Stretta tienimi
Stretta tienimi,
in un abbraccio
senza distanze,
dove nemmeno
la debolezza
delle nostre anime,
può rovinare
il così bel sentimento,
che il Signore,
un giorno,
ci dette in regalo.
Stretta tienimi,
non lasciarmi
tribolare,
nelle mie
stupide manie,
nelle mie paure
senza senso,
nella palude
del giudizio della gente …
Che di me, forse,
non aveva mai
capito niente!
Stretta tienimi,
come io stretta a te,
voglio tenermi,
in un nodo d’amore
che non avrà
… mai fine!
Vivo tremando
Vivo tremando
Vivo tremando,
al pensiero di te,
che vivi avvolto
dall’inerzia del tuo corpo,
che non ti sa difendere
dall’abbraccio della malattia.
Vivo tremando
e odio il mio vivere,
sospeso dall’alito della paura …
Domani andrà bene?
Che sarà domani?
Se potessi,
mi spoglierei, persino,
della mia identità,
se ti servisse a star bene!
Ti prego stai bene!
Che il cielo sorvegli,
i tuoi umili passi
e ti faccia correre sano,
incontro alla vita.
Forte, come il giorno
in cui sei nato!
Solo così io sarei libera
e più tremando
non vivrei.
La stanza buia
Quella stanza buia,
è sempre
chiusa a chiave,
là dentro
ci sono io,
là dentro
ho nascosto pagine
della mia vita
che ho dimenticato
di aver letto.
Pagine
che mi fanno paura,
pagine
che se un giorno,
ritornassi a leggere,
mi costringerebbero,
a prendere di petto
la mia vita.
Ma io voglio vivere?
Vivere, la mia vita? …
Quella chiave,
ne è la risposta!
Le tue mani
E quando non potrai
più usare le tue mani,
per lavorare,
userai allora il tuo cuore
e i tuoi capelli bianchi,
per tessere un’arazzo
fatto con fili d’amore.
E quando non potrai
più usare le tue mani,
per lavorare,
capirai, allora, che le tue mani
calde e tremanti,
serviranno finalmente,
solo,
per accarezzare chi ami.
Figlio della Patria
Calde lacrime scendono,
a bagnare i solchi rugosi,
di una vita,
passata in mezzo ai campi.
Figli,
vostro fratello,
non tornerà più a casa!
Vostro fratello,
ha lasciato là,
la sua giovane carne
insanguinata, nel luogo,
dove dimorano
le anime senza domicilio.
Vostro fratello,
non tornerà più a casa!
Scende il buio,
neanche il caldo
fuoco del camino,
potrà più scaldare,
quella umile dimora.
Il lavoro dei campi,
la crescita della prole.
Il tempo scorre,
la vita invecchia
quel viso solcato,
ma, un pezzo del cuore
di una donna, è rimasto là,
nel luogo senza domicilio,
accanto
ad una giovane anima,
dal corpo insanguinato,
di un figlio della Patria.
Il gallo solitario
Solo,
il gallo solitario,
zampetta sull’aia
irta di ghiaia,
gonfiandosi il petto,
per un uccelletto
che, aprendo l’aletta,
fà una moina
ad una goffetta
e selvaggia gallina.
“Orsù uccelletto”,
il gallo si presta,
a lottar per amor,
issando la cresta.
“Vola lontan, a
trovar compagnia,
che in questo pollaio
non vè gallinaccia,
che per amor
non sia mia!”.
La bottega del pane
Nella bottega del pane,
una donna, impasta la farina,
con una piccola
e fugace lacrima,
che scende,
colma di vecchi ricordi,
accarezzati
da due mani
calde e incallite.
Nella bottega del pane,
il tempo geloso,
non fà dimenticare,
il profumo intenso
di un passato,
mai passato.
E ancora là
rivive,
fra la polvere bianca
e i capelli argentati
di un cuore infelice.
Pensiero nascosto
Quello che tu
vedi fuori,
altro non è,
che quello
che io voglio
farti vedere.
Della rosa,
tu ammiri
solo i fiori,
invece è,
nelle sue foglie
che lei ha scritto
la sua poesia.
All’ombra dell’ulivo
All’ombra dell’ulivo,
seduta e pensierosa,
sotto la brezza ombrosa,
di foglie innamorate.
Innamorate,
dei miei pensieri,
che vanno
lontano con l’onda,
della mia giovinezza
che in pochi si ricordano.
Ma che dentro
al cuor ho nascosto,
adesso, che son vecchietta
e faccio vedere a chi,
mi parla, con sincerità,
e ancora mi rispetta.
LE CASE DI MARANO
Se le case di Marano
potessero
raccontare le loro storie,
avremmo libri,
pieni di memorie.
Storie di uomini,
che stanchi
per il lavoro,
bevevano bicchieri di vino
in osteria,
tornando di notte
a casa alla deriva,
per la via.
Di donne che
lavavano per altri,
con le mani rattrappite,
nel mastello
per prendere due pugni
di farina,
al loro piccolo fanciullo.
Di donne che
nel vicinato, cucivano
la rete per il marito,
appena tornato dalla pesca,
stanco e sfinito.
Di bambini che a scuola
non volevano andare
perché a loro piaceva
andare a granchi
e a prendere i pesci con le mani.
Storie di nonni, di sposi novelli,
di preti, dottori,
e di sorelle e fratelli.
Storie chiuse a chiave
in un cassettino,
lasciate perdere negli anni,
al loro povero destino.
Storie di militari
e di lettere di guerra,
che ti facevano
piangere la sera.
Le case di Marano,
ne hanno viste
tante …
ma restano là,
ferme, in silenzio,
tutte quante.