Maurizio De Cicco - Poesie

Donna, corazza e spada

 

D’armatura rivestita,

e di fede ben armata,

se la incontri non la vedi,

se combatti non ci credi.

Dovrà togliersi quell’elmo,

che le copre bionde chiome,

oppur guarda nello specchio

che dell’anima rivela,

la natura e la sua essenza.

Scoprirai la sua potenza,

il cui nome è quintessenza,

non le opporre resistenza.

Se la cosa non ti aggrada,

ti rimane la prudenza,

meglio farle riverenza,

lei, sa anche usar la spada!


Tanto per rimar

 

Un giorno qualunque,

andar per la strada,

guardando chiunque,

passando t’aggrada,

ti chiedi ordunque,

che mai ti accada:

cammini comunque,

vai verso contrada,

andresti dovunque.

Or dritto sicuro,

onesto e fiero,

lo sguardo da duro,

nel cuor sei sincero,

un giorno “lo giuro”,

hai detto davvero,

pensando al futuro:

col solo pensiero,

varcare ogni muro.

Prosegui avanti,

seguir quella via,

amor per gli affranti,

nessun che ti svia,

amar tutti quanti,

che poi la giuria,

di tutti quei tanti,

in buon compagnia,

ti mette fra i Santi.


 

La legge è uguale per tutti?

 

Nelle aule di giustizia,

giganteggia una scritta.

Se venisse applicata,

nell’intera sua essenza,

ci sarebbe più fiducia,

non esisterebbe quindi

quella che è l’ingiustizia.

Se ti macchi d’omicidio,

non la puoi passare liscia,

hai spezzato l’esistenza,

di una vita tanto amata,

alla madre l’hai strappata,

e al padre rinnegata.

Sono morti anche loro,

in quel tragico momento,

niente più può riportare,

quel sorriso innocente,

ammazzato poi, per niente.

Pur colpevole giudicato,

prima vieni condannato,

alla pena troppo mite,

poi lo sconto applicato.

Cento anni di galera,

non risolvon la tua pena,

questo tribunal terreno,

dagli uomini è formato.

Già a suo tempo San Bernardo,

glielo scrisse a Papa Eugenio:

“Tu lo vedi se è colpevole,

e va solo condannato”.

Con la verità distorta,

uscirai da quella porta,

sol perché hai comperato,

quel che pensi sia dovuto,

al denaro che hai pagato.

Credi d’essere potente,

e fai pur lo strafottente,

ma ricorda che un bel giorno,

anche tu lascerai il mondo,

salirai ancor le scale,

arrivando al Tribunale,

quel che conta per davvero,

dove non c’è più denaro,

e lì, niente e nessuno

potrai allora comperare.

Non avrai nessuno sconto,

pagherai quello che hai fatto,

il più grave tuo misfatto,

l’hanno visto proprio tutti:

e la Legge in quell’Aula

è veramente UGUALE PER TUTTI!

 

Dedicata ai genitori a cui hanno assassinato i figli


Le azioni dal cuore

 

Far le cose con il cuore,

è un segno sì, d’amore.

Chi le fa è ben contento,

e le fa in un momento.

Non ci sta troppo a pensare,

l’importante è agire.

Star sull’albero a cantare,

equivale a dormire.

Non si pente mai di niente,

anche se a dir del vero,

alle volte chi riceve,

non è grato per davvero.

Ma chi ha dato con il cuore,

non l’ha fatto per sé stesso,

e nemmen per interesse,

non richiede un tornaconto.

Quel che conta veramente,

son le azioni solamente,

non ti fa pesare niente.

Chi invece è in malafede,

ti aiuta e poi ti chiede,

se non ha la convenienza,

del suo aiuto puoi far senza.

Non soltanto lo pretende,

ma la cosa che più offende,

te la dice dritta in faccia:

lui è quello che rinfaccia.


Passato, presente, futuro.

 

Vivere pensando ai ricordi,

del tempo che fu,

riguarda il passato,

di ciò che vissuto,

non tornerà più.

Davanti solo il futuro,

che d’esser sicuro

di viver non sai, fino a quando.

Adesso è il certo presente,

che procede dal remoto e

naviga verso l’ignoto.

Vivilo oggi,

che di domani è il passato,

e lo sconosciuto futuro,

sarà noto presente.

