Melissa Cascino

Percezioni


LO(S)VER

 

Sei spazzatura,
me lo ripeto ogni sera
mentre mi tolgo i vestiti
e mi metto sotto le coperte.
Sei inutile,
me lo ripeto ogni giorno
mentre mi verso il caffè nella tazzina.
Sei di troppo,
me lo ripeto ogni giorno
mentre cammino scalza per casa.
Sei, sei, sei.
Siamo?
Questo non me lo ripeto mai.
Sono sempre io, solo io e tu
nemmeno te ne accorgi.
Cammini nudo sopra i chiodi
e non t’accorgi che
t’hanno perforato la pelle.
Perdi sangue dalla vita,
come quando perdi il posto in fila
perché sei impacciata
e ti sei persa tra le nuvole
in un solo secondo.
Lasci che ti freghino il posto,
tu non controbatti di avere ragione.
Lasci perdere, lo fai sempre.
Lasci perdere così tante volte
che alla fine ti sei lasciata perdere.
Infili la cuffia nell’orecchio destro,
con il sinistro ascolti le urla in casa
e sai che nessuno si accorgerà di te.
Hai chiuso la porta e sei uscita,
senza fare rumore.
Non se ne sono accorti.
Hai i pantaloncini neri
che papà ti ha regalato
e una maglietta che ti veste a vestito,
un pacco di sigarette ed un accendino.
Hai il cellulare scarico,
sai che nessuno ti chiamerà.
Cammini, cammini, cammini.
Camminiamo?
Questo non me lo ripeto mai.
Te ne sei andata, lasciando le chiavi a casa,
sai di non doverci tornare.
Più cammini più non vuoi tornare indietro.
Non viene nessuno a cercarmi,
non verrà nessuno nemmeno dopo,
nemmeno domani.
Lo so, me ne sono fatta una ragione.
Papà poi se n’è andato,
ma le urla in casa sono rimaste.
Io non sono lì, però ogni tanto,
la sera quando ho paura e fuori è buio,
mi siedo a terra e poggio la testa al muro
dietro le mie spalle, accendo una sigaretta.
C’è una finestra a qualche centimetro sopra
di me.
C’è la luce accesa, ti sento urlare.
Ti affacci, ma non mi vedi.
Mi scende una lacrima, a te si alza la voce.
Non te ne sei accorta, penso di mancarti.

 


 

NUVOLE

 

Testa fra le nuvole mentre
Il corpo resta a terra,
venne la voglia di vivere e di sorridere
a colei che tra le nuvole sceglie di perdersi.
Sorge la felicità negli attimi bui
attimi che sembrano infiniti visti dal basso.
Donna dalle mille risorse ma incredula
di fronte all’amore,
troppe volte delusa da esso.
Nasce la speranza di chi vuol amare ancora,
intrepida tra i silenzi delle urla nascoste,
cerca il filo di luce l’ha abbandonata.
Uno stormo di rondoni spacca la tranquillità,
donna ferita che sei, porgi la tua mano
al cielo immenso che ti sta in fronte
lasciati cullare dalle parole
di quell’uomo che sceglie di amarti.
Nuvole dolci accarezzano la tua pelle
dove scegli di lasciare il tuo peso in vuoto
per sentirti libera, per sentirti viva.
Sei ancora una bambina, ne scambi realtà
per zucchero filato, come quando
sorgeva la luna
e la credevi un pezzo di formaggio.
Scende la sera, ma non resti al buio
Ci sta una stella fissa a fronte tua
che illumina la tua via, che illumina te.
Il mio cavaliere dall’armatura azzurra
che non verrà a salvarmi,
lui sta già indosso a te
fermo pelle contro pelle,
a baciare la tua anima spezzata a metà.
Ti salverà, te lo sussurra all’orecchio
ti promette che la vita andrà meglio,
e tu donna dalle mille delusioni,
scegli di fidarti.
Oh mio uomo che stai fronte a me,
non spezzarmi, al contrario
completa la mia anima,
oramai persa tra la terra
mentre scelgo di vivere ancora tra le nuvole,
mentre scelgo di vivere su una nuvola,
nonché la nostra nuvola.

 


 

VIOLENZA

 

Ci sono ossa che si sono rotte
mentre le mani delle anime sporche
macchiavano con rabbia la pelle
di una creatura così gracile,
un fantasma agli occhi
di chi non sa osservare.
I lividi che macchiano inconsciamente
i polpastrelli di chi ne ha perso l’uso.
Il volto di chi indossa una maschera
fa rifugio nelle pelli strappate e
messe nell’angolo della stanza.
Un tuono rompe i silenzi delle urla
che non hanno voce
per chi non sa ascoltare,
urla di rado hanno spaccato
i vetri delle finestre, dove da bambina
ti affacciavi e disperatamente
cercavi quel senso di libertà
che non è mai arrivato.
Silenzi di chi mentre picchiava
sulla tua pelle le tue stesse paure,
ti guardava dritto innanzi
e gridava allo stormo di rondini
di liberare il cielo.
Una violenza che ha bruciato la tua pelle,
lasciandone solo i segni.
Il fantasma che abita con te
guarda cauto il tuo sangue
scendere dagli occhi,
occhi che non si aprono più.
Io me ne starò la,
a guardare le rondini andarsene,
solo per tornare indietro.