Margherita De Rosa - Poesie

Al lavoro

Gli ambienti di lavoro sono tutti uguali,
tutti sembrano amici e fratelli
ma poi sono pronti ad armarsi di coltelli,
certo, virtuali, e ci mancherebbe,
però è bene guardarsi le spalle,
perché qualcuno “potrebbe” e una cosa assai incresciosa
risulterebbe…
tutti a sbracciarsi per guadagnare la stima dei superiori,
mostrandosi assai inferiori ai loro pari,
tutti pronti a passare dalla parte del più forte
per tutelare i propri interessi e le pagnotte…
ma è storia del mondo, storia di ogni tempo,
difficile trovare qualcuno che ti dia una mano,
devi farti valere per quello che sei,
senza contare su nessuno, lo sai…
siamo isole, purtroppo, vogliamo essere tali,
immemori che potremmo aver bisogno l’uno dell’altro,
ma non importa, se tu sei scaltro,
non ha necessità di alcuno,
solo della tua furbizia e di un po’ di buona sorte;
se poi non sei in grado di agire in questo modo,
perché madre natura ti creò astuto molto poco,
fantozzianamente altro non puoi fare
che assecondare sempre chi ti è a capo e,
con le bandierine spiegate, anche se a malincuore,
griderai a gran voce: viva, viva il direttore!


A mio padre

Ti conobbi poco, padre mio,
il meglio di te non l’ho vissuto,
ho presto familiarizzato con la tua malattia,
con la malinconia che ti provocava la progressiva cecità…
eppure quante risate riuscivi a provocare negli amici e nei colleghi,
in casa invece tornavi bambino, un bambino insicuro e triste,
bisognoso di cure e di comprensione ed era questo che a me faceva male…
bambina anch’io, dovevo fare da madre a te,
perché, separati in casa, due universi non s’incontrano,
se non per esplodere, deflagrare, come in una guerra nucleare…
quante radiazioni e cicatrici sulla mia pelle…
ma non fa niente, ti ho perdonato tutto,
perché tu mi amavi padre, con sacralità, come forse nessun altro
ha fatto o saprà fare mai…
come potrei poi odiarti, se sono così uguale a te?
Eh sì, caro papà, mi hai clonato perfettamente: che dire?
Spero di resistere, di essere più forte e non lasciarmi andare,
magari se da Lassù mi dai una mano, hai visto mai che ti supero e vado più lontano?


 

Breve storia mattutina

Stamattina, come al solito,
preparando il caffè in cucina,
ho sentito una vice dalla strada:
“ranogne, ranogne, a chi aggrada?”
Era un grido che non sentivo da tanto
Ed in quel momento mi è sembrato che
Si fosse fermato il tempo…
Mi affaccio e che vedo? La stessa donna di quand’ero bambina,
con un paniere di rane e con uno di ghiaccio per allungare l’agonia
di quelle bestioline, tanto buone anche se non tanto carine…
fra me e me penso: ma chi vuoi che le comprerà?
E, invece, voilà, come per magia, intorno alla vecchietta
Si forma una crocchia di modernissime mammine
Alla ricerca, per il loro bimbetto, della più nutriente ranetta…
Ma il secchiello di ranogne non può soddisfare il caseggiato
Ed ecco che si degenera in un contrasto a cui partecipa tutto il vicinato…
La vecchietta promette di essere là il giorno successivo, ma la moderna mamma
Non accetta posticipi, la rana la vuole adesso, nessun ritardo è permesso…
Insomma, il problema è grave e pare che non ci sia soluzione, quando la vecchia arzilla
Tira fuori dal grembiulone un cellulare ultimo modello
e chiede rinforzi al probabile fratello.
In poco tempo il problema è risolto: il fratello, motorizzato, ha preso le rane al mercato
tutto il caseggiato gioisce per il risultato…
e così, con un mix di nuovo e tradizione, ogni bimbo ha la sua ranogna con, delle mammine, grande
soddisfazione…..


 

CANTO LA VITA

Canto la vita
E la sua incongruenza,
i giorni che vanno,
senza avere pazienza,
pazienza d’aspettare che qualcosa cambi,
pazienza di capire se qualcosa è cambiato di già…
intanto, la vita se na va,
tra passioni insensate, lacrime, delusioni,
rigurgiti rari di felicità, emozioni che ti squarciano il cuore:
ma sono attimi, attimi come l’amore,
mai vero, mai pieno, mai mio…
canto questo sciogliersi dei giorni e delle stagioni
nel crogiuolo dei ricordi,
che fanno più vivo il passato e annebbiano il presente
stillando di pianto gli occhi e la mente…
eppure odiavo quel passato, che pur mi sembra bello
oggi, forse domani farò la stessa cosa, perché vivere è
un’impresa, difficile, complessa, ma pur sempre meravigliosa
se solo sciogliessi i nodi della mia anima,
se riconquistassi lo smarrito entusiasmo,
se potessi risvegliare la bambina che è in me:
già, la bambina….già ferita, già annientata, già finita,
ancor prima di aprirsi alla vita:
la domanda è: perché? Perché i miei sogni sono stati distrutti così presto,
perché altro non conobbi
che dolore e paura…Destino? Provvidenza?
Per me solo sofferenza, ingiustificata, indesiderata, che ha messo profonde radici
Nella mia coscienza….e io mi sforzo di sorridere al mondo,
mentre in me c’è solo tenebra,
tristezza, un’anima pesante e bella, nonostante tutto,
che si augura di incontrare una stella,
calda come il sole,
capace di darle un po’ d’amore: autentico, vero, disinteressato,
ma forse questo resterà un sogno,
fino al giorno dell’incontro con TE,
quando ti chiederò, ancora una volta ancora, l’ultima:
perché?


