Mariene Bello
Poesie
L’amicizia che dono meraviglioso
Parlare d’amore, d’amicizia,
che lieta parola, ci esulta.
È necessaria, primordiale,
benemerito dell’anima.
Amicizia affetto unico, reciproco
e Aristotele ne parlava,
come atto di libera scelta tra individui
scelta per raggiungere il benessere, la felicità.
Sentimento interiore che genera letizia,
è come divina opulenza delle anime,
ci avvolge di dolcezza e diletto,
che bene ci regala.
Amiamo con amore gioioso,
che ci fa tripudiare.
Gli amici lontani,
li abbracciamo di tenero amore
e voliamo al loro incontro.
Che bene l’amicizia, sia lei con me,
al mio canto e mi prenda per mano.
La musica è vita
La musica è vita,
si colora in tutti i luoghi.
Le mani si salutano,
ondeggiando nel vento,
spargono profumi di speranza.
Gli occhi cuocenti incantano
ogni palpebra di vita.
La pelle dorata, rugosa,
si veste di delicato lino,
si presenta in un ballo,
di piedi e tamburi.
La musica è vita, in fondo alla strada,
lì rimane un sognatore,
chitarra fra le spumose dite,
intona una canzone.
Uomo lucido e attempato,
guarda i passanti,
e improvvisa canzoni tropicali.
Si ferma una donna dolciastra,
muove le sue ambigue mani,
il corpo sensuale e cerimonioso
vibra come un ciclone di luce.
Tutto diventa musica.
Le farfalle in primavera
Le farfalle in primavera
si conoscono nel vento,
loro sono colorate come il sole,
volano come le anime senza fine.
Notturne si tramutano in falene,
le ali chiudono per rannicchiarsi
e lasciare passare l’inverno.
Le farfalle in primavera,
siamo come loro,
falene con le ali chiuse,
aspettando la primavera.
Il treno quotidiano
Il treno quotidiano
in fredda mattina di vita,
fredda di tempo,
fredda di luce,
fredda di eterna pressatura.
Lavoratori e studenti,
aspettavano il suo arrivo,
la stazione era pallida.
Al primo itinerario,
arrivava con precisione,
entravamo nel suo grembo.
Il blu scoloriva in lontananza,
schiacciava i binari,
tutto diventava un abbraccio.
Era un’ora d’orizzonti di speranza,
in breve soste e sorrisi,
diventava un fulmine.
Il treno quotidiano,
i vagoni trasmutavano,
ciascuno pieno di sospiri.
Il futuro era il momento assoluto,
imperioso e dominante.
Poeti si nasce
In concretezza la poesia è vita.
Molti poeti bagnano la carta,
altri scalpellano ogni pezzo,
fioriscono in ramoscelli d’incenso.
Poeti d’esistenza vertono pensieri,
esalano lirismo dalle fruttifere mani,
partigiani dell’arte poetica.
Poeti si nasce lo sapeva Saffo,
Carducci, Dante, Petrarca e Foscolo,
poeti nelle viscere, nelle vene.
Sorgente vitale, alimento dell’animo,
come sangue che scorre,
vivente e necessario.
Se nasce poeti nelle radici,
è il nostro ornamento,
s’irradiano vocaboli,
è tutto splendore.
Raccolta: L’incantesimo dei ricordi
Torno senza te
Arrivo, giorno d’inverno,
pregnante solitudine.
Luogo lontano, senza te torno,
senza averti incontrato,
torno senza i tuoi occhi.
Fuoco della tua voce,
della tua pelle,
mi assolto in loro,
respiro solitudine,
e semplice aneli.
I tuoi capelli,
lucidi come il sole,
mi avvolgono,
profumano di sogni,
di eterna pace.
Viso di primavera,
fiorisce come germoglio
in campo verde.
Tu sei meraviglia,
creazione perfetta.
Ti attorcigli al tempo,
alla luna che risplende,
ai tuoi ricordi.
Ti mischi nella folla,
per scappare.
