La strada
Davanti a due strade, quando si è insicuri, confusi, si deve scegliere!
Si ma quale scegliere e come?
Seguire quella a noi nota, rischiando però di proseguire su una via che non ci dona serenità, che non ci porta da nessuna parte, ma che è sicura, è certa, perché sono anni che la percorriamo, di cui conosciamo le crepe una ad una, ogni dosso, ogni albero, che a volte ci avvolge e ci da’ un tiepido calore.
Quando la retta via l’abbiamo persa e abbiamo paura.
Oppure cercare il coraggio dentro di noi e scegliere una nuova strada?
Certo non si avrebbe una sicurezza scontata, ma ritornerebbe a battere il cuore, per le emozioni, per ciò che è inaspettato, inatteso, vedere spuntare un nuovo fiore, assaporare un nuovo gusto, ascoltare nuovi suoni e rumori.
Ma allora quando si è davanti ad un bivio cosa bisognerebbe fare?
Seguire il proprio cuore, scegliere la vita, sempre, non accontentarsi e non celarsi dietro ad una immagine, che non porta alla gioia, alla felicità vera profonda.
Non bisogna sentire la paura del dopo, ma assaporare le cose rare e preziose che la nuova strada ci riserva e che rimanendo imprigionati in una strada chiusa, non potremmo mai vivere fino in fondo.
Dura lex Sed lex
Sono cresciuta con la convinzione che la “Legge”, le “Regole” dovevano essere seguite per poter vivere bene con se stessi e con gli altri.
La legge mi accompagnava a scuola, a casa, nella vita di tutti i giorni ed in ogni cosa che facevo, pensavo.
Credevo fermamente che grazie ad essa avrei vissuto serena sempre, tanto che ne ho fatto una ragione di vita.
Con il trascorrere del tempo ho preso atto, che la legge, così come la intendevo io “simbolo di giustizia, correttezza, fermezza”, in realtà non esiste.
La legge
non asciuga le lacrime di una bimba disperata, perché non può stare ogni giorno con la propria madre.
non abbraccia forte una donna per infonderle coraggio, quando non è in grado di affrontare i costi della vita e non sa come sfamare i propri figli.
non guarda negli occhi lucidi di un uomo sconfitto, perché ha perso il proprio posto di lavoro e non riesce ad ottenere giustizia.
Forse è arrivato il tempo per me di comprendere il vero senso del termine “Legge”, che non è lealtà, giustizia, fora e coraggio, ma solo chi predomina su di un altro e ne esce vincitore tra i vinti.
Note di vento
Nel vento tre note, do si la, e di nuovo, do si la, lento come se qualcuno stesse cercando di chiamarmi.
Entrai in un giardino e li vicino ad una finestra tra le rose e i lillà, un uomo che dolcemente appoggiava le sue dita sui tre tasti ripetendo il suono, ancora e ancora.
Mi avvicinai sempre di più, fino a quando l’uomo alzò la testa e mi guardò. Mi fece cenno di entrare, ed io tra l’imbarazzo e la curiosità, accettai l’invito ed entrai nella grande casa.
L’ uomo non mi disse nulla, mi indicava il divano affinché potessi sedermi comodamente e lui girandosi mi diede le spalle e tornò al suo lucido pianoforte a coda.
Ricominciò il suono dei tre tasti, do si la, do si la, do si la.
All’ improvviso gli chiesi il motivo del suo invito e come mai mi avesse fatto entrare.
Lo guardai, incuriosita e continuai a porgli un’ulteriore domanda per comprendere perché continuasse in modo ossessivo a battere sempre gli stessi tasti.
Si bloccò mi guardo a lungo, si bagnò le labbra, ed iniziò a raccontarmi una storia, credo del suo passato, perché si fece triste in volto, svolse lo sguardo al di la della finestra, ed incominciò dicendomi che tanto tempo fa, aveva conosciuto una giovane ballerina dell’ “Operà de Paris”, ai tempi in cui suonava per l ‘orchestra del teatro.
La vedeva ogni giorno lavorare duramente alla sbarra, pliè dopo pliè, arabesche dopo arabesche. Le vedeva la gioia in viso, quando davanti al suo piano, danzava morbida e felice di trovarsi li su quel palco. E più la vedeva volteggiare come un angelo, ridere con una leggerezza invidiabile, e più si innamorava di lei della sua dolcezza e della sua anima danzante.
Ad ogni spettacolo lui suonava solo per lei e con lei, nota dopo nota, passo dopo passo.
In quel momento mi sembrava di sentire piano e in lontananza, le note della Tosca. Intravedere il pianista e la sua ballerina uniti nella loro passione e nel loro acerbo amore, diventare un’unica vibrazione, fatta di note e di sudore, di passi e precisione, di passione rosso sangue.
Un rumore ad un tratto mi distolse da tutto ciò. L’uomo si alzò di scatto e mi mostrò una foto.
Era la sua ballerina. Gli chiesi se fosse diventata la sua sposa perché questo sarebbe stato il giusto lieto fine, ma mi guardò a lungo con gli occhi lucidi e mi disse: “non è diventata mai la mia sposa.
Non sapeva neppure del mio amore perché, nonostante la amassi con tutte le forze, non ho mai avuto il coraggio di parlarle, potevo solo suonare per lei ed ogni nota mi permetteva di danzare con lei, di vivere ogni giorno solo con la sua anima.
Non ho mai avuto il coraggio di tenerle la mano di baciarla e di perdermi nei suoi occhi.
Non ho avuto il coraggio di inseguirla quel giorno in cui, un uomo arrivò in teatro e la portò via, per sempre da me.
In quel momento stavo suonando quelle tre note do si la. Ogni giorno suono le stesse tre note, per ricordarmi della mia mancanza di coraggio e del mio perduto amore.”
