Maria Vittoria Ercolani - Poesie

Raccolta: Storie di vita

 

Figli

 

Adesso che vi guardo nella vostra maturità, figli,

mi commuovo a vedervi insieme in allegria

perché, seppur in strade irte e diverse

trovate il tempo di nutrire i sentimenti.

Emozioni dimenticate ritrovate ora nei vostri visi.

Il buon umore, l’accoglienza cordiale, tutto mi fa pensare

a quando l’adolescenza impetuosa criticava ogni cosa

e nulla mi ha turbato di voi

fiduciosa che sarebbero giunti gli errori.

E ripenso ai pomeriggi assolati

quando lunghe trattative che nel lettone vi rotolavate.

Risate, nascondini, feste, litigate, libere uscite.

Unico il tempo di quella stagione

carezzo le teste e vai emozione.


 

Lì con te

 

Sono il profumo della rosa che sboccia

l’uccellino che dal ramo ti guarda.

Sono nel vento che soffia sul viso nel bimbo che manda sorriso.

Mi trovi nel tramonto che sorprende e nella fatica della gente,

nella luce che spande la luna e nell’acqua che disseta e ristora.

Sono melodia e sussurro di voci; piangi se vuoi

quando cala la notte i pianti accarezzano assenze ..

ma tu vai avanti e procedi nel tempo

rischiara lo sguardo allontana le nubi.

Ridi e sorridi ad ogni falcata,

insieme ai fratelli e a tutti gli amici.

Ci sono, seppur non mi vedi, or nel profumo di gigli e di fresie.


 

Passi di vita

 

Gioisci nel tuo canto e nel tuo ballo

fra un passo e l’altro tu sondi l’infinito.

Il tono di quel canto è il tuo abbandono

la danza di quel passo è il grande salto.

Prosegui nella danza e nel tuo canto

senza badare al tempo che trapassa.

E’ quando che ti accorgi che s’annotta

che sproni la tua mente a penetrare

la luce che tu speri ti accompagni

laddove mai nessuno è ritornato.


 

La grazia di Gemma

 

Toccavi con mano la gioia della vita

ridente nel prato come la margherita

Spargevi d’intorno una soffice grazia,

versando in aria solo letizia.

E come il girasole

cerca di guardare dove gira il sole 

così io seguivo la tua luce

rapita dalla dolcezza delle tue movenze

ed avvertivo che il mio cuore

faceva le capriole.


 

Girandole

 

Come girandole sono le nostre vite esposte a tutti i venti

non vale prepararsi a riceverli, cambiano continuamente.

Devi solo accoglierli scegliendo il pensiero più adeguato

per spostarti di lato.

Girano le girandole ed è solo il bambino 

a guardarle incantato.

Agli adulti invece fanno girare la testa spesso

e si confondono nel vortice dei colori e delle loro idee.


 

Sulla terrazza di Capo Blu

 

Il bollettino annuncia maltempo. 

E’ mattino, osservo i monti, il mare e guardo il cielo, questo cielo grigio a tratti nero. Aspetto con pazienza che il brutto si dilegui per lesinare un giorno non c’è male per far tacere le ansie vacanziere. Il vento si è calmato, i pini sistemano la chioma e la brezza del mare a tratti ristora. In lontananza il tuono annuncia il temporale corrono via le barche fra il cielo e il mare. Veloce, improvviso il cielo annera, spazzando via un raggio che schiariva l’immobile presepe su in collina. Tutte a tacere le opere dell’uomo, è tempo di ritrarsi prima che la pioggia a scrosci colpisca con fulmini e saette. Il putiferio del bollettino è arrivato, non si vede più nulla, è cambiato il Creato!


 

La luna sul mare

 

Solo la luna rischiara i pensieri e il mare di notte.

E il silenzio parla col chiarore della luna 

agli uomini che sanno ascoltare.


 

Sognare

 

L’amore fatto di sguardi è il sublime che incatena i sogni.

Sono quei sogni fatti col naso all’insù

che sospesi nell’aria ti piombano addosso

quando incontri uno sguardo, guardato.


 

Cala Marinella

 

Poche persone camminano sulla battigia lunga e bianca.

Gli occhi osservano i passi della gente

alcune persone vanno con passi lenti

altre con passi veloci ed altri ancora con passi felici.

Donne mature si tuffano nel mare

poi si abbronzano al sole e la loro abbondanza

gode delle carezze del vento.

Con le loro morbide pance procedono sicure

dei loro trascorsi dei loro vissuti.

Quei passi vanno e vengono dalle rocce di granito

spiattellate sul mare.


 

La Garzetta e il Gabbiano

 

Distesi sulla sabbia nera del lago, due uccelli bianchi esamini col petto al cielo e le ali aperte, arrese all’ignoto. La Natura non ignora il passaggio dei suoi figli così organizza suoni e movimenti per la veglia funebre, con lo sciabordio dell’acqua sulla riva e con le foglie di platano (come grandi mani) che rotolano tutt’intorno. Il vento intona a quei corpi melodie di tramontana mentre la donna che passeggia si tiene la sottana e le case del paese guardano mute. I pensieri si fanno domande.

E dunque: “Cosa vi è successo? Sembrate sani, ma il buio è arrivato lo stesso! Avete litigato, vi hanno forse avvelenato o qualche cane vi ha preso e morsicato?! Non so, immagino però le vostre ali dischiuse a fendere l’aria nell’azzurro del cielo e gli occhi stupiti di un bambino che segue il vostro volo. Per questo io canto per voi e m’inchino al vostro passaggio sulla terra perché riconosco la dignità della vostra unica esistenza.”