Roberta Masotti - Racconti

“ L’esperienza di una profonda amicizia fra Italia e Africa”

Personaggi principali:
Mandey di origine senegalese
Pamy di origine italiana.

Questo racconto, proviene da una storia reale e lo dedico, sia ai lettori ed al reale personaggio,compreso tutta la sua famiglia del Senegal.
Mandey era un bellissimo ragazzo di 29 anni, statura alta, longilineo,carnagione scura,luminosa, liscia come il velluto e gli occhi molto profondi di un nero intenso.
Era un ragazzo di animo sensibile, educato e gentile con tutti, con tanta volontà nell’imparare.
La sua famiglia lo aveva incoraggiato moltissimo per avviare questa sua nuova avventura, donandogli tutto il necessario per sopravvivere nei primi mesi che sarebbe approdato nella nuova Nazione.Il suo viaggio era un po’ come il viaggio nuovo di tutti i componenti della sua famiglia, che fiduciosi del suo modo di agire e di comportarsi, li faceva sentire orgogliosi di questa scelta di vita.
Era arrivato in Italia sette anni fa dal Senegal, portando con se, tutto il suo amore per la sua Terra nativa e tutte le sue ottime speranze di riuscire a costruirsi una nuova esistenza in una Nazione a lui sconosciuta.
Qui in Italia, lo attendevano i suoi due fratelli, uno dei quali era il maggiore, responsabile sia per se stesso che per i fratelli che già ospitava e che come Mandey stava sopraggiungendo.
Anche i fratelli che già da anni erano in Italia e che pure loro si erano sistemati bene ed avevano le loro vite condividendo assieme una sola casa e formando in Italia una loro famiglia,furono molto contenti di ospitarlo e di aiutarlo nei primi mesi ad ambientarsi in Italia,sentivano in cuor loro che pian piano avrebbero potuto ospitare tutti i membri della loro famiglia che era rimasta nel Senegal e come già i primi due fratelli già facevano, pure Mandey avrebbe potuto aiutare economicamente e con invio di roba utile, i familiari suoi nel Senegal. La loro madre nel Senegal aveva una fattoria di pecore e si occupava di agricoltura, in una Terra molto arida e con attrezzi rudimentali faticosamente riusciva a sfamare tutti i figli rimasti, così accettava l’aiuto che i figli più grandi gli inviavano semestralmente.
Mandey era pieno di buone prospettive e speranze , ed appena ricevette il permesso di soggiorno qui in Italia, si mise subito alla ricerca di un buon lavoro stabile.
Nei primi mesi si recò a lavorare presso una grande azienda agricola nella città dei suoi due fratelli, poi successivamente venne assunto presso un altra azienda che si occupava di igienizzazione di telerie per hotel e ristoranti, in una città poco lontana dall’abitazione dei fratelli.
Il padrone di tale azienda, vedendolo molto impegnato nel lavoro che gli attribuiva giorno per giorno e che non si lamentava mai di niente, gli affidò una piccola casa vicino alla azienda dove potè iniziare ad abitare e sentirsi indipendente.
Non si lamentava mai delle tante ore lavorate ogni giorno e né rifiutava ulteriori mansioni settimanali, pur di riuscire a guadagnarsi stima e fiducia di tutti.
L’affitto lo pagava collaborando per il padrone del suo lavoro ad un suo agriturismo nei lavori del prato e sistemazione piante in generale.
Con i suoi primi risparmi poté comprarsi un computer che gli permetteva di mantenersi in contatto con la sua famiglia nel Senegal e di sentirsi parte di un intero Mondo, di imparare a scrivere, leggere e parlare bene l’italiano, anche se la sua lingua originaria era il Francese.
L’uso del computer rappresentava il suo primo traguardo di miglioramento del suo stato di vita e civilizzazione e udire via messaggio video sua mamma e le sue sorelle cosi’ lontane, lo faceva sentire così vicino a tutti loro ed affrontava in miglior modo, le nuove giornate che lo attendevano ad ogni nuovo mattino.
Le loro ottime abitudini di unione familiare rendevano il suo soggiorno italiano, una importante opportunità di vita e di miglioramento, anche per i suoi familiari, di cui Mandey si occupava, inviando loro molte cose utili ogni fine del suo permesso di soggiorno.

