Marco Lando - Poesie

Luce

 

La luce, la luce,

non è il vero,

ma quello che siamo:

la forza del giorno.

E grande è il rito,

nella notte fonda,

per aspettare il sole

nuovo, esatto, dorato

come mai, sul vento.


Silenzio

 

Silenzio per nascere,

silenzio per Dio.

L’ animo vibra:

è al sole,

in quella luce

forte come il sogno

buona nei passi della notte

a dirigere

l’orchestra che suonerà

colle note

vicine al nostro cuore.


L’amore

 

L’istinto è la vita.

L’emozione

ed il sentimento: l’amore.

Un bimbo, un uomo

sentono poi amano:

senza vita non c’è vita,

né esistenza,

senza amore

scompare Dio, va via la ragione.


Viviamo,viviamo.

 

Il soccorso di un angelo

Dentro la realtà

È il silenzio del mattino.

Sorge l’alba,

è sole l’aria

la dedizione degli angeli

manifesta che la luce è nostra

perché la vediamo.


Entropia

 

Sentii perdere i movimenti,

e sognare la coscienza:

divenuto lontano da me

quel fantasma di lontananza

mi comandava dispotico ed assente.

In questa balìa scesi nel dolore,

ma seppi capire

dentro il grande buio

la luce quotidiana dei giorni

compresi la misura di me come uomo

sperai nel Dio del Creato.


Il prigione

 

Prigioniero dei sogni

Non sognavo

Era, la vita, un dominio

Dell’assente mia vita:

non doloravo, non pregavo

nella gioia d’essere

un cosmo perduto.


Dimmi

 

 

Sembra autunno, per un uomo

quando tace gli alberi

per incontrare le sue foglie.

Siamo: noi tutti siamo,

e questo modo delle attese

è ciò che passa

e quello che verrà.

Ed abbraccio il sole,

in questo vivere

dove tutto s’aggrappa al tempo

per conoscerci ed ascoltare.


 

 

L’amore

 

Scelsi di vivere, malgrado il dolore,

e non per compiere una missione,

ma perché ero libero

ed amai la vita

amai.

Se caddi morto

non mi rialzai

ma entrando in me

cercai non i ricordi

ma il ritorno, e tornai.


 

 

Esistere

 

 

Ricordo te, donna,

mi insegnavi l’amore

per me e per la vita,

fu per questo

ti cercai, amai la libertà,

eri,

e sei.

Scopro adesso

il dolore passato

vedo la gratitudine che provo.

E sono al mondo.


Il gabbiano

 

Era molto grande, ad ali estese, sopra la nave,

la precedeva, oppure la seguiva,

candido, come la spuma del mare fresco

pensava a se stesso

e al sole e al vento e al dolore lasciato,

poi, si scordava persino di capire le correnti:

senza nulla, negli slanci del vento,

odorava di spazio,

nel profumo degli incanti delle onde,

capaci di apparire e sparire in quelle sue strida.


Il suono del vento

 

È potente, è la notte coi risvegli nascosti,

è la bufera senza parole

della neve perfetta nel fragore della nebbia,

è il respiro degli amanti,

quando seguono

le lacrime scorrere

sul velo del piacere dei ricordi.

Il suono del vento,

precorre i pensieri di un uomo:

è la fronte, è la sua tempesta,

dove portare a completezza il sentimento.

Il suono dell’aria, della nostra, aria,

tace la morte,

come se divenendo musica,

colore della speranza e dell’allegria,

fosse il respiro dell’Eterno, ora già manifesto.


Il respiro

 

L’anima ha un respiro, e muove,

del mondo,

anche la realtà nascosta della nostra vita.

Sembra che nel tono del tempo

ciascuno esista lungo la via dei sensi.

Ti amo, disse l’uomo

alla parte di vento che avrebbe risposto.

E giunse la fine del giorno e della notte.

Nell’alba fugace ed attonita

tutto il fiato scomparve.

Il tocco degli orologi fu breve,

era estate:

sarebbe venuta assieme all’inverno futuro

per conciliare i desideri.

La donna pianse,

perché era sola col proprio respiro.


