IL TERRORISMO
Dall’aria sospinta e di flagello carca,
cavalca la nube dell’arido fin
la preda struggente
e spegne raggiante il viso dei bimbi
allegro e vociante.
Inumana cappa sosta funesta
e oscure scorie stappa;
il conto gelido paga e china
la Terra: l’ora è della guerra!
Tinge l’alba grave pensiero,
stretta la vita da picco fiero;
brucia per l’insensato rio
il bel terreno dal delirio;
sul pascolo grazioso,
lunetta sul gambo fogliolin d’erbetta,
ruina il pio gregge immoto
pel cibo avaro e non più noto.
Il pianto del dolore
la nube ha imbevuto:
dal suo seno il sipario schiude,
e la pace nella tomba ruota.
La parola mite ormai è vuota.
IL VOLO DELL’ANIMA
Il Cielo ha spiegato le braccia
per il libero volo dell’anima:
l’abbraccio filiale s’empie d’infinito.
Nel viaggio vive, e nel seno di famiglia
sosta materno il levar dell’ali,
come voce che soffia spirto di pace.
IL POPOLO STOLTO
Cadute e ascese di un’onda lontana
proietton scoscese ruine nefaste;
incombon reali né gioie né feste,
ma urla letali ed ore infeste.
Il globo gira, non rincorre la Meta:
la terra sanguigna ha negato il Regno
ha slacciato i legami dei santi dettami.
Ancor dura è la cervice?
Il sole risplende senza calore,
si torcono i petti senza Amore:
se di Caino fu il primo reato,
la Croce perdona tutto il creato!
ECUMENISMO
Tutti per uno, uno per tutti.
Ognuno con il proprio carattere,
ognuno con il proprio orizzonte,
ognuno con la propria diversità.
Sempre insieme nell’unità!
Ognuno cerchi l’armonia per tutti,
ognuno difenda il bene per tutti,
ognuno tracci la vita per tutti.
Sempre insieme nell’unità!
Siamo ancora moschettieri?
L’unità è scissa,
l’unità è sorda,
l’unità è riflessa.
Ancora dottrine, strutture e discipline?
Senza il Cristo è povertà,
senza il Cristo è scisma,
senza il Cristo è morte.
Orsù, leviam la mente al Cristo:
Uno per la Lingua,
Uno per la Pace,
Uno per Tutti.
O Gesù, ti preghiamo:
per l’amore dei popoli,
per l’eternità delle anime,
per l’ebbrezza dell’unità.
Tutti per uno, uno per tutti.
O PACE, FRAGILE ERBETTA
Ancora sangue tinge il petto?
Ancora il pianto per l’affetto?
Il dolore s’ode della gente,
né mai scade quella nera patente.
O Pace, fragile erbetta
nella tormenta umana,
te hann baciato pigri sorrisi,
te hann viziato invitti desii,
te hann velto i ribelli
sedotti da greve guerra.
Tu, tenero pensiero appena nato,
gioiello non ancor dischiuso
al giorno che infuria,
sei piccina e indifesa creatura
tra le mani altrui,
come soffio che profuma
d’un bimbo nascituro.
INNO ALLA GIOIA
Come l’aurora splende e abbaglia il cielo
e colma l’anima d’infinita gioia
per il riverbero dei colori e il pullular
dei moti interiori, così il cuor s’intona
e approda allo sfavillìo che inonda,
e immenso si spande per parlare tra note
d’un giro di suoni mosso da bagliori,
che il cosmo gira e ruota per amore:
oggi è il giorno festoso della letizia,
tutta raccolta dal volo dell’idillio,
che accarezza il volto riflesso dalla spuma,
specchiante di luce per l’aria che sfavilla,
e dal silenzio sboccia il varo del naviglio.
LEVA IL BALLO
Leva il ballo la stanchezza
che s’incontra ad ogni età;
chi di spirito vivrà
avrà lunga giovinezza.
Dov’è estrosa, gioconda follia
move l’estasi, dell’or maestrìa;
stilla una luce per l’ir sì lesto
che vive da gemma sul viso desto;
cresce sagacia in balìa di ronda
e fiorisce salute pel corpo in onda.
Soffia sul sogno il respir della rima
e il veliero riallaccia l’arguta scia:
scandisce l’ora ed ogni fantasia
al rotear del suono, inno alla vita.
Leva il ballo la stanchezza
che s’incontra ad ogni età;
chi di spirito vivrà avrà lunga giovinezza.
LE MIE NOTE
Nella voragine del setticlavio
scavo e del buio mi cingo, mi cibo:
una nota, una per volta,
la fisso, ne riconosco il nome,
ne misuro l’anima, le dò un volto;
poi le sorrido, l’invito
e la costringo ad essere!
Lieve è uscire dal buio
per danzare in compagnia,
lenta, maestosa, greve,
per suonare in compagnia
e correre nell’aëre
e di essa cibarsi e sostanziarsi.
Annidate, salgono una dopo l’altra
per l’erta salita: nel lento fluire
il volto matura e prende corpo
la propria natura.
LEVA IL BALLO
Leva il ballo la stanchezza
che s’incontra ad ogni età;
chi di spirito vivrà
avrà lunga giovinezza.
Dov’è estrosa, gioconda follia
move l’estasi, dell’or maestrìa;
stilla una luce per l’ir sì lesto
che vive da gemma sul viso desto;
cresce sagacia in balìa di ronda
e fiorisce salute pel corpo in onda.
Soffia sul sogno il respir della rima
e il veliero riallaccia l’arguta scia:
scandisce l’ora ed ogni fantasia
al rotear del suono, inno alla vita.
Leva il ballo la stanchezza
che s’incontra ad ogni età;
chi di spirito vivrà
avrà lunga giovinezza.
CARNEVALE
Maschere ormeggiate
su volti gaudenti,
tinti d’ironia al luccicar
dell’umile mistero,
sostano:
assecondano il verso,
il vestito della vita
col battito non restìo
a danzar con brio
nel vezzo d’un’aria
che bacia l’allegria
tra riflessi di luce
e maschere vive.