Questo suo comportamento positivo in un Paese dove lui era come un ospite, era anche di ottimo esempio per tutti coloro che in ogni stagione approdavano verso il nostro continente.
La sua vita, era semplice, senza spreco e senza quelle sostanze nocive alla sua salute, come fumare o bere alcolici, ma fatto di umanità ed interesse costante verso la sua famiglia, cosi’ lontana ma che attraverso il suo computer, lui poteva sentire ogni giorno e percepirli cosi’ vicini e poter loro raccontare come gli andava la sua vita in Italia.
In estate Mandey ospitava a casa sua qualche suo amico e questo lo rendeva ancora una volta un ottimo ragazzo ed un ottimo esempio di vita, aiutare coetanei.

Poi un giorno, verso la fine di Settembre 2014, usando il suo computer come di sua abitudine,si imbatté in una conoscenza di una donna italiana.
Forse all’inizio quella nuova amicizia fu per lui uguale a tante che aveva già provato, ma dopo pochi minuti invece inizio’ a capire e vedere che quella donna non era uguale a nessuna di quelle che fino a quel momento aveva potuto conoscere.
Quella donna si chiamava Pamy,quel nome inventato da lei stessa rispecchiava di lei il suo animo, genuino, sensibile, altruistico e follemente amante di tutta la natura ed i popoli dell’universo.
Mandey senti’ improvvisamente dentro di se stesso, che quella presenza cosi’ unica nel suo genere , era per lui quella “forza interiore” che da tempo senza saperlo, tutta la sua persona attendeva.
Quella sua nuova amica, dal cuore immensamente grande, gli fece comprendere che l’animo di Pamy era davvero unico.
Lei subito si prodigò nel preparare, una bella raccolta di indumenti utili e nuovi che lei stessa aveva messo da parte dei suoi figli ormai diventati grandi, si era subito prodigata a procurare per quel suo nuovo amico color cioccolato, una bella felpa per far si che nelle giornate fredde e gelide dell’inverno che stava arrivando, quel suo amico e fratello come lei sentiva, non si ritrovasse soltanto con le poche magliettine sottili che si era portato dal suo viaggio iniziale, e quella felpa rappresentava protezione oltre che riparo.
Pamy, divenne man mano per Mandey un punto di riferimento profondo, un sentimento importante fra l’esser amica, sorella, mamma di un ragazzo che con il suo color cioccolato non percepiva differente, lei da uno dei figli suoi e che anzi, volle che per Mandey, la sua casa, la loro compagnia, il loro focolare potessero diventare, la casa per Mandey. Poteva andarla a trovare quando avrebbe avuto desiderio.

Pamy nonostante fosse stata cresciuta con il non doversi mai avvicinare ad un colore di pelle differente alla sua, stava invece capendo li da sola e libera di poter scegliere, cosa era piu’ giusto pensare, che quel color cioccolato non era affatto quel pericolo e ne tanto meno quell’esser differente, ma doveva esser guardato non solo con gli occhi, ma con tutto il cuore e solo allora potevi capire veramente che era uguale a lei ed a tutti.