Il silenzio

 

 

Il silenzio è sui numeri scritti

negli orologi di casa,

asssieme al tempo,

quando vive senza aspettare,

inventando pensieri e frasi e motti,

per tacere di nuovo.

E certo, segue la finestra,

coi chiari e gli scuri, poi, a notte,

col sipario dei sogni,

dà recita al proprio enigma

così sontuoso e puro e inestricabile.

Il silenzio percorre la luce,

presenta il sole,

lo allieta sorridendo tra le cose

oppure parlando ad un contadino,

quando lo ascolta e poi tace:

è recondito, spesso,

spesso ha bufera che non s’acquieta

lungo tutte le passioni di un uomo,

ma poi tutto gli si tace,

e quest’uomo ritorna.


Il concerto degli alberi

 

C’è un frassino, qui, accanto al camposanto,

colora, con il rumore dei rami al vento,

l’aria severa dei morti.

Non dispiace, vederlo commemorare:

quest’albero ha la forza

delle selve della montagna, qui, sopra,

vive le stagioni, il rumore dei passanti

i battiti della pieve,

il profumo dell’estate, quando è gaia e solerte.

Ascolto il senso delle parole

dette nell’ombra dei cespi attorno

e non è un canto d’uccelletti né di preci

ma il silenzio degli alberi sempre sotteso

quando si leva di stagione in stagiione

a gloria ed a voce del tempo e del mondo.


Profondi come un merlo

 

 

Ci sono persone fonde e accorate

come il maschio di un merlo,

adorano sentire il sussurro del vivere,

quando ancora nel dormiveglia

suscita piccoli pensieri

addormentando i sogni,

persone che poi si destano,

guardano dal terrazzo,

s’affacciano sull’uscio,

paiono bere il sole,

sembrano vivere anche nella nebbia,

su di loro, nevica il vento e la neve,

ma, come accorti, ed eleganti, ad un tempo,

corrono sulle corde della fantasia

sembra non muoiano mai

oppure sembra cantino

la canzone vera che è la vita.


L’avventura

 

 

Entrando, l’abisso sembrò inesplorato,

attonito in se stesso e difficile,

ma lo percosi,

seguendo forse solo la necessità:

conoscevo intelletto,

sapevo che mi avrebbe seguito

sino alle soglie di tutto il tremendo.

Proruppi in narrazioni e conoscenza:

ero spaventato.

Emersi, alle volte, poetai, anche,

mi piacque tacere nel silenzio,

dentro di me, a pensare cose vere.

Spesi vita e libertà,

ma, nella compresione che l’infinito

non è un numero, ma un’ineffabile presenza,

parlai e scrissi,

affiggendo fatica al mio sperare.

Consolidata fu nell’essere la voce di ragione.


Pensare

 

Pensare è seguire. Come le parole

seguono la poesia del tempo.

Essa assomiglia alla vita,

quando entra a cercare se stessa

ma trova ancora noi,

pronti a chiedercela, a guardarla

a commuoverci,

di fronte alla bellezza dei suoi passi.

Pensare, non è ricordare:

è solamente ricchezza,

sul versante, dove con noi stessi,

valichiamo frontiere

per trovarci nuovi o rinnovati,

a volte anche in pericolo,

però pronti ad ascoltare il vento,

per capirlo sottile, buono e mansueto,

capace, come sempre, di sognare nei desideri.

 


La scorrevolezza del tempo

 

Il tempo è lento, ma porta se stesso,

lasciando le cose e la gente

abbandonando la realtà

incontradosi con il vero che è nostro,

quello dove dispariamo,

divenendo, in altri sguardi.

È bellissimo, sedersi al mattino,

oppure, a notte fonda,

ad ascoltare la pieve,

pronta, nel rumore del tocco,

a passeggiare coi nostri sogni

ed a vederci guarire nel tempo

dentro altro tempo, ancora.


Spazio chiaro

 

 

Si apre spesso la novità della chiarezza:

così, come la luce dell’alba si diffonde,

graziosa, pulcra e mobile. E tutta, è gaia.

Siamo a vedere il giorno,

il giorno limpido che corre col sole,

quello che nelle ombre s’acquieta e passa.

E passano le levità viste di rado,

puerili, forse, ma importanti. È così.

