Ornella Colombo - Poesie

Sul palcoscenico

E’ sempre stato impensabile per me salire su un palcoscenico,
l’ho sempre visto come uno spauracchio mi ha sempre messo
disagio e timore. Mi piacerebbe salirci per poter recitare…nessun
copione caro pubblico per calcare le scene ho io studiato, perciò
al momento mi devo il tutto inventare. Dell’Amleto solo quattro
parole ricordo: ”essere o non essere”, del Divino Dante con
sussiego una delle sue opere potrei leggervi, di Giulietta e
Romeo la loro storia potrei raccontarvi. Sicuramente a modo mio
la saprei recitare, potrei così farvi sorridere, perché no? Anche
commuovere. Mio pubblico, quello che so recitare è raccontarvi
la vita, che è una sorpresa continua e nel percorrerla essa non
ci deve mai stupire. Essa (la vita) può farci camminare nel suo
immaginario e sorprendente mistero, non sappiamo cosa ci farà
trovare girato l’angolo, ma verso lo stesso essa ci spinge ad
andare. La vita è come stare su un palcoscenico, ognuno volendo
può recitare un proprio copione, tanto non serve leggerlo, ognuno
lo conosce a memoria. Ascoltiamoli (i copioni) ci possono sempre
insegnare qualcosa di nuovo, poiché nella vita c’è sempre e solo
da imparare. Recitare proprio non mi riesce, voi che dite…
proviamo con il canto e il ballo?, del resto sono su un
palcoscenico qualcosa dovrò pur fare! Cantare? Sì mi piace …lo
faccio spesso, ma a casa dove nessuno mi sente, nell’ascoltarmi
oh mio pubblico non arrabbiarti perché questa mezza.. diciamo un
quarto d’artista non sa cantare ma vuole solo divertirvi. Ballare
boh! Vi avverto sulle punte non so stare non l’ho mai saputo
fare, la Grande Signora Fracci non so imitare. Mi potrei
destreggiare nei balli di gruppo, ma ahimè dimenticavo su questo
palco sono sola perciò non vi posso accontentare. Ora il sipario
su di me calerà e il palcoscenico dai vostri occhi sparirà, così
pure questo mio bel sogno. La mia recita è finita a voi mio
pubblico m’inchino poiché dalla scena sto per uscire, dietro me
vorrei sentire un lungo e scrosciante applauso, niente fischi
vi prego! Sogno e ironia ho voluto, verso voi mio pubblico, usare
nel mio incapace recitare, disinvoltura e allegria allo stesso
modo ho voluto mostrare, spero che nel leggerlo anche voi
lo possiate pensare.

 


 

Abbracciatemi stelle

Si è scucito il cielo impolverato di stelle, lo osservo e un
pigro languore nasce nel mio cuore.
Ho paura che tutte quelle stelle mi cadano in testa, vorrei
ricucirlo per rimirare di nuovo il suo immenso splendore.
Ah! Potessi fare lo stesso con il mio cuore!
Tagliarlo, aprirloe svuotarlo da dispiaceri e dolore,
sostituirli con gioie e amore.
Raccogliere d’esso le cicatrici come farebbe un ciccaiolo,
solo che il cuore non si fuma né si rivende, può solo
rassegnarsi.
Esso singhiozzerà, poi silente si porterà pace e quiete.
Alzo le braccia al cielo e melanconica grido, abbracciatemi
stelle ho bisogno di un abbraccio e di tanto calore.
E tu splendida luna, aiutami a spegnere il fuoco d’amore,
che ancor per lui arde nel mio cuore.
Sii come l’alitar del vento che con il suo soffiare tutto
allontana e tutto fa mutare.
O come il mare, che il mio amore faccia affondare nel suo
profondo abissale, sicché mi possa in fin di lui scordare.
Lucente luna, tu che nessun poeta nel scorgerti tralascia
di descriverti, tu che nessun pittore riesce a ignorare, dilegua con
il tuo splendore il tremulo pianto del mio cuore, triste e
sofferente di quest’amore inutile e persistente.

 


 

Appartengo al sogno

Appartengo al sogno, come fossi un
germoglio sopra il ramo, esso s’apre
e sboccia senza chiedere bisogno.
Bisogno di succo del mondo sulla mia
bocca, quando con pudore, invoco il tuo
nome ad alta voce, senza proferir rumore.
Rumore come i sogni che vengono a
visitarmi sitibondi, corrono veloci
ascoltando del mio cuore gli
assettati rintocchi.
Rintocchi lenti e veloci, improvvisa
una carezza illusoria ma gradita,
essa mi confonde come un
piccolo gesto d’amore.
Amore che riflette l’ardore dei tempi
andati e presenti, il sentimento resiste,
l’amore permane, una realtà io non
sono, sia nell’oblio sia nel desio
appartengo al sogno.

 


 

Attesa

Turbi la mia quiete, attesa irriverente.
Quante forme assumi! Da attenta a indifferente.
Dovresti mostrare un volto sofferente, al
contrario esso è sorridente.
Ti fai beffe delle mie aspettative, a esse con
negligenza, ne affliggi manciate di sofferenza.
Non sei fatta per prostrarti, ma per spogliarmi
di ogni speranza e assicurarti di farlo con
spigliata eleganza.
Quale è la ragione di tanto accanimento!
Ti diverti a spogliarmi di ogni allegria e
divertimento? Che complotto è mai il tuo,
qual cospirazione nei miei confronti!
La tua miserabile cattiveria io non temo,
del rettile ne ho le spire, nel petto coraggio
sufficiente, perciò ad affliggermi non provar.
Attesa lunga o corta che tu sia farai fatica
ad aver sopravvento su di me, poiché ti
irriterò come fossi ortica.
Poco m’importa della tua cattiveria, or son io
che ti vengo a cercare, anche se soffiar forte
fai il vento del dolore e se pur forti brividi mi
pervaderanno, gloriose convinzioni in me essi
porteranno, non troverai spazio nel mio umile
e affettuoso cuore, né quando scende il buio
né quando sorge il sole.

 


 

Fertile immaginazione

Or tu fertile immaginazione hai creato un volto a me sconosciuto
e in un istante io me ne sono innamorata.
Uno splendido volto sereno e dolce, dove il riflesso del sole sta
trasmettendo tramite i suoi occhi un incredibile film.
Appare un tranquillo e argenteo laghetto, le cui sponde sono
attorniate da fili d’erba, fiori di color rosa, rosso, viola,
arancione e giallo. Salici meravigliosi le cui fronde pare tocchino
le limpide e argentee sue acque.
Il vento col il suo soffiar leggero gioca e scompiglia del salice le lunghe fronde,
facendo sì che le più basse sfiorino inavvertitamente le limpide acque, che nello
scuotersi lo rinfrescano.
I rami più alti stanno protestano e s’intrecciano fra di loro, vogliono
anch’essi essere rinfrescati.
Il salice, sentendo che bisticciano, si rivolge al vento supplicandolo: “Amico vento,
soffia un po’ più forte fra le mie fronde, in modo che le gocce d’acque si spargano
su tutti i rami non escludendone alcuno, altrimenti non riuscirò a metter pace fra loro”.
Il vento ascoltò la supplica del salice e gli rispose: “ Amico salice, non posso soffiare
più forte di come sto facendo, chi sono io per poterlo decidere? Lo sai, non sono
sempre così birichino e leggero, a volte provoco danni spaventosi”.
“Lo so amico mio, conosco la tua forza distruttiva che mi spaventa.
Oggi è un gioco il tuo, vorrei poter render partecipi tutti i miei rami, è una giornata
particolarmente calda e la frescura dell’acqua porterebbe sollievo e piacere.
Ma se non puoi non preoccuparti rimarremo comunque amici, arriverà
sorella pioggia e ci penserà lei ad accontentarli”.
Il vento tranquillizzato rispose: “Saggio salice vedrai che prima di sera
arriverà sorella pioggia, io nel frattempo continuerò a giocare e a spettinarvi”.
D’improvviso piombò un tombale silenzio, si quietò tutto quanto attorno a me ,
i meravigliosi occhi si chiusero, sparirono salici, fiori e laghetto, il film era così terminato
Il viso apparso, di cui m’innamorai all’istante, si dileguò nel nulla.
Una nube avanzando stava cancellando pian piano la
mia fertile immaginazione. Questa si era timidamente cancellata, ma in
segreto si stava preparando a proiettare un prossimo incredibile film.

