Marco Carta
Poesie
Mamma
Mentre attendesti mangiando meloni, ascoltavo…
musica ariosa, malinconica, metallica, assordante.
Mamma antenata moriva, mestamente arrivavo, mare agitato, malumore mellifero abbaccinante.
Mi accogliesti misero mondo asfissiandomi, mi attorcigliai mentre mi avviavo.
Mi aiuto’ medico meticoloso afferrandomi, mani abbarbicanti mutarono mestizia, affrancavo.
Mordicchiavo “Angioletto”, morbido manufatto ancestrale, migliore amico, magnanimo mistificatore accocolava.
Mi accolsero mondando meraviglia astrale, mignolo afferrato, miracolo materno affiorava.
Meravigliosa Antonia, mimosa, mistero aurora Marcolino acciambellato mano minuta accarezza.
Mitico Antonio, musica, mentore, àncora, messaggero allegro mostra molta accortezza.
Messa al meriggio, mi amministrarono,
mantella albeggiante mirai mormorando, avviluppó.
Miti anziane, madrina Maria acclamarono, mistica acqua miracolosa mi acchiappó.
Mandolino accordato, melodia memorabile arsiccia.
1984, “Arcangelo”, minuscolo marmocchio adagiato.
“Mandorlino” arruffato mi mise allegria, movimenti arzigogolanti, mimica macchiavellica assaporavo.
Montagne agresti meticolosamente mostrarono agiatezza.
Mare acchetato, malinconia malleabile alletta.
Migrante avvezzo, madre mostra acutezza, mite anima mormoreggiante mi aspetta.
Essenza d’amore
Un picchiettare legiadro di zoccoli intarsiati solcano il selciato di un borgo rurale.
Da occhi azzurri d’ etereo pittati
sgorgano lacrime in tono ancestrale.
Fanciulla giuliva vestita d’organza
fluttua nell’ aria e afferra le stelle.
Inspira ed espira e prosegue la danza,
un profumo d’ agave le accarezza la pelle.
Un fanciullo tra la frappa s’ invola
sente un tuffo al cuore e lo cadenza.
Un “guit guit” di maschio d’ alzavola
scioglie l’ arcano, sprigiona un’ essenza….
Essenza d’ amore rimembra nel giorno,
fluttua nell’ aria un’ altalena di mani.
Ilarità cheta eccheggia d’ intorno,
incorniciano gli zoccoli i tulipani.
Stille d’amore
Un lampo vagante
attraversa un plumbeo cielo.
Un vento danzante
smuove il suo velo.
Il sole in sordina
gli illumina il volto
occhi di “bambina”
mi hanno accolto.
Un tuono assordante
la fa sussultare.
Un profumo inebriante
si fa abbracciare.
L’arco è scoccato
l’amore è stillato.
Stima
Immobile osservo il vento
espressioni meste ed obsolete
attraversano il sapere irruento
miscellanea di voci inconsuete
rimbalsano idolatrie dall’ oscuro.
Pizzico imberbe la lira
accompagnando un “ditirambo”
ecclisso mestizia e ira
ammutolisco l’essere “rambo”.
Camminando con ilare gaiezza
pascerò immani illusioni…
donerò leggiadra fierezza
accrescendo incondizionate opinioni.
Amore mio
Tintinnio di campane cadenzate
oltre colline irridescenti.
Mormorio di gelide cascate
oltre valli incandescenti.
Volo di gabbiani lontani
arcobaleni di prati in fiore
profumo di ambra da morbide mani,
effluvio scintillante d’amore.
A fior di labbra parole giulive
si affievola il vento, diviene brezza
scintilla il mare su queste rive
amorevolezza eterea mi accarezza.
“Smeraldi” in accondiscendenza
nel chiarore di stelle filanti
di lavanda tutta l’essenza
amore mio solo tu…. mi incanti.
Ceppo
Mi osserva dinnanzi al gioco
l’ afferro tra le mani candide
Lui amante del fuoco
dalle fiamme fulgide.
Si sganascia si arrotola,
mi implora mi invoca
è un racconto una favola
una parlata fioca.
Sciabordio di fave
in acqua focosa
da camino suono grave
di un petalo di rosa.
Mi chiami or tu piatto
delizio il palato
ti guardo soddisfatto
mio ceppo scarlatto.
Futuro
Assaporo il vivere incerto
nel vento che spazza i pensieri
e mi aggroviglio e mi diverto
e i giorni divengono ieri.
Spezzo l’ iracondo dall’oblio
e cado nell’ignoto
nel mistero chiamato “Dio”.
Sotto il nero di un cielo cheto
un uomo alto fiero, passo leggero
tasta il sentiero e mi osserva lieto.
Sopra il capo foglie cadenti
disteso su panchina un quotidiano
dinnanzi sorriso senza denti
fumo di pipa tenuta per mano….
Lui dal pensiero denso e sicuro
Lui l’ arcano, l’ avvenire, il futuro.
Nostalgia
Accarezzato dalla polvere del tempo
acciambellato tra lancette sbiadite
dondolo nella clessidra dei pensieri.
