Stefano Conti - Poesie

CANTO NOTTURNO DI UNO SCOUT SOTTO LE STELLE

 

Taci.

Respira la vita.

Abbraccia il mondo.

Ama,

saltella a piedi nudi sulla sabbia

e sentiti libero.

Desidera

di essere amico di mille persone

e di avere i tuoi attimi di solitudine.

Lascia

che il vento ti porti lontano

dove mai avresti di poter arrivare.

Senti

il peso dello zaino sulle spalle

ti sentirai spinto verso il basso.

Rialza fiero il capo.

Cammina

fino allo sfinimento, inseguendo la tua strada.

Credi

che tutto possa avere un senso.

Se sembra non averlo, cercalo.

Pensa al passato.

Rincorri il presente.

Spera nel futuro.

Guarda le stelle.

Ora chiudi gli occhi,

fatti travolgere dalla luce fin nel profondo.

Sei vivo,

e nessuno potrà mai dirti il contrario,

quando ti senti morto dentro

e allora che sentirai la forza della tua esistenza.

Respira la vita.



LA FINE

 

Arriverà la fine,

ma non sarà la fine,

solo un altro inizio.

E qua,

sotto lo stesso cielo

si ama, si odia.

Qui

le notte insonni,

sdraiati fianco a fianco a scriverci sul cuore.

Il vibrare delle corde della chitarra,

il vento,

il mormorare dei grilli,

i passi compiuti.

E tra un paio d’anni,

una sera, guardando il cielo,

ricorderemo tutto questo

e sorrideremo al vento

cercando il motivo che ci spinge

ad andare avanti

a fare un altro passo, anche piccolino

incrociandone altri

altri mondi,altre persone

che poi lasceremo

forse per non rivederle

forse per riprenderle.

E alla fine della strada

poter chiudere gli occhi

con l’anima ancor piena del riflesso della nostra vita.


 

IL MARE

 

Silenzio.

Il mormorio delle onde di lontano,

il vento che ti sfiora il capo.

La schiuma bianca

che patì d’amor in un tempo lontano

un saluto dal porto con la mano.

Fissare l’orizzonte,

oggi le nuvole incontran i monti

e celano l’unione tra cielo

e terra.

Forse più tardi spunterà il sole

magari sul far della sera

prima della notte

che sussurrando porta nel nostro mondo i sogni.

Troppo semplice

affidare i sogni al mare,

qui tutto par possibile,

come se la vita dimenticasse per

un istante,

uno solo, quanto può essere crudele

e si aprà un nuovo varco

in tutto ciò che può essere.



ACCENDI IL CUORE

 

A occhi chiusi.

Incerti sull’avvenire.

Mossi dal vento.

Ora di là, ora di qua

ricordando ciò che c’era prima,

pensando a ciò che viene dopo.

 

Il cuore più non usi

i sentimenti non li riesci più a sentire.

Ognuno pensa al suo tormento

credendo d’essere il solo.

Oltrepassa il limite

ora che puoi,

come non hai mai osato.

Immaginati come una foglia al vento

che vola via lontana

e prima o poi cadrà.

 

Non essere una cimice

so che in fondo lo vuoi.

Donati e ama come mai hai osato fare.

Decidi tu se sei sano o malato,

parassita o disinfestatore,

se lasciarti vivere o buttarti.

Accendi il cuore

riscalda il mondo.



IL MONDO DELLE MASCHERE

 

In un mondo di maschere

dove tutto è possibile

e viene reso sempre complicato.

 

In un mondo di parole

giuste e sbagliate

dove ne basta solo una per cambiare le persone.

 

In un mondo vario

dei colpi della fortuna

di decisioni continue.

 

In un mondo di diversi

dove si può tendere la mano

e forse volersela lavare subito dopo.

 

In un mondo di omicidi

con gente che nemmeno più si sorprende

davanti alla televisione che ne parla sempre.

 

In un mondo di futtilità

dove si cerca di continuo

senza accontentarsi mai di ciò che si trova.

 

In un mondo

dove si parla continuamente d’amore

senza aver cercato sul dizionario.

Questo è il nostro mondo.



GIORNATA PIOVOSA

 

Piovon dal cielo bigio

immacolate lacrime di cristallo

arde il caldo fuoco nelle case.

Oggi

non v’è nessuna luce

gemono solitarie le tristi le nuvole.