 


 

Mi guarda e sorride

La saluto: “Ciao nonna ti ricordi di me? Sono la tua nipotina”.
Sta lì seduta, le braccia abbandonate sui braccioli della sedia, mi guarda e sorride.
I suoi occhi si perdono nei miei, paiono due laghetti incolori.
Non mi riconosce, è tutta colpa dell’Alzheimer.
Stringo nelle mie mani le sue tenere dita, ne sento la fragilità, allungo una mano, accarezzo con dolcezza il suo viso, lo sento morbido seppur rugoso.
Dico a me stessa: “Nonna, nei tuoi brevi momenti di lucidità, sono certa che maledici il mostro che senza alcuna pietà, né rispetto, ti sta dilaniando.
Anch’io provo rabbia e delusione perché non riesco più a comunicare con te.
Quest’orribile malattia ti ha spappolato la memoria e ha tracciato solchi profondi sul tuo viso.
Ha spazzato dalla tua mente, tutto il tuo vissuto.
Ed io? Io non ho più la mia nonna, perché tu non mi riconosci”.
Le stampo un tenero bacio sulla guancia, la guardo e vedo un tremulo luccichio nei suoi occhi.
Continua a sorridere mentre una lacrima sta scendendo facendosi strada sgomitando fra una ruga e l’altra, lungo la sua guancia.
Cerca di asciugarla aiutandosi con due dita, non ci riesce e prova vergogna.
Consolandola, le asciugo con un fazzoletto la furtiva lacrima che assomiglia a una perla trasparente.
L’abbraccio e la stringo con affetto, le mie braccia timorose avvolgono la sua fragilità, sento lo scricchiolio delle sue deboli ossa, ho persino paura di romperle.
Appoggio con delicatezza la mia mano sul suo capo, tocco i suoi capelli, mi viene naturale giocherellare con le sue ciocche filigranate, le faccio scivolare fra le mie dita e ne sento la poca consistenza.
Un flash scatta nella mia mente, ricordo che a mia nonna piaceva molto farsi pettinare, voglio farlo anche oggi proprio come allora quando ero piccola.
Prendo la spazzola per i capelli che porto in borsa e come se dovessi accarezzarla anziché pettinarla, gliela passo pian piano tra i suoi filigranati capelli.
Sotto i miei delicati colpi di spazzola lei pare rivivere e canticchia sottovoce la sua nenia, la stessa che mi cantava quando ero bambina.
Non ne rammentava le parole ma la musicalità sì.
La sento canticchiare e la vedo persa nei suoi ricordi.
Sempre più assente lei mi guarda pur non vedendomi, e io: “Nonna, sai che cosa ho fatto? Ho registrato sul mio cellulare il valzer lento, quello che ti piace tanto, adesso te lo faccio ascoltare”.
Sono convinta che la musica compia dei veri miracoli.
Mentre ascolta la mano abbandonata sul bracciolo tambureggia, sembra stia scandendo a modo suo il tempo.
Mi guarda e sorride, sembra una bambina contenta.
Starà di certo ripensando ai bei tempi quando le bastavano poche note per mettersi a ballare e a cantare.
Mia nonna da giovane calcava le scene.
Di sicuro penserà di trovarsi come allora sul palcoscenico.
Il mio singolare pensiero sta dandole un suggerimento: “Stai attenta nonnina, perché il sipario al termine della musica, calerà, scendi con cautela dal palco, poni attenzione ai cavi elettrici lasciati a terra”.
Sorride mentre ascolta con avidità le note del suo valzer preferito; se pur la sua mente è spenta, i suoi occhi sono accesi e il suo sorriso è luminoso.
Si sente come allora, affamata d’applausi.
La osservo, sta seduta rannicchiata sulla nera sedia a rotelle, sembra una farfalla cui hanno tarpato le ali e non può più volare.
Mi guarda pur non vedendomi e sorride. Le ripeto; “Sei la mia cara e dolce nonnina, sono orgogliosa e fiera di essere tua nipote, fra poco dovrò allontanarmi, non sentirti né sola né abbandonata perché io tornerò, può diluviare o nevicare, niente e nessuno mi impediranno di ritornare qui da te. Anzi, registro altra musica, voglio vederti sognare di nuovo, non importa se il tuo sogno durerà solo pochi minuti”.
Mi fissa senza vedermi e sorride, sento che canticchia sottovoce la sua nenia.
”Ciao nonna cara le dico, ci si vede la prossima domenica”.
Lei mi segue con occhi sognanti dal palcoscenico, mentre mi dirigo verso l’uscita.
Mi giro un’ultima volta prima di lasciarla definitivamente e la vedo sorridere, il capo reclinato verso il basso mentre seguita a canticchiare sottovoce la sua nenia.

 


 

Se fossi poesia

Se fossi poesia vestirei di petali il mio cuore.
Camminerei in punta di piedi sulla corda di un violino.
Ballerei contro vento sotto il sole scontento.
Il sorriso mio leggiadro mi farà compagnia, mentre
scrivo con l’aiuto della fantasia questa mia poesia.
Alla fine risulterà uno scritto e niente più, di romantico
avrà ben poco, ma d’amore lei m’inebrierà ed è ciò che la fa
ai miei occhi grande e naturale.
L’amore lo sanno tutti, fa batter forte il cuore e ne accelera i
battiti, odi le campane suonare e ogni male ti fan dimenticare.
Se fossi poesia canterei a squarcia gola, ballerei volteggiando
sull’oscuro mare.
Solfeggiar nel sentimento essa mi fa fare, disegnando nel
cuore come fosse un rigo musicale, note dolci d’ascoltare.
Se fossi poesia vorrei nell’azzurro cielo volare e sulle
bianche nuvole camminare.
Vorrei riuscire a raccontarti quello che è chiuso da
molto tempo nel mio cuore, a nessuno ho mai svelato questo mio
grande e folle amore, neppur a te che del mio cuore se ormai il
padrone. All’aria forse lo racconterò, perché nel suo alitare essa
tutto cancella e tutto fa apparire, perché nel suo soffiar amore a
tutti essa distribuirà.
La poesia è il sentimento che suscita in me miriadi di emozioni,
non so descriverle molto bene, ma le provo tutte quante. Esse non
mi danno tregua e fan tremare le mie mani, quando nell’esprimerle
pregando le incrocio con ardore, se pur arido è il mio cuore,
la poesia lo disseta con il suo immenso e grande amore.