Brilla la luna nel contempo
e piombano parole infinite
dalle mani dei giocolieri .
Abbracciato da speranza ilare
afferro un fuoco di organza
e sorridendo nel triste migrare
sento già la sua mancanza.
Porto nel cuore la mia “Ichnusa”
incorniciata d’ azzurro cristallino
è un dipinto una musa
un ticchettio che rimane bambino.
Iniquità
Incuriosiscimi ineluttabile iniquità,
inaspriscimi infondendo inquietudine.
Inabissandoti impartisci insensibilità,
invecchiandoti inglobi inattitudine.
Io invece incespico inesorabilmente
inseguendo imminenti ideali.
Istupidamento istantaneo inclemente
in itinerari impercorribilmente irreali.
Invoco inamovibilita’ indesiderabili,
intercedo inquadrando intelligenza,
investo improprie idee indefinibili
influenzando indeclinabile incoerenza.
Infinita indagine indefessa
inebria illusioni impercettibili,
infame inerzia irriflessa
imploderai in informazioni incorruttibili.
Straccio di vita
Afferro uno straccio aggrappato al pomello di un’ anta. Mi specchio nell’ acqua di un the curcumato e zenzerato.
Mi attraversa un estro pensiero che mi incanta, sorseggio con goliardia e tutto diviene fatato.
Nel cielo gongola la luna viandante
che si affaccia incorniciandosi nell’ abbaino.
Un’ anenoica viltà ci assale all’istante stravolgendo un incauto destino.
Un ronzio di zanzara alienante
si smarrisce tra le mie mani
cadenzando una psiche allarmante
nella visione d’infiniti uragani.
Uno straccio stirato e piegato non mi allieta nell’ allegoria di un essere perfetto.
Macchiato e stropicciato da esteta
è come una vita aggraziata con difetto.
Felicità
Falciata da tratti in salita
scorticata da buonismi inconsueti
bloccata da flebili dita.
Afferrata nel suo sorriso
germoglia minuziosi epiteti
che solca in lacrime il viso
e si aggroviglia in immagini irregolari.
È un pizzicare di corde sognanti
un abbraccio tenue di scolari
un effluvio di edulcoranti.
Sbocciano favole screziate
scintillano occhi di fanciulla
danzano stelle fatate….
e tutt’ intorno il nulla.
Il gusto della vita
Pilucco un biscotto casereccio
specchiandomi nell’ effluvio avvenire
procedo lento contro libeccio
ed in tasca ho soltanto due lire.
Sboccio di gabbiani da mare iridato
orme in corsa su sabbia argentata….
osservo con moto estasiato
con spensieratezza innata.
Cammino in punta di piedi
tra la culla di un bimbo dormiente
che spesso guardi e non vedi
ma è l’ emblema eloquente.
Il fuoco fulgido arde in sordina
nell’ impavido iracondo cuore,
brulico di idee seduto in collina
e mi gusto il suo sapore.
Rivoglio il mio tempo
Dischiusi il tempo al vento
lo portai verso l’ armonia,
dipinsi città tutto contento
con zampilli di felicità in ogni via.
Tempo di sorrisi disillusi
rincorsi da parole arcane
capitanati da pendieri confusi
arenati tra promesse vane.
Tra stelle sbiadite ho desideri,
il tempo si distende a sognare
ritrovandosi nel mondo di ieri
dove il “diritto” era lavorare.
Il tempo cade nel vuoto
nel risveglio silente
la sabbia nel suo moto
di certezze da poco o niente.
Sprizzi di speranza
Notte inerme riarsa nell’ oscurità
mi assopisce e divaga l’ utopia,
una mano tende alacrita’
mi guida nella retta via.
Dispiego le mani dinnanzi al viso,
si assopisce la candela dei penseri,
il passo diviene più deciso,
ondeggia la penna marcando i pensieri.
Osservo silente dall’ abbaino,
si vede un futuro iracondo,
un passato con io bambino,
un presente con sorriso giocondo.
Si potrebbe giungere all’ epitaffio sulla vita, una colomba silente sorvola i cieli, cerca la pace e guarda allibita, afferra il “ramoscello” e scompaiono i crudeli.
Essenza d’amore
Un picchiettare legiadro di zoccoli intarsiati zolcano il selciato di un borgo rurale.
Da occhi azzurri d’ etereo pittati
sgorgano lacrime in tono ancestrale.
Fanciulla giuliva vestita d’organza
fluttua nell’ aria e afferra le stelle.
Inspira ed espira e prosegue la danza,
un profumo d’ agave le accarezza la pelle.
Un fangiullo tra la frappa s’ invola
sente un tuffo al cuore e lo cadenza.
Un “guit guit” di maschio d’ alzavola
scioglie l’ arcano, sprigiona un’ essenza….
Essenza d’ amore rimembra nel giorno,
fluttua nell’ aria un’ altalena di mani.
Ilarità cheta eccheggia d’ intorno,
incorniciano gli zoccoli i tulipani.