E alle volte prigioneri di questi segnali,

pronti, forse, a sparire nella notte,

ci rimpiangiamo, e un poco viviamo di più.

E l’alba, è lei, e decide, sperandoci.


 È passata la luna

 

 

Stanotte è passata la luna,

cadendo nel levante

ha aperto la campagna all’alba

ed ha sognato il mondo buio.

È venuta la luce del sole:

ci siamo commossi, qui, in paese,

ed abbiamo guardato la realtà,

così cangiante e pura,

come i pensieri di un bambino.

Abbiamo preso caffellatte,

come fosse un elisir,

ma erano solo i nostri desideri,

profondi, come il tempo vicino

di un amore passato dentro la quiete,

adesso rinato nella nostra storia

come l’anima candida d’un uomo.


Le stelle

 

Sono fiorite le stelle,

gli uccelletti piccoli, piccoli

quando è venuta l’alba

hanno becchettato luce e spazio,

è venuto vento fresco e nobile,

e si vedeva il giorno nascere.

Quando è caduto il rito

dell’allegria dentro il respiro,

mia luce, mia ombra, mia dimora

ti abbracciai perché eri pensata

e m’addormentavo di nuovo in te,

a fantasticare senza posa

la debole fragranza della vita

perché ti ho chiamata anima,

bella com’eri a vagare nel sogno.


Primavera, fontana della piazza

 

 

Il gioco del vento,

amore del cinguettio,

fiore d’aprile e ciliegio

è un vezzo

per il foulard, ed il profumo.

Acqua di pioggerella,

fontana sgorgata fredda,

mattutina, un po’ puerile.

Olivo quasi in fiore,

per il refolo attento

gentile di brezza dolce.


Regine

 

Il sole brilla sul ciliegio in fiore,

la campagna s’apre alle nidiate,

mentre l’alba, ha la natura viva.

I giovani spesso hanno l’amore,

nascosto nei pensieri:

sogna di donna ogni uomo,

i suoi cerchi d’affetto

allacciano la corona della regina.


Calore dei campi

 

L’erba è il rigoglio

d’un umore antico:

ogni stagione ripete

il fiore e il prato:

profuma il trifoglio,

d’ortica e violetta.

Il fiume scompare

nel tempo che è stato,

ed una nube cambia

tutta la scena:

ecco, piove.

E l’erba, rinnova il cielo,

con una bianca

gallinella chiacchierina.


Accettazioni

 

Persi i riconoscimenti di casa

divenni vuoto nel pensiero

mi fidavo solo di nonna

mia madre e mia maestra

alle elementari

mi puniva e mi umiliava:

portavo la ferita,

divenni dotto e martire,

vittima ritenuta ribelle.

E per conformarmi

feci anche il ribelle:

da adulto, per me narciso ferito,

solo donne di lusso.

E me stesso, di lusso.

Soffrendo, caddi in basso,

pazzia fonda il mio dolore.

Poesia, il mio ritorno.


Senza madre

 

Senza madre, lei lontana

nel lutto del fratellino,

mi sentii abbandonato,

ed in questo isolamento,

feci la fantasia d’essere

come Dio, l’Uno Increato.

Ebbi angosce inenarrabili:

trovai madre, da adulto,

nell’amante e nella fantasia

di renderle il figlio perso.

Mi calmai solo quando

mia madre capì,

mentre diventavo

il mio nome di persona.


Casa mia

 

Si fissa il tempo presente,

vedo passare le ombre

ed il colore del cielo.

Fermi i respiri e lo sguardo,

osservo casa. E la casa tace,

la vita viene, s’aggrappa al silenzio.

La sera, s’acquieta ancora,

e recita un piccolo buio, con la luna.


Portare

 

 

La sofferenza è il vuoto,

l’affanno del respiro

in pieno sole, splendente dall’alto,

è arida e impotente

ha la misura del tempo,

infine cessa.

È il temporale arido,

della scomparsa del senso,

la perdita che distrugge

la vita dell’esistenza.


I ricordi

 

I ricordi, come il nibbio,

s’alzano all’alba,

hanno la forza dei sogni

la vivezza del sole

nel fruscio delle foglie

corrono lungo il fiume:

portano il tempo

ebbro di vendemmie

fresco di ritmo e vento.


