Il mare
La sabbia è
il granulare del grido
che si disperde.
Riesumata dall’oblio è la vita.
Oltre il muro nessuno
ci sente,
nessuno ci vede.
Oltre il muro i campi
i figli raccolti
piangono.
Il mare soffoca
ogni cosa, ridesta
l’animo alla
serenità.
Il pensiero
E’ come una droga,
ti trastulla, illude il tempo
incanta il personaggio,
assaggia l’estasi,
divinizza, innalza i miti.
Aria vaga e assassina,
solo il risveglio ti punisce.
Onanismo morale,
pupazzi di fantasia.
Il tonfo apre viscere
profonde nell’anima
già tubercolosa, ma
ritorna il “pensiero sdegnoso”
ad ogni schiocco di dita
La mia luce
No nel corpo il tuo profilo
mi si legge, ma là,
nel fondo della mia
mente sei.
Adesso i miei occhi non ti vedono,
ne udire altri voci è uguale,
adesso il tempo è solo mio.
Solitudine e stanchezza.
Tristezza.
Cosa erano se non
parole,
cosa sono se non piaghe.
Il tuo tempo è volato,
andato, svanito e annullato,
ma io sono la continuità.
Io sono il nulla e
il mondo, per sentirti ancora.
Sei qua, eppure non ci sei.
Cosa darei per un tuo bacio.
Non ho avuto il tempo,
né ho il tempo per
soffrire,
eppure soffro!
Le mie radici
Non è la stanza ad essere vuota.
È il cuore che scivola via e svuota
la mia vita! Non sussurri e baci e parole lievi
non più sorrisi. Ne giochi, ne facili ironie,
ne la mano stanca sorregge più la mia.
Gli eventi lasciano posto alla storia.
Io divento radice mentre perdo le mie.
Il silenzio delle tue parole grida ancora,
e penso a tutte quelle che non ti ho mai dette.
Quanto amore ho lasciato andar via,
in quella notte fredda.
Ci sarà sempre tutta la tua luce,
nel buio di questo dolore.
Luna
Figlia del vento
e del sonno, cielo
di cristallo, alito
disperso, estuario
di verità.
mi incanti, mi
rubi, mi strazi
di luce, mi
cerchi fino a
quando il tuo bagliore
muore.
Pagliacci
Ridete beffardi
ed ironici,
giocate con il male
del mondo,
la tristezza celata
disprezza la vita,
il travaglio dell’uomo
moltiplica il tempo
e il tocco di mano
non trucca un sorriso.
La maschera è dono d’intelletto.
Solitudine
Passi leggeri segnati
nel vuoto di queste
stelle atone, stelle
d’universo di sogno
stelle di stagno.
Mani di donna,
mani nel vuoto
tra pietrosi pensieri
dell’invisibile essere,
che scagliato nel tempo
per sempre
si cerca.
Sorella
Ora il pianto feconda l’arido campo di sogni
il sole illumina il mondo facendo
delle lacrime stelle,
e il mio cuore stringe l’affetto per una donna
mai cresciuta, mai nata.
Avevi i miei occhi, forse,
e le labbra, i capelli e l’animo triste di
cellula deformata e il coraggio di chi
accetta tacendo.
Sorella!
Forse tutto sarebbe stato
migliore avendoti accanto:
la luna, il mare, la vita
e il mesto piegarsi
all’assurdo avremmo potuto
insieme combattere.
Sei dispersa invece,
in chissà quale giorno
e ti vedo nei cieli più azzurri
nei fiori più belli, negli occhi
di pezza di bambole immote.
Chiedo pietà per quelli
che ignorano il pianto strozzato
di bimbi mai nati.
Torno da lontano
Torno da lontano
e vengo verso di te,
torno dall’orrore,
torno da prima di nascere.
Torno dal grembo caldo
del mio nido materno,
dall’essenza della mia prima vitalità.
Torno affranta,
disgustata e stanca.
Torno certa del mio divenire operoso.
Complicato intelletto muove la vita.
Torno adesso da lontano.
Un uomo
Verità pesante trascini
in nome di misteriose
eresie,
divino soffio mortale.
Arido campo calpesti, altero
possiedi la vita, nello stillicidio
di questo fetore umano
non ti specchi.
Candida edera
il vecchio muro del passato
non ti staccherà, se non prima
della fredda mano.
anima sarai,
o puro raggio di luce.
Allora ci priveremo
del dì del tempo presente.