Rimani in me,
mi aggrappo ai tuoi occhi,
al tuo tempo.
Sentire la vita
Vita, anima di rocce e tenebre,
non ti ricordi la luna?
Guarda che tempo fa,
dimmi dove andremmo.
Serenità tu vieni a usurparmi,
rinunci alla pienezza delle parole,
motivo per essere furtivo.
Dammi il tuo impeto,
sento la tua richiesta.
Voce del tramonto inonda i cieli,
forse è ora di salutarci.
Le montagne si dissolvono,
rimangono in creste primaverile.
Malinconia, dosaggio di saggezza,
dolce eterno presagio,
calma seducente,
ansimo del mio silenzio.
Non posso abbandonarti,
stai qui rifulgente,
mi guardi come goccia di vita,
mi tieni alle tue spalle, lasciami.
Ancora ho fame,
fame dell’universo,
del tuo universo.
Non posso partire,
la vita è in noi,
avvolgiamo il supremo,
immenso come la felicità.
Alla ricerca del meglio
Amore che passa,
sommerge la sua furia
cantando la sua canzone.
Un tenero risveglio,
alcuni cercano l’altro,
la loro forza è smodata.
Rivendicando il quasi perfetto,
cigni di addii ribaltano il silenzio,
tonificano la sensazione di rabbia.
In un flusso di sogni,
il perduto rinasce.
Ogni giorno risplende,
si ferma e parte.
Se guardi la pioggia,
bagnerai i tuoi sensi,
tu eterno di nuovo.
Se vuoi l’altro,
penserai al domani
per cercare il sottile
e l’implausibile dei ricordi,
come mani aperte,
viaggiano mondi sconosciuti.
Vibrazione disperate,
ingannano l’eccessiva solidità,
si ferma all’improvviso,
rotola sul fugace e benevolo.
La fantasia vivida,
vola come il tramonto.
Ti ho scoperto
Anche se non hai più il mio corpo,
conserverò i nidi.
Mi hai inspirato, forza e pane,
ho amato disperatamente,
scoprendo il senso dell’esistenza.
Le mie mani sussurrarono,
hanno oscillato nella tua anima,
ancora una volta c’era la poesia,
ti ha trasportato al mondo incantato.
Pesiamo le lunghe ore,
smettendo di scrutare il tempo,
guardiamo il silenzio peggiorare,
rovesciamo l’assurdo e inutile.
Restiamo ardenti di mattine,
sprecati nelle gioie diarie,
ascendenze ruminanti si fermarono.
Il tuo gusto ha asciugato il mio corpo,
riposiamo il calore delle anime,
con le fiamme spente.
Ti ho sentito irradiare,
ridere avvolto di aromi,
profumavi di speranza e dolcezza.
I nostri cuori si abbracciavano,
ero senza miraggi,
il mio esilio finiva nelle tue mani.
Ti sentivo nella mia prigione
al ritorno dell’indesiderato,
luogo dove infondevo anime nascoste.
La musica è vita
Vengo da lontano, oltre oceano,
dove l’inverno si sogna,
e la primavera riluttante ci scruta.
Sole, mare e belli sorrisi,
ci avvolgono in un manto,
tutti si scrutano di ricordi.
Le mani si salutano,
ondeggiando nel vento,
spargono profumi di speranza.
Gli occhi cuocenti incantano
ogni palpebra di vita.
La pelle dorata, rugosa,
si veste di delicato lino,
si presenta in un ballo,
di piedi e tamburi.
In fondo alla strada,
lì rimane un sognatore,
chitarra fra le spumose dite,
intona una canzone.
Uomo lucido e attempato,
guarda i passanti,
e improvvisa canzoni tropicali.
Si ferma una donna dolciastra,
muove le sue ambigue mani,
il corpo sensuale e cerimonioso
vibra come un ciclone di luce.
Tutto diventa musica.
Sei arrivato da lontano
Creatura dell’universo,
da lontano mi raggiungi,
in sottili mani fornitrici.
