Maria Grazia Mariani - Poesie

Lettera

 

Cara  Maria Grazia,

Ti scrivo oggi perché ho bisogno di mettere un punto fermo in questa mia abbastanza lunga vita e voglio farlo ricordando con te i momenti intensi passati insieme, tanti anni fa, e vedendo cosa siamo diventate poi, anche come frutto e sviluppo conseguente di quei giorni.

Vorrei intanto ricordare la gioia, il senso di libertà che provavo quando giocavamo all’aria aperta, nei campi, nelle pinete, sul mare, senza limiti, senza condizionamenti, senza regole precise se non quelle che ci davamo per poter vivere nel grande gruppo. Tutto era molto libero, spontaneo e ci ha permesso di crescere, svilupparci come persone libere, che non temono di dire la loro e che non si lasciano facilmente influenzare. Io che vivo da sempre con gli adolescenti ho constatato una progressiva decrescita di questa forza derivante da un’educazione scevra, per quanto possibile, da condizionamenti da parte degli adulti. I bambini e gli adolescenti sono oggi letteralmente bombardati anche dai mass-media e da altri strumenti tecnologici e quando vedo i piccoli con i loro diabolici giochi elettronici, estraniarsi da tutto e da tutti e vivere in una dimensione virtuale, provo quasi pena e mi chiedo se un giorno, saturi di mondi virtuali, sapranno rapportarsi in modo positivo e creativo con il reale. Credo che la nostra generazione sia stata, e noi bambini di provincia in particolare, molto fortunata! Abbiamo vissuto anni di progresso, di sviluppo, di benessere, di porte che si aprivano sul nostro cammino, abbiamo fondato le nostre radici in un mondo a dimensione umana, a contatto quotidiano con la Natura, abbiamo imparato le regole del gruppo sperimentandole quotidianamente sulla nostra pelle, abbiamo potuto esprimerci senza troppe costrizioni e, ripeto, senza condizionamenti. Abbiamo sognato, sperato, abbiamo avuto ideali, molto ci è apparso possibile, realizzabile e molto abbiamo realizzato. Ed anche se oggi fragili appaiono le certezze per il presente e per il futuro, se le poche porte rimaste aperte paiono chiudersi progressivamente sbattendoci in faccia con forza ed il buio che ci circonda appare sempre più impenetrabile e minaccioso, noi, vecchi ragazzi, restiamo combattivi, non ci arrendiamo e nemmeno ci lasciamo turlupinare le menti! Siamo spesso isolati ma andiamo avanti con coerenza e forza e, in fondo, con la certezza che molto potrà e dovrà cambiare e che la società si autoriformerà “causa impossibilità di procedere” o meglio causa “game over”.

                                                                                                         

                                                                     Ti abbraccio e ti saluto

                                                                           Maria Grazia


 

 

Lettera a me stessa

 

Carissima Maria Grazia,

mi accingo a scriverti queste righe per farti partecipe della mia gioia per questa agognata rinascita.

Da oggi il sole è tornato di nuovo a splendere pienamente nella mia vita!

Sono stati mesi molto duri quelli trascorsi ma finalmente posso dire di averli lasciati alle spalle e oggi mi sento una persona nuova! Tutto è iniziato un anno fa, una sera in cui ho cominciato ad avvertire una grande irrequietezza. Tutto appariva nero, insormontabile, minaccioso e gli occhi non riuscivano a chiudersi per riposare. Eppure avrei dovuto essere felice per quel bambino appena nato, sano, tranquillo e bellissimo! L’avevo tanto desiderato e finalmente era arrivato a completare la nostra famiglia! La sorellina si mostrava parecchio gelosa ed un po’ soffrivo per lei ma tutto sarebbe stato superato, pensavo. Venivo da un periodo difficile di malattie e lutti in famiglia ma sentivo  che ce l’avrei fatta, DOVEVO farcela; la vita continuava, avevo delle responsabilità e dovevo affrontarle con la forza dell’amore! Ed invece ecco che il cuore cominciava a battere a mille, il sudore bagnava tutto il corpo, gli occhi rimanevano sbarrati, la bocca sempre più asciutta e la lingua talmente impastata da impedirmi quasi di parlare! Il circolo vizioso era cominciato: più mi affannavo a reagire e più la situazione si faceva catastrofica! Tutto era fatica e sofferenza, il sole, sebbene splendente, era per me in una perpetua eclissi! E le persone amate, intorno, che non capivano! E mia madre, già provata, che appassiva sempre più! Volevo, DOVEVO farcela! E mi affannavo a ricercare quella gioia perduta ma niente: da sola non potevo farcela! Ricordo il giorno in cui entrai nell’ambulatorio: credevo di impazzire! La testa era completamente andata, compressa, il freddo che partiva dall’anima era glaciale! Ero impietrita! I ragni che tessono le tele in fondo ai nostri cervelli, li imprigionano impedendo qualsiasi pensiero, erano lì, mi bloccavano completamente e mi spaventavano non poco!

Alla vista del medico scoppiai a piangere! E fu già un primo, momentaneo, passo in avanti!

Fu bravissimo a rassicurarmi e cominciò subito la terapia. I giorni seguenti furono ancora un disastro: continuavo a telefonargli per avere conforto e conferme!

Mi ha aiutato molto e lo ringrazio ancora oggi!

Intanto io continuavo a cercare dentro di me ciò che sapevo esistere e che doveva venirmi in soccorso e guarirmi: la gioia e l’amore! Un continuo sforzo titanico! Un arrancare quotidiano verso la cima!

Un giorno finalmente una scintilla scoccò e cominciò la discesa, fino ad oggi!

Non tutto il male vien per nuocere, si dice, e in parte può essere vero!

