Vito Leanza
Poesie
Non impedire di stare insieme
(versi ispirati al sonetto 116 di Shakespeare in cui viene esaltato la forza dell’amore)
Non impedire di stare insieme
a una copia che d’amore geme.
Amore non è amore vero
Se cambia il suo sentiero;
Né diventa passione vana
Quando l’altro si allontana.
Oh no! L’amore non vacilla;
È come un faro che intenso brilla.
Quando la barca è lontana, alla deriva
È preziosa stella che la guida fino a riva.
L’amore non muta al volar dei tempi fugaci
Con labbra sulle rosee guance e dolci baci.
L’amore è un sentimento divino
e resiste fino al limite del destino.
Se questo è un errore e mi sarà provato
giammai ho scritto e mai nessuno ha amato.
L’amore infinito
(VERSI ISPIRATI AL SONETTO 18 DI SHAKESPEARE che è considerato fra le poesie d’amore più belle di tutti i tempi)
Dovrò paragonarti a un’estiva giornata?
Ma, Tu sei più amabile e temperata.
I Germogli adorabili tu senti
A Maggio scossi da impetuosi venti.
D’estate il tempo rapido fugge
E non puoi fermarlo perché ti sfugge.
Talvolta il tuo occhio rimane abbagliato
Ammirando la luce del creato;
Ma spesso l’ aureo suo aspetto
È offuscato nell’umano effetto.
L’umana bellezza cristallina
Col tempo via via declina,
O per una mancanza di qualche cura
O per l’incessante corso della natura.
Ma la tua estate eterna sarà
E la tua bellezza giammai svanirà.
Neppur la morte col manto ombroso
Potrà vantarsi del tuo eterno riposo
poiché i miei versi d’amore
faranno crescere il tuo fulgore.
Fino a quando l’uomo potrà respirare
e avrà occhi per poter ammirare
una durata avrà infinita
il ricordo della tua vita.
Alla mia cara nipotina Diletta
Diletta nipotina dal dolce viso
Festeggi il primo anno di vita
E col tuo splendido sorriso
ci dai una vera gioia infinita.
A un germoglio di fulgida rosa,
Allo splendore di una violetta,
A quella che è la più bella cosa,
Paragono la mia piccola Diletta.
Io ricordo, quella mattina
Quanta letizia o mia Diletta
Ispirava la materna canzoncina
Mentre Neve correva sull’erbetta
e quell’abbraccio caloroso
che a te, splendido tesoro
dava il tuo padre affettuoso
tornato dal lungo suo lavoro.
Quanta grande tenerezza
Suscita la mia piccina
Quando le faccio una carezza
E la sento a me vicina.
Vorrei essere l’albero della vetta
Per dare i miei frutti a Diletta,
oppure il nonno più giocondo
E regalarle tutto il mondo.
Quando la mia vita starà per finire
E nulla sembrerà avere importanza
Pregherò Dio per benedire
Tu che del nonno sei la speranza.
Evita Peron: la storia di una vita spezzata
Nel millenivecentodiciannove veniva alla vita
Una splendida bamba di nome Evìta,
sorella più piccola di Blanca, Elena, Juan, Erminda
nell’argentina campagna calorosa e linda.
A sette anni per incidente morì il padre
E fu cresciuta dalla sua dolce madre.
A sedici anni attrice debuttante
Incantava col suo aspetto entusiasmante:
Ella recitava con sensibilità di cuore
e la sua voce faceva germogliar’ amore,
a ventidue anni da radiocronista
si distingueva come grande artista.
A ventitre anni era già famosa
E la sua bellezza era come la rosa;
lavorando col suo talento naturale
Comprò un appartamento nella capitale.
Il ventidue gennaio del ‘43 Juan Peron incontrò
Che appen la vide di Evìta si innamorò,
fu gettato dell’amore un dolce seme
e subito iniziarono a vivere insieme.
Un anno dopo Peron fu in prigione
Ma non veniva meno la loro passione,
i descamisados fecero una manifestazion
obbligando i generali a liberar Peron.
A ventisei anni Evita si sposava
Ed il sogno dell’amore realizzava.
A ventisette anni questa donna intelligente
Diventava la moglie di un presidente.
La first lady girò ogni grande nazione
Lasciando amicizia ed ammirazione:
fu in Spagna da Franco il generale
che proclamò una festa trionfale.
A Roma città eterna Evìta arrivò
e Pio XII Pontefice Massimo incontrò,
la gente col suo carisma entusiasmava
e ogni popolo intensamente l’amava.
Girò l’Europa come un arcobaleno
E si fece conoscere in un baleno.
Credeva molto all’amicizia
E si lottava per la giustizia.
Fece leggi per le donne e gli anziani
E, dove poteva, porgeva le sue mani.
La dolce parola e il suo aspetto divino
incantava il popolo argentino.
Era la donna più famosa al mondo
Quando la vita cambiò in un secondo.
Durante una rappresentazione ufficiale
Evìta era felice ma si sentì male.