Osserva il bimbo alla finestra

simili i suoi occhi innocenti

alle lacrime del cielo.

Tiene la bocca spalancata

per cercare d’afferrarle

ma il trasparente muro li separa.

Oggi

le persone si nascondon sotto i loro ombrelli,

passeggian sotto i lampioni accesi,

unici fiocche stelle visibili nel mondo.



CRESCERE

 

Un bimbo nasce indifeso,

innocente,

con animo puro che difficilmente manterrà.

Egli è un angelo,

nato da ventre di donna,

un dono venuto a rischiarar la notte,

il regalo più grande per due innamorati.

 

Egli pian piano cresce,

esce fuori e giocando sporca la veste bianca

che gli avevano regalato,

m si può lavare

non può restar sporca per sempre.

 

Il bimbo va a scuola,

impara e dimentica,

si fa amici,

comincia a pretendere,

per lui il mondo e ancor tutto rosa,

ma il vil mondo non perdona.

 

Va avanti

cade in continuazione,

viene però sempre sorretto.

 

Crescendo cerca l’amore,

la felicità,

insegue i suoi sogni.

 

Combatte

vince e perde

e continuerà sempre così

finchè un giorno anche lui sarà genitore

e allor si ricorderà

di com’era

e insegnerà al suo bimbo a camminare.


 

IO NON CREDO DI AVERE  PAURA DELLA MORTE

 

Io non credo di avere paura della morte,

perché in fin dei conti è normale

che un giorno i nostri occhi si chiuderanno.

 

Io non credo di avere paura della morte

anche se ne parlano tutti di continuo,

se tutti piangono quando subiscono un lutto,

in fondo anche la vita fa venire lacrime agli occhi.

 

Io non credo di avere paura della morte,

ciò che davvero mi fa paura

e che forse dopo di lei non potrò più amare,

ma se così non fosse,

io non credo di avere paura della morte.

 

Io non credo di avere domande sulla morte

tanto non potrò mai trovare una risposta

finché vivo,

e finché respiro della morte non mi devo preoccupare mai.


 

SUL FAR DELLA SERA

 

Sul far della sera,

quando tutto si incupisce,

un contadino osserva la sua proprietà.

 

Sul far della sera,

una mamma a fianco al fuoco

racconta una fiaba al suo bambino.

 

Sul far della sera,

con in mano una chitarra

c’è chi canta una vecchia canzone.

 

Sul far della sera

il mare si tinge della luce immensa

del tramonto.

 

Sul far della sera

fratello sole

incontra l’amata sorella luna.

 

Sul far della sera

dopo una giornata di lavoro

marito e moglie si riabbracciano.

 

Sul far della sera,

dopo un giorno di studio matto

e disperatissimo, si riposa lo studente.

 

Sul far della sera,

ci si sente più intorpiditi,

più dolci,

col cuore più dilatato.



LARA

 

Stai or silente alla finestra

con lo sguardo puntato verso il cielo

che si riflette nei tuoi occhi di bimba innocente

mentre i capei d’oro interpretano il sole.

Pari una musa,

rivolgi i pensieri all’universo lontano

e il cosmo teco ragiona.

Rifletti sul complesso mondo

e si mischian contempo a questo

problemi e i giovani amori di ogni giorno.

Si che forse

le tue guance pallide in realtà

si veston, per dispetto,

sempre di porpora,

sono questo specchio falso

del tuo spirto sensibile?

O è forse l’apparenza di fiore

che desti a nascondere la verità?

Vero è però,

apparir e dentro

che la tua rosea bocca

or ora s’accentua del rosso d’amore e di sangue.

E si che quando ti chiaman

a scuola a risponder

sei sempre pronta e mai rischi di te confonder.

Io non so chi t’abbia dato

quei begli occhi verdi che hai

ne chi ti ha fatto dono della tua vivacità

che ti protegga questa da ogni viltà

idea non posso avere

o chissà perchè dalla tua bocca esce solo verità

e ancor sbagliando mi chiedo

chi responsabile della tua personalità

e dell’essere te stessa.

Rischiari la tua mente

la bontà della tua mano

che tanto di penna scrisse

cose estranee al mondo

che da esso si nascondan

che pian piano convoglian

ancor nei tuoi occhi e in ciò che sei.                  (A Lara Jorasch)