 


 

La foto sbiadita

Sono molti i ricordi che s’intrecciano nella mia mente,
scalpitano veloci senza corpo, senza suoni ed echi di voci.
I miei capelli oggi come credo anche i tuoi, son grigi e bianchi,
i nostri pensieri come i nostri cuori di cercarsi son stanchi.
Sulla spiaggia assolata dove s’ode il sol mormorio del mare,
sento un brusco brusio, è colpa dello scoglio che accogliendo
su di sé l’onda, la strapazza e la spettina, finche soddisfatto
la riconsegna al mare.
Guardo pensosa la foto sbiadita, quella che insieme ci ritraeva,
ne sfioro il contorno, mi tremano le dita.
Quanta tenerezza e nostalgia nel ricordar quel tempo lontano
quando su quella stessa spiaggia, tu ed io spensierati e
innamorati correvamo mano nella mano.
Sotto i raggi roventi i nostri corpi giacevano languidi e
frementi.
La guardo, il mio cuore é afflato nel ricordo di quel lontano
passato, credeva fossi tu e nessun altro il vero amore.
Esso apparteneva a quell’amore, lo sentiva immenso come può
esserlo solo il mare con le sue sonore onde, stelle marine e
conchiglie. Le nostre bocche si dissetavano di baci l’una con
l’altra. Ci abbracciavamo stretti stretti, i nostri corpi salati,
la passione sfrenata, ci amavamo e non c’era nulla di sbagliato.
Ora tutti i pensieri, ricordi e nostalgie sono appesi sopra il
filo teso del passato.
Il mio cuore è in tumulto, dagli occhi umidi s’affaccia timida
una lacrima, essa scende lungo la guancia dagli anni segnata.
Do’ un ultimo sguardo alla foto sbiadita e rimettendola in tasca
ripeto a me stessa: “Io li rifarei tutti quegli sbagli.
Tutti quelli che insieme tu e io abbiamo fatto, se tu fossi qui
rivivrei di nuovo tutti quei giorni, i mesi, i minuti e le ore
di quell’unico e magico amore”.

 


 

Il giardino del mio vicino

Dopo mesi e mesi di prigionia fra le mura domestiche, dovuta a questa terribile pandemia, questa mattina ho deciso di fare una bella camminata nel parco vicino a casa mia, per respirare aria pulita.
Questo coronavirus, dall’inizio del 2020 e anche nei mesi precedenti, ha causato una strage d’innocenti. Il Covid 19, inizialmente sottovalutato, nel suo percorso ha assunto diverse varianti, pericolose e mortali. Grazie a Dio, gli scienziati hanno scoperto dei vaccini che ci dovrebbero aiutare a superarlo evitando di morire.
Mentre cammino guardandomi attorno, vedo il mio vicino di casa seduto su un rettangolo di cemento. Oggi difficilmente si conoscono i vicini, pur essendo anni che abitiamo nello stesso condominio; un tempo, invece, ci si conosceva e ci si aiutava tutti, c’era molta più solidarietà.
Mi fermo, lo saluto e gli chiedo: “Come mai se ne sta seduto su questo masso anziché su di una panchina?” In questo parco ce ne sono tante e ben distribuite. Lui mi vede, saluta e risponde: “Questo masso lo chiamo: “il mio gradino”, qui seduto leggo e penso, nessuno lo usa perché è scomodo e duro, di lui io mi sento ormai il padrone. Se si vuol sedere qui vicino a me, mi farebbe molto piacere”. Stupita dico a me stessa: ”Mai mi sarei aspettata di trovare il mio vicino di casa ( essendo una persona molto educata e sempre ben abbigliato), seduto su quel masso di granito a leggere e a pensare”.
“Mi farebbe molto piacere”. Ho accettato l’invito e mi sono seduta per ascoltare cosa avesse da raccontarmi. L’uomo ha aggiunto: “Di sicuro qualche camion con un carico di massi è passato di qua, è caduto, l’autista non si è accorto e l’ha lasciato qua”. Lo ascoltavo e al tempo stesso pensavo che fino ad oggi non avevo avuto occasione di parlargli a tu per tu, più che dirsi buongiorno e buonasera quando ci si incontrava.
Oggi scopro quanta solitudine l’accompagna nel suo vivere. Non immaginavo che imprigionasse in sé tanta tristezza. Ad un certo punto l’uomo disse: “Come può notare, in questo punto del parco non passa molta gente, ma mi è indifferente, non ho paura di restar qui solo, anzi a volte lo preferisco. Lei non la prenda a male, se qualche volta la vedrò passare e non la inviterò a sedersi sul mio gradino, non vorrei disturbare né i suoi pensieri né tantomeno i miei. Star seduto qui mi riporta alla mente quando ero giovane.
Allora vivevo con i miei genitori in una casetta che s’affacciava su un enorme cortile, per accedervi bisognava scendere tre gradini, io mi sedevo sempre sull’ultimo e, insieme ai miei amici, parlavo, ridevo e scherzavo, ma allora ero giovane e spensierato. Mamma mia! Quanto tempo è passato! Con alcuni di questi amici ancor oggi ci sentiamo al telefono, altri purtroppo se ne sono andati. Stando qui seduto, li ricordo tutti e con la mente torno alla mia giovinezza. Qui nel loro ricordo, il mio cuore, se pur vecchio e stanco, torna a battere come faceva allora, ecco perché vengo qui a sedermi, fra ricordi e memorie ho sempre compagnia”.
“La ringrazio “, gli dico “per queste confidenze, vede io al contrario sono una chiacchierona, mia madre mi chiamava “attaccabottoni “, mi piace stare in compagnia. Io vengo qui solo per fuggire dal rumore caotico della città e per respirare un po’d’aria pulita . Ora con mio grande dispiace la devo lasciare, perché ho una lunga lista di cose da sbrigare, però le prometto che tornerò presto e chiacchiereremo seduti sul suo gradino”.
Mentre mi allontanavo pensavo a ciò che avevo appena ascoltato. Mi immaginavo altre persone anziane sole come lui, a quanta solitudine potevano aver vissuto in questo periodo di coronavirus. Per loro anche solo uscire, fare un po’ di spesa, fermarsi a chiacchierare con la commessa del supermercato o della panetteria, era un modo per poter allontanare il momento del rientro nella solitudine della propria casa. Per loro quelle uscite erano vita. Quante volte mi è capitato di vederli soli al supermercato comperare un pacchetto di biscotti, un panino e il latte e dopo aver pagato non riuscire, con le mani un po’ tremanti a infilare nella borsa quanto comperato, senza l’aiuto di qualcuno, quanta tenerezza ho provato per loro.
Mi son ripromessa di tornare più spesso nel parco, e da oggi quel masso rettangolare di cemento lo chiamerò “il gradino del mio vicino”.