La ruota del divenire,

gira e rigira,

non ti farà uscire,

proseguirai nel circolare

e periferico cammino,

fino a che non avrai

pagato l’ultimo quattrino.


A buon intenditor

 

Abusare delle donne,

di bambini innocenti,

o indifesi ragazzini,

è la cosa più aberrante,

tu che passi da garante,

e nascondi il vero mostro

che dimora nel tuo cuore.

Ti avvali dell’agnello,

ma sei un lupo ed anche peggio.

Mi ripugna al sol pensare,

quale scudo puoi usare,

per volerti approfittare:

Lui che ha dato la Sua Vita,

per poterci riscattare,

te compreso, lurido infame.

Puoi implorare la clemenza,

puoi dir che sei malato,

fare finta di pentirti,

ingannare tutti quanti,

come ha fatto il tuo padrone,

che ti ha reso servitore:

il ribelle dei ribelli.

Brucerai tra i suoi fornelli,

patirai le pene eterne,

e per quel che mi concerne,

niente al mondo

si può perdonare,

quando un bambino

o un ragazzino,

o una donna,

osi schifosamente toccare!


L’otto marzo

 

Fermi tutti!

È l’otto marzo,

ricorrenza per le donne,

la giornata più gioiosa.

Ristoranti e mimosa,

tutte pronte a festeggiare,

per un dì, dimenticare,

le violenze, i soprusi,

che purtroppo, sono

gli usi quotidiani.

Donna, amante,

madre, sposa,

sei regina della vita.

Ogni giorno è la tua festa!

Nella casa il focolare,

devi essere radiosa,

anche se, non vai

all’altare. Non si può

di te far senza,

nel cammino giornaliero,

oltre ogni apparenza.

Sei la linfa della pianta,

sei il sangue nelle vene,

sei il pensiero oggettivato,

dell’Amore di Colui

che ci ha creato.

Tutti i giorni è l’otto marzo,

oggi è la ricorrenza.


L’approdo

 

A vele spiegate, favore di vento,

la nave il mare, veloce lo solca.

Procede pertanto, diritta la rotta,

assenti gli scogli, limpido il cielo.

Delfini, gabbiani, persin cormorani,

seguono nuotando, oppure volando,

la chiglia immersa, il ponte scoperto.

La notte d’un tratto, affioran le rocce

da sotto quell’acqua, il tempo cangiante,

il buio avanza, la luna calante.

Il vento più forte, la pioggia scrosciante,

tempesta tremenda, che vien da ponente.

La nave veleggia, al punto levante,

volgendo la prua, al sole nascente.

Passata la notte, si tiran le somme

dei danni causati, da quella tregenda.

Allor l’equipaggio, ripara le vele,

ma per navigare, occorre remare.

Con molto coraggio, il proprio dovere,

s’accingon a fare, le mani sui remi,

il tempo ritmato, con forza vogare.

Finita tempesta, gli scogli varcati:

il sole a sesta, dirige la rotta,

la nautica carta, è quindi tracciata,

al porto glorioso, infin approdati.


Un eroe in battaglia

 

Se non trovi l’unione compatta,

il nemico t’invade la terra,

la difesa dev’esser perfetta,

a quel punto combatti la guerra.

Non distrarti nemmen un istante,

stai attento a farti colpire,

la furbizia ce l’ha proprio entrante,

un dover devi dunque adempire.

Fai quadrato intorno te stesso,

non lasciarti giammai intimorire,

il nemico è stato estromesso,

dal maniero l’hai fatto sortire.

Prendi in mano adesso il possesso,

del castello or or liberato:

hai vinto… è tuo il successo,

un eroe ti se’ dimostrato!


Di bianco e di nero

 

Sopra un poggio nel Chianti s’estende,

la città che di storia è memoria.

Il suo Palio protegge, difende,

la sua gente con fede assertoria.

 

Tradizion che ormai da mill’anni,

si tramanda dal padre agl’eredi,

danno il cuore, sopportan gl’affanni,

la carriera nel campo, or tu vedi.

 

Nove spicchi in piazza si aprono,

quanti sono i cori degl’Angeli

le chiarine suonanti l’unisono.

 

Alla Vergine sei dedicata,

la memoria nel petto riaccende,

che d’azzurro, coperta, ammantata,

 

col suo manto celeste discende,

ti protegge; e persin ti difende.