Oggi mi sento una persona nuova, con qualche ruga e cicatrici in più, è vero, ma più ricca!

Ho voluto, carissima amica, comunicarti questa mia esperienza affinché tu faccia attenzione ad alcuni piccoli sintomi di cui mi hai talvolta parlato: se trascurati, possono portare a situazioni ben più gravi. Ci sono dei campanelli d’allarme che ci ostiniamo a non ascoltare. Non sottovalutiamoli e corriamo subito ai ripari! Il nostro forte senso del dovere non deve opprimerci fino a schiacciarci e annientarci. Impariamo a coltivare un po’ di indispensabile sano egoismo! Gioverà a noi e alle persone care che ci circondano.

 

                                                                    Con affetto

                                                                  Maria Grazia                                                             


 

Anna

 

Anna è risorta

Oggi

Morì sola

Quel giorno d’estate

In un illuminato buio Angolo afoso

Del giardino fiorito

Fra odorose margherite

Color Quaresima.

Disumane grandi mani

Appiccicose

Mutarono di colpo

In Statua

Quel gracile piccolo corpo indifeso.

Anche l’Anima fu Pietra.

I grandi occhi color del Cielo

Rimasero sbarrati

Non vollero per anni

Non vedere l’Orrore.

Esplosero infine

In un giorno

Di Sole

La Rabbia e il Dolore

Troppo a lungo

Sopiti.

Spaccarono le Urla

La grande Casa

E giunsero fino al Cielo

Che volle attenderLa

Fino ad oggi.


 

Alba

 

Si svela lentamente il Mondo

ed è ancora Meraviglia

Calmo appare il Mare

solcato da sconosciute vele

in lontananza

Voli di gabbiani radenti

le accompagnano e ritornano.

Penetro in silenzio

nei misteri del Bosco

e tra le sue allegre Voci   

Muovo come Ninfa i miei passi

leggera muta estasiata.

Con l’Universo mi fondo

E dolcemente scompaio.


 

Resurrezione

 

Ostensorio fra Terra e Cielo

Irradia lunghe spade di sangue

Squarciano l’Orizzonte

Lo incendiano

A grandi passi sicuri

Avanzo nell’Infinito

Lo penetro e mi lascio trafiggere

Sanguino

Mi dissolvo e mi sollevo

Per l’Eternità.                               


 

Vite perdute

 

Ti vedo in grandi immagini

Hai occhi di carbone

Umidi, impotenti

Hai il volto dell’Orrore

Solitario

Del Terrore consumato e mai risolto

E noi sorvoliamo

Ignoriamo

Distratti come siamo

Spesso

Dalla banalità della vita

Dal nostro egoismo

Dal nostro far parte

Di folle limitate, cieche, inique

Negativamente globalizzate

Sorde agli appelli

Di Occhi

Colmi di desolazione

Che cercano Vite Perdute.


 

12 Agosto

 

Nessuno dormì quella Notte, nella Casa grigia.

Grida scomposte, canti violenti,

Non uomini ebbri, eccitati

Assetati di Sangue

Non più ora riconoscevano se stessi, né alcun altro.

Memorie Dimenticate

Identità Rimosse

Belve feroci pronte alla mattanza.

Di sopra i Bimbi piangevano

Tra braccia di Madri impotenti,

Accovacciate pregavano.

Sapevano.

Qualcosa di Orribile, Inumano, Eterno

Sarebbe accaduto.

Nella Notte partirono.

Si ascoltarono allontanarsi

Il cupo rimbombar dei passi

Lo stridere delle armi

Le voci non umane.

E fu silenzio.

Ma non fu Pace.

Fu Attesa

fu Preghiera

Gli Inconsci avvertivano l’Orrore.

 

Colore di Lutto, lassù all’Alba

Qualcuno passò gridando la Tragedia.

 

Piansero le Madri

I Bimbi non giocarono.

Parve la Fine.

 

12  Agosto

Nascevi.

Guardavo Sant’Anna

E ricordavo.

Voglio offrirti un Mondo Diverso

Ti dico che lotterò

e ti insegnerò a lottare.

Conoscerai

L’ Amore

La Fratellanza

La Giustizia

La Pace

già fra le nostre Mura

 

Ed un giorno anche Tu partirai

Testimone

Nel Mondo.


 

La casa gialla

 

La casa gialla mi accoglie

Battuta ancora dal vento

La porta apro a fatica

Violente entrano rosse le foglie

Come allora

Lo stesso odore mi avvolge

Di antico fuoco

Ormai spento

Di antichi sapori ormai persi

Dondola la sedia

Pizzi anneriti dal tempo

Ma vivi

Austeri letti d’amore, di dolore, d’odio

Umidi ancora di lacrime

Voci lontane

D’amore

D’incomprensioni

Oggi di stupide battaglie crudeli.

Nostalgia

Dolore

Pianto

Perché?

Misera vita che non coglie e stringe la Felicità.


 

Versilia

 

Ritorno

Silenzio.

Ascolto gocce sul muschio tra aghi e foglie

Rosso di bacche d’inverno spio nella cupa pineta

Ascolto voci e voli d’uccelli

Cogliere gli ultimi insetti

Nella penombra di una sera imminente.

E arancio tramonto esplode nel mare inquieto

Fra minacciose inerti nubi

Che il vento alto combatte.

E da lassù mi abbracciano severi

L’Altissimo, il Gabberi, il Prana

Oggi candidi.

Mi parlano.

Raccontano di marmi fatti Arte

Di sangue sparso dalla follia umana

Di sentieri battuti faticosamente da secoli.

Ti amo, Versilia

In Te ritrovo Pace

In Te ritrovo oggi

Il vero senso della mia Vita.