 


 

A mia figlia

Ciao tesoro, sono la tua mamma, il mio cuore è ferito
e sanguina.
Una spada sembra l’abbia da una parte all’altro trapassato.
Sei tu tesoro il pensiero fisso di questa mia struggente e pazza mente.
Ricordo com’eri; giovane, gioiosa, or non so più come immaginarti,
ma vorrei speranzosa com’eri allora ricordarti.
Un angelo quel giorno è sceso sulla terra, ti ha visto e di te si è innamorato.
Non ha chiesto il permesso di portarti con lui.
No! Non lo ha fatto, eppur lo stesso in cielo ti ha portato.
Senza successo, guardando il cielo ti ho cercato, fra le nubi ahimè
non ti ho trovato, esse ti hanno volutamente ai miei occhi celato.
Di notte ti ho cercato fra le stelle, quanto sono belle sembrano tremolanti fiammelle.
Se tu mi vedi, fammi un cenno, non farmi cercare inutilmente,
dimmi quale sei di quelle stelle.
Mi consola solo il tuo apparirmi in sogno, seppur esso mi provoca sofferenza
e dolore non m’importa, perché almeno in esso io ti posso ritrovare.
Non ce la faccio, la tua dipartita non riesco a giustificarla.
Essa è una ferita sempre aperta, nessuna cicatrice vi è in me
se non quella di pensare all’ingiustizia della vita verso te.
Lo so piangere non risolve nulla, il mio cuore al tuo pensiero duole come allora.
Quanta indifferenza al dolore ho sentito attorno a me,
non riesco a descrivertela ,non trovo le parole.
Non c’è fine al mio sconforto, al mio dolore né all’indifferenza.
Angelo mio! Aiutami tu, infondimi pace e cancella dentro me
la sofferenza attanagliante della tua assenza.

 


 

Scusa m’innaffieresti il cuore?

Il mondo è arido e senza amore.
Arido come terra arsa dal sole, quando chiede
acqua al cielo ed esso gliela nega.
Arido come l’aria quando si presenta
con ondate di calore e incurante del tuo patir
ti toglie il respiro.
Arido sei tu amore, indifferente alla mia sofferenza
pur notandola nei miei occhi.
Le senti? Ti stanno abbandonando
le mie mani, non chiedermi perdono per me
non c’è ritorno, la valigia ho disfatto tu ormai sei il
passato, di te mi scorderò d’arido non vivrò.
Non mi lascerò intrappolare come un topo
per un pezzo di gruviera, rimarrò sola e vivrò serena,
non sarò un pozzo che a volte è arido e altre disseta.
Non mi spegnerò come candela consumata,
vivrò al contrario una vita esagerata, non abbandonerò
i miei sogni o finirò per non riconoscermi.
Se provi ancor del sentimento non eludere il mio amore,
ma innaffialo come fosse un fiore.
Io smetterò di cercare il tuo amore, perché ho capito che non si
trova un tesoro se non è mai stato nascosto.
Nel cuore di ogni donna innamorata, per quanto possa essere
arido, c’è sempre un angolo fertile dove l’amore chiede:
“Scusa m’innaffieresti il cuore?”.

 


 

Il pianeta del tutto e del niente

V’immaginate il mondo capovolto? Intendo dire abitare in cielo anziché sulla terra.
Camminare su strade che biforcano tra una nuvola e l’altra, dove ognuna porta il nome di un fiore; via della camelia, via delle rose etc. I marciapiedi sono degli immensi prati ricoperti d’erba verde e morbida, puoi camminare scalzo perché non ci sono sassi.
Camminando puoi vedere far capolino dal formicaio la formichina radar, essa controlla che nessun piede distrugga la loro casa, certa che ciò non accada ritorna nel formicaio. Volano nell’aria farfalle variopinte, queste vanitose fanno a gara per mostrare le loro belle ali.
Sopra il pianeta del tutto e del niente non esistono i semafori, vengono sostituiti da alte querce, alberi secolari, aceri, pini e pioppi. Sopra i loro rami quanti nidi! A ogni sorger del sole si sente un assordante cinguettio, come ciarlare di comari.
Qui non passano automobili ci si sposta a piedi e quando s’incontrano amici e conoscenti si conversa tranquilli anche in mezzo alla strada. Se si desidera un caffè, basta chiederlo ed ecco che come per incanto appare un elfo che chiede: “Come lo volete il caffè? Liscio o macchiato? Zuccherato o amaro?”.
Se invece vogliamo bere un aperitivo ne appaiono diversi di elfi, c’è l’elfo addetto alle prenotazioni , questi seduto con taccuino e penna sopra una nuvoletta prende le ordinazioni, un altro porta ciotole colorate di azzurro che sembrano far parte del cielo, dentro ad esse; arachidi, polentina, patatine e olive, infine l’elfo che porge a ognuno il bicchieri con l’aperitivo ordinato.
Se sei stanco e vuoi riposare ti puoi sdraiare sulla prima nuvola che incontri, qui non esistono le abitazioni non ci sono senzatetto, qui siamo tutti padroni di quello che vediamo allo stesso modo, abbiamo tutti un posto dove poter stare. Ci sono diversi laghetti dove gli amanti della pesca possono gareggiare, sono piccoli spazi azzurri frapposti tra una nuvola e l’altra.
Il mare è costituito da un’enorme distesa azzurra, un enorme spazio fra cielo e nuvole. Esso chiama tutti: “Venite e tuffatevi, la rena non si vede ma c’è, la senti sotto i piedi mentre cammini, il telo per asciugarti dopo il bagno non serve, ci pensa il sole ad asciugarti e lo fa abbracciandoti con il suo calore.
Come mi piacerebbe vivere come in questo sogno, su questo pianeta del tutto e del niente, dove ognuno ha tutto ciò che desidera. Qua a differenza della terra è tutto gratuito, non esiste il denaro, le costruzioni e neppure le automobili. Qui non sussiste l’arrivismo, la cattiveria, la differenza sociale, qui tutti possono; vivere, camminare, nutrirsi e amare.
E’ fantastico questo mio sogno sarebbe magnifico se potesse divenire realtà. Vogliamo tentare, almeno in parte, a costruirlo insieme? Si o no?

 


 

Amore sconosciuto

Amore che feci durante il viver nell’altra mia vita, dove pur essendoci io non ebbi il piacer di conoscerti.
Forse che nel mio acerbo crescere, se tu apparire a me volevi, io per ignoranza non volli di te il vedere. Mal ti feci con la mia indifferenza e incuranza, poiché con egoismo sol al mio crescere ho pensato.
Tu lo so, con gran entusiasmo nel mio cuor entrar volevi, ma ancor fanciulla a conoscerti non riuscivo, così mi abbandonasti lasciandomi traccia del tuo ripartir dicendomi : “Se bisogno di me tu più in là avrai, chiamami, ma prima prova a bussare, poi attendi che sia io ad aprire la porta del tuo cuore”.
Ora io son diventata donna, se ancora di me il ricordo hai, fa che ti conosca, ma fallo prima che definitivamente abbia a lasciar questo mondo.
Questo mondo così com’é, so che non è a te abituale, poiché fatto sol di vizi e desideri. La mia preghiera é che questo tuo sentimento in me si materializzi, lo bramo e lo vorrei per potere finalmente di te il vedere e il conoscere.
Pur non conoscendoti, dire amore, il pronunciar codesta parola, io sicuramente ne son capace, pur se nel mio cuor tu sconosciuto rimani.
Del tuo sentimento ne ho letto e studiato su antologie; l’amore fra Paolo e Francesca, fra Dante e Beatrice, fra Petrarca e Laura e altri ancor.
Chi sei tu o sconosciuto, che nel sogno mi appari e anche lì non hai volto ne nome . Ti sento quando bussi alla porta del mio cuore, l’apro nell’immediato, ma sulla soglia non c’è nessuno solo un gran vuoto.
Se è vero, sconosciuto sentimento, che tu rendi e fai grande l’animo umano, per te io agogno e nell’ aspettarti pittrice fammi diventare, perché possa con l’aiuto del pennello dipingerti, oppure fai che diventi un’attrice perché possa di te una piccola parte recitare, infine poetessa così che possa di questo sentimento farne scrittura.
Suvvia non lasciarmi essere soltanto una sognatrice, quella già lo sono, fai in modo che finalmente abbia a vederti e a sentirti, prendi pur possesso del mio cuore, occupane la parte a te più gradita.
Orbene se accontentarmi tu vorrai, l’onor del conoscerti avrò, anche se per me sol tormento il conoscerti sarà, ebbene che tormento sia. Io ti aspetterò egualmente per inebriarmi al sol guardarti.