La felicità di Pamy inizio’ proprio appena capi’ questa cosa appena detta.
Subito si senti’ il cuore suo libero, da quell’insegnamento sbagliato ricevuto da ragazza.
Pamy sin da subito percepì nella sensibilità di Mandey, la possibilità di esternare i suoi timori infondati o le sue insicurezze, verso quella sua nuova conoscenza e chiese a Mandey se le raccontava delle sue origini e la storia della sua amata Terra.
Mandey fu molto felice di poter iniziare la sua amicizia in un modo così aperto e sincero
ed amava tantissimo raccontare e parlare della sua Terra di origine, utilizzando anche foto immagini da internet attraverso il computer di Pamy, via via lei scopriva tramite il suo amico cosi’ sincero e disponibile, quella bellezza vera dell’Africa, con tutte le sue vicessitudini belle e brutte, con tutte quelle reali difficoltà che difficilmente vengono riportate per intero dai mass media o dalle tv.
Pamy si sentiva sempre di più onorata di poterlo conoscere e via via intuì che era nel suo destino
che questo incontro apparentemente fatto di coincidenza, stava invece diventando come un altro pezzo del puzzle delle già tante particolarità che nella vita di Pamy nel corso di questi ultimi dieci anni le erano capitate.
Tutto questo rafforzò in lei stessa il voler ulteriormente imparare cosa realmente volesse dire
essere come era Mandey.
Le venne nel cuore appunto il desiderio profondo di riuscire a conoscere il popolo e la Terra di Mandey, calandosi lei stessa pian piano dentro quella conoscenza, ascoltando ogni suo racconto,
potendo cosi’, quando era da sola nel suo studio, lei poteva riesaminare nella sua mente tutte quelle verità e poterle poi, comunicare nel mondo, il desiderio di Pamy era un raggiungimento di un Mondo migliore un Mondo pieno di verità e non di mezze frasi un po’ nascoste.
La loro amicizia divenne una serie di incontri di cultura, di confronti delle loro menti, delle loro vite,capendo che entrambi condividevano alcuni punti in comune nonostante appartenessero a nazioni cosi’ distanti.
Piu’ Mandey le raccontava della sua Terra e più lei se ne sentiva parte, come se pure lei provenisse dalla sua città, anche se la sua pelle era invece di un colore tremendamente chiaro.
Mandey illustrò con sagge parole come veniva svolta la vita nella sua città nativa.
Il suolo nel Senegal e’ abbastanza arido, piove molto poco per cui la vegetazione in alcune zone del Senegal arriva ad assomigliare molto più, ad un deserto che ad una verdeggiante pianura, ed era proprio li, in quelle zone così aride, che lui proveniva.
Tutta la sua famiglia viveva li.
La loro vita era molto diversa da quella che noi siamo abituati a svolgere in Italia.
Li’ ,erano assenti ogni forma di civilizzazione ed industrializzazione, per alcuni versi tutta quella loro povertà era però maggiormente “sana” rispetto a cio’ che abbiamo noi in Italia.
Non avevano certo lo smog, dovuto alle troppe industrie, dai rifiuti nocivi, avevano solo quel poco che quella natura cosi arida poteva offrire loro; una vita sana equilibrata da alimenti sani e non geneticamente modificati o alterati chimicamente.
Coltivavano i loro pezzi di terreno, usando le mucche e i loro corpi consumati dalle tante fatiche per tirare un aratro costruito in legno pesante, legato con corda intrecciata di palma.
Quel suo popolo aveva la sapienza assoluta, di ogni forma vivente che poggiava sul suolo, ogni radice aveva la sua funzione sia alimentare che curativa e questo era molto bello.
Vivere li, sui quei suoli era come tornare a vivere per gente come noi nel medioevo o anche piu’ indietro, come periodo storico.
Vivevano anche di scambi, fra le varie famiglie, impegnati a costruire bellissimi manufatti con le foglie di palma, ceste di vario colore usando i colori naturali delle loro piante.
La pietanza primaria era il pesce, il riso e qualche verdura che nasceva sui loro terreni nei soli tre mesi quando pioveva.
I loro indumenti di vestiario erano pressoché medio-estivo in quanto le temperature oscillavano sempre per tutto l’arco dell’anno sopra i 30 gradi. Non avevano necessità di abbigliamento troppo invernale. L’istruzione da poter dare hai loro figli era costituita da una scuola vicino alla città piu’ grande e riceveva ogni anno non piu’ di duecento ragazzi e logicamente l’unica lingua da imparare e parlare era il francese.
