Luce
La luce, la luce,
non è il vero,
ma quello che siamo:
la forza del giorno.
E grande è il rito,
nella notte fonda,
per aspettare il sole
nuovo, esatto, dorato
come mai, sul vento.
Silenzio
Silenzio per nascere,
silenzio per Dio.
L’ animo vibra:
è al sole,
in quella luce
forte come il sogno
buona nei passi della notte
a dirigere
l’orchestra che suonerà
colle note
vicine al nostro cuore.
L’amore
L’istinto è la vita.
L’emozione
ed il sentimento: l’amore.
Un bimbo, un uomo
sentono poi amano:
senza vita non c’è vita,
né esistenza,
senza amore
scompare Dio, va via la ragione.
Viviamo,viviamo.
Il soccorso di un angelo
Dentro la realtà
È il silenzio del mattino.
Sorge l’alba,
è sole l’aria
la dedizione degli angeli
manifesta che la luce è nostra
perché la vediamo.
Entropia
Sentii perdere i movimenti,
e sognare la coscienza:
divenuto lontano da me
quel fantasma di lontananza
mi comandava dispotico ed assente.
In questa balìa scesi nel dolore,
ma seppi capire
dentro il grande buio
la luce quotidiana dei giorni
compresi la misura di me come uomo
sperai nel Dio del Creato.
Il prigione
Prigioniero dei sogni
Non sognavo
Era, la vita, un dominio
Dell’assente mia vita:
non doloravo, non pregavo
nella gioia d’essere
un cosmo perduto.
Dimmi
Sembra autunno, per un uomo
quando tace gli alberi
per incontrare le sue foglie.
Siamo: noi tutti siamo,
e questo modo delle attese
è ciò che passa
e quello che verrà.
Ed abbraccio il sole,
in questo vivere
dove tutto s’aggrappa al tempo
per conoscerci ed ascoltare.
L’amore
Scelsi di vivere, malgrado il dolore,
e non per compiere una missione,
ma perché ero libero
ed amai la vita
amai.
Se caddi morto
non mi rialzai
ma entrando in me
cercai non i ricordi
ma il ritorno, e tornai.
Esistere
Ricordo te, donna,
mi insegnavi l’amore
per me e per la vita,
fu per questo
ti cercai, amai la libertà,
eri,
e sei.
Scopro adesso
il dolore passato
vedo la gratitudine che provo.
E sono al mondo.
Il gabbiano
Era molto grande, ad ali estese, sopra la nave,
la precedeva, oppure la seguiva,
candido, come la spuma del mare fresco
pensava a se stesso
e al sole e al vento e al dolore lasciato,
poi, si scordava persino di capire le correnti:
senza nulla, negli slanci del vento,
odorava di spazio,
nel profumo degli incanti delle onde,
capaci di apparire e sparire in quelle sue strida.
Il suono del vento
È potente, è la notte coi risvegli nascosti,
è la bufera senza parole
della neve perfetta nel fragore della nebbia,
è il respiro degli amanti,
quando seguono
le lacrime scorrere
sul velo del piacere dei ricordi.
Il suono del vento,
precorre i pensieri di un uomo:
è la fronte, è la sua tempesta,
dove portare a completezza il sentimento.
Il suono dell’aria, della nostra, aria,
tace la morte,
come se divenendo musica,
colore della speranza e dell’allegria,
fosse il respiro dell’Eterno, ora già manifesto.
Il respiro
L’anima ha un respiro, e muove,
del mondo,
anche la realtà nascosta della nostra vita.
Sembra che nel tono del tempo
ciascuno esista lungo la via dei sensi.
Ti amo, disse l’uomo
alla parte di vento che avrebbe risposto.
E giunse la fine del giorno e della notte.
Nell’alba fugace ed attonita
tutto il fiato scomparve.
Il tocco degli orologi fu breve,
era estate:
sarebbe venuta assieme all’inverno futuro
per conciliare i desideri.
La donna pianse,
perché era sola col proprio respiro.
Il silenzio
Il silenzio è sui numeri scritti
negli orologi di casa,
asssieme al tempo,
quando vive senza aspettare,
inventando pensieri e frasi e motti,
per tacere di nuovo.
