IL CONFLITTO DELL’ANIMA

Ai primordi dell’umanità tu donna,

che ancora musica non conoscevi

e che danzavi al ritmo del vento e della pioggia!

Che con la danza, unico linguaggio,

imparasti ad esprimere gioie e dolori!

Nelle impervie foreste, canti di uccelli,

grida di richiamo di periodici amori, meravigliose melodie

dalla natura imponentemente scandite. Donne!

Unite in un unico cerchio danzante per inneggiare alla luna,

per sostenere madre, che tra grida di gioia e di dolore,

di perle di sudore illuminata, nuova vita offriva!

Donne! Maliziosamente complici e unite in questo cerchio danzante

per contrastare avversità, insieme!

Per affrontar per mano tortuoso cammino di vita,

giammai separate, complice danza che tutte lega.

Anime danzanti in ogni dove. In ogni luogo remoto!

Nell’angolo più recondito del mondo ogni popolo danza,

universale linguaggio che Torre di Babele abbatte!

Donne! Strette per mano in un universale girotondo,

una sola anima, unica voce, un solo cuore,

unico battito di vita!

In un’antica terra lambita dal fiume della vita,

popolo danzava faraonici ritmi al suono di arpe e di sistri.

Tra maestose piramidi ed imponenti templi, melodie aleggiavano.

Nudo di donna intraveder facevano

delicate vesti di danzatrici di Iside.

Oggi, Orientali melodie, narranti storie di paese e amor perduti.

Uomini e donne, corporeo linguaggio,

a raccontar cotanto sentimento.

Ed una rondine un giorno,

dal Sacro Nilo migrar volle

a regalar gioie a coloro che intesero seguirla.

Rondine prima era che geometrie disegnava,

tra Piramidi Maya e di Còrdoba Pampas sconfinate!

Rondini del Nilo fedeli discepole divennero,

a seguir Maestra di Luce,

oggi con lei danzando ai nostri occhi innanzi Egizie melodie.

Gioia regnava da supremo rispetto e ammirazione mossa.

Ma nel culmine di gioia un giorno invidia!

Pianta malefica le sue radici affonda,

che senno fa perir, che vista acceca!

Antico mal che Bibbia persin narrando,

da far perire Abele per mano di Caino.

Non più sorelle ma nemiche in campo,

come a pugnar per conquistar supremazia di abilità o bellezza,

che animi invece oscura e luce smorza!

Maestra di luce che illuminò cammino,

in luogo oscuro adesso profondata,

disperazione per man di chi non seppe,

contraccambiar amor tanto donato!

Ali spezzate a rondine non più gioiosa,

traditrici figlie che rupper ciò che un giorno gioia!

Malvagio fine di allegro girotondo,

di figlie sue da tanta invidia uccise!

Conflitto dell’anima di chi animal ferito,

danzar non volle più per non morire.

Forza non muove più vivente corpo,

in cui cuore di pietra più non batte!

Non più piccolo boccone a rondinelle,

falchi rapaci divenute adesso,

che caldo nido sì per amor di madre,

in arido loco trasformato adesso!

Ma rondine sorella avea con lei cresciuta,

per amore insiem danzando

talvolta insieme, dove dimora di lei ad aleggiar sul mare.

Le disse:- No, non arretrare un passo!

Rondinelle non san che cosa fanno!

Senno non hanno più rialza il capo,

ad aiutar coloro senza guida!

Le parole di lei fur come luce.

Rondini a sé chiamò con tanto piglio,

che guardandosi l’un l’altra chiaro fu,

di grande sentimento furon mosse!

E a Primavera son tornate e con volteggi e stridii,

annunciano felici di esser finalmente a casa.

Dall’alba al tramonto immense geometrie nel cielo,

con lo sguardo rivolto verso le loro antiche dimore.

Gli amori rinascono, le uova si schiudono,

le rondinelle reclamano, la loro madre accorre.

Grande è il suo amore, immensa la sua devozione!

Un piccolo boccone un grande cuore.

Giammai rondinelle, allorquando spiccherete il volo,

dimenticar dovete la Vostra Madre!


PRIGIONIERO

Orribili catene, alle caviglie cinte

ormai da anni, senza dolore alcuno.

Poi venne Angelo

che chiave cercar volle,

per aprir chiusura

da ruggine inceppata.

Riuscir ci volle,

e prigionier slegato

disorientato fu da tanta vita.

Per mano camminar volea,

ma Angelo più non vide.

Allor decise,

che più facile vita a lui catene!


PADRE

A tarda sera col capo chino ad aspettar,

mentre libri di scuola, figlia.

Amico, confidente, consigliere

prima che Padre!

Verso mete per mano con forza mi portavi,

fin quando mia man per sempre lasciasti.

Dolor stridente,

quando mano tua impalpabile,

da tenebre rapita.

Ma poi guardando,

divina penna

intraveder potei,

che fuggendo via lasciasti,

tra mani mie

di dolor tremanti.

Usar la volli e adesso,

ringrazio e gioisco

per quei momenti

che oggi sono!