Paola Venturin - Poesie

ISTANTE

 

C’erano i gelsi e due panchine

tra le carezze di amori senza età

C’era il pudore vicino all’arroganza

con i soffioni nell’aria

C’era il desiderio di essere capiti

chissà per che cosa poi…

C’era l’abbraccio delle amiche

tra l’invidia di specchietti e tacchi verso la sconosciuta che passava

C’erano trascendentali rintocchi

tra folate di magnolie in fiore e ciuffi di verdi petali

E il quadrifoglio che se ne stà lì nascosto

con la Margherita che si erge Signora dei prati

Tutti guardano l’adorato blu

Traboccano stoffe e curve mediterranee

fioccata di distrazioni per tutti i gatti con gli stivali

La Signora in nero non manca nemmeno a Primavera!

E’ un bel periodo

anche se il preciso istante non è mai accettata


 

 VORREI RICEVERE UNA ROSA

 

Vorrei ricevere una Rosa

Una Rosa da Te

L’ho vista sbocciare e con gli occhi bagnaticci

pensai che non era per me

Lo sguardo volto al suo colore

a quel suo essere lì tra cespugli incolti

tra l’aria e il canto che maggio congiunge tra i passanti

E quell’attimo di frescura immobile e pensoso

verso l’ultima stella del mattino ancora là

Vorrei ricevere una Rosa

Una Rosa da te

e poi passeggiare per ripetuti minuti

nell’agio benefico delle tue mani


 

 MIO ETERNO AVVENIRE

 

Vorrei vietare alla luce

di affliggermi la derisione del tempo sul volto

Impedire alle ore ogni affronto

A nessun vento di squarciare l’Avvenire Mio eterno

Non punirmi viandante piega

del tuo più severo ornamento d’intaglio

Fà che la tua Deità

posi stelle di virtù sui capricci opachi dei miei lineamenti

che il tempo

rigido limite non mi risparmia

E più di ogni altra cosa che circonda il mio istante

fà che l’amore

che mi rende ai suoi occhi tanto bella

cortesemente

non scorga

l’argento sui miei capelli

E che soltanto l’odore dei Nostri Baci infiammati

Custodisca

Eterna

la delizia che ci lega


 

 MATTINA

 

La betulla in compagnia di betulle

e i gelsi patriarcali sui sentieri stretti dei prati

La ruota dei colori gira

e la sensazione che tutto è legame

diventa verità del qui e dell’ora

L’albero caduto ancora vibra

C’è un agire pulsionale nell’aria

I gorgheggi delle cicale in tonalità costanti e mai inedite

Il tempo del gioco e dello studio

tra la siccità e nuvole a catenella

Il vagabondo spione fa dell’ombra la sua ombra

E lo sportivo determinato

conta i suoi passi perdendo la saliva

Poi ci sono i cieli…

e i cieli dei cieli in cui i miei pensieri vanno

Mi ricordo di Te

Ricordati di Me


 

 FARFALLE

 

Vita

che sorreggi questo mio stare

che tra pistilli

farfalle e frutti di mare

delizia verso lo straniero

mi fai giungere  inattesa

l’incoscienza desta di un presagio di  difficile sospirar l’attesa

Non dico che deve mutare la tormenta

dico che contro vento non so andare

E se al giorno volto le spalle

c’è un Amore più grande

Conosciuto

che è sempre pronto per me a brillare

Tra Lui e te

c’è l’istante

ed è lì ch’io vivo


 

 FILO D’ERBA

 

Esile bellezza

che tutto sovrasti

china al sole

domini arrendendoti

un soffio a destra

un soffio a sinistra

docile allo stare del dì

Io ti vedo

mentre tutti ti guardano

Su nel cielo le nuvole

Su su le montagne il Sole

Tutto troppo in sù

Una cosa sola Tu Sei Ora qui per me

Ma non so chi sei

Nè chi sono io

Se posata nell’emozione ti allontani

e sfuggi all’esser mio


 

 UN OCCHIATA

 

Giostre di venti lungo la mia via

con inestricabili accumuli di armonie

e lo sguardo su rose senza una stagione

Qualcuno dice che questi sono i giorni dell’acino d’uva

io vedo sorrisi alterati

e di Amore forse solo qualche sospetto

Se capissi l’Attesa

non avrei la discussione che mi angusta con ingrati riflussi

Se capissi il genio dell’andirivieni della notte

e dello spazio che c’è tra il darsi e il sottrarsi

non avrei un fiato che si oppone

sullo scorrere di tutto ciò che si perde

Se capissi questo istinto

di essere Sole

di essere Luna

di essere Natura

in parte cederei a credere a quella magica Luce di stella

che traccia per me il Nome di Qualcuno

Che poi sia illusione o mia follia

credo basti un’occhiata….

e quell’occhiata a legar un impulso così grande

ad una distanza così a portata di mano

Sì perchè Credo che se goderne l’impulso

cala in me una passione così incosciente

Guai a viverne l’Abbraccio


 

 SI DOVREBBE SPOSTARE LA LUNA

 

Una nuvola

Un’arpa

e una sottoveste

ma il solo parlarti è il vero Esserci

Vedo il mare

un campanile

contrasti e affinità

La forma di te

accelera la mia attrattiva di donna…

ho detto tutto anche stasera…

Il cielo in alto

e la terra in basso

esprimo uno stato d’animo

un dettaglio di intimità silenziosa

A lume di candela

si propaga la trasparenza di Te

tra le mura di casa

nicchia dove anche la luna si riflette stasera

Desiderarti

non è particolare inutile

..si dovrebbe spostare la luna


 

 ROSA D’INVERNO

 

Ho guardato per ore e ore la mia Rosa d’inverno

tra i ciuffi di erba secca

l’odore del muschio

e gli orizzonti innevati

la mia Rosa d’inverno volteggiava e di estasi tormentava la mia impotenza

Un estremo silenzio

lo strascico della nebbia

il freddo

e nonostante tutto

pistilli maturi stendevi tra me e te

L’eco dei rumori

il solfeggio degli spostamenti

la certezza del male e del bene

Tutto si ricongiunge

se nel guardarti Mia Rosa di’inverno

indulgente

rinfreschi le mie vulnerabili emozioni

e con il balsamo della tua quiete

trascorri con me il tuo tempo


 

 MAI PIU’ PERDUTA

 

L’iride di Luna incantata

il richiamo di una voce lontana e forse più di una…

Pensare di essere nel cuore di qualcuno

e non avere la forza di dire eccomi!

Una distanza che unisce più della presenza

Poi la lucidità improvvisa

un sospiro

un sobbalzo

e il desiderio di diventare ombra

Mi emoziona la vita

e la libertà di essere irragiungibile

Il tempo si annoda tra le cose

L’attesa di Te

la meta sospirata

che soltanto nel riconoscerla

l’anima mia bizzarra

sarà nella perfezione per cui è stata creata

E poi la pace

che sei Tu l’Amore

da sempre amata

per sempre riconosciuta

mai più perduta