Di appendicite veniva operata
E la malattia pareva superata,
Ma l’ improvvisa notizia d’un male incurabile
rese questa donna triste e vulnerabile.
La famosa e grandiosa Evìta
Non poteva dare alla luce una nuova vita
E, nonostante l’utero veniva asportato,
Il suo terribile male non veniva superato.
Lavorò fino all’ultimo giorno della sua vita
E ogni persona amava la cara Evìta,
A 33 anni lasciava questa umana terra
Con parole di pace, d’amore e non di guerra.
Diede al mondo l’ultimo affettuoso saluto
Col suo limpido sguardo e aspetto muto;
Era il 26 luglio del calendario
E in mano teneva il rosario.
Pianse del mondo ogni gente
Insieme al marito il presidente,
in quelle ore tristi e tetre
piansero tutti e anche le pietre.
Era vissuta pochi anni con grande gloria
Ma la sua vita aveva segnato la storia.
LA TRISTE CANZONE D’UN BAMBINO PRIVATO DAI SUOI AFFETTI: “EVERY LIFE WHICH IS LOST HOWEVER IS INDEED LOST FOREVER AND EVER”
Il prof Leanza che ogni giorno lavora in ospedale per salvare vite umane e all’università per insegnare come curare i malati non si dà pace di fronte agli orrori della guerra. Le campane di guerra non annunciano la primavera (The bells are in the war storm sting/And no longer welcome this spring), la sposa versa lacrime amare, perché l’amor suo è andato in guerra a morire (She shed plenty and bitter tears/her love was fighting with death fears). Qual’è il dolore di una madre che ha perso i suoi figli al fronte! (I saw a sad face following a bereavement/of a mother crying for a serious torment). E quale lo sconforto di un bambino che ha perso l’amore di una madre! Gli rimangono solo gli occhi per piangere. Quando i capi tanto testardi /si pentirono era troppo tardi. Il bambino ancora canta la sua storia e commuove con la sua memoria; egli ci ricorda che con la guerra è morta la sua amorevole madre e lo ha privato del meglio della sua vita (his mother shot on the chest/denied him of what was the best). Inoltre la sua triste canzone ci rammenta che le viti che sono state spezzate e fra queste quella di sua mamma, non le vedrai mai più sulla faccia della terra (every life which is lost however/ is indeed lost forever and ever).
The bells are in the war storm sting
And no longer welcome this spring;
Even the strongest over day or night
Is shocked by awful bomb shot light.
I saw a beautiful sweetheart
Who had suffering his heart;
She shed plenty and bitter tears
Her love was fighting with death fears.
I saw a sad face following a bereavement
Of a mother crying for a serious torment;
Her two children after catching
Were hit by the bomb crashing.
I saw over there in the dock
A child alone in a great shock.
He had arrived at the port
Looking for human comfòrt.
His soul became very lost
Hoping for a dream, at any cost;
His mother shot on the chest
Denied him of what was the best.
Sparked by a war with nonsense
Tragedy followed full of incense.
He was down and down
Sadly wishing to drown.
Despite so much outrage
Finally he had no courage.
But he wept and wept with great pain
And until now he cries and cries again.
The blood-soaked with no measure
Altered the quiet natural pleasure;
Following realizing total destruction
Leaders reached war interruption.
The stubborn culprits of dreary fate
Lastly repented but it was too late.
Singing and singing with his art
The child moves world every part.
People in griefs which don’ t cease
Regret in vain the ancient lost peace;
Every life which is lost however
Is indeed lost forever and ever.
Le campane sono nella bellica bufera
E non annunciano più la primavera;
nella notte anche un cuore di leone
è sconvolto da colpi di cannone.
Ho visto una bella innamorata
Con la sua anima spezzata;
Le sue lacrime bagnavano la terra
L’amor della sua vita andava in guerra.
Ho visto in una madre un viso distrutto
E piangere un gravissimo lutto
Di due figli che dopo esser partiti
Dalle bombe furono colpiti.
Ho visto laggiù nel molo
Un bambino tutto solo,
Era arrivato al porto
In cerca di conforto.
Col cuore straziato
Si sentiva abbandonato,
La sua madre colpita al petto
Gli privò il materno affetto,
A causa della guerriglia
Aveva perso la famiglia.
Senza le sue persone care
Voleva buttarsi al mare,
Malgrado tanto oltraggio
Tuttavia, non ebbe il coraggio.
Ma pianse, pianse e pianse allora
E piange, piange e piange ancora.
Dalle sue lacrime insanguinate
Tutte le acque furono macchiate.
Quando si arrivò alla distruzione
La guerra ebbe conclusione.
Si pentirono i capi tanto testardi
Ma purtroppo era troppo tardi.
Il bambino canta la sua storia
E commuove con la sua memoria.
Tutto il mondo soffrendo tace,
Rimpiange invano l’antica pace.
Ogni vita persa, tuttavia,
Eternamente è andata via.