E certo, segue la finestra,
coi chiari e gli scuri, poi, a notte,
col sipario dei sogni,
dà recita al proprio enigma
così sontuoso e puro e inestricabile.
Il silenzio percorre la luce,
presenta il sole,
lo allieta sorridendo tra le cose
oppure parlando ad un contadino,
quando lo ascolta e poi tace:
è recondito, spesso,
spesso ha bufera che non s’acquieta
lungo tutte le passioni di un uomo,
ma poi tutto gli si tace,
e quest’uomo ritorna.
Il concerto degli alberi
C’è un frassino, qui, accanto al camposanto,
colora, con il rumore dei rami al vento,
l’aria severa dei morti.
Non dispiace, vederlo commemorare:
quest’albero ha la forza
delle selve della montagna, qui, sopra,
vive le stagioni, il rumore dei passanti
i battiti della pieve,
il profumo dell’estate, quando è gaia e solerte.
Ascolto il senso delle parole
dette nell’ombra dei cespi attorno
e non è un canto d’uccelletti né di preci
ma il silenzio degli alberi sempre sotteso
quando si leva di stagione in stagiione
a gloria ed a voce del tempo e del mondo.
Profondi come un merlo
Ci sono persone fonde e accorate
come il maschio di un merlo,
adorano sentire il sussurro del vivere,
quando ancora nel dormiveglia
suscita piccoli pensieri
addormentando i sogni,
persone che poi si destano,
guardano dal terrazzo,
s’affacciano sull’uscio,
paiono bere il sole,
sembrano vivere anche nella nebbia,
su di loro, nevica il vento e la neve,
ma, come accorti, ed eleganti, ad un tempo,
corrono sulle corde della fantasia
sembra non muoiano mai
oppure sembra cantino
la canzone vera che è la vita.
L’avventura
Entrando, l’abisso sembrò inesplorato,
attonito in se stesso e difficile,
ma lo percosi,
seguendo forse solo la necessità:
conoscevo intelletto,
sapevo che mi avrebbe seguito
sino alle soglie di tutto il tremendo.
Proruppi in narrazioni e conoscenza:
ero spaventato.
Emersi, alle volte, poetai, anche,
mi piacque tacere nel silenzio,
dentro di me, a pensare cose vere.
Spesi vita e libertà,
ma, nella compresione che l’infinito
non è un numero, ma un’ineffabile presenza,
parlai e scrissi,
affiggendo fatica al mio sperare.
Consolidata fu nell’essere la voce di ragione.
Pensare
Pensare è seguire. Come le parole
seguono la poesia del tempo.
Essa assomiglia alla vita,
quando entra a cercare se stessa
ma trova ancora noi,
pronti a chiedercela, a guardarla
a commuoverci,
di fronte alla bellezza dei suoi passi.
Pensare, non è ricordare:
è solamente ricchezza,
sul versante, dove con noi stessi,
valichiamo frontiere
per trovarci nuovi o rinnovati,
a volte anche in pericolo,
però pronti ad ascoltare il vento,
per capirlo sottile, buono e mansueto,
capace, come sempre, di sognare nei desideri.
La scorrevolezza del tempo
Il tempo è lento, ma porta se stesso,
lasciando le cose e la gente
abbandonando la realtà
incontradosi con il vero che è nostro,
quello dove dispariamo,
divenendo, in altri sguardi.
È bellissimo, sedersi al mattino,
oppure, a notte fonda,
ad ascoltare la pieve,
pronta, nel rumore del tocco,
a passeggiare coi nostri sogni
ed a vederci guarire nel tempo
dentro altro tempo, ancora.
Spazio chiaro
Si apre spesso la novità della chiarezza:
così, come la luce dell’alba si diffonde,
graziosa, pulcra e mobile. E tutta, è gaia.
Siamo a vedere il giorno,
il giorno limpido che corre col sole,
quello che nelle ombre s’acquieta e passa.
E passano le levità viste di rado,
puerili, forse, ma importanti. È così.
