Casa Materna
dedicato ai miei nonni
Ritrovare per qualche attimo ancora..
l’odore di casa mia
d’intima fiducia e dell’infanzia
da cui la vita ti strappa a forza…
il profumo antico delle travi di legno
sentirsi arrivati al sicuro riparo
e perdersi nei ricordi di quando eri bambina
in quel tempo che più non è
riscoprire angoli sperduti e magici
segreti rifugi in cui si giocava
fino a quando le madri chiamavano
accarezzare le grosse calde coperte di lana
dall’odore di canfora e alloro
respirare l’umido delle cantine
dove invecchiano vini e formaggi
sorseggiare il vino travasato dalle botti
con le focacce calde di griglia
s’intristisce l’anima di nostalgia
e mi spinge altrove
nelle lunghe estati calde
dove l’afa s’accompagnava al chiasso delle cicale
il sole filtrava fra le foglie dei ciliegi
e mendicar mi ritrovo a vagare
fra antichi ricordi
Vigilia di Natale
Scende la neve al tramonto
e tutto decora e tutto ammanta
lentamente cade e si sfracella al suolo
e disperde il suo candore
la città è avvolta dalla bruma
si smorza ogni rumore
il cielo si veste di luci a nastri rosa e d’argento
mentre il sole pigramente muore
scende la neve che tutto imbianca
gli adulti si rintanano nelle case
altri si stringono dentro ai grossi cappotti
e frettolosi camminano per le strade
i bimbi festosi si riversano nei cortili
e gioiosi si rincorrono
dalle finestre gli anziani li osservano
sui loro visi un mesto sorriso
ripercorrono vecchi ricordi
di una gioventù ormai perduta
scende la neve
svogliata e mesta
scende la neve
e Natale s’appresta
Epilessia notturna
Eppure so di non essere sveglia,
che quello che vedo non può esser vero,
ma sento ogni odore
percepisco le consistenze
i miei incubi sono così reali
come ogni graffio, ogni dolore…
e l’angoscia mi paralizza
mi strangola il cuore
vorrei ma non riesco a svegliarmi…
perchè credo di dormire…
ma se non dormo …. dove sono?
Poi tutto si spegne e non sono più niente
ed è il nulla, il vuoto… l’assenza…scosse….
sento delle voci piene di paura… esterne
rientro in me, dal mio viaggio…
non riesco a muovere un muscolo…
non ho il controllo di me…
tutto si è fatto così talmente pesante…
sono qui, dentro questo corpo, non mi sentite?
Cosa faccio….mi assale il panico
poi….riesco ad aprire gl’occhi
lentamente affiorano le immagini
scorgo il tuo viso preoccupato…
sarò caduta ancora? Di nuovo?
Mi sento stordita, ubriaca di stanchezza
qualcosa di caldo mi scorre sul viso,
il labbro spaccato, sanguina…
ti vedo preoccupato e pallido…
ma non provo niente…
osservo tutto come dall’esterno …
e mi rivesto, come tante altre volte,
compiendo movimenti rallentati
vado a farmi fare il solito controllo all’ospedale
la solita flebo… ritorno a casa e mi sdraio
confusa, arrabbiata, delusa,
epilessia, compagna di vita precaria
killer silenziosa e inquietante
quanti mi hanno schifato a causa tua?
Impauriti dalla tua presenza…
emarginata, come una contagiosa…
Epilessia, quanto vorrei non fossi mia.
L’alba di Rimini
E aspetto …
che salga l’alba sul mare…
il rossore del sole
e tutto è un brulicare scintillante
sullo specchio delle placide onde
timide increspature sull’acqua chiara
e tutto si rinnova…
irrompe fragoroso l’ urlo del gabbiano
possente e leggero intento alla caccia
mentre sotto i miei passi la sabbia si scura
la marea ha ritirato le sue braccia
e ha lasciato la spiaggia gremba di conchiglie
avanzo nel cielo ripieno di colori
spira timida la brezza marina
respiro avidamente il profumo del sale
del sole nascente
l’acqua mi sussurra fresca i piedi
mi lascio cullare da mille luci
rubando questo istante di pace alla vita
sprofondando in quest’alba meravigliosa.