Come divertimenti per i ragazzi, i passatempi erano più che altro nell’aiutare i propri genitori nel lavoro quotidiano. I figli maschi più grandi venivano anche mandati a pascolare le mucche che ogni famiglia possedeva per il proprio fabbisogno, oppure aiutavano i padri nel lavorare i terreni; le figlie femmine invece erano dedite ad aiutare la madre sia nei compiti domestici, sia nelle pietanze da cucinare, nella raccolta dei prodotti che coltivavano e nell’arte dei cesti colorati.
Le loro abitazioni erano costruite in terra di argilla e sabbia con tetti di paglia di palma.
Nessun lusso ma tutto li, era averci il necessario per vivere e questo era anche un principio molto sano ed una forma adatta a tramandare nell’educazione dei figli.
Mandey raccontò a Pamy, come veniva considerata la donna nel Senegal in generale, che era ben diverso dalla parità dei diritti che abbiamo in Italia.
La donna era al servizio del proprio uomo, dipendeva da lui, riceveva da lui gli ordini non poteva averci una sua autonomia decisionale, questo era dettato dal loro credo musulmano.
La donna non poteva girare per le moschee senza il velo sulla testa o senza l’abito lungo, ne poteva
comprare o vendere qualcosa senza prima essersi consultata con suo marito, era lui che decideva tutto.
Sentirsi raccontare la storia reale delle altre civiltà direttamente da chi ci era nato, era bellissimo. Udendo quel racconto pareva di visionarselo nella mente, come fosse un film.
Mandey era molto riservato in fatto sentimentale, ma man mano che si offriva volontario a tali racconti, più sentiva che il modo di essere di Pamy era davvero indispensabile per la sua vita e per il non sentirsi completamente solo.
Parrà strano ma fra loro non ci fu mai un voler arrivare a condividere uno sfioramento dei loro corpi
e questo perché capirono entrambi che la bellezza era quella loro amicizia,molto più importante,che renderla ridimensionata ad un elemento che poi non poteva esser neppure portato avanti.
Il loro compito con la loro amicizia andava al di là dei corpi…e Pamy sapeva con certezza che cosi’ facendo poi Mandey ogni volta che sarebbe poi rimpatriato nella sua Terra, avrebbe portato con sé quella sua forza ricevuta dalla loro amicizia ed avrebbe potuto ricondividerla con tutta la sua gente.
La conoscenza di Mandey aveva anche riportato in Pamy il desiderio di riavvicinarsi alla lingua parlata da Mandey: il francese, che Pamy aveva studiato quando da ragazza e si era diplomata, ma che dopo tanti anni di non praticato, si era dimenticata la versione del parlato ma poteva capirlo solo quando lui gli scriveva dal suo computer di casa sua.
La prima volta che Pamy invitò, presso casa sua questo suo nuovo amico, aveva organizzato in suo onore una cena, invitando anche altre sue amiche ed amici e cosi’ assieme anche a tutta la sua famiglia, poterono assaporare i piatti che Pamy aveva cucinato e che per Mandey erano sapori nuovi. Assaporare i suoi piatti, lo considerava un modo per comunicare con nuovi popoli e poter conoscerne le loro preferenze e usanze.
La semplicità di Pamy era cosi’ elevata che vedere Mandey contento per quello che lei gli poteva offrire, aveva più valore di tutto quello che il mondo del superfluo avrebbe potuto farle credere.
Fin da subito Pamy insegno’ anche a suo figlio minore Andrea, di imparare a condividere i suoi giochi, i suoi libri e tutto il suo modo, con Mandey e questo perche’ considerava importante dare ai suoi figli li presenti, un’ educazione migliore di quella che aveva ricevuto lei stessa. Andrea infatti, da se’ insegno’ a Mandey un semplice gioco da farsi con le mani aperte ed appoggiate sul tavolo un gioco semplice ma divertente che poi Mandey avrebbe potuto insegnare ai bambini della sua città nel Senegal, un piccolo gioco di dono, da questa famiglia italiana dal cuore sincero.
Mandey si sentiva felice li in quella casa, dentro quella famiglia e confidò a Pamy che mai in tutti gli anni che già era in Italia, lui si era mai recato presso l’abitazione di qualcuno.
Ma li si sentiva come a casa sua, come fosse da sua mamma.
La loro amicizia stava diventando una profonda fratellanza, come una mela che come per magia si ritrova un giorno la sua metà in forma di uomo…cosi’ percepi’ in se stessa Pamy.