 


 

Cercami

Alza gli occhi al cielo turchese e nel nascere
di un nuovo giorno cercami, potrei nascondermi
dietro un fiordaliso oppure nella fossetta di un sorriso.
Guarda fra le stelle quelle che illuminano la volta celeste
o nel profumo delle ginestre.
Di giallo esse colorano le colline, il loro profumo nobile e selvatico
vien rapito dal vento che contento s’insinua sotto le sottane,
birichino, poi ai bimbi sussurra profumate ninna nanne.
Cercami nei boschi tra i folti rami di ginestro o di fiori incolti,
mani nude si dissetano alla sorgente, l’anima parla d’amore
alla socchiusa mente.
Amarti è stato come aprire un orizzonte più
luminoso del normale, aprire una finestra con
una prospettiva diversa, scambiare il nulla con l’impossibile.
Cercami in una sera d’inverno nelle strade buie, fredde e ghiacciate,
ti toglierò senza pretese la solitudine che hai apposto in cuore.
Ognuno a modo suo trova ciò che vuol amare e lo ama,
cerco tracce di entusiasmo e di felicità, mi risulta difficile,
è come cercare papaveri d’ autunno.
Ho smesso di sognare voglio tornare a respirare,
a tutti piacciono le storie belle e piacevoli, questa sera non cercarmi
perché voglio il mio vivere rendere piacevole e competitivo.

 


 

Farfalla

Mia farfalla nel tuo volare quale impalpabile visione, quante parole per scriverne poesia mi fai tu nascere nel cuore.
Messaggera sei d’ansiosi e antichi sortilegi, muto è il tuo messaggio, mielose le tue parole, nell’udirle quanto amore fai nascere in questo mio povero cuore.
Impalpabili son le tue ali, non le potrei mai neppur col pensiero tarpare, sul ramo della mia piantina ormai sfiorita tu stamane ti sei posata, l’ha così illusa di esser ancor viva, essa ti ringrazia a fatica, si sente molto stanca e si vede ormai sfiorita.
La primavera hai atteso tu impaziente, infine dalla crisalide sei uscita e temeraria e vanitosa voli di fiore in fiore per mostrare le tue belle e coloratissime ali.
Mia farfalla non sai quanto tu sia bella, non immagini neppur lontanamente quanto tu lo sia, quanto siano stupende le tue ali, tu non riesci a vederne i colori , imperterrita nel tuo volar verso il cielo nell’immenso silenzio, ad esso sveli ogni tuo segreto ed ogni tuo scontento.
Mia farfalla, quale alata fantasia fai tu sorgere nel cuore e nell’anima mia. Dalle tue ali vorrei farmi coprire e nel loro colore fondermi, per poter dalle cattiverie e dall’egoismo del mondo nascondermi.
Vorrei come te volare, tu di fiore in fiore, io di cuore in cuore per poter portare tanti sorrisi e tanto amore, vorrei trascorrere una giornata da leone, viverla come fai tu senza regole, senza impedimenti, senza niente, ma viverla intensamente.
Nel tuo vivere anche una sola giornata oh farfalla, dicono tu sia felice, tutti credono che tu non conosca ne’ dispiacere ne’ dolore .
Io non lo credo, anzi son sicura che nel tuo volare di tutti i dispiaceri e i dolori tu sai ascoltare. Con te li porterai e li custodirai, tu solo al vento e al cielo li racconterai.
Mia farfalla per apprezzarti basta essere amanti della tenerezza, della bellezza e del colore, inspiri fantasia e amore a chi scrive, a chi non lo fa solo con la penna ma anche con il cuore.
Tu vanitosa e curiosa stai attenta, dalla luce delle lampade non lasciarti tentare, stanne lontana non lasciarti attirare dai loro complimenti, finiresti con brucarti le ali.
Non so chi sia la persona che tramite te è tornata a salutarmi, ringraziala da parte mia e dille che continuerò a pregare, che altri segnali da lei mi aspetto; con amore, con sussiego e molto rispetto.

 


 

Ti dedico una poesia

Non so parlarti, non conosco altro modo se non scriverti, or tu sei persona colta e preparata, io semplice e umile, alla vita impreparata.
Or qui canto il mio anelare, pur non sapendo come fare, imparare lo dovrò se una poesia dedicarti vorrò.
Sorda non son rimasta al tuo pensare; che tutti gli uomini sono maschere e tutti recitano una parte. Anch’io l’ho pensato non è il tuo un pensiero esagerato.
Arriverà il momento pur volteggiando nel mistero che sul volto come un velo , la loro maschera cadrà e si sveleranno così i loro vani e inutili misteri.
La vita è bella e degna di esser vissuta non nasconderle mai niente, essa conosce il chiaro e lo scuro, il mistero con essa non è mai né certo né sicuro.
Tu ti senti sicuro nonostante la tua stentata esistenza, hai ragione! Di fiducia e di speranza non se ne ha mai abbastanza, sopra un palco ti sei fermato, altri per te hanno recitato.
L’amor conduce chiunque dalla vita alla morte, caina rimane in attesa la nostra sorte, se pur l’amor mi offende, il mio cuor ad esso si apprende.
Mi sei mancato, quando torni mio amor! Quanti giorni son ormai passati, sono essi persi non più recuperati. Quando eri con me l’aria fresca ti baciava, nulla diceva ma tutto mormorava.
Pur essendo tanto tempo ormai passato, il mio cuor non ti ha mai scordato il suo amor per te non è mutato.
Malinconico è il tuo pensiero, mesto il sentimento, or domando a me stessa sono viva e son desta, se d’amor riesco a parlare vuol dire che pur senza volerlo ti potrei dimenticare.
Il patire d’amore è così forte, che nonostante la caina sorte, a lui abbracciato vado incontro sorridendo prima alla vita e poi alla morte.