LA GRANDE MAGIA

Fin da piccola amai,
per inspiegabile attrazione,
tutto ciò che era scena, teatro, azione…
la musica mi incantava e mi incanta,
emozionando…
vita che emerge poderosa
il cucciolo indifeso diventa tigre …
Forza e potenza delle sette note,
miracolo dell’armonia e delle percussioni,
vibrazioni che toccano l’anima,
giungono al corpo,
lo sollecitano, lo inebriano, lo esaltano…
miracolo, miracolo vero ed estemporaneo,
forse esaltazione oppure semplice
meraviglia,
un universo che si rivela nella sua bellezza
a te che l’ignoravi e ora gli appartieni,
sei una cosa sola, con la musica,
la scena, gli attori;
in quella dimensione parallela
ritrovo il mio vero io:
magia, meraviglia, miracolo umano,
ma questo mi basta per cogliere il divino,
quel Dio che si nasconde ma c’è, nella musica,
nell’arte e fin’anche nel mio martoriato “io”…


La mia preghiera

Ti cerco, Signore, nella vita di ogni giorno
Forse non nelle preghiere e forse non nelle chiese,
ma ti cerco, nel silenzio del mio cuore,
nei tormenti della mia anima,
ti cerco perché ho bisogno di Te….
Non comprendo i Tuoi disegni,
non condivido i Tuoi progetti,
spesso sono in aspro contrasto con quello che
per me predisponi…
ma poi ti cerco ugualmente,
come una donna cerca il suo uomo,
in un rapporto di odio e di amore,
non riesco a chiudere con Te…
quante volte, quasi blasfema, dico:
se stavolta non è come voglio,
non farai più parte della mia vita…
che stupidaggine…come potrei?
Tu sei il mio riferimento e la mia speranza
Quando tutto sembra perduto,
quando le forze mi mancano a Te mi affido,
le mie stanchezze saprai trasformarle in energia,
il mio pianto in gioia, se vorrai,
ma anche se non è questa la tua volontà,
mi ritroverai sempre al tuo cospetto,
a dirti: io ci sono…e lo sai che ti amo!
Non sono some tu mi vuoi, ma se sono così è perché così mi hai voluta,
restami accanto, sempre, finché avrò vita,
fa’ che io avverta la Tua presenza,
perché non sopporterei la Tua assenza,
riempimi l’anima di Te e accettami,
con i miei limiti, la mia fragilità,
le mie insicurezze e sii Tu ogni cosa che manca
a questa donna sola e stanca.


Mamma

Gli anni passano,
tu rimani impressa nei miei ricordi
e nella mia vita stessa…
eppure non era idillico il rapporto tra noi:
due mondi in antitetico confronto,
due menti con opposta visione della vita e del mondo…
non mi hai lasciato crescere, per troppo amore, forse,
o per paura, paura del giudizio di un uomo troppo duro,
o fragile, chissà…avete sbagliato in due per creare questo capolavoro
di nome Margherita,
che pure era l’alfa e l’omega della vostra vita…
ma ormai non conta più nulla il vostro errore,
adesso ciò che vale è quel che faccio io,
io che sento la stanchezza divorarmi…
ebbene, inevitabilmente, nelle difficoltà, ricordo: il numero di casa,
io al lavoro, la tua voce….
Quante volte sogno di chiamarti,
ma non riesco a mettermi in contatto,
tu ora sei in un’altra dimensione e ti percepisco
nella sensazione, nell’emozione, nel ricordo…
e nel ricordo mi consola il suono della voce tua,
che non sento più…
“ Mamma”, ti dicevo, “bella”, mi rispondevi e la vita aveva un altro sapore…
E’ difficile senza te, è terribile per me che sono sola,
ma quel ricordo, quella tua parola ancora consola
il mio tempo, e scopro che ti ho amata, mamma, tanto,
e continuo a cercarti in un profumo, nelle risate fatte insieme, negli sfoghi,
nelle liti: sei ovunque, madre mia, ed è chiaro il perché:
finchè io vivrò, vivrai dentro di me….