Maria Antonietta Manai - Poesie

Cosa mi rimane di te…
respiro la tua voce
sottile, ordinata, che si
posa dolcemente in
ogni cm della mia anima…
Non hai colpa, io sono
come l’oceano che tutto
conserva, tutto cura,
tutto rimodella creando
nuove cose, per usi sempre
nuovi e luminosi.
Mi rimane di tè, una lieve
nostalgia che il vento
ostinato mi soffia addosso.
Mi rimane di te il tuo volto
tatuato su ogni parola che
scivola in lievi carezze
lasciando dietro di sè
l’antico profumo di
pini marini.

 

 

 

 

Vorrei darti, più di
tutto, il tempo che mi
chiedi, per scherzare
e ridere assieme.
Vorrei darti, un bel
sonno ristoratore,
stare sotto le tue
palpebre rotonde e
toglierti la stanchezza.
Vorrei essere buio,
per poterti far sognare
silenzi colorare con
un gran pennello
L’alba rosso arancio
di domani.

 

 

 

 

Ti tengo sospeso
tra due mondi,
nel silenzio sei
nel mio palmo
come una noce
spezzata, ma con
sorrisi di dò
vita e voli verso
felicità inattese
e respiri pieni
ampi di fiori e
nuvole sospese
fra labbra e parole
rosse come la
cera con cui
sigilli le tue
emozioni brevi.

 

 

 

 

Lascia il tuo
dolore nel
cassetto, vieni
usciamo fuori
al sole, ti porto
dove le nuvole
possono essere
cavalcate, dove
le persone si
scambiano sorrisi
sinceri, ti porto
dove gli abbracci
durano e i baci
finchè ti tolgono
il respiro.
Tu esisti adesso,
con me, non
guardare ciò
che eri, quello che
ti è capitato, non
pensare al futuro…
C’è solo quest’attimo
l’adesso con me,
con queste mie
parole che ti entrano
nel cuore, la mia
mano che stringe
forte la tua e non
la lascerà, caschi
il mondo.

 

 

 

 

Chi sente le note
lontane della
poesia nelle sue
lussureggianti
vene, chi cerca
di accordare
le parole ai pensieri
arruffati, presi in
diversi prati,
con colori e forme
diverse, e li fà
sbocciare
tenaci, forti, in
mezzo alle rapide
di menti distratte,
si potrà
salvare da chi
ostenta giudizi
velenosi, devono
forse tornare bimbi
flessibili ed agili…
Sono fragili, ma
spesso diventano
improbabili domatori
di parole, si spesso
con un bel foulard
di seta per coprirsi
gli occhi, e sentire e
basta. Sbagliano
spesso e fanno delle
loro cadute slanci
per essere fari accesi
quando le tenebre ed
il gelo entrano nelle ossa
ormai stanche.

 

 

 

 

Ti sorpasso
ruvida serata
graffi l’aria
sospesa che
sanguina di
saluti, sbattuti
nell’ipocrisia
scivolosa.
Ti sorpasso
sconosciuto
che sbatti nella mia
consapevolezza.
Ti sorpasso
uomo di carta
che ti struggi
per poter scrivere
cose, , ma l’inchiostro
è finito, la carta
torna albero,
lo stupore ti ha
abbandonato,
e le altezze ti
stringono.

 

 

 

 

Non ami il mio
essere stravagante?
La mia ipocrisia?
Il mio idealismo?
Voglio mostrarmi
più forte di quello
che sono, ammetto
la mia inadeguatezza,
ma tu guardandoti
allo specchio ammetti
che non sei diverso da
ogni fascio di ossa
su questo pianeta?
Forse le uniche cose
che ti rendono diverso
sono le tue mani, il modo
n cui tocchi le cose
col le note sublimi
della tua parola.
Domandati cosa susciti…

 

 

 

 

Sdraiata sui miei
pensieri, a volte
chiudo gli occhi,
prendo il mio balocco
e sento il tuo sapore
ancora imprigionato
nel mio sguardo,
sento ancora le tue
parole che rimbalzano
in ogni parte lungo
gli steli dei fiori,
il loro tocco
scivola nella pelle
morbida e sì
intrattiene a giocare
con l’acqua come di
carta ruvida, bella
grossa.
Pensarti accanto a
me, mi regala
attimi di pace e
pienezza. Che posso
dire… son tua,
non lo sò.

 

 

 

 

Fammi volare attraverso il tempo, fammi ritornare a sognare che tutto è possibile nelle tue braccia, fammi vibrare come le corde di una chitarra… La mia anima torna alle origini quando col pensiero creava arcobaleni, strade di fiori, infinite possibilità, mille vite dentro il taschino pronte per noi, da vivere da gustare attraverso sogni improbabili. Ti sento in visioni inumidite di lacrime di felicità.

 

 

 

Devo trovare il
tempo, per
imbrigliare il vento,
per pattinare nel
ruscello ghiacciato
lungo i miei pensieri
confusi… Devo
trovare il tempo
per togliere le
tenebre dagli occhi
e ritrova_re me.
Devo trovare il
tempo per togliere
la parola al silenzio,
per immergermi,
nelle gocce, di
rugiada, tue dolci
lacrime, mondo,
crudo, spigoloso.
Devo trovare il tempo
per liberarmi
dall’ipotesi surreale
di esistere oppure no,
e potermi
finalmente
dedicare alla cura
dei miei dolcissimi
alberi di prugno
che tanto amo.