 


 

Una goccia senza tempo

Una minuta particella d’acqua son io nella nube. Da quassù
curiosa mi sporgo, guardo la terra e che meraviglia! Ti ho vista
e di te mi sono innamorata.
Grazie al temporale ti sto raggiungendo. Lo so sono una romantica
goccia senza tempo. Sul tuo petalo mi sono posata, ti guardo
e mi dico: “Sono proprio innamorata!”
Scuotendoti tu mi hai volutamente cacciata, scivolando son finita
sul tuo gambo e lì mi sono fermata.
Tu beffarda e spocchiosa mi hai guardata io per nulla intimidita ti ho detto:
“Non vantarti della tua bellezza perché prima o poi sfiorirai e della tua
beltà nulla rimarrà.
Questa notte resto con te, ti terrò compagnia. Fungerò da
lenzuolo sgualcito, avvolgerò e disseterò il tuo gambo.
T’amo e non temo le tue spine, respira assieme a me
l’ultimo raggio di luna. Mia rosa assapora la follia di questo amore,
sono solo una goccia di pioggia caduta durante il temporale.
Come fai a non capire che si deve amare prima di morire.
Ti prego bevimi, voglio restare con te, non voglio tornare
particella sulla nube, sono solo una goccia senza tempo
che vuole addormentarsi per sempre ma assieme a te”.

 


 

Un vulcano

Ti ho guardato, come una cometa sei entrato nel mio cuore,
mi sono innamorata di te all’istante.
Che sensazione bellissima ho provato, mi vedevo camminare
sul ciglio di un cratere in perfetto equilibrio. Danzavo su di esso
quando d’un tratto come avessi ricevuto una spinta,
precipitavo al suo interno. Non avevo paura, non provavo
alcun timore, sentivo un dolce calore che mi avvolgeva,
da prima leggero e piacevole, poi man mano che precipitavo
lo sentivo sempre più forte che goduria, il mio cuore ardeva
non sentiva bruciore, per esso non era fuoco ma amore.
Stavo lì in mezzo alle fiamme e danzavo come se ci fossero
sotto i miei piedi al posto dei carboni ardenti tanti petali
di papaveri non sentivo fastidio bensì benessere.
All’improvviso nel mio volteggiare ho udito le tue
parole: “Addio non sei tu il mio sogno”.
Furioso ed irato il mio cuore pareva un bufalo inferocito
colpito da una freccia, sono risalita dal fondo del vulcano
eruttando; fuoco, cenere, lava infuocata e lapilli.
Arrabbiata desideravo distruggere tutto ciò che mi si
presentava davanti agli occhi.
Infine passata l’ira è subentrata la quiete, mi son guardata
attorno, vedevo tutto incenerito e tutto nero.
Seduta sul ciglio del cratere elevando gli occhi al cielo
Ti ho rivolto Signore questa prece:
“Scusami la debolezza, scusa la mia ira distruttrice ,
è stata una reazione la mia provocata dal dolore per
la fine di un amore che credevo stesse iniziando, proprio
come un neonato quando apre per la prima volta
gli occhi alla vita.
Invece come la durata di un fulmine è finito la nel vulcano
dov’ero scesa a cercare l’abbraccio più cocente e caloroso.
Sono bastate quelle sue poche parole per spegnermi oh Signore,
sembrava m’avessero gettato addosso un secchio d’acqua gelata,
mentr’io speranzosa, ero convinta di aver infine trovato
l’amore. Perdona oh Signore questo mio sfogo, dammi
la speranza del domani, quella che fino ad oggi assetata
d’amore non ho saputo cogliere.
Con Te son certa il mio cuore tornerà sereno, cancella tutto
il dolore che trovi in esso e regalagli luminosità, fa che non abbia
a chiudersi a riccio come sempre. Signore Tu lo sai, io non so amare,
però su quel cratere credimi ero convinta di esserci riuscita, invece
era solo illusione la mia. Perdona l’ignobile cattiveria e donami pace,
stringi la mia mano che dici; camminiamo insieme?”

 


 

Un giorno indimenticabile

Lunedì 2 agosto .
Finalmente oggi è arrivato il momento di conoscerti.
Oggi è Il punto d’arrivo di nove mesi di trepidazione e d’attesa.
Durante questi mesi, quante emozioni in me si sono accavallate. Quante ansie, paure e attenzioni perché tutto procedesse senza alcun intoppo.
Quante domande mi sono posta; “ la prima sarà un maschio oppure una femmina?”.
Ai miei tempi ancor non esisteva l’ecografia, il sesso lo si conosceva solo al momento della nascita. Quel momento speciale, la nascita del proprio figlio, è come fare un giro di boa; è il momento della verità in cui si materializzano i sogni che tu, sfogliando giornali e riviste, vedendo fotografie di bambini bellissimi , desideravi che anche il tuo assomigliasse a uno di loro.
Quando nasce un figlio, nasce anche una nuova mamma. In quel preciso momento, all’improvviso cambiano non solo i tuoi compiti e le tue responsabilità, ma cambia anche la tua stessa identità , da donna passi ad essere anche genitore.
Nell’attesa di vederti e di poterti finalmente stringere al petto, quanti pensieri di ogni genere si affollano nella mia mente.
Pensieri di gioia e di timore, di ansia e di paura , quella di non esser capace di gestire l’arrivo di questa nuova vita. Ci si augura sempre che il bambino che nasce sia calmo e tranquillo, che non pianga in continuazione.
Lo immaginiamo paffutello, candido e soprattutto in salute, sarà comunque quello che il destino deciderà.
Nell’attimo in cui tu sei nato, la mia reazione nel vederti finalmente in carne ed ossa, e’ stata d’amore a prima vista. L’amore per il proprio figlio, un lungo percorso affettivo ed indissolubile, che si sviluppa giorno dopo giorno, e alla fine è amore per sempre.
Nel guardare quel fagottino che tenevo stretto tra le mie braccia, che commozione mi ha procurato, quanta felicità mi ha suscitato. Quella che ancor oggi non riuscirei a spiegare.
E’ indescrivibile ciò che in me ha suscitato la felicità d quel primo incontro con mio figlio.
Tutto il dolore che ho provato durante il parto, tutte le ansie i timori sorti nell’attesa che tu nascessi, ora nel guardarti, figlio mio, questi sono miracolosamente svaniti, di loro ora io non ricordo più nulla.
Se un giorno qualcuno mi chiedesse: “Durante la tua vita, qual è stato per te un giorno indimenticabile?”, risponderei immediatamente: “Un lunedì datato 2 agosto”.

 


 

Addio amore

Amare alle volte è dire addio, io so già che non riuscirò a dirtelo a voce perciò ho trovato un’altra soluzione , te lo scrivo.

“ Amore mio , non so se riuscirò a dirti tutto quel che ho dentro , ma voglio provarci. Grazie per avermi amato, grazie veramente , devi sapere che ci sono stati giorni che avrei dato la mia vita pur di non perderti. Mi sarei fatta calpestare pur di tenerti per me sola, ma pur continuando ad amarti ti dirò addio. Lo so che mi pentirò di questa mia decisione, perché lasciandoti perderò il calore dei tuoi abbracci, il dolce sapore dei tuoi baci, ma riconquisterò la mia dignità quella che amandoti ho perso. Devi sapere , perché non te l’ho mai detto che : “ ogni mattina aperti gli occhi l’unico mio desiderio era chiamarti per udire la tua voce, ogni notte prima di addormentarmi mi sarebbe piaciuto dirti e sentirmi dire buonanotte sogni d’oro amore mio”. Era questo solo un mio sogno, hai fatto sì che t’ amassi, poi hai distrutto quanto di bello riuscivo con il mio amore a donarti. Addio amore non te ne faccio una colpa, so che mi si spezzerà il cuore nel dirtelo , ma devo riportare equilibrio nella mia persona devo ricominciare a volermi bene . Per te sarà una sorpresa questo mio scritto, sei convinto di avermi plasmata , non ti aspetteresti mai da parte mia un addio , quello che sto dandoti. Ti auguro un mondo di felicità, sappi che non voglio alcuna risposta a questo mio scritto, quel che voglio è solo ricominciare daccapo la mia vita senza sentirmi un nulla o un niente , ci riuscirò e sarà la mia rinascita . Addio amore , lo so che questa parola in un attimo mette fine a tutto , mi si spezza il cuore eppur dovevo trovare il momento e il modo giusto per dirtelo ho pensato di farlo con questo scritto. lo per l’ultima volta penserò a ciò che sto abbandonando poi ….addio amore mio…addio per sempre.

