Nel bacio ricerco le mie radici, il tempo perduto:

quell’ebbrezza sincera di albe primordiali,

sottili profusioni di essenze immutabili.

La mia saliva unita alla tua:

tracce genetiche scambievoli

di un solo grande universo.

Vibrazioni gustative di sapori umorali:

principi di chimica su sperimentazione umana.

Un immenso laboratorio teorico e pratico, vivente:

liturgica espressione dei sensi

primitiva comunicazione simbolica

ahimè, mortificata da scimmie gaudenti,

anime aride e vagabonde, pseudo evolute.


 

Sulla collina dei venti e dei cerri spira un soffio fiducioso

che scuote furente i frutti marciti ed infecondi!

Quei tronchi non seccano solo perché ignorati

né le foglie imbruniscono perché poco viziate.

E’ la lontananza delle radici dal bozzolo di luce,

un lieve tepore primaverile,

a sfibrare l’unico piglio che di speranza è adornato.


 

Li abbandonai quei luoghi!

Me ne separai e per sempre.

Come non si è pronti ad abbracciare la morte

così la morte, nel cuore è venuta a cercarmi.

Non si fugge dai ricordi

Né ci si lega per sempre ad un simulacro!

Si impara ad andare avanti

e a lasciare che le lacrime

scivolino a terra

a dissetare i nuovi semi.