Senilità
Ed è subito sera,
la chioma si tinge d’argento,
la pelle s’ avvizzisce
le forze svaniscono,
la mente sorvola spazi aperti
che il corpo non può più seguire
i movimenti si fan lenti e doloranti,
ma ho il cuore giovane di gazzella
fatto per amare
il mio autunno si riempie di colori
di sapori ricchi e maturi
e anche per te il tempo ormai è passato
ma possiamo riscoprire l’adore
oltre il muro del tempo che scade
è ancora lontano l’ultimo rintocco
le campane suonano ancora a festa,
amiamoci ancora, amore
sempre.
Libertà
puzzi di sangue e di sudore
sei stata conquistata coi cadaveri
sei costata lacrime di madri e vedove
chi non ti ha conosciuta
ti brama oltre ogni misura
chi ti ama non ti vuole perdere
solo i pazzi ti disprezzano
ma di quelli ne è pieno il mondo
Fortuna
la fortuna è cieca,
ma riesce comunque sempre a schivarmi,
anche quando mi paro a lei davanti…
mentre la iella ha sempre una vista acuta,
e peggio è quando pur gli si risulta gradevoli
perchè s’appresta spesso a visitarmi
ospite ingrata e petulante
t’allena davvero alla pazienza
ti sprona alla sapienza
ma se se ne andasse
portando via con sé ogni miseria
m’allieterebbe il cuore
ma anche questa sarebbe una fortuna
e si sa che anche a cercarla , lei,
non viene mai appresso…
questa egoista, scontrosa, e tanto desiderata
continuamente itinerante
e nel suo viaggiare
spero sempre di poterla afferrare…
Lungo il Talvera
Un giorno d’estate
il frastuono delle cicale ingombranti
il sole alto infuocava il suolo
l’afa regnava sovrana
sulle rive del fiume mi ristoro
l’allegro fruscio dell’acqua che scorre
profumo di bagnato
mi siedo sull’erba mista a sabbia
e guardo le famigliole di anatre nuotare
fisso le candide nuvole
per scoprire da che parte soffia il vento
osservo le api ronzare attorno ai fiori
le formiche in fila meticolose al lavoro
resto assorta fra i miei pensieri
respiro libertà
e mi ritaglio quella benefica solitudine
quell’assenza dalla frenetica vita
che ritempra e ristora
quel silenzio che da pace ai sensi
e scivolando nel quieto torpore
finalmente… ritrovandomi…vivo.
Depressione
Riemergere dalla putrida melma,
scorgere la luce oltre quel mal ‘animo
oltre sé stessi
togliere ogni potere ai buchi neri
che ti risucchiano…
energia, felicità..
e alle loro lingue maligne
ai morsi velenosi
smettere di rincorrere l’umanità frenetica
cercando di farsi accettare..rispettare
non sentirsi più estranei nel mondo
sperduti e soli nell’universo
e accorgersi di essere rari e preziosi
interiormente ricolmi di grazia
sensibili, oltre la normalità dei sensi
aver sprecato sé stessi negli anni
accompagnandosi a cadaveri viventi
dalla putrida anima
ricolmi di pattume moderno
vuoti e fetidi
e rinascere
vagare nell’infinito
volando alto nel cielo
oltre il tempo e lo spazio
in compagnia degli angeli
dove altri non possono seguirci
per vette altissime
sperimentando sorsi di paradiso
gustando avidamente la vita.
Passeggiata alla Malga
dedicato a Lada
Passeggio serenamente
fra le fresche fronde boscose
ti osservo correre felice e chiassosa
qualche timido raggio filtra tra gli alberi
illumina i contorni in un flebile saluto
in lontananza gorgoglia il ruscello di montagna
avanzo pigramente all’ombra
ristorandomi dalla gran calura
e cammino…
in lontananza vedo farsi strada la radura
la luce avanza e l’afa si fa pressante
più avanti si distende placida l’erba
sotto il sole cocente verdi spazi aperti
disseminati di pigro bestiame al pascolo
nel cielo azzurro e bruciante volteggiano le rondini
bruca stanco qualche asinello accanto allo steccato
tu balzelli leggiadra e ruzzolante fra i prati in fiore
gerani rossi mi salutano dalla terrazza della malga
montagne enormi si stagliano a toccare i cieli
come avide dita nodose ad afferrare il paradiso
e lentamente anche i pensieri svaniscono,
e l’anima ritrova la sua pace.