 


 

Lontananza

Si possono sentire in lontananza il suono di campane , il fischio di un treno , il canto degli uccelli, gli aerei, i tuoni e le persone che ti sono venute a mancare , quelle che hai amato e continui ad amare.

Può richiamare alla mente un amore e fa di questo un fuoco , dove il vento soffiando lo spegne se é piccolo, ma lo scatena se é grande.

Anche se si è lontani il cuore quando ama non è mai distante , anche se lontano non potrai mai oltrepassare i confini del mio pensiero, perché per me pensarti è come averti qui.

Può la lontananza all’occhio separare gli oggetti , ma ingrandire il pensiero, anche da lontano se allunghi una mano tu la senti la senti ..stringere.

Resistiamo nonostante la lontananza, come fa la notte senza la luna e senza le stelle, perché se non sei qui , il mio posto è comunque vicino a te.

La lontananza è come la distanza che ci separa dall’ infinito , è un vuoto questo che ha dimensioni esatte , lo puoi riempire solamente con un pezzo incastrato perfettamente.

Nessun luogo è mai troppo lontano, perché comunque con la fantasia lo puoi sempre raggiungere .

Ah la lontananza…

 


 

La notte

La notte per me é un mistero e il più delle volte mi suscita angoscia, pensare che metà della nostra vita la passiamo di notte….

Insidiosa la notte scende piano piano , si sdraia stiracchiandosi come una leggera copertina, togliendoci gradualmente la luce solare sostituendola con quella stellare, a volte ci regala una bella luna piena che ad osservarla in tutta la sua luminosità, viene voglia di allungare una mano per toccarla , salire su di un’ interminabile scala per poterla raggiungere e vedere da vicino…. che attrazione misteriosa!

Ironica la notte ti fa il sunto della trascorsa giornata e, mentre il tuo corpo stanco cerca il riposo, mette in moto la tua mente che non smette mai di pensare….pensare,

Sadica la notte, porta alla luce le tue malinconie, i tuoi dolori e i tuoi rimpianti, quel turbinio di pensieri che durante il giorno tacciono, riemergono durante la notte e ti portano a riflettere, a porti delle domande, provi strane sensazioni e intanto il sonno si dimentica di te. Quando finalmente riesci a prender sonno, l’illusione e la fantasia partono e ti portano a pensare di essere su nubi fatate dove esistono solo sogni fantastici, quelli che a volte ti tolgono persino il respiro da tanta beltà … e a quel punto tu speri che il mattino non si affacci mai….o che aspetti a farlo.

Personalmente non amo la notte, se potessi la cancellerei, eviterei così di inciampare nei mie pensieri più segreti, nei miei desideri folli e in sogni che rimarranno solo dolci chimere .

Quante domande ci si pone, quanti spazi vuoti si notano durante la notte, come sarebbe bello riuscire a chiudere gli occhi e a sognare un mondo che ti faccia sentire come quando indossato un abito tanto desiderato, questi ti faccia sentire bella e fiera di te stessa.

Potendo scegliere, preferisco sognare ad occhi aperti, così imparerei cose che durante la notte potrebbero sfuggirmi, mi auguro sempre che la notte non duri in eterno e che arrivi presto il mattino e che cancelli tutte le angosce da essa provocate.

Come è buia la notte..

 


 

Dedicata agli anziani

Gli anziani che dire… sono delle opere d’arte, sono dei saggi, sono persone che hanno un patrimonio di esperienza, sono la storia della vita.

Gli anziani sono come i campi di grano dove ogni anno raccogli il frumento.

Non sono dei deboli come Vi vogliono fare credere.

Gli anziani hanno premura di godersi il tempo, perché loro sanno in quanto saggi che potrebbero essere arrivati al traguardo, mai costringerli a prendere certe misure di vita…non sono abiti usati da dare al macero.

Bisogna portare più rispetto agli anziani e godere delle loro esperienze, degli insegnamenti da imitare per crescere in saggezza.

Gli anziani Vi offrono il loro vissuto…sta a Voi accoglierlo.

 


 

Amicizia

Ognuno all’amicizia dà il proprio significato.

E’ difficile da spiegare ma credo sia la nostra saggezza che la procura, per rendere la nostra esistenza più felice, è il sentimento più bello da vivere.

Lo si può vedere: in una carezza, in un abbraccio e in un saluto. Un semplice: ciao, buongiorno, ci sei?, perché . oltre ad un saluto è una dedica fatta solo per te.

Sono poche le persone che ti chiedono: ciao come stai?…tienile strette quelle persone , perché quella è la vera amicizia, si stanno preoccupando per te…e questo è un segnale molto molto bello.

L’amicizia può essere paragonata ad una copertina calda, che ti avvolge quando hai bisogno di calore, ti toglie quella tristezza che ti senti addosso.

Può essere considerata anche un’arte.. perciò merita slancio, controllo, scambio di pensieri, di parole e tanti molti silenzi.

L’ amicizia quella vera resiste al tempo, alla distanza e al silenzio…è come un dialogo che non s’ interrompe mai.

Questa per me è l’ amicizia.

 


 

Te stessa

E’ difficile volersi bene, siamo noi stesse le prime a criticarci e ad essere irrispettose con noi.

Che bello sarebbe parlare con noi stesse come facciamo con un’amica….una vera amica…

Parlarci ascoltarci e guardarci pensando : è meglio per noi essere cieche o sorde?
sicuramente saranno i dettagli a fare la differenza…

Dovremmo portarci più rispetto e non permettere a nessuno né di umiliarci né di sottovalutarci…

Anche Il treno della serenità nel suo percorso, ha saltato una fermata…la nostra, ma non arrendiamoci può sempre ripassare.

Come sarebbe bello vivere senza darci spiegazioni e tantomeno doverne darne.

Nel percorso della tua vita qualcuno ti ha fatto male? Ti ha messo in ginocchio? Si dice “ fingi di doverti allacciare le scarpe… ignoralo quel qualcuno, non ti merita, non dargli soddisfazione”.

Sceglila tu la tua strada , se durante il cammino tu scegli il silenzio, ricordati che questo non è mai vuoto anzi è molto abitato, sia dai ricordi che dalle persone.

Alla fine ti può mancare la fiducia in te stessa. Non devi perderla…non farlo mai… nella vita ti devi fidare di

Qualcuno.

Questo qualcuno sei TU…portati tanto tanto rispetto…lo so è difficile ma è l’unica strada per
stimarti e anche se ti sembra strano, per farti stimare, perciò fallo e basta…ok?