Armonizzi mondi meravigliosi,
mi avvolgo in loro.
Ti guardo negli occhi, in essi rimango,
emani l’universo di luce.
Occhi stagionali,
giungla d’immensa pace.
Anni sentendo il tuo profumo,
desiderando il mio espatrio.
Vibro in un’eterna illusione,
deserto senza confine.
Arrivi, affluente del mio universo,
prendi la mia mano, sogno.
La distanza emana collisione d’idee,
oceano immenso.
In acque calde, in una colonia d’anime,
emulsione profumata,
sorgi come gli dei.
I sentieri si aprono,
illumina il tuo corpo di rose calde.
Sono incantata, tu porti via i sensi,
risplendo inaspettatamente.
Mi cingo ai tuoi occhi,
nelle tue mani morbide,
le tue labbra, un’ottima prelibatezza,
gioia della mia anima tremante.
La ultima parte
Mi tuffo in notte insonne,
cerco la mia espressione selvaggia,
tenerezza emanata dalla realtà.
Ieri ho scatenato il mio mondo,
ho unito sogni eterni,
sei andato nei miei centri
dando l’ornamento primaverile.
Ti sei impigliato nelle articolazioni,
esplorandomi senza eccessi.
Ho guardato le sagome,
le immagini sono rimaste.
Provo paura, tremore sfuggente,
seme di scarto avvolto.
Lascia che ti esplori,
ti sento sulle mie vette,
ti cerco in ogni ora di sospiro.
Emani follia claustrale,
rompi pene immune all’anima,
dando vita, evocazione.
Ti sto cercando,
sento odori fugaci,
in silenzi sospesi.
Le mie chiocciole
Ero piccola e piena di sorrisi,
solitaria e taciturna nel mio andare.
Camminavo lungo i campi di canna da zucchero,
raccoglievo le chiocciole bianche.
Respiravo l’aria dei sentieri,
verdi e marroni si allungavano davanti ai miei occhi.
Ballavo con le tasche piene di chiocciole,
e il loro suono mi inspirava nella danza.
Sentivo quelli piccoli esseri muoversi,
ma era un movimento di speranza.
Attrappati nelle mie tasche si nascondevano,
era la paura di non tornare più alla terra.
Ma li abbracciavo e mi sentivo come loro,
nella mia chiocciola volevo scapare.
Erano i campi che mi guardavano, mi ascoltavano,
m’incoraggiavano a capire che ero libera come loro.
Le mie chiocciole volevano scapare dalle mie tasche,
volevano essere liberi come lo ero io davanti ai sentieri.
Gelsomino di casa mia
La mia casa apparteneva a tutti,
profumava di vita,
di letti e ragazze.
Giochi ovunque,
risate e sogni tra le dita,
e desiderio di mondo.
Un gelsomino si presentava
al ricevimento degli ospiti,
odori sparsi dovunque,
con la sua bellezza serafica.
I vicini applaudivano,
e seppellivano pene.
Era tutto un clamore
di poesia ovunque,
e sentimenti allungati.
Sbocciava come la purezza,
petali di vita regalava
e sorrisi per ogni angolo.
Nuvole bianche nel vento,
debole e platoniche,
con il suo inconfondibile lirismo.
Di stirpe persiana,
con il suo antico lignaggio,
cresceva ovunque.
Era bianca e angelicale,
profumava d’universo,
era vita per tutti.
Fuoco di vita
Definire quello che sento è siderale,
notturno, fastoso.
È canto, pioggia e luce,
è sogno, fantasia e silenzi.
E così avvolta di fuoco, penso,
nell’introspettiva dell’anima
dove s’infondono radici.
Mi solleva di ogni dolore,
per fare insorgere la divinità.
In ogni luogo vedo Venere,
adagiata nella conchiglia,
nel suo tempio erotico,
si avvolge con il cigno.
E i corpi nudi si sfumano.
Rimango nuda nella mia conchiglia
in mezzo al mare.