Maribella Di Vita - Racconti

FRAMMENTI DI MEMORIE

 

1943 Birkenau – Campo di concentramento, -14°

È il gelido freddo di pieno inverno, mi sbatte addosso candida neve ove i miei piedi affondano lasciando alle mie spalle orme di una vita vissuta per metà.

Appare Lei.

Senza confini l’osservo come una goccia in lontananza, vestita di bianco, scorgo luce nei suoi occhi.

Puoi forse salvarmi? Puoi forse cambiare il mio destino?

Hai forse compreso qualcosa che io non ho ancora avuto modo di capire?

Troppe domande nella mia piccola mente sparpagliate come post-it, incollate qua e là, senza direzione né via di uscita.

Di porpora ho colorato acqua ai miei piedi cadendo. Ho macchiato la linea del tempo che si è apparentemente fermata. Non so più dove sono.

Eppure nel mio presente siamo io e te, libere da veli invisibili, tangibili come su uno stesso percorso.

È te che stavo cercando?

Non lo so più.

Tagliente come filo spinato è questo silenzio che mi accompagna nel mio ultimo tragitto e già so che di me non resterà più nulla se non cenere.

Volerò, sarò libera nel vento sapendo che non invano ho tentato di salvare altre vite al posto mio. Nulla si ricorderà di me poiché son Senza Nome, abbandonata dal mondo violento di questa guerra che non è altro che contro se stessi.

È il caos.

Non riuscire a far ordine cercando di cancellare ogni residuo che possa indicarti la strada verso casa, verso un futuro di pace interiore.

Non siamo altro che un riflesso di ciò che già c’è, solo non basta percepire se non lo si porta in Essere.

Ho miseramente fallito e le mie mani lo sanno, così come le mie labbra che assaporano il freddo della neve mentre cerco di rialzarmi.

Fa freddo.

L’anima rigida di quest’uomo accanto a me che mi prende a calci solo perché ho avuto il coraggio di cadere, di lasciarmi andare per un attimo e regalarmi Te affinché tu possa imprimere me nella tua memoria e ricordare di non dimenticare che non ho finito, è troppo piena degli Altri e si legge nei suoi occhi che ha paura di smarrirsi.

Me ne andrò e sarà per sempre, sarà una frazione di secondo, un attimo lontano nel tempo eppure, quando tu mi vedrai, sarà sempre presente e allora io Sarò e continuerò ad Essere.

Lascia quindi, indietro, ogni ticchettio perché i battiti sono all’unisono ed aspetta ancora…

Ecco un frammento del perché sei giunta fino a me, perché ognuno ha la possibilità di sviare dalla propria quotidianità per osservare parti di sé continue.

E mentre t’osservo colgo i tre libri da terra.

Sapienza è Conoscenza attraverso la quale si arriva ad una fine infinita.

Il tempo è come se avesse assunto diverse angolazioni nel suo esser sferico eppure, mentre attraverso fasi diverse, tu ancora non t’accorgi di vedermi.

A lungo ti ho guardata come un abbaglio di quel pallido sole e ancora non sapevi riconoscermi, ed era già primavera e tu, sotto un melo, immobile con lo sguardo perso nel vuoto, ancora tentavi di darti una spiegazione razionale consapevole che non esistono parole per poter scandire vite d’anime unite dai fili del tempo.

Ancora non hai posto la domanda giusta.

Che cosa vai cercando davvero?

Perché hai scelto me, qui, ora?

Non voglio che tu mi dia una risposta, voglio solo che tu guardi Oltre.

 

“Me” … “Sei ciò che sono”

 

Trasparenze di verdi i suoi occhi cristallini.

Un piccolo accenno col capo e un leggero sorriso.

…E tutto torna a scorrere mentre il cuore mi si stringe…

Tutto riprende la solita routine e mi trovo in mezzo alla neve, protetta dalla mia tuta da sci, a piangere per una donna di cui nemmeno so il nome perché ho deciso di non averne più uno.


 

 

PROFUMO D’INVERNO

Profumo d’inverno appena inoltrato, di quando l’autunno lascia traccia del suo passaggio tra “colori bruni” di rossa terra, di camini appena accesi e profumo di caldarroste appena voltato l’angolo in via Roma a Torino.

Profumo d’acqua incolore che sfioro appena col mio corpo, immersa in un silenzio desolato, a braccia aperte, sentendo battiti ritmici: l’osservo.

Profumo di ghiaccio, mi assorbe in un abbraccio cercando di non lasciarmi quando, nel mezzo dell’estate, chiedo solo al cielo una goccia d’acqua a dissetarmi perché possa fiorire in colori: ti incanto.

Profumo di tutti e nessuno, profumo di chi non mi ha, di chi conosco e non avrò mai l’occasione di incontrare, profumo indefinito di essenze decifrabili per nome, ma non per volontà, per non essere costretta a seguirti, ma a lasciarti andare dove sarai tu a voler lasciare una scia indelebile sottopelle come dire “io c’ero, non dimenticare”.

…Tu c’eri, ma io per te ci sono, c’ero e ci sarò?

Non ti ho regalato il mio profumo per paura di svanire con esso e, mentre tu sei fuggita in un lampo, mi son voltata senza tempo di reagire, capire che, probabilmente, quel sapore così leggero ed intenso, allo stesso tempo, è anche il mio poiché mi hai inebriato i sensi, emozionato la mente lasciando di te un ricordo impossibile da spegnere nella consapevolezza, a giorni, di giorni impossibili in una solitudine per la quale dovrò lottare lasciandomi la libertà di afferrarti la mano, in un istante.

Profumo che non esiste: io, che mi son lasciata alle spalle l’odore dolce del miele, il sapore del vento, il profumo d’ambra e terra, di foglia e d’acqua, di neve e d’estate, di fiori e muschio, di stelle senza cielo in una notte di luna piena, afferrando il sole con mani di cristallo.

Io, orologio del tempo che non può svanire ma soltanto trasportare ho un profumo per te da regalarti quando, su un campo di battaglia, mi verrai a cercare tra pensieri muti, in un’irrazionale desiderio mi guarderai sorridere perché finalmente, per una volta soltanto, infrangibile frequenza d’intensità di toni, tra forme ambigue di idee perdute, nella purezza di uno sguardo verrò privata della non assenza quale è l’essenza stessa di ciò che sono senza di me con te.