Marco Mauro

Poesie


Le tue mani

Che belle le tue mani
Sul mio libro
Forse non le ho mai guardate
Con attenzione.
Come una luce
Tra le nubi di zucchero
Che impedisce la vista.

Accarezzi la pagina
Con quelle unghie rosse
Dentro al tramonto.
Scii sulle mie parole
Una traccia nel bosco
Un ramo spezzato
Foglie ghiacciate.

 


 

Pizzicato

Hai fatto vibrare
Le mie corde di violino
Con un pizzicato
Delle tue labbra
Di rosa selvatica
Che già mi guidano.

L’intervallo
È nelle bocche impazienti
Che non si sono
Ancora intese.

 


 

I resti di una stella

Scambiarsi un bacio
Seduti in un caffè pomeridiano
Il braccio cinge la poltroncina
In midollino chiaro
I capelli della ragazza
Cascata sulla spalla di lui.

Quella naturalezza
Irrigidisce l’aria
A noi accanto appoggiati
Ma lontani come aquile
Che scompongono
Settori di cielo.

I resti di una stella spenta.

Noi là abitiamo
La nostra trottola
Ci ha scaricati
Osservatori estranei
Privati della forza
Dell’inclinazione.

 


 

Profumo fermentato

Al profumo fermentato
Delle more a terra
Sciupate dall’estate
E dalla noia
Si riaffacciano
I volti dei bambini
Con bocche sorridenti
Da clown e mani cianotiche
Tenute lontano
Dalle vesti.

La campagna guarda
Il confine oltrepassato
Come i grandi fiori gialli
Affidati al sole
Che l’infinito fa ruotare.

E luce nei tuoi occhi
Sui tuoi capelli
Che muove occhi e capelli
Sposta mani e invidie
Verso il centro della rosa.

Sul ponte c’è scritto grazie
In tutte le lingue del mondo
Ma il nostro cuore
Sa solo tacere.

 


 

Polline ardente

Offrimi un bicchiere
Di vino rosso malinconico
Pieno di difetti
Che mi asciughi il palato
Visto che le lacrime
Non puoi farlo
Cosicché io non proferisca
Più parola.

Affiderò il mio silenzio
A chi riesce ancora
A dormire la notte
Senza pensare alla sete.
Non c’è margine
Per incontrare
Le nostre bocche
Senza dimenticarti.

Sono entrato nel tuo cuore
Senza promesse
Come un vento solitario
Che si quieta
Tra le mura amiche.
Me ne vado facendoti
Ancora arrossire
Come polline ardente.

 


 

Gennaio

Tra le coltivazioni
È in fiore la mimosa
Come un sorriso
Di temperamento.

La luce è cambiata
Non è legata
All’alba rosa
Ai giorni più lunghi
Al tempo.

Il viale s’illumina
Quando il sole s’imbroncia
E la statua fa sagoma
Contrasto d’ombre
Come salire vette.

Quando il cuore
Si contrae
Solo io vedo
Le sue fossette.

 


 

Risolto e risorto

C’è lo spazio occupato da una consonante
Tra risolto e risorto
Un eterno cielo che ad occhio nudo
Sembra azzurro.
Vi salirei per raccogliere
Le stelle con le radici
E ripiantarle in acqua
Per fiorire le maree.

C’è la sacralità del silenzio
Il sole chiuso nelle mani
Il perdono del futuro
E il sangue dell’innocenza.

La strada della poesia non è visibile
È un Amore clandestino
Ripetuto tredici volte
Serve un’esca per stanarla
E trattenere il respiro.
Una siepe divide la terra
Ma non voglio abbandonare parte di me
Anche se sono un generoso.

In poesia tutto è imprevedibile
Anche l’attesa
Spero di avere i tuoi occhi
Quando arriverà il bacio giusto.

 


 

Clessidra

Rivoltami come una zolla
Fino nel profondo
Appena si conviene
Con i testardi irrecuperabili
Che mordono la redine.
Libera il mio respiro
Dalla sua ampolla
Per germinare un seme.
Crescerà dritto
Resistente come una vigna
Al sole, al vento, alla salsedine.

Rovesciami come una clessidra
E io, granello, cado.
Sono vuote e piene
Le mie occhiate preferite
Ammorbidite dalla luce.
Il seme tende alla terra
La bocca alla bocca
Il tempo però, è fuori da me.
Una lunga scala di dinieghi
Che fa catena con il ricordo
Nell’abbaglio che seduce.

 


 

Pomeriggio

Quest’ampiezza di neve
È una pagina bianca
Che attende
Di essere tracciata
Dall’uomo ruvido
Possessivo e taciturno.

Gli antiquati sci incidono
Le greche decorative
Sul pendio ripido
E poi liberano
L’emozione incerta
Della vertigine estrema.

I suoi occhi severi
Non hanno conosciuto
Il cambiamento.
Oppresso dal controllo
E dalla precisione
Sconosciuta all’amore.

Il sorriso della ragazza
Attende l’esortazione
Per aprire la sua quiete.
Ma sui suoi capelli
Non si poserà
La mano calda della scelta.

 


 

Vermiglio

Irraggiungibile
Terrazzo vermiglio
Attendi la pioggia
Della nuvola che vola
Fuori dai cancelli aperti.
Accendi il cuore
Come un’amante non sazia
Di desiderio e oscurità.

Il fiore di cera
Trasuda sole pieno
Ma non china la corolla
Alla consolazione.
Le illusioni si rovesciano
Nella stanza degli specchi
Dove non ci sono regole
Per scovare l’uscita.

Come un gatto che ride
Intrappolata la preda
Mi apposto per vedere
La prima ape che si poserà.
Sarà più veloce
Del mio occhio commosso
Oppure danzerà per me
Fino all’applauso?