E alle volte prigioneri di questi segnali,
pronti, forse, a sparire nella notte,
ci rimpiangiamo, e un poco viviamo di più.
E l’alba, è lei, e decide, sperandoci.
È passata la luna
Stanotte è passata la luna,
cadendo nel levante
ha aperto la campagna all’alba
ed ha sognato il mondo buio.
È venuta la luce del sole:
ci siamo commossi, qui, in paese,
ed abbiamo guardato la realtà,
così cangiante e pura,
come i pensieri di un bambino.
Abbiamo preso caffellatte,
come fosse un elisir,
ma erano solo i nostri desideri,
profondi, come il tempo vicino
di un amore passato dentro la quiete,
adesso rinato nella nostra storia
come l’anima candida d’un uomo.
Le stelle
Sono fiorite le stelle,
gli uccelletti piccoli, piccoli
quando è venuta l’alba
hanno becchettato luce e spazio,
è venuto vento fresco e nobile,
e si vedeva il giorno nascere.
Quando è caduto il rito
dell’allegria dentro il respiro,
mia luce, mia ombra, mia dimora
ti abbracciai perché eri pensata
e m’addormentavo di nuovo in te,
a fantasticare senza posa
la debole fragranza della vita
perché ti ho chiamata anima,
bella com’eri a vagare nel sogno.
Primavera, fontana della piazza
Il gioco del vento,
amore del cinguettio,
fiore d’aprile e ciliegio
è un vezzo
per il foulard, ed il profumo.
Acqua di pioggerella,
fontana sgorgata fredda,
mattutina, un po’ puerile.
Olivo quasi in fiore,
per il refolo attento
gentile di brezza dolce.
Regine
Il sole brilla sul ciliegio in fiore,
la campagna s’apre alle nidiate,
mentre l’alba, ha la natura viva.
I giovani spesso hanno l’amore,
nascosto nei pensieri:
sogna di donna ogni uomo,
i suoi cerchi d’affetto
allacciano la corona della regina.
Calore dei campi
L’erba è il rigoglio
d’un umore antico:
ogni stagione ripete
il fiore e il prato:
profuma il trifoglio,
d’ortica e violetta.
Il fiume scompare
nel tempo che è stato,
ed una nube cambia
tutta la scena:
ecco, piove.
E l’erba, rinnova il cielo,
con una bianca
gallinella chiacchierina.
Accettazioni
Persi i riconoscimenti di casa
divenni vuoto nel pensiero
mi fidavo solo di nonna
mia madre e mia maestra
alle elementari
mi puniva e mi umiliava:
portavo la ferita,
divenni dotto e martire,
vittima ritenuta ribelle.
E per conformarmi
feci anche il ribelle:
da adulto, per me narciso ferito,
solo donne di lusso.
E me stesso, di lusso.
Soffrendo, caddi in basso,
pazzia fonda il mio dolore.
Poesia, il mio ritorno.
Senza madre
Senza madre, lei lontana
nel lutto del fratellino,
mi sentii abbandonato,
ed in questo isolamento,
feci la fantasia d’essere
come Dio, l’Uno Increato.
Ebbi angosce inenarrabili:
trovai madre, da adulto,
nell’amante e nella fantasia
di renderle il figlio perso.
Mi calmai solo quando
mia madre capì,
mentre diventavo
il mio nome di persona.
Casa mia
Si fissa il tempo presente,
vedo passare le ombre
ed il colore del cielo.
Fermi i respiri e lo sguardo,
osservo casa. E la casa tace,
la vita viene, s’aggrappa al silenzio.
La sera, s’acquieta ancora,
e recita un piccolo buio, con la luna.
Portare
La sofferenza è il vuoto,
l’affanno del respiro
in pieno sole, splendente dall’alto,
è arida e impotente
ha la misura del tempo,
infine cessa.
È il temporale arido,
della scomparsa del senso,
la perdita che distrugge
la vita dell’esistenza.
I ricordi
I ricordi, come il nibbio,
s’alzano all’alba,
hanno la forza dei sogni
la vivezza del sole
nel fruscio delle foglie
corrono lungo il fiume:
portano il tempo
ebbro di vendemmie
fresco di ritmo e vento.
