Margherita Sabatini

Poesie


La voce del potere

Il potere
ha la voce flautata
del prete
quella bassa e serrata
di un uomo quadrato
che si appunta
meticoloso
le tue giuste richieste.
Ti dice:
certo, controllerò
vedremo,
con regolata cortesia
ti stringe la mano
nel rito inutile
cui si concede
come prezzo del suo potere.
Non grida, non fa
violenze
poco dignitose
non ha esteriori tracotanze
la sua mano
è soffice
come la voce.
Di che ti lamenti?
Il potere logora
chi non ce l’ha.

5.2.1982

 


 

Poetare al buio

Poetare al buio
nei ripostigli
dell’anima
sfuggire
al chiasso dei banditori
al mercato
e alla volgarità della
fredda luce
dei chirurghi,
ritrovarsi al sicuro
con una piccola luce
quanto basta
al respiro dell’anima
che traccia
labili volute di
fumo sulla nitida carta
e ad esse àncora
precarie parole
d’amici occasionali.
Grazie compagni di un giorno
o forse solo
di quell’inafferrabile
momento
che accende
l’anima
sola
al buio.

Roma, aprile 2023

 


 

Costa Selvaggia – estate 2021

Al sole
sul bagnasciuga
misuro il tempo
dai bianchi capelli di chi
passando
ci saluta,
da tempi lontani
arrivando irriconoscibile,
ci ricorda incontri
e amici comuni.

Fra le pieghe
del viso brunito
ritrovo d’un tratto
lineamenti
dimenticati
occasioni e atmosfere
perdute
giornate di sole
piene di promesse,
chiacchiere e cene improvvisate,
pietanze d’autore
esibite
in allegra
amichevole competizione.

Così d’anno in anno,
risate meno spensierate
rassegnate ricognizioni
di malanni
intervenuti,
inerti
prendiamo atto
del tempo trascorso.

Eppure irriducibili
alla caducità di parole, armonie, profumi, essenze,
passi per sempre perduti,
siamo pronti
per nuove avventure
e nuovi orizzonti.

Di nuovo annotiamo
i nostri telefoni
nell’impossibile prospettiva
di un ritorno
a quel tempo lontano.

Nulla accadrà più come allora,
ma non importa.

Mi sdraio sulla nuda sabbia
nel tepore
del giorno al tramonto
ed attendo
la pienezza dei giorni di sole,
di pioggia, di nebbia
e di vento
che ancora verranno.

 


 

Il tempo delle rane

Quando penso a quel tempo lontano
vedo
un abbeveratoio
​lungo un ruscello
dove guizzano
le rane,
e noi sorelle che
attratte
e timorose allo stesso tempo
​cerchiamo
Inutilmente
di afferrarle.​
Vedo
un fuocarello
pericolosamente
acceso
sul limitare di un bosco,
fumo e brace
per arrostire peperoni
trafugati
dall’orto del nonno
e lui ALTISSIMO
in lontananza che
imprecando
a lunghe falcate corre
verso di noi
a spegnere il fuoco
e la nostra ardita incoscienza.

Non sono più stata
nei luoghi
magici
di quei giorni
lontani
e non voglio sapere come sono diventati.
Non vorrei essere cresciuta
tanto.

Roma 14.2.21

 


 

Sole radente

Il sole radente
del tardo pomeriggio
distende
le rughe
e ci illude di una ritornata giovinezza.
Guardo il mare
onde perpetue si infrangono
ritmicamente
sul bagnasciuga
il fragore scomposto
di ieri
placato.
Sogno d’essere come loro
quieta ad ogni ritorno

Lui è qui accanto
compone parole
crociate
interloquisce pacato
di tanto in tanto,
lontani
per ora
i tumulti
delle nostre
periodiche tempeste,
mi sfiora assorto una spalla.

Voci infantili d’intorno
si attardano
in gioco sulla sabbia
e mi riportano
giorni pieni
di gocce
salate
sulle ciglia di bimbi
in pianto
e il mio bacio
che prosciuga le lacrime
e restituisce il sorriso
ed il canto.

Tempi lontani tempi vicini
giorni si rincorrono
distesi
a riposo
come i cavalloni
in pace
alla riva.

 


 

Più del vento brusco di marzo

Più del vento brusco
di marzo
che soffia scherzando
sulla impaurita viola
e ne assume intrecciandolo
nell’aria frizzante
l’intenso profumo,
io sento
che m’ami
e aspetto –la sera-
che la tua mano torni
a rabbuffarmi –nel sonno-
i capelli.

(15.3.1983)

 


 

Luna di periferia

Tonda morbida luna
stagliata di colpo sul cielo
pastoso
di questa limpida
sera di gennaio,
da quando non t’avevo
più vista?
Rincorro –d’un tratto-
tra profili dorati di case
ed alberi
le rughe
del tuo volto disfatto
come se fosse
l’ultima occasione.
Ma tu nicchi
e non so se sorridi
per consumata conoscenza
di questa paura
scivolando dolce e luminosa
lungo la rampa a riposo
della immensa gru
che t’incornicia
fra i palazzi in costruzione.

(Roma 19.1.1981 – 17.20)

 


 

Cogli i raggi di sole…

Ho accarezzato
al risveglio
il tuo viso ben rasato
sfiorando ogni piega
regalata dal tempo.
Mi ritrovo
in questa dolcezza
appagata
ignorando i tormenti
nascosti
che il tuo sguardo tradisce.
Manda via quei brutti
ingiusti pensieri
e stringimi a te.
Cogli i raggi di sole
che questa lunga tempesta
non riesce a velare.
Dietro quel velo oscuro
negata la mia anima
culla l’ immenso amore
che a me
ti avvolge stretto.
Insieme al traguardo
Camminiamo per mano,
mio caro,
non in solitudine.

 


 

Solitaria la brezza

Solitaria la brezza
accarezza la sabbia dorata
fra gli ombrelloni richiusi
di questo tardo pomeriggio
d’agosto.
Lo sguardo perduto ove
il mare silente
si fonde col cielo
ti cerco
in telepatica sintonia
ed aspetto.
Oltre l’onda anomala
della tua catartica ira
so d’essere certo approdo
come tu per me porto sicuro.

Perdersi e ritrovarsi
così ogni giorno
nel logorio del tempo e degli eventi
attingere più vigorosa che mai
la forza segreta dell’essere
ancora ed ancora ed ancora
insieme.
Ti aspetto, mio caro.

 


 

Ricordo d’infanzia

Come un rito, ad ogni ritorno
d’improvviso m’investe
il profumo della rosa
canina che dilaga
su quella curva
sprofondata nel bosco
arcano
della mia infanzia perduta.
E gli odori intensi
dell’erba medica
appena tagliata
dei covoni fragranti
al sole di giugno
delle frugali scampagnate infantili,
cestini pieni di peperoni
rubati
e il fumo acre
ai margini del bosco
della clandestina grigliata:
il nonno che di lontano
incombe
correndo ALTISSIMO
imprecando alla nostra
incoscienza
mentre allo sbando
il gregge rischia
una venefica scorpacciata di erba medica.