PAROLE SPARSE
Ricordi
Foglie morte staccatesi
dai rami dell’albero della vita
perdutesi nella realtà
e faticosamente rintracciate
nella memoria:
nel diario rosa e nero
dell’umana esistenza.
Pensieri notturni
Immensità solenne
dei celesti mondi
nelle afose notti d’estate.
Sapore strano
sapore di vita.
Desiderio instancabile
desiderio irrefrenabile
di un po’ di serenità
nella contemplazione di quell’amico
illuminato d’intrinseca vitalità.
Dolce sensazione di sicurezza
romantici sogni di romantici poeti.
Voglia di vivere, adesso,
subito,
voglia d’amare, di pensare,
di vedere, di sentire
melodici violini.
E giri e ti rigiri
nel letto, sudato,
gli occhi fissi alla finestra aperta
che lascia penetrare un frammento
di quell’immensità immensa.
Nuova sorgente
In un enigma serale immaginario
si profila senza pace
senza sorriso
la tristezza che traspare sul volto muto.
Terra ricca di quesiti irrisolti,
una vita trascinata e tremula si umilia,
si tormenta, si lamenta,
non si ascolta.
Carceriere di uno spirito in pena,
codardo e braccato per nulla
vecchio e misero pezzente,
inutile spauracchio di una vita
ferita ed oscurata
spossata e stanca.
Da te, intatto, puro e vergine,
sorgeranno le passioni infinite
e risuoneranno chiare e sicure per vincerti
per abbandonarti esule
sulle strade dell’amarezza.
Verrà il giorno
E verrà il giorno in cui l’uomo stanco
smetterà le sue pene ed il suo lavoro.
Verrà il giorno in cui il corpo dell’uomo
smetterà di sorprendere
il nuovo sole riscaldargli il sangue.
E quel giorno finirà d’ammassarsi
sulle altre fatiche sopite e l’uomo
stupirà la terra e la gente: sorriderà.
Andrà con il peso della sua carne,
il peccato non potrà umiliargli l’esistenza
e non piangerà nascosto
ma saprà accogliere
il seme di una nuova vita.
Al crocevia delle parole
Per strada, per ogni dove, per ogni mare,
si sono smarrite parole nuove.
Altre sono rimaste ad ogni crocevia
ad indicare la strada da seguire
e che nessuno mai ha voluto intraprendere.
Adesso devono incamminarci
verso la ricerca del vero,
devono fruttificare, devono produrre,
devono donarci i nuovi artefici della riforma.
La loro ricchezza deve liberarci dagli scrupoli,
dalle timidezze, devono dipingere
non più voli di rondini a primavera
ma ritratti umani e con mano sicura
non più sfuggevole ed incerta
come uno sguardo d’adolescente.
Devono commuoversi
nel parlare del nostro spettacolo
nel descrivere con vocaboli amari
la povertà delle nostre idee.
Il canto dei grilli
Nell’insieme il corpo difende l’intorno!
E’ tutt’intorno una storia impossibile,
assurda, un amore non più tale.
Si piange, si piange nel paese
di chi ricorda un paesaggio vero.
Piango anche io se piange l’intorno
nel profumato ricordo di quell’amore
guardando abbozzi di specchi
riflettere l’immago fissa
di un paesaggio nuovo che aiuta a non morire
ad andare avanti.
E se ci fosse stato il sole
avrei passeggiato.
Questa sera ci sarà la luna piena
ed in campagna si sentirà
il canto dei grilli.
La luna sorgente illuminerà il cielo
le stelle illumineranno il cielo
insieme alla luna.
La notte dei lunghi pensieri
E’ una notte di quelle
che sembrano racchiudere in sé
l’insieme farcito
del buio di tutte le notti..
E’ una notte di quelle
in cui andare vorrei
in esilio da me stesso.
Vorrei mandare in esilio
la mia vita, i miei sensi,
i miei pensieri, la mia ragione,
per non esser più io
e senza mente né anima
divenire neutro
aleggiando nello spazio vuoto
tra la vita e la morte
senza esser più io;
distaccato ma ugualmente reale
sbiadito ma ugualmente irideo.
E’ una notte di quelle
che sembrano racchiudere in sé
i pensieri esausti di tutte le notti:
è la notte dei lunghi pensieri
in cui navigando
in un aggroviglio di idee
si spazia nei giardini
del paese del sogno,
del tempo perduto e giammai ritrovato.
Alberi di via
Un muretto che rincorre il viale
si arresta all’angolo di un caffè.
Il caffè del viale abbracciato
da rami pendenti di alberi di via.
Alberi di via che inseguono il viale
Ed il muretto al di là
dell’angolo del caffè del viale.
Quando il cielo è più chiaro
quando il cielo somiglia ad un mare chiaro,
il ramo pendente di un albero di via
accarezza delicato un muretto di strada.
Chiaro e calmo cielo
senza vento che agiti
il ramo pendente dell’albero di via.
Rami pendenti tesori di strade
di non tutte le strade
di non tutti i muretti.
Nei giardini
Ci andavo spesso in quel parco!
Poteva aver l’aria di un bosco di querce,
aveva anche gli alberi e l’ombra.
Quanta gente incontravo nei suoi viottoli
gente strana gli amici del parco,
per questo non poteva essere un bosco.
C’era l’odore delle caldarroste nei giardini
un odore di bosco e c’era una vecchia a venderle.
Altri vecchi ritornando bambini
accompagnavano i nipoti ai giochi.
Tutto sembrava strano, come un rituale
monotono d’una danza tribale:
la vecchia vendeva le caldarroste
mentre la giostra girava ed i nonni
ed i nipotini si divertivano.
E nessuno badava al solito pazzo
che gridava qualcosa all’oggetto della sua pazzia.
I soliti ragazzi stavano ammucchiati sull’erba
e forse fumavano alla ricerca di un contatto più umano;
ed i passanti li guardavano quei ragazzi, ogni giorno,
forse scocciati da loro strambo modo di vestire e vivere.
Nei giardini del parco e per strada può accadere ogni cosa.
Può accadere che passi una vita
a guardare quello che succede per strada.
Non so per quale motivo andavo nel parco!
Il sangue è vita
Quando mi sento male dentro
quando non ne posso più
quando mi sento quasi morire
quando mi sembra che il mondo
mi stia per rovinare addosso,
quando mi sembra di non esserci più,
se penso a te figlio mio
che mi osservi
con i tuoi occhi nuovi nuovi,
che mi sorridi
con la tua bocca tenera tenera,
che mi accarezzi
con le tue mani piccolo piccole,
mi passano tutte le melanconie:
e pa’…pa’ …sentendoti chiamare
mi sento di nuovo di vivere.
Allora in quel momento
penso e dico: ragione
avevano gli antichi che dicevano
meglio ricco di sangue che di danari.