Ecco perché erano dovuti passare cosi’ tanti anni, prima di trovare quella metà che tutti abbiamo. A lei non mancava una metà sentimentale, ma qualcosa di molto più importante, come fosse quasi un elevazione del cielo, un essere umano, capace di aiutarla nel suo messaggio con il Mondo intero.
Pamy venne colpita anche dalla preparazione culturale di Mandey che sapientemente ogni volta che
avevano i loro incontri di scambio culturale, le faceva comprendere fatti già accaduti ma che purtroppo in parte, lei aveva potuto riceverne conoscenza in modo un po’ diversa dal come invece arrivò a conoscerei veri fatti, li capi’ come la caccia all’accaparramento delle ricchezze proprie di quella nazione da cui lui stesso proveniva, erano diventate guerre interminabili, come mai tanti governi sparsi nel Mondo,invece di arrivare ad una Pace per i popoli, di proteggere tutta l’umanità, non rispettavano tutti quei popoli, lasciandoli liberi di decidere al meglio per la loro esistenza, ma di come tentare di impoverirli sempre di più e di ritenerli incapaci ,forse di autogestirsi al meglio, le loro risorse.
In questo mio racconto non c’è una critica ma solo un mio pensiero, frutto ora di una vera presa di coscienza di tanti fatti accaduti, una libertà di espressione , quella libertà che tutti nel secolo che viviamo avremmo dovuto avere.
Il mio racconto e’ una sintesi di cosa sia stata questa mia esperienza di conoscenza, con un senegalese che non va generalizzato con tutti quelli che provengono dall’Africa e che vengono spesso usati da varie organizzazioni criminali, e non vengono invece conosciuti come io ho avuto l’onore di fare, poterne capire le loro qualità interiori, capire che sono esseri umani e non strumenti.
Capire che hanno una volontà nell’imparare e nel lavorare e che mi spiace dirlo ma a volte tanti italiani non hanno, ma si lamentano soltanto e non combattono come combattono loro per migliorare la loro città, non con la guerra, ma con il darsi da fare in altre Nazioni come loro fanno per costruirsi, il loro paese con parte dei loro risparmi.
Io sono italiana si, ma mi sono sempre data da fare, non ho mai aspettato che altri costruissero il mio cammino e ne tanto meno mi aiutassero nei momenti difficili per vivere ed ho saputo fare come Mandey, dar valore ad averci il necessario e non buttare denaro nel superfluo, ho saputo sempre mantenere, come fa anche lui e come ho saputo che fa tutta la sua gente e mi auguro tanti altri popoli facciano in tutto il Mondo, mantenere appunto il mio punto di vista e non far finta di non vedere quel prossimo, che come me, ha diritto di sopravvivere.
Le differenze a volte sostanziali che Pamy aveva ora modo di capire tra il suo popolo e quello di lei stessa, era notevole, tutto era completamente diverso, ma non per questo, il Mondo in cui lei stessa viveva ,era da considerarsi migliore del suo.
Per esempio poteva capire che qui, dove lei era nata e viveva, era mai esistita quella fratellanza?
Si erano mai viste famiglie che senza conoscersi di persona si potevano aiutare, senza poi riaspettarsi niente in cambio?
Neppure la nostra religione, era realmente riuscita a trasmettercelo nel cuore di tutti, ma questo erano elementi fondamentali ,che invece accompagnavano il modo di quei popoli cosi’ lontani ma cosi’ più umani del nostro.
Nel Mondo di Pamy, c’erano più differenze sociali, che mai uno avrebbe immaginato, ed era anche questa disuguaglianza, che aveva portato il suo paese ,in un incamminamento sicuro di crisi, una crisi costruita e non arrivata senza motivo alcuno.
Pamy raccontava a Mandey, che già lei stessa da anni, aveva modificato il suo tenore di vita e data la precedenza alle necessità primarie, dei membri della sua famiglia che erano piu’ giovani e che lei stessa si poteva nutrire massimo due volte al giorno ma con una sola pietanza e nonostante questo forte cambiamento di vita, lei si sentiva felice, perche’ in Italia da anni ormai sapeva che c’erano intere famiglie che non avevano neppure quello. Mandey poté intuire che pure qui in Italia, quella crisi economica che stava dilagando come un fiume in piena, aveva portato un ugualgianza fra questi due Popoli, meno cibo per tutti, dovuto alle meno possibilità di lavorare per conto terzi e ricavarne un salario soddisfacente.

