

sarò caduta ancora? Di nuovo?

Mi sento stordita, ubriaca di stanchezza

qualcosa di caldo mi scorre sul viso,

il labbro spaccato, sanguina…

ti vedo preoccupato e pallido…

ma non provo niente…

osservo tutto come dall’esterno …

e mi rivesto, come tante altre volte,

compiendo movimenti rallentati

vado a farmi fare il solito controllo all’ospedale

la solita flebo… ritorno a casa e mi sdraio

confusa, arrabbiata, delusa,

epilessia, compagna di vita precaria

killer silenziosa e inquietante

quanti mi hanno schifato a causa tua?

Impauriti dalla tua presenza…

emarginata, come una contagiosa…

Epilessia, quanto vorrei non fossi mia.


L’alba di Rimini

 

E aspetto …

che salga l’alba sul mare…

il rossore del sole

e tutto è un brulicare scintillante

sullo specchio delle placide onde

timide increspature sull’acqua  chiara

e tutto si rinnova…

irrompe  fragoroso l’ urlo del gabbiano

possente e leggero intento alla caccia

mentre sotto i miei passi la sabbia  si scura

la marea ha ritirato le sue braccia

e ha lasciato la spiaggia gremba di conchiglie

avanzo nel cielo ripieno di colori

spira timida la brezza marina

respiro avidamente il profumo del sale

del sole nascente

l’acqua mi sussurra fresca i piedi

mi lascio cullare da mille luci

rubando questo istante di pace alla vita

sprofondando in quest’alba meravigliosa.


Senilità

 

Ed è subito sera,

la chioma si tinge d’argento,

la pelle s’ avvizzisce

le forze svaniscono,

la mente sorvola spazi aperti

che il corpo non può più seguire

i movimenti si fan lenti e doloranti,

ma ho il cuore giovane di gazzella

fatto per amare

il mio autunno si riempie di colori

di sapori ricchi e maturi

e anche per te il tempo ormai è passato

ma possiamo riscoprire l’adore

oltre il muro del tempo che scade

è ancora lontano l’ultimo rintocco

le campane suonano ancora a festa,

amiamoci ancora, amore

sempre.


Libertà

 

puzzi di sangue e di sudore

sei stata conquistata coi cadaveri

sei costata lacrime di madri e vedove

chi non ti ha conosciuta

ti brama oltre ogni misura

chi ti ama non ti vuole perdere

solo i pazzi ti disprezzano

ma di quelli ne è pieno il mondo


Fortuna

 

la fortuna è cieca,

ma riesce comunque sempre a schivarmi,

anche quando mi paro a lei davanti…

mentre la iella ha sempre una vista acuta,

e peggio è quando pur gli si risulta gradevoli

perchè s’appresta spesso a visitarmi

ospite ingrata e petulante

t’allena davvero alla pazienza

ti sprona alla sapienza

ma se se ne andasse

portando via con sé ogni miseria

m’allieterebbe il cuore

ma anche questa sarebbe una fortuna

e si sa che anche a cercarla , lei,

non  viene mai appresso…

questa egoista, scontrosa, e tanto desiderata

continuamente itinerante

e nel suo viaggiare

spero sempre di poterla afferrare…


 Lungo il Talvera

 

Un giorno d’estate

il frastuono delle cicale ingombranti

il sole alto infuocava il suolo

l’afa regnava sovrana

sulle rive del fiume mi ristoro

l’allegro fruscio dell’acqua che scorre

profumo di bagnato

mi siedo sull’erba mista a sabbia

e guardo le famigliole di anatre nuotare

fisso le candide nuvole

per scoprire da che parte soffia il vento

osservo le api ronzare attorno ai fiori

le formiche in fila meticolose al lavoro

resto assorta fra i miei pensieri

respiro libertà

e mi ritaglio quella benefica solitudine

quell’assenza dalla frenetica vita

che ritempra e ristora

quel silenzio che da pace ai sensi

e scivolando nel quieto torpore

finalmente… ritrovandomi…vivo.


Depressione

 

Riemergere dalla putrida melma,

scorgere la luce oltre quel mal ‘animo

oltre sé stessi

togliere ogni potere ai buchi neri

che ti risucchiano…  

energia, felicità..

e alle loro lingue maligne

ai morsi velenosi

smettere di rincorrere l’umanità frenetica

cercando di farsi accettare..rispettare

non sentirsi più estranei nel mondo

sperduti e soli nell’universo

e accorgersi di essere rari e preziosi

interiormente ricolmi di grazia

sensibili, oltre la normalità dei sensi

aver sprecato sé stessi negli anni

accompagnandosi a cadaveri viventi

dalla putrida anima

ricolmi di pattume moderno

vuoti e fetidi

e rinascere

vagare nell’infinito

volando  alto nel cielo

oltre il tempo e lo spazio

in compagnia degli angeli

dove  altri non possono seguirci

per vette altissime

sperimentando sorsi di paradiso

gustando  avidamente la vita.


Passeggiata alla  Malga                   

dedicato a Lada

 

Passeggio serenamente

fra le fresche  fronde boscose

ti osservo correre felice e chiassosa

qualche timido raggio filtra tra gli alberi

illumina i contorni in un flebile saluto

in lontananza gorgoglia il ruscello di montagna

avanzo pigramente all’ombra

ristorandomi dalla gran calura

e cammino…

in lontananza vedo farsi strada la radura

la luce avanza e l’afa si fa pressante

più avanti si distende placida l’erba

sotto il sole cocente verdi spazi aperti

disseminati di pigro bestiame al pascolo

nel cielo azzurro e bruciante volteggiano le rondini

bruca stanco qualche asinello accanto allo steccato

tu balzelli leggiadra e ruzzolante  fra i prati in fiore

gerani rossi mi salutano dalla terrazza della malga

montagne enormi si stagliano a toccare i  cieli

come avide dita nodose ad afferrare il paradiso

e lentamente  anche i pensieri svaniscono,

e l’anima ritrova la sua pace.