Prisma
Goccia prepotentemente colpita da luci incolore
oltrepassando spazio aperto
si disperde.
Sono un miraggio sospeso,
spezzato per incidenze
da raggi luminosi.
Inafferrabile sfuggevole risposta,
nulla posso di ricordi presenti e,
rimirandomi,
cerco impronte incise su cielo.
Immensità latente
mi trascina in spazi d’infinita sensibilità
fuori dal tempo;
mentre in scevri colori, per consistenze dense,
acqua tenue mi scorre
trattenendomi in petali d’aroma penetrante.
Seguito a non vedermi
sfiorandoti i pensieri,
plasmandomi armonicamente di colori
su di un’incipiente ebbrezza.
Aroma persiste in staticità,
la cui presenza mi coinvolge i sensi
allontanandomi dall’ipotetico presente.
Occhi profondi tra scie di bianco,
stella permeabile, fuggevoli attimi
osserva oltre…
…Riecheggiano lontane parole
dando suono a silenziosi giochi di sguardi
e, immergendoci in atmosfera crepuscolare,
ci sciogliamo in energia di danze eteree.
Come nascono le stelle
Strade si oltrepassano a pennellate di cotone,
dove stiamo andando?
Materia densa, fluida
man mano si fa solida
Agglomerati d’asteroidi intrecciati tra corpi senz’anima.
Puoi portarmi a cadere su una stella?
Sciolta come polvere di cacao
viaggio in pulviscolo cosmico.
Non precipito e non mi incendio,
ma faccio attrito tra strati di gas surriscaldandomi.
Sordo boato mi infrange frammentandomi.
È Infinita la strada davanti,
sono un passeggero punto fermo,
mi vedi?
Sono sopra di te,
a chilometri di distanza.
Profumo:
l’ho seguito.
In uno specchio,
assorbita la mia essenza,
intrecciandosi a sensazioni armoniche di colori,
in un palmo temporaneamente inviolabile…
Sorvolo il tuo pensiero,
sono goccia che s’infrange su un abbaglio
d’un dito che mi sfiora da lontano,
d’una brezza che mi attraversa posandomi là,
su vibrazioni sensibili e,
in una sola percezione,
nella tua mano d’arcobaleno:
vivo.
Fotogramma
…Era abbastanza dolce?…
…Un attimo…
Catturo l’istante,
mentre dormi,
lenzuola aggrovigliate
liscia pelle, linea dolce
…letto…
Profumo… tra corpi
Restituisco gli attimi: flash di luce
naturali
urla in silenzio e mostrane i secondi
appartieni a me: confusione
chiaroscuro sulla tua pelle
mano oltrepassa
bocca accarezza
gran casino
tra pagine senz’angoli
“click”
Mentre si osserva oltre,
il rullino finisce.
Post-it
Si gioca su una scacchiera di quadrati verdi e azzurri,
tra ingiallite pagine color china sbiadita
si sfumano lettere ambrate
da pennini acquosi.
Mentre pensi che potresti caderci dentro,
sei già avvolta da spirali di nebbia e fuliggine.
Smettila di lasciare impronte nella tua testa,
oltrepassa l’arcobaleno e scendi in goccia sul sole.
Qualche volta una voce:
“nel silenzio di note minori,
tra scale arpeggianti a spirale: infinite,
potresti lasciarti cadere”,
ma se salto di nuovo
muovo spazi che san di antico,
e,
nel vedere oltre,
mi ritrovo a possedermi.
Scivolo a fenicottero su cemento umido,
mi permeo di luci e bucce di arancia trasparenti.
Riflesso tra finestre di monti e rami d’acero
Che solo Caravaggio potrebbe ritrarre in luce fievole.
Non ci crederai,
ma il celo avrà una fine
e chiuso in un limite di tratti e linee
sarà pronto a confessare.
Sarà la neve e l’aria pungente a cadere,
saranno lampi e ghiaccio
a tener in sospeso ogni senso
e tu potrai scrivere su un muro
che hai costruito un ponte per oltrepassare l’etere
e sopravvivere al danno.
Ovunque avrai possibilità di essere,
e non pensare che tu sia sola,
perché vedo dove stai guardando.
Parole rimbalzano in una stanza sonorizzata
e lamentano di non poterne uscire
risucchiate da corpi densi ai quali faresti solo da post-it.
Sprecata anche per essere una cartolina?
Sei sulla punta di una corruzione incontrollabile,
non serve farsi sentire
perché non è gridando che ci si purifica.
Potresti puntarti da un’altra parte?
Si,
scendo dal monte e mi ritrovo in mano,
nella tua mano.
Ma mi senti?
Essere essenziale
Vorrei toccarti,
Essere all’altezza di donare musicalità alle parole,
Così come lo sfogo lascia traccia del passaggio di parole indelebili.
Vorrei essere ciò che non sono ora,
ma la possibilità di rimediare,
è ai miei sensi impercettibile.
Vorrei potermi fermare,
ma no,
piccolo desiderio infranto,
si fa spazio tra sensazioni confuse,
ma non basta
perché son io che mi lascio scivolare a piedi nudi
su uno spiraglio
ancora incandescente,
la cui forma amorfa non è stata forgiata.
Vorrei aver fiducia
lasciando in disparte la paura ormai cicatrizzata del mio del mio
“ESSERE ESSENZIALE”
Domandarmi se è così che sono,
se ne vale la pena di buttarmi e rischiare,
ma,
riesco sempre a darmi pace sedendo là,
sotto un’alba di luna piena,
la notte d’un cielo stellato,
guardando il tramonto d’un sole pallido
alle prime ore del mattino,
sperando in un sogno segreto racchiuso in un momento di un istante,
in cui,
solo apparentemente ho confuso cos’è l’alba.
A te…
Ti porterò dove potrai sentirti libera,
dove l’acqua al tuo passaggio
diventerà indelebile trasparenza
su roccia scolpita,
ti porterò dove potrò ascoltare il rumore della tua assenza,
dove potrò assorbire le sfumature sbiadite della ragione,
senza che il tempo cicatrizzi ferite
prive d’essenza.
Ti porterò dove mano nella mano potrò dirti chi sono
facendomi invisibile ai tuoi occhi,
perché tu possa fermarti,
sapendo che ti ho dato il possibile;
ti porto poi dove con un pastello bianco dipingeremo il mondo,
dove le lacrime acquerellano la mente e i ricordi
sul fondo del foglio,
dove una sbavatura di carboncino
è solo un amaro ritorno al reale,
pari al ticchettio d’un perduto secondo.
Giuro:
guarderemo l’alba aspettando la notte,
riempiendo il cielo di scritte
e
ti addormenterai con me accanto,
con nulla di più
…un sorriso soltanto.
Il mio cielo nel costante divenire
Scivoli come nuvole di fumo,
tagliente t’infrangi su di appuntite guglie
senza mai trovare il tempo di fermarti…
Ho percorso fiumi di cristallo,
attraversata dal sole, per potermi scaldare.
Ricoperta di foglie,
come vento d’autunno,
in costante divenire,
osservo, ora, cangianti reminiscenze riflesse
su di una cometa lontana dal tempo,
priva di spazio.
Discendo armoniche scale a spirale
perdendomi nel mio cielo,
in un silenzio prima d’una carezza,
in un lampo prima d’una tempesta.
…e la consapevolezza che se lo si volesse, sarebbe impossibile dividersi.