 

A Marco Vichi


Si dice donna…

 

Si dice donna,

si scrive poesia,

dal cuore generata,

dall’anima amata,

onorata, rispettata,

regina della vita.

Attraverso la poesia,

potrai dar testimonianza,

del vecchio ch’è passato,

del nuovo che avanza.

Come figli concepiti,

cresciuti e ben educati,

i pensieri son trascritti,

vanno letti ed interpretati.

Devono essere anche compresi

per capir la loro essenza.

Quel che vedi in apparenza

è soltanto esteriore.

Chiedi quindi all’autore

quale fosse il suo messaggio,

quand’ha scritto la poesia:

capirai perché Iddio,

come stabile colonna,

per sostenere l’uomo,

in atto d’Amore,

ha creato la donna.


Ardenti come il fuoco

 

Dall’alba al tramonto,

sulla cima del monte,

il cielo con un dito

ti sembra di toccare,

ma quando si fa notte

s’accendono le stelle,

immerse nel silenzio.

Ti pare di volare,

vorresti viaggiare

su quel tappeto bianco,

con l’anima gemella

che ti cammina accanto,

seguendo quella strada,

che porta alla sorgente.

Potresti anche farlo

e farlo veramente,

ma non con questo corpo,

con quello che risplende,

di luci, di colori,

che sgorgano da’ cuori,

ardenti come il fuoco.


Alle porte co’ sassi

 

Dopo un giorno a faticar duro,

dal campanile ai vesperi tocchi,

per non restare fuori da quel muro,

entra prima che scadan i rintocchi.

 

L’immense porte stanno per chiudere,

prendi le pietre, e colpisci bene,

alla città non farti precludere,

varca la soglia prima che sian pene.

 

La notte all’addiaccio, alla mercè

di belve e predoni subirai,

adesso dovrai capire perché

 

se sul sol al tramonto ti basassi,

per evitar che accadano guai,

e con frettolosi e veloci passi,

 

all’ingresso sicuro arrivassi,

non si può dir: alle porte co’ sassi.

 

A Franco Ciarleglio


La battaglia quotidiana

Un altro giorno di fatica,
di lotta, di battaglia,
volge al termine,
e le stanche membra,
del prode cavaliere,
agognano il meritato riposo.
Ma il Vero Cavaliere,
uomo o donna che sia,
sa che dovrà vegliare,
anche la notte, pur lasciando
il suo corpo, ritemprarsi
per un’altra battaglia:
quella del giorno dopo.
Come singola fiammella,
il cuore ardente, del valoroso
combattente, come Stella
nell’infinito spazio cosmico,
brilla, facendo da guida a chi
segue quella luce,
riflesso e testimonianza,
del nuovo che avanza,
guidato a sua volta,
dalla Luce perenne
e sempre presente,
del Sole Onnisciente.
Buonanotte Compagni d’Arme,

uniti nella Veglia,
anche se il corpo dorme.
Al Sorgere del Sole,
nasce un nuovo giorno.
Uniti fianco a fianco,
andare a testa alta,
e camminare assieme,
cercandone ancora,
così ci spalleggiamo,
tornando ancor più numerosi,
determinati e coraggiosi,
là dove, donde veniamo.

Firenze 1/3/2016, ore 23.12


 

Oltre l’orizzonte

Fiera e dignitosa,
come l’innamorata sposa,
osserva con il cuore,
il Suo Grande Amore,
serena e assai tranquilla,
nasconde con due lenti,
lo sguardo concentrato,
pensando all’Uomo tanto Amato.
Non puoi vederle gli-occhi:
dal volto però traspare,
quell’espressione-assorta,
intenta ad osservare,
come se in riva al mare,
scorgesse l’infinito,
che della Luce è fonte,
di là dell’orizzonte.


 

Il principe dormiente

Non so dire nè immaginare,
come avrei potuto vivere,
cosa avrei potuto fare,
se non Ti avessi conosciuta,
se Qualcuno non si fosse
adoperato per farTi incontrare.
Ti ha posta lungo il cammino,
in quella selva oscura, nel mare
in tempesta, nel caos della mia vita
e come in una fiaba narrata
all’incontrario, il principe
dormiente è stato risvegliato,
dal bacio dell’Amata,
una parola sussurrata,
una morbida carezza,
un alito di brezza.

