Michele Pochiero - Poesie

PAROLE SPARSE

 

Ricordi

 

Foglie morte staccatesi

dai rami dell’albero della vita

perdutesi nella realtà

e faticosamente rintracciate 

nella memoria:

nel diario rosa e nero

dell’umana esistenza.


Pensieri notturni

 

Immensità solenne

dei celesti mondi

nelle afose notti d’estate.

Sapore strano

sapore di vita.

Desiderio instancabile

desiderio irrefrenabile 

di un po’ di serenità

nella contemplazione di quell’amico

illuminato d’intrinseca vitalità.

Dolce sensazione di sicurezza

romantici sogni di romantici poeti.

Voglia di vivere, adesso,

subito,

voglia d’amare, di pensare, 

di vedere, di sentire

melodici violini.

E giri e ti rigiri

nel letto, sudato,

gli occhi fissi alla finestra aperta 

che lascia penetrare un frammento

di quell’immensità immensa.  


 

Nuova sorgente

 

In un enigma serale immaginario

si profila senza pace

senza sorriso

la tristezza che traspare sul volto muto.

Terra ricca di quesiti irrisolti,

una vita trascinata e tremula si umilia,

si tormenta, si lamenta,

non si ascolta.

Carceriere di uno spirito in pena,

codardo e braccato per nulla

vecchio e misero pezzente,

inutile spauracchio di una vita

ferita ed oscurata

spossata e stanca.

Da te, intatto, puro e vergine, 

sorgeranno le passioni infinite

e risuoneranno chiare e sicure per vincerti

per abbandonarti esule

sulle strade dell’amarezza.


 

Verrà il giorno

 

E verrà il giorno in cui l’uomo stanco

smetterà le sue pene ed il suo lavoro.

Verrà il giorno in cui il corpo dell’uomo

smetterà di sorprendere 

il nuovo sole riscaldargli il sangue.

E quel giorno finirà d’ammassarsi

sulle altre fatiche sopite e l’uomo

stupirà la terra e la gente: sorriderà.

Andrà con il peso della sua carne,

il peccato non potrà umiliargli l’esistenza

e non piangerà nascosto

ma saprà accogliere

il seme di una nuova vita.


Al crocevia delle parole

 

Per strada, per ogni dove, per ogni mare,

si sono smarrite parole nuove. 

Altre sono rimaste ad ogni crocevia 

ad indicare la strada da seguire

e che nessuno mai ha voluto intraprendere.

Adesso devono incamminarci

verso la ricerca del vero,

devono fruttificare, devono produrre,

devono donarci i nuovi artefici della riforma.

La loro ricchezza deve liberarci dagli scrupoli,

dalle timidezze, devono dipingere

non più voli di rondini a primavera

ma ritratti umani e con mano sicura

non più sfuggevole ed incerta

come uno sguardo d’adolescente.

Devono commuoversi 

nel parlare del nostro spettacolo

nel descrivere con vocaboli amari

la povertà delle nostre idee.


Il canto dei grilli

 

Nell’insieme il corpo difende l’intorno!

E’ tutt’intorno  una storia impossibile,

assurda, un amore non più tale.

Si piange, si piange nel paese 

di chi ricorda un paesaggio vero. 

Piango anche io se piange l’intorno

nel profumato ricordo di quell’amore

guardando abbozzi di specchi

riflettere l’immago fissa

di un paesaggio nuovo che aiuta a non morire

ad andare avanti.

E se ci fosse stato il sole

avrei passeggiato.

Questa sera ci sarà la luna piena

ed in campagna si  sentirà 

il canto dei grilli.

La luna sorgente illuminerà il cielo

le stelle illumineranno il cielo

insieme alla luna.


La notte dei lunghi pensieri

 

E’ una notte di quelle

che sembrano racchiudere  in sé

l’insieme farcito

del buio di tutte le notti..

E’ una notte di quelle

in cui andare vorrei

in esilio da me stesso.

Vorrei mandare in esilio

la mia vita, i miei sensi, 

i miei pensieri, la mia ragione,

per non esser più io

e senza mente né anima

divenire neutro

aleggiando nello spazio vuoto

tra la vita e la morte

senza esser più io;

distaccato ma ugualmente reale

sbiadito ma ugualmente irideo.

E’ una notte di quelle

che sembrano racchiudere in sé

i pensieri esausti di tutte le notti:

è la notte dei lunghi pensieri

in cui navigando

in un aggroviglio di idee

si spazia nei giardini 

del paese del sogno,

del tempo perduto e giammai ritrovato.


 

Alberi di via

 

Un muretto che rincorre il viale

si arresta all’angolo di un caffè.

Il caffè del viale abbracciato 

da rami pendenti di alberi di via.

Alberi di via che inseguono il viale

Ed il muretto al di là

dell’angolo del caffè del viale.

Quando il cielo è più chiaro

quando il cielo somiglia ad un mare chiaro,

il ramo pendente di un albero di via

accarezza delicato un muretto di strada.

Chiaro e calmo cielo

senza vento che agiti 

il ramo pendente dell’albero di via.

Rami pendenti tesori di strade

di non tutte le strade

di non tutti i muretti.


Nei giardini

 

Ci andavo spesso in quel parco!

Poteva aver l’aria di un bosco di querce,

aveva anche gli alberi e l’ombra.

Quanta gente incontravo nei suoi viottoli

gente strana gli amici del parco,

per questo non poteva essere un bosco.

C’era l’odore delle caldarroste nei giardini 

un odore di bosco e c’era una vecchia a venderle.

Altri vecchi ritornando bambini 

accompagnavano i nipoti ai giochi.

Tutto sembrava strano, come un rituale 

monotono d’una danza tribale:

la vecchia vendeva le caldarroste

mentre la giostra girava ed i nonni

ed i nipotini si divertivano.

E nessuno badava al solito pazzo 

che gridava qualcosa all’oggetto della sua pazzia.

I soliti ragazzi stavano ammucchiati sull’erba

e forse fumavano alla ricerca di un contatto più umano; 

ed i passanti li guardavano quei ragazzi, ogni giorno, 

forse scocciati da loro strambo modo di vestire e vivere.

Nei giardini del parco e per strada può accadere ogni cosa.

Può accadere che passi una vita 

a guardare quello che succede per strada.

Non so per quale motivo andavo nel parco!


 

Il sangue è vita

 

Quando mi sento male dentro

quando non ne posso più 

quando mi sento quasi morire

quando mi sembra che il mondo

mi stia per rovinare addosso,

quando mi sembra di non esserci più,

se penso a te figlio mio

che mi osservi

con i tuoi occhi nuovi nuovi,

che mi sorridi

con la tua bocca tenera tenera, 

che mi accarezzi

con le tue mani piccolo piccole,

mi passano tutte le melanconie:

e pa’…pa’ …sentendoti chiamare 

mi sento di nuovo di vivere.

Allora in quel momento 

penso e dico: ragione

avevano gli antichi che dicevano

meglio ricco di sangue che di danari.