 È passata la luna

 

 

Stanotte è passata la luna,

cadendo nel levante

ha aperto la campagna all’alba

ed ha sognato il mondo buio.

È venuta la luce del sole:

ci siamo commossi, qui, in paese,

ed abbiamo guardato la realtà,

così cangiante e pura,

come i pensieri di un bambino.

Abbiamo preso caffellatte,

come fosse un elisir,

ma erano solo i nostri desideri,

profondi, come il tempo vicino

di un amore passato dentro la quiete,

adesso rinato nella nostra storia

come l’anima candida d’un uomo.


Le stelle

 

Sono fiorite le stelle,

gli uccelletti piccoli, piccoli

quando è venuta l’alba

hanno becchettato luce e spazio,

è venuto vento fresco e nobile,

e si vedeva il giorno nascere.

Quando è caduto il rito

dell’allegria dentro il respiro,

mia luce, mia ombra, mia dimora

ti abbracciai perché eri pensata

e m’addormentavo di nuovo in te,

a fantasticare senza posa

la debole fragranza della vita

perché ti ho chiamata anima,

bella com’eri a vagare nel sogno.


Primavera, fontana della piazza

 

 

Il gioco del vento,

amore del cinguettio,

fiore d’aprile e ciliegio

è un vezzo

per il foulard, ed il profumo.

Acqua di pioggerella,

fontana sgorgata fredda,

mattutina, un po’ puerile.

Olivo quasi in fiore,

per il refolo attento

gentile di brezza dolce.


Regine

 

Il sole brilla sul ciliegio in fiore,

la campagna s’apre alle nidiate,

mentre l’alba, ha la natura viva.

I giovani spesso hanno l’amore,

nascosto nei pensieri:

sogna di donna ogni uomo,

i suoi cerchi d’affetto

allacciano la corona della regina.


Calore dei campi

 

L’erba è il rigoglio

d’un umore antico:

ogni stagione ripete

il fiore e il prato:

profuma il trifoglio,

d’ortica e violetta.

Il fiume scompare

nel tempo che è stato,

ed una nube cambia

tutta la scena:

ecco, piove.

E l’erba, rinnova il cielo,

con una bianca

gallinella chiacchierina.


Accettazioni

 

Persi i riconoscimenti di casa

divenni vuoto nel pensiero

mi fidavo solo di nonna

mia madre e mia maestra

alle elementari

mi puniva e mi umiliava:

portavo la ferita,

divenni dotto e martire,

vittima ritenuta ribelle.

E per conformarmi

feci anche il ribelle:

da adulto, per me narciso ferito,

solo donne di lusso.

E me stesso, di lusso.

Soffrendo, caddi in basso,

pazzia fonda il mio dolore.

Poesia, il mio ritorno.


Senza madre

 

Senza madre, lei lontana

nel lutto del fratellino,

mi sentii abbandonato,

ed in questo isolamento,

feci la fantasia d’essere

come Dio, l’Uno Increato.

Ebbi angosce inenarrabili:

trovai madre, da adulto,

nell’amante e nella fantasia

di renderle il figlio perso.

Mi calmai solo quando

mia madre capì,

mentre diventavo

il mio nome di persona.


Casa mia

 

Si fissa il tempo presente,

vedo passare le ombre

ed il colore del cielo.

Fermi i respiri e lo sguardo,

osservo casa. E la casa tace,

la vita viene, s’aggrappa al silenzio.

La sera, s’acquieta ancora,

e recita un piccolo buio, con la luna.


Portare

 

 

La sofferenza è il vuoto,

l’affanno del respiro

in pieno sole, splendente dall’alto,

è arida e impotente

ha la misura del tempo,

infine cessa.

È il temporale arido,

della scomparsa del senso,

la perdita che distrugge

la vita dell’esistenza.


I ricordi

 

I ricordi, come il nibbio,

s’alzano all’alba,

hanno la forza dei sogni

la vivezza del sole

nel fruscio delle foglie

corrono lungo il fiume:

portano il tempo

ebbro di vendemmie

fresco di ritmo e vento.