Vita in città
Annegata
è la luna
in un mare di nebbia.
Foglie secche
sotto i passi di
un cammino
senza fine.
All’angolo,
un inutile semaforo
scandisce i ritmi
della città.
Dormono
ascoltando il vuoto
del silenzio.
Sardegna
Uno spicchio di luna,
stasera,
troneggia
sugli scogli opachi
del mare.
Nettuno
ha lasciato la reggia,
con lampi lucenti
attraversa
le scure ombre del nulla.
Negli abissi profondi
respira la vita,
gli ampi anfratti
si riempiono
di sicure promesse.
Macchie
Schizzo quattro pupazzi
nel libro
della mia vita.
Quattro pupazzi neri,
tristi,
terribilmente stanchi.
Quattro macchie
che si tengono per mano
navigando tra le pagine
ancora bianche.
Troppi pupazzi
esistono
nella mia vita
Tutti uguali
Tanto afflitti
Terribilmente stanchi.
Ma uno solo
è più spento
più melanconico di quelli.
E parla.
E ride.
E distrugge
tutto me stesso.
Lontano
Lontano
il cielo ceruleo
contiene sfumature
di rosa.
Viaggiare lungo la storia
come un infinito peregrinare
di attese e superate
stazioni.
Scorre tranquilla
la vita
aperta ad un futuro
che non mi è dato
sapere.
Lacrimano
Lacrimano gocce
di pioggia grigiastra
dalle foglie rossastre
dell’olmo,
nell’umido pomeriggio
del giorno dei morti.
Si sentono
vicine
presenze lontane
fermate lungo i tornanti
della nostra vita.
Vi percepisco
vivi,
nella trama dei rapporti,
come grani nerastri
di un rosario
terrestre.
Gemma
Inaspettata
goccia di rugiada,
imperlinata al sole,
intorno ad un tenue
virgulto verde,
stamattina.
Là
dove i tronchi
parevano già
morti.
Dopo
Sussulto impacciato
nel cuore
della notte.
Istanze di futuro
cadute nel pozzo
della vita
da un ramo troncato
all’improvviso.
Ricordo un petalo
vagabondo
nell’etere caldo
della sera, sbadiglio
esistenziale
sul mondo dei viventi.
Briciole d’anima
Dietro finestre sbarrate
stanziano donne stanche.
Gli uccelli stralunati
cercano anziani
che da giorni sono
scomparsi.
Un terrore diffuso
si è impossessato
della città.
Scorre inesorabilmente
sotto ponti vuoti
l’acqua del Naviglio.
Milano ha perso
la sua anima:
“Lontani si sta più sicuri”.
Si cerca di vincere
gettando
nel vuoto
richiami d’amore.
Assunzione
Profumo d’incenso
in arcate di rossi mattoni
resistenti all’usura
del tempo.
Pavimenti slabbrati
da piedi di monaci
oranti nel tempio.
Perché portare fiori freschi,
piccoli,
insignificanti,
campestri?
Scoccano le sei:
l’ora del Vespro.
Esce,
come semplici api operaie,
un gruzzoletto
di monaci.
Ambiguità
Straccio
Il foglio bianco
della luna
in questa notte serena
di primavera inoltrata.
Stringo forte
nel palmo della mano
una ciocca di gelsomino
in fiore.
Profumi d’attesa
nell’ incerto procedere
delle ore
con il cuore proteso
nella ricerca di briciole
di futuro.
Prego, nell’incertezza
del domani
quando il sole avanzerà
nell’aurora.
Mentre aspetto
Arsura aspra
sulla terra riarsa
dal sole agostano.
Le cicale faticano a frinire
tra le pieghe
dei pini marittimi
in cerca di un riparo
quasi sicuro.
Solo l’ulivo
troneggia solido
assolato
prepotente
in mezzo alla piana.
Resiste il mio cuore
nelle prove dure
della vita
aspettando….
Forse
il dolore del giorno
lascerà il posto
alla pace del Crepuscolo.
Magi
Adamantini
arabeschi ha disegnato
stanotte il gelo
sui vetri.
Seguo
con la punta del dito
indecifrabili
percorsi.
Anche quest’anno
i magi
hanno portato
oro,
incenso e
la mirra.
Dall’aurora
frugo
in cerca
delle loro impercettibili
tracce.
Povere parole
Povere parole
appese
come usati fazzoletti
ad asciugare al sole.
Si lasciano
cullare lentamente
dal movimento del vento.
Disegnano fraseggi
impercettibili
che il tuo cuore
può comprendere
come attestazioni
mute
d’amore.
Natale
Braccia tese
nel freddo intenso
della sera.
Un albero, coi suoi fratelli,
sull’estremo angolo dell’argine.
Trascino i miei passi
sull’erba irsuta, di ghiaccio.
La luna dall’alto
pietrifica le cose
in un bianco cimitero
di montagna.
Mi colgo nel silenzio pungente
del nulla eterno.
Ed è subito il desiderio
di una piccolissima fiamma
che bruci
l’albero, il bosco,
l’argine, il mondo,
la vita,
tutto me stesso.
Volto nuovo
Coglierò
a piene mani
i fiori della pianura
perché tu possa annegare
nel profumo semplice
dei campi.
Raccoglierò,
tra le deboli speranze
di un mattino senza sole,
un bocciolo di rosa
perché tu possa conficcarlo
nell’esistenza.
A piedi nudi
camminiamo
nell’acqua fresca
del futuro.
Saluto a Zacinto
Pennellate
di verde salmastro
su lapislazzuli
di mare.
Stanno
gabbiani immobili,
sassi bianchi,
riarsi.
Ci si muove
lentamente
alla ricerca di un porto:
Zacinto,
Zakynthos amico.
Due novembre
Correre, nella notte,
solo,
su un vecchio tram di periferia
nella bruma cieca della pianura.
Il faro
come stanco occhio scintillante
fruga nel buio
in cerca della via.
Notte tarda
del giorno dei morti.
I crisantemi sulle tombe abbandonati,
le preci cullano il trascorrere
del tempo.
Vita e morte confusi
in questo richiamarsi lento e dolce
del cuore teso
come una vecchia corda
di stonato violino
nell’attimo stesso di spezzarsi.
Dolci poesie
Spazzare la polvere della storia
dai davanzali dell’io,
assaporando la pioggia
che scende copiosa
su territori aridi di bene.
S’insinua tra crepe profonde
fin alle radici della vita
e al cuore pulsante della terra.
Prendi una tinozza di colori
vivaci,
ridipingi le stanze lasciate
vuote dall’uomo
che si è perso nei labirinti oscuri
della sua onnipotenza
perduta.
Naviga alla ricerca dell’isola
del tesoro:
troverai sepolte dolci poesie
lasciate da vecchi lupi
di mare.
Lucciole
Profumi buoni
di pioggia vicina,
appena dietro
il ballatoio
di casa.
S’adagiano
profondi silenzi
sulle siepi dei giardini.
Piccole lucciole
splendenti
si accendono
sopra i contenitori
della città.
Non c’è spazio
per dimenticare
gli incontri.
Ghirlande
Petali di fiori
appesi
in ghirlande
ai balconi del tempo.
Orizzonti incandescenti
dell’estate:
nella vigna maturano
grappoli d’uva dorata.
Non bisogna uccidere
alcun figlio d’uomo,
il futuro sta
negli anfratti
neri del presente.