Parlando di vari argomenti, per trascorrere i pomeriggi nei quali Mandey, l’andava a trovare, affrontarono l’argomento di cosa fosse la paura. La paura non esiste, la paura e’ solo un mezzo catastrofico usato da chi dell’umanità intera non ritiene il suo vero valore. La paura e’ pure il non saper come atteggiarsi o come comportarsi o il non saper se ne fossiamo all’altezza, ossia insicurezza profonda dell’essere umano in generale, ingabbiato dalle troppe falsità racchiuse nelle nostre menti, al posto di poter esser realmente liberi di decidere, di esprimersi, di condividere, tutto ciò che realmente siamo e sappiamo di essere.

Confrontarsi con interminabili dialoghi con Mandey, era acculturarsi direttamente di emozioni reali, genuine, senza limiti di parole fresche.
Era poesia, una poesia intrinseca di fatti reali, a volte crudeli, ma che comunque rendevano la loro società, una socuietà maggiormente unita, come una gigantesca famiglia.
Mandey esternò poco dopo questo confronto culturale, il fatto di sua mamma, che dal Senegal nelle sere che lui poteva vederla e raccontarle il vissuto in Italia, attraverso skype dal suo computer, tutta la sua famiglia del Senegal aveva percepito di Pamy, realmente quel sorgere di speranza e di profondità del suo animo genuino e ne era così contenta che ogni volta che risentivano Mandey, gli veniva spontaneo chiedergli se aveva rivisto Pamy e di non abbandonarla mai, perche’ era davvero raro trovare una persona come Pamy.
Questo loro pensiero rafforzava nel cuore di Pamy, una felicità inspiegabile, lei che fin da piccolina aveva il desiderio di davvero trovare un modo per unire vari popoli, con la sua semplicità di modo d’ essere.
Arrivò poi il momento della ripartenza per Mandey verso il Senegal. Ogni anno per due mesi all’anno, Mandey ritornava nella sua Terra per aiutare sua madre nel duro lavoro di mantenimento della loro azienda, fatta da numerose pecore e terreni aridissimi, difficili da arare per una donna già un po’ anziana.
Pamy si ingegnò subito a costruire con le sue mani e la sua fantasia, dei doni da portare nel Senegal,
doni che avrebbero rallegrato e mai dimenticato quel suo ritorno.
Per sua mamma, Pamy confezionò un paio di orecchini, per sua sorella invece un bracciale in argento e con piccole conchiglie incise una dedica e per i suoi tanti nipotini, vari giochi rimasti nuovi dei suoi tre figli e tanti abitini. Avesse potuto, Pamy gli avrebbe inviato un aereo zeppo di robe, ma lo spazio disponibile in quei viaggi così lunghi, non era troppo e dovette pertanto inviargli solo quelli.

Mandey salutò Pamy e con le lacrime dentro i suoi occhi di un bianco latte e nero intenso, ritornò
alla sua casa, da dove l’indomani poi sarebbe partito.

Pamy aveva comperato un nuovo quaderno, dove poi al suo ritorno, nuovamente avrebbe atteso i suoi nuovi racconti.