Rain - Poesie

Via

Casa è laggiù…
Piccola, all’orizzonte.
Davanti l’angoscioso futuro
costrutto di timorosa speranza.
Il treno corre deciso
fuori dal finestrino una pellicola di mondo
corrono quiete campagne, verdi alberi.
Il mondo fuori, che l’occhio vede
ma l’anima non vive in quel mondo
lei vien dal mondo dentro,
tempesta di emozioni.
Il tuono del pensiero d’improvviso romba
porta quel grigio sentore.
Ci vuol coraggio a lasciar giovani casa
abbandonare la lupa…
Ti abbandoni a un quesito tagliente
perché fra tanti
è capitato a te…
D’apprender la caccia per strada.


A te

Uno specchio d’acqua limpida
davanti a me,
mi ci fondo,
immergo il mio viso,
vi vedo l’intera vita mia.
Vedo i più bei ricordi,
vedo i più grandi dolori,
vedo sempre la verità.
Unico posto in cui appare veramente
chi sono.
Guardo meglio…
Quello specchio d’acqua con note di caffè
assomiglia sempre più
agli occhi tuoi.


Conversazione con la vita

Non sono bravo a lasciare.
Tu, sadica, lo sai questo
e qui riesci a tormentarmi.
Ho lasciato la mia prima casa
quando neanche sapevo parlare.
Ho lasciato mio nonno
quando ancora non conoscevo la tua nera sorella.
Ho lasciato il mio eroe
quando ancora non sapevo piangere
e insieme a lui ho lasciato anche me.
Ho lasciato casa
quando ancora non sapevo volare.

Ho lasciato i miei fratelli,
si, mi hai strappato anche loro.
Ho lasciato lei su una spiaggia
e ho capito che amare è soffrire
e con lei abbandonavo un altro brandello di cuore.
Cos’altro vuoi da me?
Puoi continuare a colpirmi,
non mollo.
I tuoi figli vivono le loro stupide esistenze
s’accontentano del loro miraggio
ingenui, credono di avere il controllo.
Io non m’arrendo,
non mi rassegno,
e prima che prenderai anche il mio ultimo respiro
ti farò vedere
quanto vale un uomo.


Favola

Non credo nelle favole.
Un tempo, forse, ne consideravo l’esistenza,
vedevo nel mondo molte più farfalle.
Poi, come ogni buon tiranno,
la vita mi ha ricordato
che gestisce lei le mie stelle.
Molti colori sono andati,
volate via le farfalle,
il mio scrigno dell’amore
si è racchiuso sotto una sfumatura di ghiaccio.
Eppure son caduto in fretta sotto l’arco di cupido
per mano di un’altra dea,
mortale come me,
quella dea per me sei te.
Scivola la pioggia sul tuo viso delicato.
La tua pelle velluto,
i tuoi occhi belli come il mare
trasmettono la stessa paura d’affogare.
I tuoi ricci scuri
come il mio cuore.
Le tue cicatrici son dettagli
come nelle più belle opere d’arte.
In te mi perdo
come un veliero tra la nebbia
senza capitano.
Ma tu non sei mia,
tu non sei di nessuno.
Ne di chi ti insegue come un faro
ne di chi ti promette il paradiso su carta.
Sii libera come il tempo
che solo i pazzi non desiderano
ma nessuno può possedere.
Ma, come ogni magnifica cosa
tutto questo scivolerà tra le dita.

Come ghiaccio si scioglierà
e riprenderà il suo corso
in quel fiume freddo che chiamiamo vita.
Forse l’amore è solo un attimo.
Forse è questo il vero amore.
Un soffio…


Il mestiere del poeta

Il poeta,
il mestiere del vivere.
Riempire il cuore
fino a farlo esplodere
su carta, attraverso una matita.
Un canto
per ogni donna amata.
Una poesia
per ogni pugnalata.
Il poeta,
uomo dal grande coraggio,
parla una lingua
sconosciuta a tanti.
La lingua delle emozioni,
dei pianti,
delle gioie,
la lingua delle lacrime e dei sorrisi.
Vive nella serena consapevolezza
che potranno togliergli tutto
ma mai
le sue lacrime e i suoi sorrisi.


La lotta più dura

Partii una mattina.
Come un’ombra scivolai
fuori dal mio rifugio.
Andai lontano
dove il sole è forte
ma la terra è fredda.
Soffrivo…
Cambiai.
Procedetti nella sua insulare sorella.
Conobbi la solitudine.
Soffrivo…
Ribaltai lo stivale.
Su di un treno penetrai la nebbia
e fu in un mattino di pioggia
che arrivai alla dotta.
La solitudine era finita.
Paura e sacrificio presero il suo posto.
Ne il gentil sesso
ne l’amaro denaro
alleviarono il cuore mio.
Soffrivo…

Sognavo il cambiamento.
Ogni metro da casa odorava di vaga salvezza.
Sarei potuto andare ovunque,
attraversare l’oceano,
valicare i monti,
scavalcare galassie,
superare stelle.
Nessun posto il cuor mio avrebbe salvato.
Il più grande nemico si sconfigge dentro,
io lo portavo con me,
scappavo da me stesso.
Ora conosco il mio nemico…
Ora combatto…
Ora non soffro più…


La scelta della goccia ribelle

Piccola goccia di pioggia,
sospesa tra il cielo e le terra
appesa a quella foglia terrena.
La forza della terra tira
verso l’ignoto.
La paura, forza opposta, conservatrice
non vuole abbandonare
quel piccolo mondo sicuro
eppure così stretto.
Il dubbio l’assale…
Il respiro degli alberi
scuote la verde sovrana,
la piccola lacrima abbandona la tana.
Guerriera ribelle
incontro alla sua fine va.
La goccia combatte…
Ma la goccia rimane goccia
il vento rimane vento.


Polvere

Viviamo ignorando la morte,
evitiamo questa vecchia appestata
illusi, crediamo che nulla può chiederci.
Vive furtiva,
si nasconde all’uomo
fino al giorno che gli irrompe dentro,
parassita dell’anima nostra.
Ci sorride al mattino.
Ci segue di giorno.
Si corica con noi la notte.
Nero serpente il cui veleno
ci insegna a vivere.


Rovi

Non tutte le rondini
intrappolate tra i rovi
gridano aiuto.
Alcune, nobili esseri,
dilaniate dalle spine,
con le ali sporche di sangue
restano in silenzio.
Pochi sanno sentire
le grida d’aiuto
di chi non fiata.


Utopia

Un giorno partirò,
spiegherò le ali e volerò,
sfreccerò tra stelle e pianeti.
Arriverò lì,
in quell’ingenuo angolo di cielo
dove mi son convinto tu sia.
Non avrò paura del viaggio.
Non avrò paura dell’altezza.
Verrò lì
a vedere la farfalla più bella.
Sei stato il periodo più lieto,
le braccia più forti,
il cuore più puro.
Insieme voleremo via.
Via…
Via…
Ma aprirò gli occhi
e sarò ancora qui.
Un’utopia.
Solo un altro stupido sogno.