Sirio Pradella

Poesie


Famiglia

Carezza fresca d’estate è la famiglia
Una foglia bruna che d’autunno allieta occhi e mente è
Sicura rugiada vitale primaverile rimane
È focolare invernale quando serve allietare
Chi parte e chi torna importa assai poco
Fintanto che il collegamento tra tutti sta nel cuore

 


 

Speranza

Io sono strano
Io spero
In un mondo migliore io spero
In una evoluzione intelligente io spero
Ma poi io vedo
Delusione di mente e di cuore io vedo
Prese in giro per una ragione fittizia io vedo
Però di fiducia
A chi mi tratta male io do fiducia
A chi finge di amarmi per mero interesse io do fiducia
Io sono strano
Ma non mi spreco per sempre
Io penso

 


 

L’asteroide Tom

Quanta calma nello spazio pensa spesso l’asteroide Tom, viaggiando solitario nello spazio.
Troverò altri miei simili? Magari per interagire, giocare a scontrarsi o semplicemente per orbitare non più solo, per rompere la monotonia… pensava Tom l’asteroide finché non vide un suo simile orbitare.
Ciao amico disse Tom felice di aver trovato un suo simile
Che vuoi, schifo irregolare? Fece una luna , al che il povero asteroide solitario, si arrabbiò e decise di andargli addosso
Ti faccio io irregolare, ma guarda te sto qua e rimbalzò su di lui lasciandogli un gran cratere così almeno la prossima volta impari ad essere un ciottolo migliore.
Poi l’asteroide Tom trovò tanti suoi simili in una fascia ma poi qualcuno lo cacciò perché era venuto da fuori la loro zona ed era straniero… Non ti vogliamo, crei solo disagio, e magari vuoi solo scontrarti con noi e farci stare scomodi e così anche lì non venne accolto; poi però finì in un gruppo di asteroidi che al suo avvicinarsi gli fecero: Ehi, ciao ma te viaggi sempre da solo? E Tom rispose di sì
Allora o ita con noi, prima anche noi viaggiavamo da soli ma ora orbitiamo insieme e inganniamo il tempo.
E fu così che un povero asteroide solo e malvoluto trovò chi senza pregiudizi lo accettasse così com’era

 


 

Il grande maestro

Grande maestro è il tempo
Grande energia scaturisce da lui
Grande percezione si fa sentire quando il maestro invoca
E il maestro chiama
Sussurra al cuore
E nasce in altra maestra
Colei che sa rapire cuore e mente
E forse apprenderai il valore della purezza

 


 

Vite

La vita è una vite
Si stringe nel suo bullone perfetto
Negli altri non sta
Da sola non basta ma vuole i suoi dadi e rondelle
Che rappresentano onori e oneri
Passioni e doveri
Responsabilità e diritti
È tutto ciò che Esistenza ha da offrire

 


 

Rimbomba

Tanto rimbomba la vita nel mio spirito
Il mare del tutto attraversa il paradosso dell’essenza
E forse una permane
Ed è chi viaggia nella mia immaginazione
Vero?

 


 

Camera

La tua camera apri
Alla gente che non pretende la chiave
E tutto sarà in ordine all’istante
Perché il cuore sa qual è la sua strada

 


 

O tu!

Sei qui
In uno stagno placido
A bagnare la tua curiosità di increspare quel manto perfetto
E vedere cosa brilla delle prime luci dei più begli astri
Anche se il mio uno solo permane

 


 

3

Tre volte penso
Tre volte immagino
Tre volte vado
1volta sola esisterò

 


 

Galassia

Tu sei una galassia
Di mistero, percezioni e sensazioni
Che voglio approfondire
Perché non hai tabù con me
Perché sei vera
E la tua testa ti rende a metà tra
L’abbagliante scintillio dello spazio tempo
E l’ineluttabile attrazione che porti come fosse gravità

 


 

Esistenza

Vorrei invitarti nel mio mondo
Dove il mio occhio è una galassia isolata
Che ammira un ammasso di galassie tracciare la costellazione che dà origine alla cornice dell’esistenza
E quel disegno è il tuo abbraccio
E al centro
Il tuo Cuore
In cui l’esistenza ha veramente senso

 


 

Cuore

O cuore mio caro vital fratello
Che mi vivi e vivere mi fai
Perdona se ti uso un po’ troppo
Se a gente indegna ti ho dedicato
Se il tuo tempo ho sprecato
Se oramai sono troppo
Ma ti dico oramai
Che a me in mondo non è bello
E ti chiedo un’ultima volta
Perdonami
Perché oramai sento di dover esser Romeo
Anche senza Giulietta
Spero che ciò sia un nostro nuovo inizio
Chissà…
?

 


 

La sfortuna di Calipso

[Ora abbiamo una storia che tratta della ninfa Calipso, ritrovabile nell’odissea di Omero, buona lettura]

Era notte dell’isola di Ogigia e l’atmosfera era calma; però, tra animali tranquilli e vento calmo c’era una creatura triste e addirittura irrequieta; si può dire stesse per piangere. Era la povera Calipso, ninfa esiliata su quell’isola solitaria e circondata di vita variegata ma non umana, solo qualche schiava con cui filare.
_Ahimè, cosa mi tocca patire_ singhiozzava_ solo per aver sostenuto mio padre Atlante, sniff. Che colpa ne ho se volli bene a chi mi ha data alla luce? Non ne posso più di aspettare millenni che gli dèi possano perdonarmi… non che mi manchi tanto in questo giardino fantastico, però non riesco a trovare del positivo in questa vita, che possa compensare la mia impossibilità di trovare l’amore. Ah maledette Moire che mi mandano gli uomini perfetti che purtroppo non possono restare. Vorrei che tutto finisse ma sono secoli che non riesco a togliermi la vita, posso al massimo intrattenere qualche eroe per qualche giorno e poi la solita monotonia. Che posso fare?_
Era questa la maledizione della povera Calipso, essere imprigionata sull’isola di Ogigia per l’eternità, accompagnata da poche ancelle con cui poteva intrattenersi e filare; ma maledetta in modo che sull’isola ogni tanto approdi un uomo valoroso e affascinante di cui lei non possa far altro che innamorarsi e al quale offrirà l’eterna giovinezza da condividere con lei, invano, dato l’urgente bisogno dell’uomo di partire.
_Perché non potrà mai apparire qualcuno che possa stare con me, destino maledetto, io sono stanca, vorrei morire ma non posso, posso solo stare con qualcuno il tempo massimo per innamorarmi e soffrire.
Ma ecco che arriva un’imbarcazione
_Salve, ospite, sono Odisseo, figlio di Laerte, sono appena scampato alle belve Scilla e Cariddi, necessito di un riparo_.