Firenze, 29/9/2017 ore 3.51


 

La Causa incausata

Vortici di pura energia
scintillano nel cielo,
come miriadi di stelle
incastonate nello spazio
infinito dell’Universo.
Come un Regno che
non finirà mai,
perché pensato,
voluto
e creato,
dall’Unica Causa,
origine di tutte
le cause causate,
origine e vita del Tutto.

Firenze, 5/1/2018 ore 6.42


 

L’alternanza

Corsi e ricorsi,
camminando velocemente,
obbligati passaggi storici,
saltando di vita in vita,
l’evoluzione avanza,
si deve decidere,
da che parte stare?
a che cosa aderire?
Eterne domande,
in continuo divenire,
affiorano alla mente,
prosegue il cammino,
continua la ricerca,
in viaggio non più soli,
con fede e con speranza,
sostenuti dagli amici,
uniti nell’Ideale,
per tutti la Strada è uguale.

 

Firenze, 25/5/2018 ore 10.23

 

Questo componimento si legge in tre modi:
1) Come è scritto
2) Solo le righe dispari
3) Solo le righe pari


 

L’inverso capoverso

Attraverso un cielo terso,
rimirando l’universo,
un pensiero è riemerso,
che credevi d’aver perso.
Guarda in modo un po’ diverso,
segui il moto, quello inverso,
come il fine d’un discorso,
che ritorna al capoverso.
E da quello tuo sommerso,
cambia il mondo in cui sei-immerso:
niente ora t’è più avverso.

Firenze, 4/10/2018 ore 11.17


 

La Via del simbolo

Un disegno, una figura,
il linguaggio del segreto,
lei sarà lingua futura,
ma proviene dal passato.
Anche un segno è sufficiente,
con il tempo s’è formato,
un archetipo presente,
che va solo decifrato.
Ti rivela propria essenza,
ti ci vuol la conoscenza,
possedere la sapienza,
poi entrarci in risonanza.

Firenze, 5/10/2018 ore 11.30


 

La mappa

Da un libro, sol per caso,
un foglietto cade in terra,
lo raccolgo curiosante,
e l’osservo attentamente.
Sembrerebbe una mappa,
con sepolto un tesoro
ch’è nascosto in un campo.
Vedo anche riportate,
su quel foglio, molte stelle,
la corona, un castello,
anche un Re con la sua verga.
Sembra quasi ch’Egli asperga,
…elargisca qualche cosa,
e capisco ch’è preziosa.
Non ho dubbi, son sicuro,
vendo tutti i miei averi,
e quel campo sulla carta,
lo acquisto volentieri.
Una strada la cercavo,
e per caso l’ho trovata?
come perla in conchiglia,
margherita profumata?
Certamente fortunato,
chissà poi perché premiato,
non mi faccio più domande,
so che or provengo donde,
proprio è li, che sto tornando.

Firenze, 8/10/2018 ore 11.15


 La scala celeste

Domina nell’infinito spazio celeste,
Re e Creatore di tutti gli universi,
Misericordioso come il tuo immenso amore,
Fa che i tuoi figli splendano nella Luce dell’Unico
Sole e che irradino raggi di Carità e Sapienza.
Labari sventolanti con vessilli crociati
Si staglino libranti nell’alto dei cieli.
Domina nell’infinito spazio celeste.

Firenze, 10/10/2018 ore 1.16


 

Si aprono le porte

 

Cosa mai fa scatenar violenza
contro indifese donne,
che veri cavalieri
in epoche diverse,
chiamavano madonne.
Eppure dalla donna,
siamo stati generati,
allevati, custoditi,
e talora, troppe volte,
pur colpevoli, difesi.
T’ha portato nove mesi
nel suo grembo con amore
e per lei sei solamente
tutto quello che ha nel cuore.
Ora dimmi cosa passa,
per la tua bacata mente,
se le mani sulla donna
alzi improvvisamente.
La colpisci, la schiaffeggi,
così forte, brutalmente,
non ti fermi nemmen quando,
cade a terra supplicante.
Con la faccia sanguinante,
gli occhi pieni di paura,
col terrore dentro il cuore,
con un rantolo di voce,
dice: basta per favore!
Poi ti fermi, chiedi scusa
la richiami ancora amore,

come fosse sufficiente
per lenire le violenze.
Ora pensa a questa sorte
ti toccasse dopo morte,
si spalancano per te,
dell’inferno le sue porte!

Firenze, 25/11/2018 ore 21.20 in occasione della giornata contro
la violenza sulle donne.