È passata la luna
Stanotte è passata la luna,
cadendo nel levante
ha aperto la campagna all’alba
ed ha sognato il mondo buio.
È venuta la luce del sole:
ci siamo commossi, qui, in paese,
ed abbiamo guardato la realtà,
così cangiante e pura,
come i pensieri di un bambino.
Abbiamo preso caffellatte,
come fosse un elisir,
ma erano solo i nostri desideri,
profondi, come il tempo vicino
di un amore passato dentro la quiete,
adesso rinato nella nostra storia
come l’anima candida d’un uomo.
Le stelle
Sono fiorite le stelle,
gli uccelletti piccoli, piccoli
quando è venuta l’alba
hanno becchettato luce e spazio,
è venuto vento fresco e nobile,
e si vedeva il giorno nascere.
Quando è caduto il rito
dell’allegria dentro il respiro,
mia luce, mia ombra, mia dimora
ti abbracciai perché eri pensata
e m’addormentavo di nuovo in te,
a fantasticare senza posa
la debole fragranza della vita
perché ti ho chiamata anima,
bella com’eri a vagare nel sogno.
Primavera, fontana della piazza
Il gioco del vento,
amore del cinguettio,
fiore d’aprile e ciliegio
è un vezzo
per il foulard, ed il profumo.
Acqua di pioggerella,
fontana sgorgata fredda,
mattutina, un po’ puerile.
Olivo quasi in fiore,
per il refolo attento
gentile di brezza dolce.
Regine
Il sole brilla sul ciliegio in fiore,
la campagna s’apre alle nidiate,
mentre l’alba, ha la natura viva.
I giovani spesso hanno l’amore,
nascosto nei pensieri:
sogna di donna ogni uomo,
i suoi cerchi d’affetto
allacciano la corona della regina.
Calore dei campi
L’erba è il rigoglio
d’un umore antico:
ogni stagione ripete
il fiore e il prato:
profuma il trifoglio,
d’ortica e violetta.
Il fiume scompare
nel tempo che è stato,
ed una nube cambia
tutta la scena:
ecco, piove.
E l’erba, rinnova il cielo,
con una bianca
gallinella chiacchierina.
Accettazioni
Persi i riconoscimenti di casa
divenni vuoto nel pensiero
mi fidavo solo di nonna
mia madre e mia maestra
alle elementari
mi puniva e mi umiliava:
portavo la ferita,
divenni dotto e martire,
vittima ritenuta ribelle.
E per conformarmi
feci anche il ribelle:
da adulto, per me narciso ferito,
solo donne di lusso.
E me stesso, di lusso.
Soffrendo, caddi in basso,
pazzia fonda il mio dolore.
Poesia, il mio ritorno.
Senza madre
Senza madre, lei lontana
nel lutto del fratellino,
mi sentii abbandonato,
ed in questo isolamento,
feci la fantasia d’essere
come Dio, l’Uno Increato.
Ebbi angosce inenarrabili:
trovai madre, da adulto,
nell’amante e nella fantasia
di renderle il figlio perso.
Mi calmai solo quando
mia madre capì,
mentre diventavo
il mio nome di persona.
Casa mia
Si fissa il tempo presente,
vedo passare le ombre
ed il colore del cielo.
Fermi i respiri e lo sguardo,
osservo casa. E la casa tace,
la vita viene, s’aggrappa al silenzio.
La sera, s’acquieta ancora,
e recita un piccolo buio, con la luna.
Portare
La sofferenza è il vuoto,
l’affanno del respiro
in pieno sole, splendente dall’alto,
è arida e impotente
ha la misura del tempo,
infine cessa.
È il temporale arido,
della scomparsa del senso,
la perdita che distrugge
la vita dell’esistenza.
I ricordi
I ricordi, come il nibbio,
s’alzano all’alba,
hanno la forza dei sogni
la vivezza del sole
nel fruscio delle foglie
corrono lungo il fiume:
portano il tempo
ebbro di vendemmie
fresco di ritmo e vento.