 


 

Nonna – ai nipoti

Questa pandemia richiede da parte di una nonna che deve rinunciare a vedere, abbracciare e baciare i propri nipoti, uno sforzo incredibile.

Cari nipoti quando riusciremo a vederci, non siate timorosi, non abbiate paura di abbracciare stretta stretta la vostra nonna… stringetemi più che potete, perché dovete sapere che non c’è niente di più bello che sentirmi cingere dalle vostre braccia… un gesto che mi scalda il cuore, e per conservarlo il più a lungo possibile, ci metto un lucchetto…che si aprirà solo al prossimo abbraccio.

Se fossi un uccellino volerei sul vostro davanzale, per potervi almeno vedere dietro il vetro della finestra, se fossi una fata con la mia bacchetta magica farei in maniera di mandarvi un bacio senza spaventarvi e poi in silenzio sparirei.

Se fossi un angelo vi starei accanto dalla mattina alla sera per far sì che non vi succeda nulla di male.

Ma sono solo una nonna e voglio dirvi che vi voglio tanto tanto bene.

 


 

Cuore

Un giorno un cuore camminando va a sbattere contro un altro cuore.

Sente che anche questi come lui, batte, ma in maniera diversa.

Incuriosito inizia a porsi delle domande, ma non riesce a darsi una risposta.

Allora si rivolge direttamente ad esso e gli chiede: “perché il mio battito è diverso dal tuo se siamo entrambi dei cuori?”

L’altro lo guarda e serenamente gli risponde : “il mio battito è diverso dal tuo perché chi mi porta nel petto, un giorno ride, un giorno piange, un giorno è allegro, un giorno è triste, un giorno prova forti emozioni, un altro non sente nulla, un giorno è in paradiso e un altro sanguina.”

Colpito da quella risposta , ma sempre più incuriosito esso chiede : “ perché io non ho mai provato tutto ciò che tu mi stai descrivendo?”

L’altro commosso sorrise e gli risponde : “perché colei o colui che ti porta nel petto, queste emozioni non le ha mai provate. Queste (le emozioni) sono tremendamente dolci a volte, ma molto dolorose altre , tutto questo in una parola è ciò che trasmette quando batte per un sentimento od un emozione il cuore.

 


 

Foto

La foto, colei che cattura alcuni dei momenti e istanti della nostra vita reale.

Un’arte che con uno scatto immortala quello che vede, ma pur spettacolare che sia, è sempre ben lungi dal vero.

Quante memorie e remora porta alla mente una foto, quante sensazioni suscita, quanti verbi come calzari le si possono attribuire: ricordare, rivivere ecc.

Ci sono campi visivi dove alcune foto non esprimono quello che vedono i nostri occhi, altri dove sono i nostri occhi che non riescono a vedere.

Abbiamo tutti delle fotografie che suscitano in noi nostalgiche malinconie legate a: luoghi, persone,a paesaggi e a come eravamo.

Le foto riportano le immagini del momento in cui vengono scattate, più delle volte rivedendole ci troviamo a pensare : “ ahimè come passa il tempo, guarda qui come eravamo giovani com’eravamo contenti e felici…. pur non avendo molto perché se pur poco allora ci bastava”.

Se fossi una fotografa, attenderei il sopraggiungere della sera per poter riprendere quei bei tramonti che passano dall’azzurro brunito del pomeriggio, al giallo-arancione-rossastro della sera, questi colori che miscelati fra loro fanno apparire il cielo come una immensa palla infuocata e luminosa che dura nell’oscurità fino all’apparir delle prime tremolanti stelle.

Riprenderei quei bei paesini , che sembrano degli animaletti appollaiati fra le montagne ognuno accovacciato dentro il proprio nido, questi col calar del sole quando scende il buio si accendono di luci che se pur lontane, li fanno sembrare tanti piccoli presepi viventi. .che meraviglia la natura!

Riprenderei i corsi d’acqua lungo i fiumi, dove grossi massi appostati qua e là, ne deviano il tranquillo percorso, quel mormorar d’acqua che diventa musica per l’orecchio umano, perché non c’è mai silenzio dove scorre acqua.

Riprenderei, persone, animali e uccelli, quest’ultimi mentre cinguettando e volando con il loro movimento d’ali sembra stiano svolgendo una deliziosa danza nell’ immenso spazio qual è il cielo.

Sono convinta che le foto più belle siano quelle riprodotte in bianco e nero, quando fotografi a colori le persone ne riprendi più che altro gli abiti , quando le stesse le fotografi in bianco e nero ne riprendi le anime.

Questo mi porta a pensare una foto.

 


 

Scegliere

Non è facile scegliere, ma se dobbiamo farlo poniamo attenzione.

La vita quante prospettive e quante alternative ti offre, tante belle o brutte non ha importanza lei te le pone sopra di un vassoio e ti dice scegli!

Adesso tocca a te scegliere, osserva bene ciò che vedi sul vassoio poiché esso è la tua vita , scegli bene perché sei tu poi dovrà vivere in base alla propria scelta. Non continuiamo a dare la colpa al destino, il destino ce lo creiamo solo e semplicemente noi. Siamo noi che scegliamo il nostro modo di vivere, il destino può decidere solo la durata della nostra esistenza e basta. Perciò se qualcosa va storto te la devi prendere solo con te stesso e nessun‘altro.

Tutti sappiamo che la vita non è fatta solo di rose e fiori, infatti guardate le rose sul loro stelo esse hanno un’infinità di spine , i fiori appassiscono in un batter d’occhio, questo ci dimostra che nella vita ci possono essere giorni soleggianti e giorni nuvolosi.

Le difficoltà si possono trovare in ogni angolo di questo mondo , fortunatamente esso è rotondo, sembra un’enorme giostra, ogni giro di questa completato è una fase e una scelta del nostro vivere.

Io questa giostra la vedo come una torta enorme e rotonda divisa in quattro grandi fette. Nella prima fetta ci porrei la salute unitamente alla fede, nella seconda la tristezza in compagnia della felicità, nella terza ci metterei debolezza e forza d’animo e li farei duellare con la carità . Infine nell’ultima ci esporrei tutto l’amore del mondo, lo colorerei come un arcobaleno in ogni sua sfaccettatura e gli aggiungerei come controparte la speranza in toto.

Ogni fetta rappresenta della torta una scelta di vita molto importante. E’ indispensabile e fondamentale scegliere la strada giusta , lo so è difficile ma non impossibile. Durante il tragitto sorgeranno mille dubbi tra conflitto interno e l’opinione esterna, la nostra vita è connotata da moltitudini possibilità di scelta.

Si ha paura di sbagliare perché si hanno troppe alternative, si cerca sempre la perfezione ma purtroppo non esiste nell’essere umano, non soffochiamo le nostre emozioni cerchiamo di seguire il più possibile il nostro istinto , solo così facendo qualsiasi sia la nostra scelta sarà quella giusta.

Sono tante le persone che hanno il coraggio di scegliere ciò tutti gli altri contestano, del resto i rischi nella vita ci sono sempre . Alcuni scelgono con il cuore, altri sono convinti che le risposte e le scelte siano racchiuse nell’anima, perciò chi ascoltare per poter scegliere?..io seguirei l’istinto e come va ..va..non siete d’accordo?